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SCANDINAVIA

Fra le due guerre

I Paesi scandinavi hanno caratteristiche simili: consapevolezza del proprio mercato, stretto rapporto col

mercato locale, dialogo tra progetto e produzione e società, utilizzo dei materiali e dei sistemi produttivi

tipici. Sono comunque informati su ciò che accade a livello internazionale ma cercano una risposta più

equilibrata rispetto al proprio pubblico, corredata sempre dall’attenzione ai problemi sociali.

Danimarca e Svezia tra questi Paesi hanno fatto da padroni sia per le risorse disponibili sia per l’ampiezza

territoriale. Partecipano anche ai movimenti internazionali, avevano grande disponibilità ad imparare le

lingue, viaggiavano molto => mobilità e informazione.

Abbiamo anche un movimento Art Nouveau, lo Stile Nordico, che ha una componente simbolica molto

forte, tesa a richiamare l’indipendenza della nazione tramite i riferimenti alle sagre popolari. In Finlandia è

molto forte questo aspetto: è sotto il dominio dello zar e vuole una sua autonomia. Abbiamo Gallen-Kallela

che recupera le sagre popolari, dandole una composizione scritta e una dignità.

Saarinen ad esempio recupera i vecchi usi del luogo: lì usavano molto i tappeti, disposti non sui pavimenti

ma appesi al muro, che andavano a ricoprire una seduta e finiva poi a terra. Questo si faceva in quanto il

muro era molto freddo.

Un gruppo progettuale importante in Finlandia è formato da Saarinen-Lindgren e Gesellius, che formarono

una comune progettuale un po’ isolati dal centro città.

L’architettura del periodo dell’Art Nouveau è caratterizzata dal recupero dei decori e colori del passato, ciò

accade anche con i mobili. Le idee funzionaliste arrivano nel 1906 con Frosterus, il quale aveva viaggiato

molto in Germania e proclama la necessità di un progetto contemporaneo che sia semplice. Parla di

razionalismo come l’attenzione alla ragione di un progetto. Inizia una polemica sui giornali per la stazione

centrale di Saarinen, il quale andrà a ristudiare il progetto.

Nel 1907 in Finlandia iniziano i primi dibattiti sulla modernità: attenzione al lato sociale, alla funzionalità e

rifiuto ornamento.

La Danimarca è forte nell’industria del legno e nell’artigianato della ceramica. Un esempio sono i vasi di

Engelhardt, di Rode e Nielsen, che sono una riflessione sul Giappone, oltre che sul materiale. La volpe di

Nielsen richiama il Giappone in quanto in Oriente si cerca di fermare il momento nell’arte: scultura di

piccole dimensioni e colte in un momento preciso.

Bindesboll, danese, ha fatto una sedia semplificata, con decorazione quasi nulla, ottima lavorazione del

legno.

Svezia

In Svezia abbiamo sia vasi in ceramica, con richiamo all’Art Nouveau, sia mobili in legno con attenzione al

lato funzionale. Malmstein progetta una sedia con riferimento ai modelli della tradizione, semplificata,

dove si cerca la comodità della seduta.

La Svezia è uno dei Paesi industrializzati più in rilievo, è un grosso esportatore di ferro, ha delle realtà

industriali non enormi ma molto attive. Comincia un dibattito sul rinnovamento del linguaggio progettuale

nei primi anni del 900, legato anche a problemi locali ben presenti. C’erano problemi di carenza di alloggi,

dovuti a fenomeni di inurbamento e occupazione. I progettisti cominciano a cercare risposte: dibattito sulla

necessità di rinnovare il gusto. Il personaggio che stimola

questo dibattito è una donna, Ellen Key: una pedagoga

attiva, una suffragetta e socialmente impegnata. Carl

Larsson, pittore e illustratore, e sua moglie, designer tessile,

vivono fuori da Stoccolma. Egli dipinge la sua vita familiare

e con questi acquarelli viene organizzata una mostra. La

casa di Larsson colpisce la suffragetta per la sua

particolarità: ambienti intimi, solari, chiari, con mobili

semplici e legati alla tradizione locale. Le sedute

rappresentate erano tipiche dell’artigianato, i temi erano

molto intimi e gli acquarelli diventano un modello per la ricostruzione dell’ambiente domestico: ritrovare

equilibrio tra l’ambiente dedicato alla famiglia, la qualità del vivere e la funzionalità del vivere. Ellen Key

sostiene che le case di allora erano piene di orpelli, tendaggi e mobili, in cui era difficile avere una qualità di

vita decente. Nel 1899 realizza una mostra nell’istituto degli operai presentando degli ambienti in cui dà un

modello di abitazione per le classi meno ricche. Cerca di far capire come si possano creare degli ambienti

con mobili limitati alla funzione, dove i colori giochino un ruolo decorativo ma anche di piacevolezza.

Teorizza ciò in un testo, La bellezza per tutti, dove dice che la vera trasformazione dell’abitare, non solo per

i ricchi, deve essere basata sull’attenzione alla funzione. La bellezza dell’oggetto è data dall’esplicitazione

della funzione: abbiamo poi altri valori come la proporzione, l’uso corretto del materiale ecc… Vuole poi

evitare che l’oggetto poco costoso sia per forza brutto. Compra poi una casa a Strand, arredandola

secondo le sue teorizzazioni. Avrà una grande influenza sugli architetti svedesi.

Per un mostra del 1917 delle aziende chiesero ai progettisti degli ambienti con delle caratteristiche

specifiche: le classiche erano le case con due stanza più cucina. C’era un limite di spesa, in modo che si

potessero poi dare alla classe operaia. Parteciparono molti progettisti (Malmsten, Kàge, Asplund, Ahrèn):

dovevano realizzare ambienti a basso costo, ben studiati, vicini alle abitudini di vita svedesi, con cucine ben

progettate, con bagni dotati di acqua corrente e calda, con un buon spazio vivibile.

