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MAKARENKO
• “POEMA
Scrisse il PEDAGOGICO”
• Il centro della sua riflessione fu il COLLETTIVO PEDAGOGICO UNITARIO
• Riteneva il LAVORO TERAPEUTICO E NECESSARIO
Come era organizzato il collettivo pedagogico unitario di Makarenko e quali erano i
suoi principi ispiratori?
Makarenko venne chiamato a dirigere una colonia di lavoro per minori devianti, responsabili di reati, con trascorsi difficili di alcolismo, abban-
dono e violenza, affidati alle cure di un personale non preparato. Makarenko non ritenendo, in questa situazione, utili gli insegnamenti della
pedagogia classica, decide di mettere in pratica una sua pedagogia. Mantenere la disciplina non fu facile e per questo Makarenko legittimò la
costrizione per portare i ragazzi all’obbedienza. Il centro della sua riflessione fu il collettivo pedagogico unitario, cioè l’uomo nuovo sente di
essere parte di un lavoro comune, di avere fini comuni agli altri, che opera come un organismo sociale e non come individuo. Il progetto educa-
tivo all’interno della colonia consisteva nella mattina di svolgere le tradizionali lezioni in aula mentre il pomeriggio era riservato al lavoro con-
siderato terapeutico ed essenziale per la cultura e l’etica comunista, il lavoro era necessario al sostentamento di ciascuno. Il principio su cui si
basava era l’autogestione e vi era una rigida disciplina militare.
CAPITOLO 68
IL PERSONALISMO
CORRENTE FILOSOFICA NOVECENTESCA CHE SI POSE COME TERZA VIA TRA COMUNISMO E CAPITALISMO
MARITAIN
• Scrisse l’EDUCAZIONE AL BIVIO
• Secondo Maritain ogni teoria pedagogica ha alle spalle UNA VISIONE ANTROPOLOGICA
• L’UOMO
Maritain considera una persona dotata di LIBERTÀ E SPIRITUALITÀ
MOUNIER
• Diede maggiore enfasi alla COMUNITÀ
• Quali erano le differenze tra il personalismo di Maritain e di Mounier?
• Che cos’è il personalismo cristiano e chi ne furono i principali interpreti?
La corrente filosofica del personalismo nasce in risposta alle sfide ideologiche della modernità che proponevano da un lato l’uomo considerato
nella sua individualità produttiva, egoista e incapace di comprendere la ricchezza della dimensione spirituale, dall’altro un uomo che sacrifica
la propria individualità per la nazione, la razza o la classe.
Maritain si fonda sul pensiero che ogni teoria pedagogista ha alle spalle una visione antropologica, al contrario di Mounier che sostiene che la
persona andava vista in un impegno con il reale. Maritain considerava l’uomo una persona dotata di spiritualità e di libertà e propone
un’”educazione liberale” perché l’educatore ha la funzione di liberare le energie interiori come l’amore per la verità, il bene e la giustizia,
l’atteggiamento positivo nei confronti della vita, l’apertura alla collaborazione con gli altri. Maritain pensava ad un riformismo guidato da un
partito di cristiani alternativo al modello borghese, Mounier invece proponeva un’alleanza con le forze socialiste e i cristiani avrebbero dovuto
rompere i legami con le forze borghesi. Secondo Mounier l’educazione della persona doveva tener conto della dimensione comunitaria della
persona, il bambino è un soggetto inserito in una collettività non una proprietà della società, della famiglia o della Chiesa poiché solo in un
contesto comunitario il bambino poteva maturare la scoperta di sé. Mounier ipotizzava la coesistenza di scuole libere che svolgevano progetti
culturali e religiosi accanto a scuole pubbliche fondate sul nucleo di valori condivisi come il rifiuto delle disuguaglianze e in questa concezione
l’adulto aveva il compito di far scoprire al bambino la sua libertà, intesa come coscienza dell’impegno con la realtà. Maritain aveva un concetto
più generico di personalismo mentre Mounier intendeva declinarla come filosofia della persona legata alla dimensione comunitaria.
CAPITOLO 69
FREINET
• Educatore che operò in contesti RURALI
• Elaborò un metodo didattico incentrato sull’esperienza del bambino e i suoi interessi attraverso uso di alcune precise
tecniche didattiche: –
1. TESTO LIBERO era infatti contrario alla scrittura con il tema deciso dall’insegnante perché
LIMITAVA LE CAPACITÀ ESPRESSIVE DEI BAMBINI
2. STAMPERIA TIPOGRAFICA A SCUOLA
3. CALCOLO VIVENTE
(NO LAVORO AGRICOLO)
Che rispettivamente aiutavano i bambini a:
SPERIMENTARE CONCRETAMENTE LA DEMOCRAZIA
- PERCEPIRE MENO LA DISTANZA TRA CIÒ CE ERA DENTRO LA SCUOLA E CIÒ CHE ERA FUORI
- IMPARARE LA MATEMATICA CALCOLANDO I COSTI DEI GIORNALINI
-
In Italia le sue idee trovarono un’ottima accoglienza e nel 1951 GIUSEPPE TAMAGNINI creò la COOPERATIVA DELLA
TIPOGRAFIA A SCUOLA (CTS).
