Anteprima
Vedrai una selezione di 20 pagine su 97
Storia del lavoro Pag. 1 Storia del lavoro Pag. 2
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 6
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 11
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 16
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 21
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 26
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 31
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 36
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 41
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 46
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 51
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 56
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 61
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 66
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 71
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 76
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 81
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 86
Anteprima di 20 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia del lavoro Pag. 91
1 su 97
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CAMBIAMENTI STRUTTURALI E GRUPPI SOCIALI DALL’UNITA’ A FINE SECOLO

Musso evidenzia due grandi cambiamenti strutturali di lungo periodo:

La diminuzione del tasso di attività.

1) È dato dal rapporto tra popolazione

attiva e il totale della popolazione. Per popolazione attiva si intende l’offerta

di lavoro ossia chi lavora e chi sta cercando lavoro (occupati + disoccupati).

Nel 1861, quasi 2 abitanti su 3 appartenevano alla popolazione attiva,

questa tendenza si è poi ridotta a poco più di 1/3 nel 1970 e poi a partire

dagli anni ’80 c’è stato un lieve aumento che ha portato gli attivi a 2/5

(42%).

Le cause di riduzione del tasso di attività sono:

Crescita della scolarità Nel 1861 con la legge Casati l’obbligo scolastico

 

elementare venne fissato a 2 anni e risultava che ¾ dei cittadini era

analfabeta. A partire dal 1904 questo obbligo venne esteso a 12 anni (fino al

VI elementare) grazie al governo di Giolitti.

La riforma Gentile del 1923 istituì la VII e VIII elementare, estendendo

l’obbligo scolastico a 14 anni ma il titolo di studio minimo con valore legale

rimase la V elementare. Solo in corrispondenza della creazione della scuola

media unica obbligatoria, nel 1962, l’età di accesso al lavoro fu innalzata,

dapprima a 13 anni, poi nel 1967, a 14 anni. Vi era quindi un

disallineamento tra obbligo scolastico ed età minima di lavoro con uno

scarso rispetto dell’obbligo scolastico, quindi, fino agli anni ’60 del ‘900

questo non influenzò troppo la riduzione del tasso di attività.

Sviluppo del sistema pensionistico Esso, insieme all’innalzamento della

 

speranza di vita, ha comportato la crescita della fetta di popolazione

anziana ritirata dal lavoro. La speranza di vita alla nascita è cresciuta dai 41

anni nel 1861 ai 77 anni oggi.

Riduzione del lavoro femminile a causa dell’aumento delle casalinghe a

 tempo pieno Agli inizi del ‘900, spostandosi dalle campagne alle città, le

donne facevano fatica a trovare un’occupazione anche perché in campagna

era più facile coniugare il lavoro con la cura della famiglia (bambini e

anziani). Nel periodo tra il 1950 e il 1970 (periodo della Golden Age) nasce

la figura della casalinga a tempo pieno, nel 1977 solo 1 donna su 3 era

occupata (33%).Negli ultimi decenni è cresciuto il tasso di attività femminile

(arriva circa al 50%), nonostante l’occupazione femminile sia comunque

inferiore a quella maschile. Bisogna osservare che in Italia è poco diffuso il

4 lavoro part-time, il che concorre a spiegare il minor tasso di attività

femminile in confronto agli altri paesi avanzati (come Svezia e Stati Uniti).

Accanto alla diminuzione del tasso di attività si è verificata una progressiva

riduzione dell’orario di lavoro, almeno per quel che riguarda il lavoro

dipendente. Alla fine dell’800 si lavorava circa 12 ore al giorno, per cui 70 ore

settimanali. Nel 1919 finisce la Prima guerra mondiale e lo stato concede 48

ore e ferie retribuite (all’epoca solo 6 giorni di ferie). Ad oggi le ore ammontano

a 40.

2) Gli spostamenti della popolazione attiva tra i settori produttivi (agricoltura,

industria, servizi).