In Svezia c’è un’organizzazione, la Bygge och bo, che organizza mostra itineranti per far capire agli svedesi

come vada organizzata una casa a basso costo, quali siano in materiali migliori e utensili, come arredare =>

si rendono i cittadini consapevoli e informati. I principi erano sempre semplicità e funzione.

Gregor Paulsson è uno storico dell’arte, esperto del Werkbund, e diventa nel 1920 direttore di una società

che protegge le arti applicate. Vi sono mostre locali e esposizioni di cui lui gestisce l’organizzazione del

prodotto svedese. Lui cerca l’armonia nelle cose quotidiane, per tutte le classi sociali: è convinto della

necessità di cambiare il gusto del pubblico, sia estetico che la comprensione delle qualità che ha un buon

progetto per render migliore la vita stessa del cittadino. Si capiscono i concetti di confort, il piacere di

lavorare in un ambiente studiato. Bisogna anche tenere presenti le tradizioni locali e trasformarli in

un’ottica moderna. Comincia ad esistere anche un rapporto più stretto

tra industria e mondo dell’arte.

La Svezia ha tante vetrerie, sono strutture che producono oggetti

esemplari e destinati alla classe alte, ma anche oggetti d’uso. Vi sono

progettisti come Ollers e Dahlskog, che lavorano in maniera molto

stretta con gli artigiani che lavorano il vetro, hanno conoscenza

effettiva delle tecniche di lavorazione. I vetri stampati hanno una

destinazione bassa, ampia. La vetreria Orrefors ha come progettisti

Gate e Hald, realizza sia forme quotidiane che elitarie. Gate e Hald

producono oggetti di destinazione allargata, fanno sperimentazione col

vetro. Si sperimentano anche le

incisioni sul cristallo, con soggetti

contemporanei. Orrefors

realizzava anche lampade.

Nel 1925 a Parigi abbiamo Gate-Orrefors

Bergsten, che ha molto successo

con i suoi interni. Ahrèn, molto impegnato sul sociale, propone interni

semplici, Asplund propone oggetti raffinati come la seduta Senna.

Espone anche Hald con i suoi vasi per la Orrefors. Nel 1927 al

Metropolitan si tiene una mostra in cui furono invitati gli svedesi a

ripresentare le cose presentate a Parigi, Ebbe un successo strepitoso e

vennero comprati 13 tra gli 80 oggetti esposti: presentavano una

qualità di produzione nonostante la semplicità. La decorazione era

Gate-Orrefors affidata al tessuto.

In Svezia abbiamo architetti come Asplund che riprendono un classicismo identificabile con una

semplificazione delle forme e un’attenzione alla funzione. Tenta anche la sperimentazione col tubolare

metallico.

Nel 1930 abbiamo una mostra a Stoccolma che sancisce in maniera definitiva la virata verso la funzionalità

e il razionalismo della Scandinavia. La mostra vuole indicare come si possa promuovere un nuovo modo di

vivere che indica un cambiamento di attenzione verso le classe basse e quindi organizzare una

“rivoluzione”.

La mostra era organizzata in maniera molto semplice: abbiamo una strada centrale e dei padiglioni ai lati

dove vi erano delle mostre dedicate ad aziende, a tipologie di prodotto, per lo più a costi contenuti. C’erano

in mostra ogni tipologia di oggetto, anche realizzati industrialmente. Era una mostra che comunicava il

cambiamento avvenuto nelle aziende, ma anche didattica per mostrare al visitatore come poter arredare la

casa in modo piacevole, confortevole e a basso costo => nuovo modo di vivere. E’ una mostra allegra di cui

tutti rimangono entusiasti. Accetta il funzionalismo. Gli ambienti erano legati alla cultura svedese, quindi

abbiamo la presenza del legno. In cucina abbiamo attenzione all’organizzazione degli spazi.

Il complesso di Markelius e Myrdal (1935) a Stoccolma è dedicato alle donne che lavorano, sia single che

con figli. In ogni appartamento abbiamo una piccola cucina, bagno con acqua corrente e calda; il complesso

ha anche una cucina centrale, un ristorante, un asilo nido e scuola materna, una piscina interna e un solaio.

In questi anni in Svezia c’è il partito social-democratico e questi progetti vengono approvati e protetti.

C’era fiducia nella risoluzione dei problemi della società con questo tipo di soluzioni.

La Bodafors ha progettisti come Larsson e Markelius che producono sedute funzionali, a basso costo,

leggere, gli oggetti sono semplificatissimi.

Malmsten dopo il 1915 sposa le idee dell’impegno sociale, con un’attenzione ai modi di vivere della società.

Resta in qualche modo artigiano nella qualità del prodotto finale e nella correttezza dell’oggetto. Farà un

progetto cooperativo per sperimentare le tecniche produttive industriale con quelle dell’artigianato.

Mathsson è anche lui ebanista e resta colpito all’esposizione

di Stoccolma: nel 1931 progetta una seduta dove applica le

prime tecniche sul compensato curvato. Risolve il piano di

seduta e lo schienale con strisce di canapa intrecciate.

Mathsson continua la sua ricerca per realizzare archetipi di

seduta. In questo caso le lamine molto sottili di compensato

venivano curvate e incollate insieme, poi venivano

trattenute all’interno della

Dettagli
A.A. 2023-2024
97 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofiavittoriapreano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del design e dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Hockemeyer Lisa.