Si illustrino le tecniche di Freinet
Freinet si dedicò all’insegnamento elementare, cercando di adattare gli insegnamenti alle scuole rurali di periferia del suo contesto, più disa-
giato e povero. Freinet elaborò un metodo didattico incentrato sull’esperienza del bambino e sui suoi interessi attraverso l’utilizzo di alcune
precise tecniche didattiche: il testo libero, la stamperia a scuola e il calcolo vivente. Secondo Freinet scrivere un testo che aveva un preciso te-
ma stabilito dell’insegnante limitava le capacità espressive dei bambini. Il bambino grazie a Freinet compone testi seguendo il suo desiderio di
espressione che va assecondato, ma ovviamente deve essere indirizzato dal maestro.
Inoltre, Freinet sperimenta la tecnica della scrittura collettiva, in cui era richiesta la collaborazione di bambini che si basava sulla discussione
con il fine di elaborare un pensiero, una frase o un’espressione adeguata. Questo processo coinvolge così il bambino in un esperimento di de-
mocrazia, dove il maestro orientava il lavoro dando l’opportunità di espressione a ciascun bambino.
Freinet successivamente proponeva ai suoi bambini di stampare i testi da loro scritti e di farne un giornalino da diffondere anche in altre scuole
per fare in modo di far comprendere ai ragazzi che quello che faceva a scuola era una continuazione della vita all’esterno di essa.
L’ultima tecnica proposta da Freinet era il calcolo vivente, che partiva dal presupposto che i calcoli non andavano imparati astrattamente, ma
legati alla risoluzione dei problemi concreti. Freinet, in sintesi, proponeva una scuola fatta di partecipazione condivisa, che fosse una naturale
continuazione della vita e dell’esperienza famigliare, che fosse legata all’esplorazione dell’ambiente, del villaggio rurale in cui i bambini erano
inseriti e della comunità. Sostiene che provando, sbagliando, migliorando e autocorreggendosi il bambino poteva apprendere. L’idea di base
base per Freinet era di quella di non fornire saperi precostituiti, ma di valorizzare il bambino secondo il principio del tatonnement cioè
dell’indagine per tentativi. Provando, riprovando, sbagliando, autocorreggendosi e migliorandosi il bambino poteva apprendere e fare tesoro
delle scoperte fatte. IL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
Si illustri brevemente la storia del MCE e di uno dei suoi più noti esponenti, Mario
Lodi
Il MCE è il movimento di cooperazione educativa. Nacque a Fano, l 4 novembre 1951 come cooperativa di tipografia a scuola. Deve la sua esi-
stenza a Giuseppe Tamagnini che riuscì a persuadere e a portare intorno a sé un gruppo di insegnanti desiderosi di favorire la trasformazione
della scuola italiana.
Freinet aveva introdotto la tipografia a scuola e impostato il programma didattico sul lavoro di stampa. A sostegno delle tecniche di Freinet si
ampliarono i contatti con altri docenti fondando così la CTS (cooperazione della tipografia a scuola), consapevoli certamente del fatto che ci si
dovesse concentrare principalmente sull’apprendimento. Data la crescita continua di adesioni la cooperativa si trasformò in un movimento di
cooperazione educativa (MCE) che si conferma con la propria totale autonomia e indipendenza da ogni legame politico e ideologico. I temi che
si trattavano erano basati sui metodi e contenuti, si crearono dibattiti per quanto riguarda il dissenso e la rottura con Freinet e sui libri di testo.
Il MCE abbandonò successivamente la logica apolitica stringendo un legame tra rinnovamento della scuola e lotta di classe, così molti abban-
donarono l’associazione. Il movimento continuò la sua attività di sostegno ai maestri e di innovazione scolastica la cui storia continua anche
oggi. Mario Lodi racconta di un’esperienza in cui gli alunni di una scuola in cui lui si ritrovò ad insegnare si mostrarono passivi e distratti di fron-
te ad un ideale di scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione degli allievi. Dato che il metodo che questo modello di scuola so-
steneva non svolgeva il compito di istruzione ed educazione, Lodi decise di
provare un metodo alternativo, proponendo un’attività semplice come il disegno e la pittura, lasciando libertà e iniziativi ai bambini che dopo
poco tempo iniziarono a mostrare interesse e partecipazione alle attività. Da quest’azione conosce il MCE che gli è stato molto vicino sia a
livello umano che professionale, e così iniziò a mettere in pratica molte delle tecniche di Freinet e scrisse molti libri che raccontavano storie
pedagogiche e altri scritti insieme ai suoi alunni. CAPITOLO 70
LODI
• “IL
Scrisse PAESE SBAGLIATO”
In una esercitazione di scrittura collettiva, condotta al VHO nacque Cipi, un bellissimo libro ora patrimonio della letteratura per
l’infanzia
Chi fu Mario Lodi?
Mario Lodi racconta di un’esperienza in cui gli alunni di una scuola in cui lui si ritrovò ad insegnare si mostrarono passivi e distratti di fronte ad
un ideale di scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione degli allievi. Dato che il metodo che questo modello di scuola sosteneva
non svolgeva il compito di istruzione ed educazione, Lodi decise di provare un metodo alternativo, proponendo un’attività semplice come il
disegno e la pittura, lasciando libertà e iniziativi ai bambini che dopo poco tempo
iniziarono a mostrare interesse e partecipazione alle attività. Da quest’azione conosce il MCE che gli è stato molto vicino sia a livello umano
che professionale, e così iniziò a mettere in pratica molte delle tecniche di Freinet e scrisse molti libri che raccontavano storie pedagogiche e
altri scritti insieme ai suoi alunni
Si parli del Paese sbagliato di Mario Lodi: come è strutturato il testo, qual è il con-
tenuto, perché è così importante nella storia dell’educazione della storia italiana
“Il Paese sbagliato” di Mario Lodi è un testo importante della storia italiana p