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REPERTORI DI AZIONI E NUOVE ONDATE
• Protesta vs servizi e volontariato
• Nuovi cicli di protesta come fonte di rivitalizzazione
• Influenza del movimento no global
• Movimento per la giustizia climatica e nuovo ciclo ambientalista
• Movimenti territoriali: NIMBY vs NIAB/NOPE
• Politica prefigurativa e creazione di alternative interstiziali: «prefigurative politics»,
«sustainable community movements», «alternative action organisations», «alternative forms
of resilience», «new materialist movements»
IL CASO STUDIO DEL MOVIMENTO DEGLI INDIGNADOS
1. Crisi democratica, movimento delle piazze e ambiente
2. L’occupazione e i processi di framing su crisi e democrazia
3. Dalla piazza ai barrios: gli effetti sociali del movimento e prefigurazione di alternative
4. Immaginari radicali
5. Conclusioni
CRISI DEMOCRATICA, MOVIMENTI SOCIALI E AMBIENTE
Post-democrazia, Grande Regressione, dedemocratizzazione, anti-democratismo
- Forte declino della soddisfazione per la democrazia e della fiducia nelle istituzioni
specialmente dal 2008 (Armingeon & Guthman 2014)
• Equilibrio tra capitalismo, democrazia, benessere e sicurezza sociale deteriorato
dalla globalizzazione economica e dai limiti sistemici alla crescita (Deriu 2012)
• Quale costruzione di senso sulla crisi? (economica, politica, democratica, ambientale...)
QUALE DIMENSIONE AMBIENTALE?
SECONDO ALCUNI:
• Ciclo di protesta «materialista» contro le politiche di austerità?
• «l’ambientalismo è stato messo in disparte” con il movimento Occupy
• Teoria dell‘ambientalismo post-materialista e relazione crescita-democrazia ?
IL CASTO STUDIO MOSTRA INVECE:
• Indignados come movimento socio-ambientalista. Documento delle Richieste Minime: «Il
sistema economico non può essere basato su una crescita infinita. Non è sostenibile»
L’OCCUPAZIONE E I PROCESSI DI FRAMING SU CRISI E DEMOCRAZIA
• Crisi come contesto polisemico, crisi rivela qualcosa e ha un effetto
• 500,000 famiglie sfrattate, 22% tasso disoccupazione (47% giovanile), tasso rischio
povertà 26.7%
• Manifestazione “Democrazia Reale Subito” il 15 Maggio 2011, occupazioni in più di 70
città, supporto da più del 70% della popolazione
IDENTITA’ COLLETTIVA
• Costruzione di identità collettiva attraverso un processo di dismissione dell’identità politica
• Processo di politicizzazione
• Strutturazione e complessificazione dell’Acampada
• Documento delle «Richieste Minime» della Commissione Contenuti
POLITICA PREFIGURATIVA
“La politica prefigurativa, o prefigurazione, è un approccio all'attivismo e al cambiamento
sociale che inscrive gli obiettivi del movimento nelle sue pratiche e attività, creando la
(visione della) società alternativa, sia nel presente che attraverso la creazione di alternative
orientate al futuro»
-3 dimensioni:
• omologia (o equivalenza) tra mezzi e fini
• anticipazione della futura società desiderata
• costruzione di alternative
-Evoluzione dalle prime due dimensioni alla terza
POLITICA PREFIGURATIVA DELLA PIAZZA
• Politica prefigurativa
• Piazza come «microcosmo di alternative» prolettico e simbolico: «La piazza era un piccolo
paradiso in cui si sentiva un forte senso di cameratismo, si viveva la formazione,
l’informazione, e dove potevi produrre da solo le risorse che ti servivano: era come una
panacea»
• «coronando le meravigliose astrazioni assembleari della piazza», l’orto permetteva di
«ridurre la distanza tra le nostre idee e le nostre azioni», dimostrando che «siamo capaci di
autogestire ciò che chiediamo»
• Rimozione volontaria dell’Acampada, decentralizzazione e Spazio di coordinamento tra
Quartieri
EFFETTI SOCIALI DEL MOVIMENTO E PREFIGURAZIONE DI ALTERNATIVE
«Il Social Forum era per speculare su come poteva essere un mondo migliore, mentre il
15–M era esigere che volevamo subito un mondo migliore; e non richiedendolo, ma
costruendolo»
• Decentralizzazione del movimento e «effetti sociali» del movimento attraverso meccanismi
diretti (trapianto, ideazione e riproduzione) e indiretti
• Dalla prefigurazione di un’alternativa in modo prolettico e simbolico alla creazione di
«alternative»
- Sperimentazione e coerenza mezzi-fini: «Non saremo in grado di cambiare le cose se non
ci organizziamo in un modo che sia un’immagine di ciò che vogliamo fare e che ci rafforzi.
Dovremmo essere coerenti per sfidare l’ordine esistente.»
- Desiderio di dimostrare che un’alternativa è possibile, e tentativo continuo di «aprire» i
progetti al quartiere -> eventuali tensioni e conflitti
DALLA PIAZZA AI BARRIOS
Recreant Cruilles
• 5500 m2 lotto libero(pubblico)
• Nato nell ́assemblea di quartiere Esquerra Eixample
• Spazio verde, spingere per la costruzione di strutture pubbliche, e per modifiche
urbanistiche.
