INSERZIONE
Irregolarità piuttosto comune. Il fascicolo è un quinione, ma in origine è un
quaternione. Ciò accade, ad esempio, per l’inserimento di una miniatura su un
supporto diverso.
SOSTITUZIONE
La sostituzione è un sistema frequente per ovviare a materiale difettoso. Quello
rappresentato dalla figura è un caso particolare; ossia al posto di un bifoglio integro si trovano
due fogli accoppiati con due talloni, oppure uniti da una striscia, detta brachetta: uno nella
prima metà del bifoglio e l’altro nella seconda metà.
Indizi per poter individuare la sostituzione: è ovvia la presenza di due bifogli
accoppiati con due talloni, oppure due bifogli uniti da brachetta.
asportazione sostituzione
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2) Le irregolarità che si possono definire incidenti, ossia che si verificano nel tempo
durante la storia del codice e quindi alterano la sequenza del testo
Anche per questa categoria di anomalie possiamo distinguere varie tipologie:
CADUTA
La figura è la stessa rappresentata per l’asportazione, ma in questo caso la carta
mancante non risale all’origine della fabbricazione del codice, ma è appunto caduta per
svariati motivi, ad esempio:
perché contenente una miniatura;
perché contenete un passo del testo particolarmente importante;
perché deteriorata.
TRASPOSIZIONE
In sostanza si tratta di uno spostamento dei fascicoli che migrano da una posizione
all’altra; talvolta la giusta posizione è indicata dai lettori stessi.
In genere risale a un incidente di legatura che può anche essere collegabile a quella
originale; in ogni caso è pur sempre un’irregolarità che si verifica dopo la
composizione e la scrittura del fascicolo.
INVERSIONE
Si verifica quando la posizione corretta di due pagine si trova invertita, ossia da
interna a esterna o viceversa.
Possiamo accorgerci di questa anomalia perché emerge un’infrazione alla regola di
Gregory oppure un’irregolarità nella foratura e/o nella rigatura (se a secco).
Naturalmente per tutti questi tre incidenti l’indizio fondamentale ci viene dal testo
in quanto non presenta più la sequenza originaria.
Ovviamente le irregolarità sarebbero sempre facili da individuare se la struttura
dei fascicoli fosse sempre regolare, ossia tutti quaternioni o senioni e così via, ma,
come abbiamo già detto, la struttura fascicolare dei codici non sempre è regolare.
128
L’analisi della fascicolazione
Andiamo quindi a vedere come si procede all’analisi della fascicolazione, tenendo
presente che non è un’operazione facile.
A tal fine le legature spesso ostacolano questa operazione perché se di epoca
moderna risultano troppo strette e poco maneggevoli, mentre quelle medievali sono
molto più comode e lasche. Anche i restauri talvolta rendono difficoltosa l’analisi della
struttura fascicolare perché può accadere che apportino alterazioni alla sequenza
originaria.
Viceversa ci sono indizi che possono aiutare e che abbiamo già visto: infrazione
alla regola di Gregory, foratura, rigatura, assenza di segnature o richiami.
Può essere utile un trucco, ossia inserire una sottile striscia di carta nel solco della
piegatura e vedere dove fuoriesce; è un espediente utile per capire come si struttura il
singolo fascicolo in quanto è una procedura che individua i fogli isolati, senza
riscontro.
Un’altra indicazione pratica è quella di individuare il centro di ciascun fascicolo, in
corrispondenza del passaggio del filo che àncora tutti i fascicoli alla legatura.
Una volta chiarita la struttura occorre descriverla. Non è un’operazione semplice
perché descrivere comunque sottintende fare delle scelte.
Di fatto occorre tenere presente che spesso le irregolarità emergenti nei fascicoli
possono prestarsi a più interpretazioni.
Innanzitutto di fronte a un’irregolarità bisogna analizzare la struttura complessiva
del codice.
Il concetto di “unità codicologica”
Uno degli obiettivi nella descrizione di un fascicolo è individuare il concetto di
unità codicologica, ossia individuare se il libro è unitario o costituito da più blocchi, da
più appunto unità codicologiche.
L’unità codicologica può essere un volume o porzione di un volume risultante da
un’attività unitaria dal punto di vista del tempo, del luogo, della tecnica e delle
circostanze dell’esecuzione.
Cioè possiamo avere un libro in più blocchi, in più unità codicologiche
indipendenti.
È il caso del codice composito che può essere:
fattizio, nel senso che le varie unità codicologiche sono associate in base a criteri
puramente esterni e casuali, per ragioni di vario tipo;
organizzato, nel senso che le unità codicologiche indipendenti sono associate secondo
criteri e finalità riconoscibili (sin dall’origine si vuole avere diversi testi riuniti).
Non scendiamo nei dettagli, ma limitiamoci a dire che è essenziale che la
descrizione evidenzi le cesure (punti di distacco tra un blocco e l’altro), sia nell’analisi
dei fascicoli, sia nell’esposizione del contenuto.
