Estratto del documento

Si conservano pochissimi esempi di papiro greco-egizi palinsesti. Ne ricordiamo due:

• uno presso la Michigan University; si tratta di un testo dell’Illiade di Omero

dilavato per contenere un documento, in particolare una ricevuta di tasse.

• l’altro in Germania presso l’università di Gissen; si tratta al contrario di un

documento dilavato per contenere l’Illiade di Omero.

In ogni caso il papiro poteva essere riutilizzato anche in un’altra maniera, ossia scrivendo

sul verso; nel qual caso, come abbiamo già visto, i rotoli sono definiti opistografi.

pergamena

 La pratica di riscrivere su pergamena è molto antica e ne danno testimonianza già

in epoca classica autori come Ovidio, Catullo, Cicerone, Seneca etc.).

Ancora Marziale, nell'ultimo ventennio del I secolo d. C., ci fornisce informazioni in

un epigramma degli Apophoreta (XIV,7 Pugillares membranei):

Esse putas ceras, licet haec membrana vocetur: delebis quoties scripta novare

voles.

[Fa conto, anche se le chiamano pergamene, che siano tavolette di cera: cancellerai quel

che c'è scritto ogni volta che vorrai usarle di nuovo]

Per tutto il medioevo abbiamo una documentazione molto ampia di palinsesti in

pergamena che ci permette di comprendere meglio le motivazioni che sono dietro la

manifattura dei palinsesti. 52

Riguardo al problema del reimpiego dei codici sono state avanzate due soluzioni:

• quella economicista di ordine pratico e di risparmio e quindi collegabile alla difficoltà in

determinati momenti o in certe aree di procurarsi la pergamena, vuoi perché il costo era

aumentato, vuoi perché legata a una moria di animali, vuoi per interruzioni commerciali;

• quella ideologica che risponderebbe alla volontà di distruggere un testo; se ciò

poteva accadere relativamente a opere eretiche resta invece più dubbiosa la tesi che

vede nel reimpiego la scelta di eliminare testi pagani in favore di quelli religiosi. Lo

studio quantitativo dei palinsesti infatti non sostiene la convinzione di una

programmatica eliminazione della letteratura pagana; non mancano infatti casi in cui i

testi cristiani sono eliminati in favore di altri testi cristiani (ad esempio le traduzioni

della Bibbia anteriori alla Vulgata di San Girolamo).

In linea generale il reimpiego toccava codici contenenti testi che avevano perduto

ogni valore a seguito

• di riforme (come nel caso di testi liturgici);

• di divieti (come i testi giuridici);

• di una scrittura poco familiare che col tempo era diventata illeggibile;

• di una lingua della quale si era persa ogni comprensione, come avvenne a opere

scritte in greco, in copto o in ebraico.

Inoltre il trattamento era riservato, di norma, a manoscritti che già si presentavano

incompleti e deteriorati; al riguardo occorre ricordare un decreto sinodale del 691 in

cui si vietava la distruzione dei manoscritti delle Sacre Scritture o dei Padri della

Chiesa, a eccezione dei volumi imperfetti o danneggiati.

Infine un singolo volume palinsesto poteva essere il risultato di un assemblaggio

di fogli ricavati da più manoscritti. Ed è anche per questo che dai palinsesti non si

riesce a recuperare un’opera al completo.

Emblematico il manoscritto, conservato al British Museum, contenente un’opera di

Severo di Antiochia, del IX secolo, che fu ricavato da codici dell’Illiade, del Vangelo

secondo Luca – entrambi del VI secolo – e degli Elementi di Euclide del VII-VIII secolo.

Riguardo al trattamento per eliminare la scriptio inferior quello più adoperato consisteva

nell’abradere la pergamena con pietra pomice, ma i risultati non erano dei migliori.

Una ricetta del secolo XI ci informa di un trattamento più sofisticato: i fogli erano

immersi, almeno una notte, in un bagno nel latte per eliminare l’inchiostro, poi strofinati con

una spugna, passati nella farina e spianati sotto un peso; dopodiché levigati con pietra

pomice. 53

principali aree di produzione

  Bobbio, abbazia di San Colombano. Ci sono pervenuti un buon numero di

palinsesti prodotti dal VII-VIII fino al IX secolo.

 Terra d’Otranto, in Puglia. Area estesa che ha prodotto numerosi palinsesti tra XIII-XIV

secolo; qui il clima culturale, diverso da quello monastico, ha influenzato la produzione di

palinsesti per riscrivere testi classici cancellando testi sacri.

 Centri scrittori monastici quali Luxeuil, Fleury, Corbie, in Francia, e San Gallo, in

Svizzera.

 Grottaferrata, abbazia di San Nilo. Più che centro di produzione è luogo di

conservazione.

c ome si presenta un palinsesto

 I palinsesti presentano due forme di direzione della scrittura:

 la scrittura superiore si presenta perpendicolare alla scrittura inferiore; vale a

dire che nell’assemblaggio dei fogli non si teneva alcun conto della direzione della

scrittura precedente e i fogli venivano assemblati in relazione alla struttura che si

voleva dare al nuovo manoscritto;

 scrittura inferiore e superiore presentano la stessa direzione.

