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CAPITOLO TERZO - L’ETA’ CLASSICA
L'età classica della cultura greca è un periodo in cui le città-stato greche, chiamate póleis (le
póleis sono le singole città che erano indipendenti e governate da un insieme di cittadini),
erano ormai molto sviluppate. In questo periodo, la politica e la partecipazione dei cittadini al
governo erano al massimo, specialmente ad Atene, dove nacque la democrazia. In pratica, i
cittadini di Atene avevano un ruolo attivo nel prendere decisioni politiche e legali.
Questa libertà e partecipazione dei cittadini, però, si basava sul fatto che la maggior parte
del lavoro veniva svolto da schiavi. La società greca, quindi, non sarebbe riuscita a essere
così libera e attiva senza l'utilizzo degli schiavi, che facevano i lavori pesanti, come
l'agricoltura e i mestieri.
Inoltre, ogni città-stato cercava di essere la più potente e di dominare sulle altre, il che
portava spesso a guerre tra di loro. Queste guerre si mescolavano anche con conflitti interni
molto violenti (chiamati stáseis), dove le lotte di potere all'interno della stessa città potevano
essere molto cruente.
In questo periodo, anche le relazioni con i Persiani erano un fattore importante: il rapporto
tra Greci e Persiani cambiava spesso, influenzando anche i rapporti tra le città-stato greche.
La difesa dei Greci contro l’impero persiano
Durante i primi anni di dominio dei Persiani, le póleis greche non sembrano aver
manifestato segnali di malcontento, ma col tempo le tasse, il servizio militare e
l’imposizione di tiranni da parte dei Persiani cominciarono a risultare insopportabili per le
città-stato greche. L’orgoglio delle comunità di cittadini crebbe, e nel 500 a.C. scoppiò la
rivolta ionica.
Tutto iniziò quando il tiranno Aristagora di Mileto, dopo un fallito tentativo di conquista
dell’isola di Nasso, cercò di sollevare gli Ioni contro i Persiani e i tiranni. Atene ed Eretria
risposero inviando alcune navi, ma la rivolta venne schiacciata nel 494 a.C., quando i
Persiani sconfissero gli Ioni presso l’isola di Lade e distrussero Mileto.
Nel 492 a.C., il comandante persiano Mardonio tentò di consolidare il controllo della Grecia
settentrionale, ma la sua flotta venne distrutta da una tempesta vicino al promontorio
dell’Athos. Nel frattempo, Atene era governata dall’arcade Temistocle, ma non è certo che
avesse già preparato una difesa contro i Persiani in quegli anni.
Nel 490 a.C., i Persiani lanciarono una spedizione punitiva contro Atene ed Eretria.
Eretria venne distrutta, ma i Persiani, sbarcando a Maratona in Attica, incontrarono
l’esercito ateniese, che vinse grazie alla leadership di Milziade. Nonostante la vittoria, i
Persiani non abbandonarono la zona, ma erano occupati da altre questioni, come la
successione di Dario e le rivolte in Egitto e Babilonia.
Nel frattempo, a Atene, l’ostracismo (un metodo per escludere persone pericolose dalla
vita politica) venne usato per eliminare politici sospetti di simpatia per i Persiani. Alcuni dei
primi ostracizzati furono Ipparco, Megacle, Santippo, e Aristide. A partire dal 487 a.C., fu
introdotto anche un nuovo sistema in cui gli arconti venivano scelti a sorte tra una lista di
candidati, mentre i strategi (generali) venivano ancora eletti. Questo cambiamento segnò
l’inizio della democrazia ateniese.
In questo periodo, la figura di Temistocle divenne sempre più influente. Temistocle fu
responsabile della costruzione di una grande flotta di triremi, navi da guerra moderne e
veloci, per prepararsi contro una possibile invasione persiana. La flotta fu finanziata grazie
all’argento estratto dalle miniere di Laurio, una zona nell’Attica.
Nel 481 a.C., quando la minaccia persiana diventò concreta, diversi stati greci si allearono e
formarono la Lega Ellenica, con la guida militare affidata a Sparta. Nel 480 a.C., l’armata
persiana, guidata da Serse, attraversò il Bosforo e marciò verso la Grecia. Una piccola
forza greca, comandata dal re spartano Leonida, cercò di fermarli alle Termopili, ma dopo
una battaglia eroica, Leonida e i suoi 300 spartani furono uccisi.
Nel frattempo, la flotta greca combatté una battaglia navale a Salamina (una battaglia
decisiva, strategicamente favorevole ai Greci grazie alle loro manovre superiori), dove
Temistocle riuscì a convincere il comandante spartano Euribiade a combattere lì. I
Persiani furono sconfitti, e Serse ritirò la sua flotta.
Nel 479 a.C., la guerra non era ancora finita. I Persiani occuparono nuovamente Atene, ma
i Greci riuscirono a sconfiggerli a Plateia, una battaglia difficile ma decisiva. Nello stesso
anno, la flotta greca, comandata da Leotichida (re spartano), si spostò in Asia Minore e,
con l’aiuto degli Ioni, sconfissero i Persiani presso la penisola di Micale (vicino a Samo).
La flotta greca, dopo aver liberato l’Ellesponto, si ritirò, ma gli Ateniesi e i loro alleati
assediarono e conquistarono Sesto sull’Ellesponto, segnando la fine della minaccia
persiana per la Grecia.
La resistenza greca, tra le battaglie navali e terrestri, riuscì a fermare l’avanzata persiana e
a difendere le loro terre, stabilendo una vittoria fondamentale per la civiltà greca.