129
Modalità principali della descrizione dei fascicoli
Le modalità possono essere diverse e quindi semplifichiamo, isolando quelle
fondamentali:
descrizione discorsiva
Più adatta allo studio di uno o pochi manoscritti. Permette di presentare
all’interno dell’esposizione delle ipotesi.
vantaggio = è la flessibilità che rende tale descrizione adatta anche alle questioni
più complesse; tutte le anomalie sono rappresentate.
svantaggio = mancanza di uniformità fra una descrizione e l’altra rendendo
pertanto difficile estrapolare alcuni specifici elementi.
descrizione formulare o alfanumerica
Più adatta allo studio di un corpus anche consistente di manoscritti; infatti è
adottata nei cataloghi.
Il modello inglese adotta una formula che privilegia prima la numerazione dei
fascicoli, rappresentata in numero arabo e poi la consistenza in esponente, ovvero 8 .
4
Il modello tedesco adotta una formula che privilegia prima la consistenza,
rappresentata in numero romano e poi la numerazione in numero arabo, ovvero V+3.
Entrambi i modelli hanno il vantaggio della sinteticità, ma nel contempo
presentano la difficoltà di dar conto di tutte le anomalie senza sovraccaricare la
formula e mancanza di immediatezza alla lettura. Sforzo di impadronirsi delle regole
utilizzate dal catalogatore.
descrizione grafica
A sua volta si suddivide in tre tipologie: schema, tabella e diagramma.
Hanno tutti il vantaggio di una leggibilità immediata e completa, mentre lo
svantaggio implica intanto un più alto costo tipografico, poi molto spazio a
disposizione e la necessità di particolari espedienti grafici per mettere tutte le
informazioni.
Per schema e diagramma: v. figure sottostanti.
schema
130
diagramma
131
LA PAGINA
Il discorso sulla formazione del codice e sulla sua preparazione per accogliere la
scrittura non può dirsi esaurito se ci si limita alla sola strutturazione materiale del
supporto, alla sua costruzione a partire dal materiale grezzo fino al raggruppamento in
unità formate da bifogli.
Infatti la funzione della preparazione dei bifogli è quella di accogliere la scrittura.
Ciò presuppone che le superfici ottenute (pagine dei fascicoli che formano un
codice) siano preparate per ospitare la scrittura.
Una pagina è una superficie appositamente strutturata per accogliere testo e
paratesto, suddivisa cioè in zone di riferimento indispensabili per guidare l’operazione
degli artigiani copista, decoratore, illustratore, ecc.
La progettazione della pagina prevede pertanto una serie di operazioni:
foratura
rigatura
lavoro concreto di mise en page in tutti gli elementi di testo e paratesto
In merito agli elementi visibili di progettazione della pagina, quali le tracce di
foratura e rigatura operate sul manoscritto, il compito del codicologo, che è
archeologo del manoscritto, non è solo quello di descrivere ciò che vede (il risultato
finale del lavoro dell’artigiano del libro), ma anche di ricostruire il modus operandi
dell’artigiano, riportando alla luce tecniche, tempi e strumenti del suo lavoro.
Molto spesso il modus operandi può essere ricostruito solo per via ipotetica,
attraverso una serie di indizi indiretti.
Inoltre va tenuto conto che la relazione tra modus operandi e risultato finale di
strutturazione della pagina non è univoca: vale a dire che manipolazioni diverse
possono condurre a risultati finali identici di strutturazione della pagina.
132
La foratura
Una volta allestito il fascicolo, una prima operazione per rendere il fascicolo adatto alla
scrittura è la foratura.
Funzioni e tipologie della foratura
La foratura ha una duplice funzione:
fissare i punti di passaggio delle rettrici necessarie alla costruzione della pagina;
riprodurre i punti di passaggio automaticamente su più pagine consecutive.
Emerge in via preliminare una prima questione collegabile al fatto che la foratura non è
sempre visibile in quanto spesso viene eliminata totalmente o parzialmente dalla rifilatura.
Nel corso del tempo è possibile constatare infatti che gli artigiani del libro tenderanno sempre
più a spostare i fori verso i margini esterni per renderli meno visibili e in certi casi per essere
proprio eliminati al momento dell’allestimento del codice.
In ogni caso occorre tener presente che la mancanza della foratura in un codice non
sottintende automaticamente una sua preventiva eliminazione per il fatto che non sempre
l’allestimento della pagina è approntato con la preliminare operazione di foratura.
Verrebbe allora da chiedersi perché si presta attenzione a questo procedimento che
sembra un dettaglio trascurabile della manifattura del codice.
L’analisi della foratura, quando visibile, ha fornito invece dati interessanti per la
storia del manoscritto.
Come si osservano i fori?
In prima battuta senz’altro a occhio nudo, ma per una migliore visione attraverso
lenti ad alto ingrandimento e ancor di più tramite il microscopio. In ogni caso non è
un’osservazione semplice.
Che tipo di fori è possibile osservare?
Sulla pagina sono osservabili più tipologie di fori con funzioni diverse:
fori di preparazione della mise en page, ossia quelli utilizzati come punti di
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