Si ha un passaggio di forze di lavoro dal settore primario alle attività extra-

agricole. Il boom economico della Golden Age ha innescato un rapido

mutamento sociale che ha cambiato il volto del paese in venti anni, nel corso

dei quali il ritmo della crescita produttiva è stato secondo solo al Giappone ed

ha eguagliato quello della Germania.

Nel 1861 (Unità d’Italia): 2/3 della popolazione era addetta all’agricoltura

 mentre il rimanente 1/3 era ripartito tra industria e servizi.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1951, gli occupati sono ancora del

 44.3% nell’agricoltura, mentre ad oggi è al 3,8%.

Nel 1961 vi è un sorpasso dell’industria sull'agricoltura, la quale rimase

 leadership fino al 1971

Nel 2019 il settore dei servizi e dell’industria pesavano rispettivamente il

 69,5% e il 26,7% (Italia è il secondo paese per settore manufatturiero dopo

la Germania).

I GRUPPI SOCIALI DALL’UNITA’ A FINE SECOLO

I LAVORATORI AGRICOLI

Nel 1861 gli addetti all’agricoltura sfioravano il 70% della popolazione attiva.

Una quota così alta era indicativa dell’arretratezza italiana in confronto ai paesi

dell’Europa centro-occidentale. Gli agricoltori, infatti, erano poco più del 20% in

Inghilterra, e oscillavano intorno al 50% in Germania, Francia e Stati Uniti.

Nel quadro generale di arretratezza, avevano grande diffusione le figure

occupazionali miste, che svolgevano contemporaneamente attività di lavoro

autonomo e prestazioni di lavoro dipendente. Ciò rendeva difficile la loro

classificazione nelle condizioni professionali (come nel caso del contributivo

lavorativo delle donne o dei minori).

I criteri statistici variarono significativamente nei primi censimenti unitari

riflettendo gli interessi del ceto dirigente verso i fenomeni di trasformazione

che intendevano studiare o porre all’attenzione del pubblico.

Nel censimento del 1881, ad esempio, la popolazione agricola venne suddivisa

in 9 categorie, quattro erano costituite da professioni minori mentre le altre

cinque erano costituite dagli agricoltori che lavoravano terreni propri (15,4%),

dai mezzadri (12,1%), da fittavoli ed enfiteuti (4,6%), dai braccianti di

5

campagna a lavoro non fisso (29,9%), da contadini e bifolchi a lavoro fisso

(32,9%). Quest’ultima era la categoria più numerosa.

Nel censimento del 1901, accadde il contrario: si sottolinea la persistenza della

piccola conduzione in proprio scorporando i contadini dai salariati fissi e

inserendoli nelle categorie dei coltivatori proprietari, fittavoli e coloni. Così

mentre i salariati fissi si riducevano al 10,5%, i conduttori proprietari salivano al

26,9%, i mezzadri e coloni al 20,8%, i fittavoli ed enfiteuti al 7,7%.

I dati nazionali sulle posizioni professionali nelle campagne erano il risultato di

differenze regionali molto accentuate.

In Val Padana alcune isole di conduzione moderna si erano consolidate

 anche grazie alle opere di bonifica iniziate nel 1872: con l’estensione

delle aziende capitalistiche diventò consistente il numero dei

braccianti, che trovano occasioni aggiuntive di lavoro nelle bonifiche

stesse. Nell’alta pianura padana e nella fascia collinare pedemontana

predominavano la piccola proprietà, il piccolo affitto e la colonia

parziaria, con colture promiscue in cui assumevano rilievo il mais e il

gelso, quest’ultimo impiegato per l’alimentazione del baco da seta.