La formazione del dualismo tra Sparta ed Atene
I decenni successivi alla cacciata dei Persiani videro Atene ascendere al rango di una
grande potenza che a sua volta attaccò i Persiani, mettendo in discussione con successo la
posizione di superiorità sugli altri Greci che Sparta aveva avuto prima del 480. I risultati
economici e culturali di questo predominio hanno contribuito a far sì che agli occhi dei
posteri la Grecia classica sembri identificarsi con Atene.
La nuova flotta ateniese aveva partecipato in modo determinante alle guerre persiane e solo
una potenza marittima poteva proteggere la libertà appena riacquistata dagli Ioni. Nel 478 la
flotta alleata era ancora attiva sotto la guida di Pausania e, dopo aver liberato le póleis
greche in Caria e a Cipro, mosse verso il Bosforo. Qui prese le mosse un nuovo sviluppo: gli
Ateniesi sfruttarono l’arroganza con cui Pausania esercitava il comando per indurre gli
scontenti a offrire loro l’egemonia. I contingenti Peloponnesiaci non si adeguarono a questa
decisione, ma tornarono in patria.
Gli Ateniesi crearono allora un nuovo sistema di alleanze, di durata illimitata e chiaramente
riferito alla potenza egemone: «gli Ateniesi e gli alleati», che i moderni chiamano in genere
«lega marittima attica» o «lega delio-attica». Ad appoggiare Atene erano soprattutto i Greci
delle isole, entrati nell’alleanza soltanto dopo la vittoria di Micale, e gli abitanti di Ellesponto
e Ionia, che ancora non erano stati accolti formalmente. Tutti costoro avevano bisogno,
contro i Persiani, di un aiuto costante, che solo gli Ateniesi erano in grado di garantire.
Alcuni alleati portarono le loro navi: così fecero comunque le isole di Taso, Nasso, Lesbo,
Chio e Samo. La massa delle piccole póleis non era in grado di fare ciò, poiché la
costruzione di navi e la retribuzione dell’equipaggio richiedevano una costante disponibilità
di mezzi consistenti. Pertanto tali póleis contribuirono in modo meno dispendioso, versando
somme annuali per il mantenimento della flotta ateniese. Fu qualcosa di nuovo per il mondo
greco: all’interno della lega peloponnesiaca si pagava soltanto all’occorrenza, secondo la
necessità. Sede della cassa e luogo di riunione del consiglio era il celebre tempio ad Apollo
(di qui il nome di lega delio-attica). Gli amministratori del tesoro, il collegio dei dieci
ellenotami, erano fin dagli inizi soltanto ateniesi. L’elemento decisivo consisteva nel fatto
che, secondo la struttura egemonica, gli strateghi ateniesi avevano ogni potere esecutivo.
Per le altre póleis l’egemonia di Atene significava rinunciare a una propria politica estera, e a
condurre guerra in modo autonomo.
La tensione creatasi con Sparta si allentò dato che Cimone, figlio di Milziade, capo militare di
Atene fino al 462, era interessato a mantenere buone relazioni con i Lacedemoni. Negli anni
successivi al 476 Cimone eliminò i resti del dominio persiano nell’Egeo settentrionale, come
Bisanzio.
In seguito Pausania trascorse un certo periodo nella Troade, che era posta sotto la sovranità
persiana; richiamato infine a Sparta, fu accusato di tradimento a favore dei Persiani e di
cospirare con gli iloti, fuggì in un tempio dove più tardi morì miseramente di fame (dopo il
470 a.C.).
Il re Leotichida, condannato a morte per tradimento con l’accusa di essere stato corrotto per
interrompere una spedizione punitiva contro i Tessali filopersiani, si sottrasse alla pena con
la fuga e morì in esilio a Tegea. Così la monarchia risultava temporaneamente indebolita.
Nello stesso periodo, Sparta dovette confrontarsi con tendenze democratiche ad Argo, in
Arcadia e in Elide, talvolta combattendo vere e proprie guerre. Sembra che da tutto questo si
sia sviluppato un marcato atteggiamento difensivo nei confronti di quanto poteva minacciare
l’ordine spartano, che cominciò quindi a irrigidirsi. Alcune delle sue caratteristiche furono
forse introdotte solo allora. Le vicende di Sparta e di Atene seguivano un corso che rendeva
sempre più evidente la loro reciproca opposizione.
La cooperazione tra le due póleis, per il momento ancora esistente, si mostrò nel modo di
procedere nei confronti di Temistocle. Dopo aver perduto il favore popolare, egli venne
ostracizzato attorno al 470 e visse in un primo tempo ad Argo, che era rimasta neutrale
durante la guerra persiana. Dopo la morte di Pausania gli Spartani riuscirono a far sì che
anche Temistocle venisse condannato a morte in contumacia per i suoi rapporti con
Pausania e con i Persiani. Ricercato in tutta la Grecia, dopo una fuga avventurosa si mise
sotto la protezione del nuovo re persiano, Artaserse I (465/4): fino alla morte di quest’ultimo
governò.
Temistocle aveva individuato il futuro nemico di Atene in Sparta più che nella Persia, e per
questo motivo già nel 479/8 aveva fatto cingere Atene di nuove mura, provocando lo
scontento degli Spartani.
Cimone portò avanti l’espansione della potenza ateniese e la guerra contro i Persiani. In una
data compresa fra il 469 e il 466 le sue truppe riportarono vittorie per mare e per terra alla
foce dell’Eurimedonte, in Pamfilia: i Persiani furono allora costretti a ritirarsi anche sulla
parte meridionale dell’Asia Minore. Parallelamente Atene attirò altre póleis nella lega
delio-attica, ma si verificarono anche i primi tentativi di sciogliersi da questa alleanza. Già
prim