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IL CONCETTO DI ANOMIA
• Ha avuto uno sviluppo nella sociologia, utilizzato dallo struttural funzionalismo (Merton) e da un filone di studi
che si occupa di devianza.
• Cos’è l’ anomia? Parola greca che significa assenza di norme, senza legge, le leggi non ci sono o se ci sono
vanno in contraddizione con altre leggi a cui mi ero abituato.
• Per Durkheim è la MANCANZA o la carenza di norme sociali, di regole atte a mantenere entro limiti
appropriati il comportamento dell’individuo che altrimenti si disfrenerebbe sotto la spinta di desideri
insaziabili, l’uomo se non ha leggi a cui attenersi -> orda. Se ci sono leggi/norme inizia un comportamento in
cui ci si contiene a fare certe cose. Le prime norme non erano scritte ma condivise e servivano a contenere
questi desideri insaziabili.
• Durkheim dice che quando la società cambia viene introdotto qualche mutamento sociale, succede qualcosa
di imprevedibile (crisi, boom, introdotta nuova norma, rivoluzione industriale) -> cominciando a non renderci
più conto del modo in cui riuscivamo a convivere prima.
• Nella solidarietà c’è assistenza reciproca, collaborazione, nell’anomia viene meno questo desiderio e diventa
l’inverso dell’idea della solidarietà. La prima si ha quando c’è la max interazione sociale, gli individui sanno
come interagire con gli altri mentre l’ anomia inizia quando c’è disgregazione sociale.
• Solidarietà -> integrazione -> quando diminuisce aumentano comportamenti di carattere anomico.
• La mancanza di regole che determina stato di anomia riguarda mancanza di regole a livello istituzionale (leggi,
organizzazione di uno stato, percorso di inserimento lavorativo, come conseguire un obiettivo nella mia vita),
regole istituzionali (mezzi, se vuoi fare questa cosa devi fare o non fare cose), assenza di regole morali. Si può
vivere anche senza avere un lavoro, vagabondando, ma la società ti dice che devi trovare un lavoro, ti devi
formare, è quello che dicono i genitori, il sistema scolastico, giuridico e se non lo seguiamo diventiamo anomici
e poi devianti -> de socializzazione porta all’anomia e alla devianza.
• Per Durkheim la mancanza di regole sociali era anche associata allo sviluppo della divisione del lavoro.
• Un certo grado di anomia è sempre presente, esistono sempre persone che non seguono le regole morali e
sociali, è considerato normale un certo grado di anomia. Dove ci sono norme di comportamento ci si aspetta
sempre che qualcuno non le rispetti. Da Durkheim in poi, si ritiene che l’ anomia cresca in una società al punto
da diventare patologica, da suscitare preoccupazione, quando abbiamo condizione di:
• Rapido mutamento sociale (riv industriale ha cambiato la struttura sociale dell’epoca, città, condizione
igieniche, lavori, covid anche se non lo sappiamo ancora
• Mutamenti economici anormali (crisi o boom economici, stato di benessere che aveva benessere nelle vite
nelle persone, fenomeni di anomia, crisi del ‘29 fu devastante, casi di suicidio, emigrazioni, cambiamenti di
popolazioni repentini) -> situazioni di anomia possono diventare anormali
• Mutamenti importanti del diritto -> D sosteneva che quando si inseriva legge del divorzio le coppie non si
sarebbero sentite più vincolate l’una all’altro -> anomia domestica. Legge sull’aborto, cambia rapporto tra le
famiglie e le coppie -> incertezza di prospettiva di vita.
La soluzione di Durkheim ai problemi della divisione sociale:
• Mirare a costruire una società di tipo meritocratico -> il valore di un lavoro doveva corrispondere un valore di
scambio economico.
• Affinché una società basata sulla divisione del lavoro generi solidarietà è anche necessario che le
remunerazioni di ciascuno tendano a corrispondere alla effettiva utilità per la società dei servizi prestati,
ovvero che vi sia una corrispondenza tra valore di scambio e valore sociale delle prestazioni.
• Come creare la solidarietà? Società meritocratica che tutti accettavano? Attraverso la creazione di un sistema
di solidarietà organica guidato dalle corporazioni di lavoratori obbligatorie in grado di stimolare la
formazione di legami morali tra i soggetti coinvolti in determinate attività rafforzando la solidarietà organica
-> ci manca elemento della comunità perso con la rivoluzione industriale ma che ci teneva uniti per cercare di
eliminare idee della coscienza individuale. Tornare a forme di collaborazione che superano l’individuo e che
possano collaborare e dare regole e norme di comportamento a tutte le persone che appartengono a quel
gruppo per evitare comportamenti anomici -> società rimane integrata -> meritocrazia -> perfetta armonia e
ordine sociale.