Nel Mezzogiorno e nell’Agro romano prevaleva il latifondo; qui la terra

 continuava ad essere coltivata a cerealicoltura estensiva da contadini

molto poveri che lavoravano in parte come salariati, in parte con

propri strumenti e a proprio rischio, versando una rendita ai

proprietari, per lo più nobili (gabellotto in Sicilia, mercante di

campagna nel Lazio); questi, a differenza dei grandi affittuari della Val

Padana non operavano dunque come imprenditori ma si limitavano a

sostituirsi ai proprietari nel comandare i lavori, nell’assegnare le terre

e nel percepire i canoni imposti ai contadini, lucrando sulla differenza

tra il valore dei canoni e quello delle rendite pagate ai possidenti. Nel

Mezzogiorno vi erano anche zone con agricoltura più specializzata

(agrumeti, viticoltura, olivicoltura).

In vaste zone delle regioni centrali, specie nelle aree collinari,

 prevaleva un’altra forma tradizionale, la colonia parziaria o mezzadria;

qui il raccolto, ricavato dal podere coltivato dal mezzadro veniva

suddiviso con il proprietario (per lo più a metà) con l’obbligo

aggiuntivo per il mezzadro di prestazioni di vario genere.

Nell’ultimo quarto dell’800 la crisi agricola dell’età della grande depressione

acuì le difficoltà derivanti dalla crescita demografica. Le aree rurali(campagna)

erano gravate da una crescente sovrappopolazione che prese ben presto ad

alimentare l’emigrazione. Con il nuovo secolo si accentua ancor di più la crisi

della piccola proprietà portando ad un aumento della quota dei lavoratori

dipendenti. Secondo il censimento del 1901, braccianti e salariati fissi

costituivano il 40% della popolazione agricola; la loro concentrazione nella

pianura padana favorì il rafforzamento delle leghe bracciantili. L’emigrazione di

massa all’estero (USA e Australia) invece, agì da valvola di sfogo per la

sovrappopolazione e scongiurò l’ulteriore impoverimento dei contadini delle

zone arretrate.

I LAVORATORI INDUSTRIALI

6

Con i censimenti condotti tra il 1861 e il 1881 gli operai di fabbrica

rappresentavano solo una piccola minoranza. Nel 1881, gli artigiani erano circa

il 15,9% della popolazione attiva ed erano più numerosi dei salariati

dell’industria che raggiungevano il 13,2%

Gli addetti riguardavano soprattutto il settore tessile (34,5% del settore

industriale) ; l’industria tessile impiegava, specie in seguito all’introduzione del

telaio meccanico, manodopera in gran parte femminile e minorile di scarsa

qualificazione. Gli stabilimenti erano solo in parte situati nelle città perché in

parte venivano costruiti in prossimità dei corsi d’acqua usati poi come fonte di

energia.

Tra il 1861 e il 1901, la popolazione cresce del 30% e si concentra

principalmente nelle città (70%).

La popolazione urbana cresceva per il saldo migratorio positivo ma non

mancavano anche flussi consistenti in uscita dalle città. L’immigrazione nei

centri urbani non era dunque stabile e si legava solo in misura ridotta

all’industrializzazione; la manodopera era piuttosto attratta dall’edilizia e dalle

attività di servizio e amministrative.

Tra il 1881 e il 1901 vi è una forte contrazione degli artigiani che scendono da

2,3 a 1 milione.

Alla fine dell’800, ci fu un elemento importante: terminò la Grande Depressione

che coincise con l’avvento dell’elettricità come forza motrice a disposizione

degli impianti produttivi.

Grazie alla nuova fonte di energia, che liberava dalla dipendenza dai corsi

d’acqua e dalla costosa importazione di carbone, i nuovi stabilimenti poterono

insediarsi nelle periferie delle città, in prossimità delle linee ferroviarie.

Dalla metà dell’800 si ha una crescita della popolazione, uno sviluppo

dell’industria cotoniera e si avviano imprese industriali nei nuovi settori

trainanti della seconda rivoluzione industriale. Gli stabilim

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
97 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fedex2211 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del lavoro e delle relazioni industriali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Venturini Giuseppe.