• Orto di permacultura, spazio culturale
Ateneu La Base
• Edificio di 3 piani in affitto
• Nato dall ́assemblea di Poble Sec
• 9 progetti, 150 membri
• Lavoro autonomo
• Visione del «quartiere cooperativo
Can Batlló
• Quartiere Sants, traiettoria dal 1973 ma entrata nel giugno 2011. Coalizione di movimenti
• Proprietà statale di 14 Ha (fabbrica), da un edificio di 1500 m2 a 7 edifici. Supporto
regionale e municipale
• +30 progetti, +350 attivisti, da sfera culturale a economia, educazione, abitazione, e orti
• ‘urbanistica cooperativa’ & quartiere cooperativo
CONCLUSIONI
• Dalla prefigurazione simbolica alla costruzione di «alternative» e immaginari radicali
• Crisi politica e multidimensionale. Tema della necessità di un cambiamento socio-ecologico
• Critica meta-politica che collega la «democrazia reale» con la critica dell’immaginario
sociale contemporaneo, giustizia sociale e la rivendicazione di un modello economico
diverso
• Nascita di nuovo immaginario democratico -> cultura politica, seconda transizione
democratica
• Trasformazione interstiziale e simbiotica: Coòpolis e La Borda punti di riferimento per le
politiche governative, superillas di Recreant Cruilles
• Laboratori di sperimentazione democratica, esplosione di pratiche economiche e politiche
alternative
• Terremoto politico e nuovi partiti-movimento (per es. Barcelona en Comú e Podemos)
CONCLUSIONI: BARCELONA EN COMU
• Articolazione di diversi temi “indignati” (diritto alla casa, redistribuzione e anti-austerità,
́democrazia reale ́, cambiamenti nel modello socio-economico)
• Obiettivo di “un verso cambiamento nei processi di fare politica". creando le modalità che ci
permettano di riappropriarci delle istituzioni in modo da contribuire al bene pubblico“ (Colau)
• 5000 persone hanno partecipato al programma politico
• Processi partecipativi „Programma di Azione Municipale“ e nel „Programmi di Attuazione
dei quartieri“ per la definizione delle politiche
EFFETTI SOCIALI DEI MEDIA
LA COMUNICAZIONE DI MASSA - Gli anni ‘30 del Novecento
I primi studi sociali sugli effetti dei media avvengono nei primi decenni del Novecento. I
media diventano oggetto di interesse per il contesto storico segnato dai totalitarismi. I
totalitarismi e i regimi utilizzano in modo sistematico la propaganda. I mezzi di
comunicazione di massa esaltano gli atti e le imprese compiute dai regimi. I media sono
controllati dal potere politico.
QUALI MEDIA?
Ogni totalitarismo ha un Ministero dedicato alla propaganda
LA FASE 1 (BULLET THEORY)
I primi decenni di studi sugli effetti sociali dei media sono segnati dalla Teoria ipodermica. I
media di massa sono descritti come potenti strumenti persuasivi. Il pubblico è rappresentato
come passivo. Un approccio teorico-critico non supportato da ricerche empiriche che
descrive la comunicazione come un processo lineare: stimolo risposta. Attraverso messaggi
opportunamente studiati, induce il pubblico ad assumere i comportamenti voluti.
LA SECONDA FASE (anni 40-50)
Paul Lazarsfeld et al condussero, in una cittadina dell’Ohio, una ricerca che evidenziò come
i media ottenessero prevalentemente un effetto di rafforzamento delle opinioni preesistenti,
mentre l’effetto di conversione risultava piuttosto raro. Veniva così attenuandosi il paradigma
degli «effetti forti». Katz e Lazarsfeld (1955) permisero agli studi sulle comunicazioni di
massa di superare la teoria ipodermica. Si sviluppa una nuova teoria sui media di massa...
TWO STEP FLOW OF COMMUNICATION
Lazarsfeld, Berelson e Gaudet sostenevano l’idea (successivamente rielaborata con Katz)
che le informazioni provenienti dai media raggiungono dapprima un ristretto gruppo di
individui, gli opinion leaders, e, successivamente, sono proprio quest’ultimi, in quanto
soggetti influenti nel contesto sociale, a veicolare le informazioni a un pubblico più ampio.
FUNZIONE NARCOTIZZANTE
Lazarsfeld e Merton (1948) temevano una funzione narcotizzante (narcotizing dysfunction)
delle comunicazioni di massa.
Il potere detenuto da chi opera nel settore dei media avrebbe potuto essere utilizzato per
perseguire degli interessi particolari e non generali. Ciò che Lazarsfeld e colleghi non
contemplavano nel corso delle loro analisi era la possibilità di considerare i media stessi
come attori attivi nel dibattito.
I media non sono dei semplici vettori per il confronto pubblico!
Dunque, in questa SECONDA FASE ...
1.Gli effetti attribuiti ai media, in questa nuova fase, erano decisamente più limitati
2. L’influenza dei media non viene attribuita alla diretta esposizione alla comunicazione
quanto all’effetto del contesto sociale in cui si trova inserito l’individuo.
I media operano pertanto all’interno di una struttura preesistente di relazioni sociali e in un
contesto sociale e culturale già determinato
Attorno agli anni ’60 in molti paesi occidentali i mezzi di comunicazione di massa ebbero una
notevole diffusione.
Terza fase: Marshall McLuhan (1964) definì la nuova situazione sociale nei termini di un
«villaggio globale».
Pur riferendosi in particolare alla televisione, è opportuno ricordare che il macro processo
sociale individuato da McLuhan ebbe inizio già nel XVII secolo, allorché i primi giornali
dettero avvio alla storia delle comunicazioni di ma