IL SUICIDIO (1897)
Il metodo usato:
Prima opera empirica di carattere sociologico (Comte non aveva applicato empiricamente le sue teorie) -> il primo che
fa ricerche empiriche, cerca di applicare metodo scientifico all’analisi dei fenomeni sociali è stato Durkheim -> era
induttivista e positivista come Comte ma applica metodo analisi empirica -> osservazione pretendo dai dati a
disposizione all’epoca, dati statistici -> Durkheim analizza il suicidio usando l’analisi secondaria dei dati statistici
(analisi primaria dei dati vuol dire che i dati li raccolgo io, chiedo info, somministro questionario, ho dati di prima mano
-> non sempre posso farlo ma mi devo basare su quello che hanno costruito altri, che io posso usare in maniera
secondaria, non li posso cambiare o decidere di raccoglierli in un modo -> devo usarli per la mia analisi).
L’analisi sul suicidio crea un’analisi di tipo ecologico (dal greco, casa, territorio) -> analisi ecologiche si basano su dati
territoriali, che appartengono a un certo luogo, paese. Durkheim prende i dati del suicidio di diversi paesi e fa
confronto fa distribuzione del suicidio in vari paesi. Analisi basate su differenze territoriali.
Primo grande esempio di impiego dei principi fondamentali di analisi multivariata -> analisi statistica più sofisticata
delle distribuzioni di frequenza (quanti maschi e femmine = monovariata + età = bivariata) -> più varianti = multivariata
Impostazione induttivista -> parte dai dati dicendo di non aver generato prima nessuna teoria/ipotesi
Cosa è il suicidio? Morte volontaria e consapevole (della conseguenza che produce l’atto che stai facendo su te stesso)
Durkheim lo definisce: “le cause di morte sono insite fuori di noi molto più che in noi e ci scolpiscono soltanto se ci
avventuriamo nella loro sfera di azioni”. Le cause di morte non sono mai individuali o psicologiche ma sono cause che
stanno fuori a noi, producono effetti diversi e tipologie di morte differenti. Guarda slide
“Dicesi suicidio ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto
dalla stessa vittima pienamente consapevole di compiere questo risultato” -> può essere il militare, la madre che si
sacrifica per il figlio offrendosi in cambio suo -> è importante che ci sia una morte direttamente o no risultante da un
atto positivo, di eroismo, o negativo, consapevole di produrre questo risultato. Durkheim si mette a osservare il tasso
dei suicidi.
Il tasso sociale dei suicidi
Ogni società in ogni momento della storia ha un tasso di suicidi che è normale. In ogni periodo storico e in ogni paese
il suicidio è sempre esistito, non c’è un momento o una società in cui non esiste il suicidio. È un fenomeno nomale,
rilevano una stessa percentuale nella società, è fisiologico della società, è sempre esistito e sempre esisterà.
Bisogna capire perché è sempre esistito -> non può essere dovuto solo da un problema psicologico, si sarebbe trovata
la cura, non sono ereditari. Non regge solo la motivazione psicologica, c’è altro fattore.
Il sociologo deve cercare le cause che non sono quelle individuali, del singolo perché si è suicidato, ma come gruppo.
In certi momenti può diventare patologico -> ci sono momenti storici, contesti in cui il suicidio non ha più questa
normalità (es in Italia 4000 suicidi all’anno fissi) -> tende a salire in momenti e contesti particolari.
Le cause sociali del suicidio
L’ipotesi di base
• Non esistono società in cui il suicidio non si verifichi; inoltre, molte società mostrano, nel lungo periodo, tassi
di suicidio sostanzialmente costanti. Ciò indica che i suicidi possono essere considerati un fatto "normale",
cioè un evento non patologico.
• Improvvisi aumenti di taluni gruppi o in talune società dei tassi di suicidio sono anormali e rivelano l'esistenza
di fattori non presenti in precedenza che dipendono essenzialmente da condizioni sociali.
Osservazioni induttive di Durkheim (sono state confermate anche attualmente):
• Il suicidio è più diffuso nelle città che nelle campagne -> in città si tende ad avere una vita più individualistica
mentre in campagna c’è più appartenenza al gruppo, interazioni sociali -> il gruppo diventa più forte in
campagna.
• Gli uomini si suicidano in media 4 volte in più delle donne, di più i celibi e i divorziati (le donne l’esatto
contrario, di più nel matrimonio o quando non hanno figli mentre non si suicidano quando sono nubili o
divorziano).
• Gli anziani si suicidano di più dei giovani -> non si sentono più utili alla famiglia, nella società, non hanno più
un lavoro
• È scarsissimo tra gli ebrei e più diffuso nei cattolici e di più dei protestanti -> gli ebrei sono un forte gruppo,
hanno una forte appartenenza di gruppo, i cattolici tendono ad essere una religione meno comunitaria mentre
i protestanti sono una religione individualista.
• È più diffuso nelle classi colte e agiate e meno in quelle povere.
La legge sociologica generale:
1. Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione della società religiosa -> meno sono integrato, più
sono individualista, più tendo al suicidio (volontà di entrare in movimenti e sette).
2. Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione della società domestica (famiglia -> uomini e donne).
3. Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione della società politica.
Dall'analisi dei fattori che determinano un diverso tasso di suicidi formula una legge sociologica generale:
• Il suicidio varia in ragione inversa al grado di integrazione dei gruppi sociali di cui fa parte l’individuo ->
disgregazione socia