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1: IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE
lo spettacolo medievale intrattiene rapporti di continuità con la cultura romana: l’edificio teatrale
romano dal 55 a.c. ospita la “pantomima”*
*forma mimica basata sul linguaggio gestuale, per rappresentare le passioni degli uomini.
qui l’attore-danzatore poteva ricoprire il ruolo di
● cantor: focalizzato sul canto
● actor: focalizzato sulla parola (stimato per via del sapiente uso della sua voce, al pari
dell’oratore)
● histrio: focalizzato sull’azione (criticato)
a prescindiere dalla sua specializzazione, il danzatore era considerato negativamente dalla società e
ammirato allo stesso tempo per le sue abilità parateatrale: portava in scena giochi circensi, battaglie,
corse dei carri etc.
la cultura romana lascia
1. la distanza tra l’azione dell’attore e la visione del pubblico
2. il passaggio da una partecipazione rituale alla fruizione spettacolare
il giudizio negativo verso il danzatore-attore si protrasse e amplificò con il cristianesimo: la chiesa
sosteneva che il teatro, di origini pagane, sia irrimediabilmente connesso ai culti pagani. oltretutto, per
il rapporto tra evento e spettatore, l’uomo subisce il fascino dell’ostentazione.
dal V secolo non si parla più di teatro: vi si innestano il genere erotico, le corse dei carri e
combattimenti contro le belve.
nel medioevo i tipi di attori romani si trasformano in una serie di abilità che deve possedere un attore
completo, non specializzato; al contrario la specializzazione era considerata limitatezza.
il tempo di festa era occasione per gli attori di dare una spettacolarità informale e largamente
partecipata; la festa è la congiunzione della vita umana con il tempo perenne e ciclico della natura,
evidenziando le origini basse (quelle contadine) di questo genere di feste.
questo tipo di feste continua a convivere con le celebrazioni dei santi imposti dalla chiesa, fino alle
deliberazioni dei consigli che vollero regolamentare questo tipo di celebrazioni nei luoghi sacri.
nonostante i divieti, questi persistettero.
esempio:
“kalendae januarii” (continuazione dei saturnali romani) che comprendeva festeggiamenti pr celebrare
il capodanno e la buona sorte, subito dopo il natale.
proprio un tipo di censura ecclesiastica è stata quella di modificare il significato dei calendari pagani,
facendo coincidere le principali scadenze dei cicli stagionali della natura con le più importanti festività
cristiane.
il risultato fu che vennero assimilate nel cristianesimo e altre che favorirono solo il loro propagarsi.
quindi vediamo come spesso l’integrazione tra cristiano e pagano non fu possibile, perciò fu
inevitabile che la danza venisse esclusa della liturgia sacra.
l'arte coreica riuscì a sopravvivere nelle corti: la sua utilizzazione sociale e celebrativa era uno
strumento utile di controllo.
2: IL GIULLARE
dal IX secolo una serie di termini viene a identificare gli attori dello spettacolo: una categoria unica di
individui ai margini della società.
“giullare”: colui che con gestualità mimica intrattiene un pubblico pagante.
il giullare si basava su musica, canto e gestualità, oltre che sulla recitazione. i moduli spettacolari
erano quelli della comicità popolare e grottesca.
(esempio: torcere la lingua, torcere la bocca, incarnare le sopracciglia etc), in modo che paressero
maschere che subivano metamorfosi; lo stesso valeva per le acrobazie del corpo.
il giullare intrattiene il pubblico con balli solistici e guida le danza comuni come la carola e farandola in
cui tutti si lasciavano coinvolgere.
dal XI secolo si distingue in due tipologie più specifiche:
1. istrione, di tradizione romana
2. skop, acclamato per il legame con la poetica
una caratteristica del giullare p il nomadismo che favorisce la contaminazione delle culture più
lontane, il che lo rende sempre uno straniero e spesso emarginato.
i luoghi in cui agiva il giullare erano le chiese, le piazze, strade e vie cittadine etc.
il loro stile attoriale non era certamente naturalistico e solo dal XII secolo in poi inclusero nuclei
drammatici, affiancati dai “caratteri”: la “microdrammaturgia” è il risultato.
all’interno del repertorio del giullare rientravano:
● ballate: composizioni poetico musicali su cui danzavano
● rotundelli: composizioni monodiche descritte dai contemporanei come “balli cantati nel
cerchio del coro”
la struttura quindi era a catena aperta o del cerchio (simbolo dell’enclave) che si muovono da destra
verso sinistra per imitare la rotazione delle sfere celesti.
la musica invece era composta da 4 parti:
1. la ripresa (ritornello)
2. pedes o mutationes
3. volta
4. stantiae (le parti improvvisate)
● danza macabra: i giullari, intorno al tema della morte, eseguivano danze nei pressi dei cimiteri
o chiese.
sicuramente questa danza è di origini antiche: il ciclo di morte e rinascita della natura veniva celebrato
con le conosciute danze rituali e la conseguente vittima sacrificale.
realizzato in entrambe le forme, lineare e circolare, per poi passare da forma coreica e forma
drammatica nel XV secolo.