In linea generale alcune spie ci permettono di intuire che siamo di fronte a un palinsesto:

 quando la presenza dei fori eseguiti per la rigatura non combacia con lo scritto

presente;

 quando non è rispettata la regola di Gregory. Di norma, infatti, i bifogli riutilizzati

erano assemblati nel fascicolo in maniera casuale e difficilmente il fascicolo era costruito

seguendo la regola di evitare difformità di colore fra pagine contigue.

come si legge un palinsesto

 Scoperte e segnalazioni di palinsesti non furono infrequenti per tutta la seconda metà

del XVIII secolo, soprattutto in Italia (da Verona a Roma). Rari invece i lavori di trascrizione

ed edizione.

In tale panorama iniziò a stagliarsi, a partire dal primo decennio del XIX secolo, con

ferrea volontà, la figura di Angelo Mai. Scoperte come quelle dei palinsesti dell'epistolario di

Frontone (Ambrosiano E 147 sup + Vaticano lat. 5750) o del De re publica di Cicerone

(Vaticano lat. 5757), unite a una febbrile attività editoriale, legarono l'immagine del Mai a

quella di un nuovo rinascimento.

Per tutto il XVIII secolo la lettura delle scritture abrase avvenne sostanzialmente

attraverso due tecniche:

una assolutamente non invasiva, quale l'utilizzo di potenti lenti d'ingrandimento

• associate a un'esposizione delle pergamene a un'adeguata luce incidente

proveniente dai raggi solari, 54

e un'altra decisamente più invasiva, consistente nell'utilizzare un acido come

• reagente per far rivivere le scritture scomparse (si poteva andare dal liquido di

decantazione di cipolle immerse nel vino all'infusione di noce di galla in alcole).

Il XIX secolo è considerato il secolo della chimica. I nuovi apporti di questa scienza non

potevano non riguardare anche la creazione di nuovi strumenti per migliorare la lettura

delle pergamene riscritte. Da reagenti creati con sostanze naturali, si passò quindi a

reagenti molto più efficaci ottenuti attraverso processi di sintesi chimica.

Ferro cianuro potassico e Tiocianato di ammonio furono, ad esempio, alcune delle

• sostanze a base dei nuovi ed efficaci reagenti, nei confronti dei quali venne nutrita

una fiducia spesso assoluta.

Tuttavia i buoni risultati nella rivificazione delle scritture ottenuti con l'impiego

• delle nuove sostanze ebbero degli effetti deleteri sul supporto pergamenaceo:

soprattutto se i reagenti chimici venivano impiegati in maniera maldestra.

Pergamene abbrunite dalla noce di galla o macchiate dall'azzurro del precipitato di

• ferro cianuro potassico sono la frequente eredità di quella fiducia nel mezzo chimico

(sebbene abili utilizzatori, come Amedeo Peyron, ottennero ottimi risultati con pochi

danni).

Nel 1898 una conferenza sulla conservazione del libro, tenutasi presso il monastero di

San Gallo, decretò la condanna ufficiale dei reagenti chimici.

Comunque sia, la possibilità di far riaffiorare la scrittura lavata o erasa è data in

definitiva dalla qualità dell’inchiostro usato e dalla tecnica usata per cancellarlo. A parte i

casi in cui la scrittura inferiore risulta completamente illeggibile, il più delle volte una

lettura globale o parziale è resa possibile dall’adozione di particolari mezzi poiché senza

particolari aiuti raramente è possibile leggere a occhio nudo gruppi di parole o intere

righe.

Altre soluzioni:

 raggi ultravioletti con la lampada di Wood;

 fotografia con fluorescenza;

 fotografia digitale. Nuova frontiera che ha dato risultati sorprendenti, sebbene sia molto

costosa. 55

alcuni esempi di opere recuperate

 Dalla lettura dei palinsesti sono riemerse opere di genere molto eterogeneo:

- un passo dell’Eneide in lingua greca e latina, datato V secolo, è stato restituito da

un codice arabo;

- un’opera di Plauto del IV-V secolo è stato riutilizzato per una Bibbia del IX secolo;

- il De republica di Cicerone del IV secolo emerso da un codice contenente i Salmi di

Sant’Agostino del VII secolo;

- il Codex Theodosianus recuperato da un codice giustinianeo.

E così tante altre opere recuperate tra cui merita ancora ricordare la Cronographia

del siriano Giovanni Malala, la Geografia di Strabone, il visigotico Codex Euricianus, la

più antica raccolta di leggi di una popolazione barbarica che ci sia pervenuta, fatta

redigere nel 470 da Eurico, re visigoto di Tolosa.

 Altre modalità di riuso della pergamena

Un altro modo in cui si è potuto recuperare frammenti più o meno ampi di testi è

collegato a un’altra modalità che non è finalizzata alla scrittura, ma è connessa con le

tecniche di legatura di altri codici, spesso cartacei.

In tutte le epoche si riscontra la modalità di usare fogli di pergamena per

rinforzare il codice, spesso cartaceo, come si vedrà più avanti.

In altri casi, invece, il materiale serviva a limitare la sfascicolazione del codice in

seguito a reiterate consultazioni oppure i fogli pergamenacei venivano riuniti e

incollati per formare un sostegno spesso e rigido per la copertina in pelle.

Al riguardo non mancano casi in cui anche i libri a stampa presentano copertine il

cui interno è formato da una serie di fogli provenienti da manoscritti.

56

La carta

 “Invenzione” e diffusione: dalla Cina all’Italia

L’apparizione e la diffusione della carta nell’Occidente medievale è giustamente

considerata una vera e propria rivoluzione per lo sviluppo della cultura scritta, in generale, e

della trasmissione del sapere, in particolare. Tuttavia le tappe della sua penetrazione nel

mondo della produzione libraria costituiscono un terreno ancora da esplorare.

Infatti del lungo cammino per

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

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