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Teoria degli errori
Qual è la definizione di errore? Durante questo corso approfondiremo meglio l'argomento e vero, tuttavia la sua accezione comune lo inquadra come "infrazione" nei confronti di una regola, di una consuetudine ma anche come azione inopportuna e svantaggiosa, in gergo MISTAKE.
Noi però impareremo che l'errore è una proprietà intrinseca di una misura e lo tratteremo secondo la sua definizione scientifico sperimentale, la quale associa il termine incertezza, e ne fa una insostituibile parte all'interno di una misurazione, difatti ripetendo più volte una di queste, si incappa ne più ne meno, generalmente misure diverse.
Pertanto l'errore è informazione complementare alla misura.
L'incertezza
Trattiamo ora il nostro errore dal punto di vista sperimentale, ad esempio osserviamo il periodo di un pendolo attraverso varie misurazioni e ricaviamo il valore e la sua incertezza:
Es. Risultati: {2,3 s; 2,4 s; 2,5 s; 2,4 s} e consideriamo "la miglior stima" ovvero il valore medio e il suo intervallo di incertezza:
x = x̄ ± δx
Pendolo 25,
t = 2,4 s ± 0,1 s
Osservando l'esempio sopra riportato possiamo vedere come l'intervallo di incertezza rappresenti: tmin < t < tmax e come quest'ultima venga espressa tramite particolare notazione, incertezza generica di misura x ± δx.
Adesso che sappiamo a cosa serve e come viene scritto dobbiamo
per capire come utilizzarli ovvero conoscere e saper applicare
la teoria sulle CIFRE SIGNIFICATIVE.
Per ogni misura infatti bisogna indicare solo le cifre "affidabili"
e non andare oltre la precisione dello strumento; insomma:
bisogna arrotondare sempre a 1 cifra significativa (tranne se = 1).
L’ultima cifra significativa della misura è la stessa dell’incertezza
ES:
Velocità misurata di un aereo: V = 875,43 ± 30,43 m/s
- Arrotondo l’incertezza → V = 875,43 ± 30 m/s
- Arrotondo la misura stimata → V = 880 ± 30 m/s
DISCREPANZA
Essa è la differenza tra le stime di due misure e può
essere di due tipologie:
- SIGNIFICATIVA: quando i due intervalli di incertezze sulle
relative misure non sono sovrapposti e ciò indica che le
misurazioni effettuate sono inconsistenti
- NON SIGNIFICATIVA: quando i due intervalli di incertezze sulle
relative misure si sovrappongono e ciò indica che le
misurazioni effettuate sono consistenti e possono avere senso.
Se invece generalizziamo il concetto, ad esempio consideriamo un set di misure da sommare al quale ne va sottratto un altro, quanto varrà l'incertezza?
ESE:
q = ∑i=1mxi - ∑i=m+1nxi
SOMMA/DIFFERENZA
L'incertezza totale si ottiene sommando tutte le incertezze (ASSOLUTE) e pertanto la propagazione è lineare
ESE:
δq = ∑i=1mδxi + ∑i=m+1nδxi
Se invece consideriamo un set di misure da moltiplicare e poi dividere per altre, la propagazione come avviene?
ESE:
q = (x1 × x2 × ... × xm) / (xm+1 ... × xn)
PRODOTTO/QUOZIENTE
L'incertezza totale si ottiene sommando tutte le incertezze (RELATIVE)
ESE:
δq / q = ∑i=1m(δxi / |xi|) + ∑i=m+1n(δxi / |xi|)
Consideriamo ora invece una misura moltiplicata per una costante (B)
ESE:
q = B × x → δq / |q| = δB / |B| + δx / |x| → δq = (δB / |B|) × B × δx
Infine possiamo osservare l'elevamento a potenza di grado "n"
ESE:
q = xn = x × x × ... n volte → δq / |q| = (δx / |x|) + (δx / |x|) + ... = n × (δx / |x|)
MODA:
considerando "n" dati (osservazioni) Xi; i = 1, ..., n, la moda è il valore argomentale con la massima frequenza di occorrenza. Ad esempio, osservando (*) notiamo che la moda è 552. Considerando "n" dati raggruppati in "n" classi, la moda è il valore argomentale intermedio appartenente alla classe con la massima frequenza di occorrenza: per esempio 554.85.
Esempi:
- MONOMODALE
- BIMODALE
- ZEROMODALE
Siccome la moda può non essere un valore unico oppure non essere proprio come le precedenti, ne rappresentano le distribuzioni.
MEDIANA:
valore argomentale Xm che divide in due parti uguali l'istogramma, ovvero Fm-1 < 50% e Fm ≥ 50% con Xm-1 e Xm valori argomentali adiacenti. Vale sia per dati singoli che in classi.
Esempio:
intervallo Xi fi Fi F% 547 - 524,1 520,55 4 4 1,8 524,1 - 531,2 527,65 7 11 4,9 531,2 - 535,3 533,75 17 28 12,6 535,3 - 538,4 534,85 31 59 26,5 538,4 - 542,5 541 30 89 40,0 542,5 - 549,5 548,95 62 150 67,3 549,5 - 552,5 550,25 42 192 86,1 552,5 - 555,5 554,05 49 241 90,4 555,5 - 559,6 556,35 40 290 85,2 559,6 - 566,7 563,15 40 330 92,1 566,7 - 579,8 573 20 350 94,6 579,8 - 580,9 579,35 21 371 95,1 580,9 - 588 586,45 2 373 100dove la "F%" è la frequenza relativa cumulata, ovvero Fi/n e la mediana si troverà dove quest'ultima arriva al 50%, perciò 556,05
Variabili casuali discrete
La caratteristica di questo studio in particolare è che per ogni risultato di un dato evento aleatorio (E) esiste una probabilità finita ≥ 0. Ogni evento corrisponde una variabile casuale (x) che assume un valore assegnato (X) tale che
Es:
E : x = X → Pr (E) = Pr (x = X)
dove "x" può assumere N valori Xi ; i = 1 ... N Potento avremo che ogni valore che assume la nostra variabile avrà una relativa probabilità e che eventi corrispondenti a valori differenti di "X" sono incompatibili
Es:
Pr (x = Xi) = pi(x) , Pr (x = xi ; n = x = Xj) = 0 → i ≠ j
Otteniamo così che la somma di tutto sarà l'intero spazio campionario con
Es:
∑i=1N pi (x = Xi) = ∑i=1N pi (x) = 1
Osserviamo l'esempio di prima
Es:
- X
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- p(x)
- 1/36
- 2/36
- 3/36
- 4/36
- 5/36
- 6/36
- X
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- p(x)
- 5/36
- 4/36
- 3/36
- 2/36
- 1/36
(*)
Ora che avremo una distribuzione, come possiamo caratterizzarla? Ovvero come possiamo sintetizzarla e trarre conclusioni a riguardo? Valutiamo così una misura di posizione e una di dispersione