3: LA CIVILTÀ CORTESE
dal XI secolo inizia a legittimarsi la figura del giullare:
● dal punto di vista teorico iniziano a parlare di distinzione gerarchica, riqualificando
socialmente gli attori; tutto ciò culminerà con san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura
secondo cui il divertimento poteva essere strumento per il riposo dell’animo se praticati con
meditazione.
la chiesa mostra un duplice atteggiamento a riguardo:
- da un lato fu nemica di ognifestività pagana
- dall’altro assimilò le espressioni più significative
in questo caso le pratiche del giullare ridivennero addirittura uno strumento per la pratica di
evangelizzazione di alcuni ordini mendicanti.
● dal punto di vista spaziale, trovarono un luogo stabile, il che lo trasformò in un menestrello
stanziale, cantore delle sue opere e poi solo poeta. soprattutto la scrittura significherà un
salto di qualità a livello sociale.
i cambiamenti sono legati al cambiamento storico: dal XIV secolo si formano nuove corti signorili,
nuovi centri di potere che sarebbero diventati poi i luoghi dell’eleganza e della cultura.
la corte utilizzava lo spettacolo per mostrare la propria magnificenza: venivano allestiti sontuosi
banchetti durante cui venivano inscenati gli “intromessi”*.
*piccoli intrattenimenti coreici e pantomimici arricchiti con musiche e interventi acrobatici, il cui filo
conduttore era di natura storica (che fosse più o meno recente).
esempio:
il banchetto allestito per carlo V: la danza di Salome ebbe un’enorme fortuna.
narra di Erodiade, una giovane innocente, che divenne una tentatrice interpretata da giullari orientali.
nel nord europa veniva anche apprezzata molto la “danza delle mani” caratterizzata da complicati
gesti realizzati con le dita; a questi si alternavano anche in danza atletiche o numeri con equilibrismo
con bastoni.
le danze festive di corte avevano un accompagnamento musicale, del quale non sappiamo molto,
probabilmente perché la maggior parte delle composizioni erano improvvisate.
sappiamo però che c’era distinzione tra strumenti “alti” (cennamella, bombarda e cornamusa) e
“bassi” (arpa e liuto) basata sula diversità dei suoni prodotti.
sul finire del ‘300, la danza si avvia verso il puro divertimento sociale, una caratteristica fondamentale
del ballo di corte ‘400esco.
l’amor cortese ‘300esco è direttamente legato al nuovo tipo di danza in coppia, il cui tema principale è
quello amoroso. la struttura di questi brani erano divisi in “piedi” e la scansioni ritmiche fanno pensare
che fossero composizioni musicali a supporto della danza cortese.
danza di corte - danza giullaresca - danza popolare stanno cominciando a distinguersi.
la corte dà origine ad una cerimoniosità istituzionale realizzata anche per imporre una nuova visione
del potere: la festa si fa seria ordinata e misurata.
con il passare del tempo la danza diventerà sempre più importante negli atti formali e sociali.
CAPITOLO 2
fra medioevo ed età moderna la danza dei ceti dominanti abbandona il corpo grottesco e diventa
oggetto di un giudizio morale guidato da semplici categorie: bene-male / spirito-corpo / sacro-profano.
durante il ‘400 si compie il passaggio alla libera espressione del corpo alla codificazione del
linguaggio coreico.
alla massiccia operazione di codificazione di tutte le arti, consegue un rigido controllo sui moduli e
sulle forme.
le elites, così facendo, riducono il valore e la ricchezza del ballo.
nasce così una trattatistica della danza di Domenico da Piacenza fino ad Antonio Cornazano nel
‘500; la finalità è quella di valorizzare l’arte come scienza, così per la danza, che diventa disciplina
elitaria e speculativa alla quale non ci si può più accostare liberamente.
si afferma così la figura del maestro di danza, custode dei segreti del mestiere, fondamentale per la
trasmissione di tecnica, stile e musica.
la danza diventa una componente indispensabile dell’educazione degli aristocratici, utile per la loro
distinzione rispetto alla massa.
la danza, in quanto moto interiore che si genera in accordo al suono penetrato tramite l’udito, eleva lo
spirito e sviluppa la bellezza.
la familiarità con l’arte coreica costituisce un indispensabile requisito per che voglia vivere all’interno
della società di corte.
in quest’epoca l’evento teatrale coincide ancora con quello festivo, ma pian piano ci si dirige sempre
più verso l’adattamento alla vita del principe, quindi un calendario di natura laica.
tra le forme spettacolari si distinguevano ballo e bassadanza, forme di ballo nobile, eseguito di fronte
alla corte e ai suoi invitati; alla danza si aggiungeva l’elemento drammatico presente in alcuni balli dei
trattatisti italiani.
tendenzialmente incentrate sul tema del corteggiamento, erano estremamente spettacolari.
esempio:
“Gelosia” è un gioco amoroso in cui 3 cavalieri a turno, illudono la prima dama, seducono la seconda
e s’impossessano della terza.
si tratta di coreografie dalla micro gestualità, che richiede pochi danzatori; in questo modo si ha la
possibilità di mostrarsi ad un pubblico e mettere in mostra le proprie doti. tuttavia, la mancanza di un
orientamento preciso per queste danza, mette in evidenza il loro statuto ambiguo, di cui oggi
rimangono solo alcuni termini tecnici.
questi spettacoli, insieme alle celebrazioni liturgiche, erano le occasioni per sondare i rapporti tra
po