Estratto del documento

CONFRONTO CON GLI USA

3. disoccupazione alta ma protezione sociale forte

-Europa: (sussidi, leggi sul lavoro)

meno disoccupazione, ma più precarietà

-USA: (lavori malpagati, instabili, nominati working poors)

OCCUPAZIONE VS DISOCCUPAZIONE

4. -Anche se la disoccupazione è alta, può esserci comunque un certo livello di occupazione

Es. Le donne in quegli anni hanno iniziato a lavorare: quindi l’occupazione cresceva anche se non bastava per tutti

RIPRESA DA ANNI ‘90 FINO AL 2008

5. -La disoccupazione era diminuita grazie a essibilità nel lavoro (part-time) e cambiamenti nelle politiche del lavoro per

favorire l’assunzione

DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA

-dibattito se la disoccupazione è una scelta (volontaria) o è subita (involontaria)

Disoccupazione involontaria: persone vogliono lavorare ma non trovano lavoro

1. le

-La colpa non è loro ma è del funzionamento dell’economia (es. Crisi, mancanza di posti)= bisogna intervenire con

politiche economiche, cioè azioni dello Stato per creare lavoro e far ripartire l’economia

Disoccupazione volontaria: persone non cercano lavoro o non accettano certi tipi di lavoro

2. le

-Si pensa che la colpa sia legata ai comportamenti/aspettative dei disoccupati: si interviene sul mercato del lavoro

(regole per incentivare l’occupazione) e sul welfare

Per parlare di disoccupazione involontaria devono esserci 2 condizioni:

1. La disoccupazione deve essere estesa e riconosciuta: molti disoccupati; le persone senza lavoro devono essere

visibilmente in di coltà; tutti devono capire che non è colpa loro ma del sistema

2. La disoccupazione deve essere visibile e distinta dalla povertà: questa distinzione avviene con la rivoluzione industriale

quando nasce il mercato del lavoro moderno

-Prima povertà e disoccupazione erano confuse

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-Ora la disoccupazione è un fenomeno speci co e separato dalla povertà: non avere lavoro anche se si vuole lavorare

3 FORME DELLA DISOCCUPAZIONE

-nel tempo la disoccupazione ha assunto forme diverse, legate ai cambiamenti nella società e nel mondo del lavoro

-L’analisi parte soprattutto dalla condizione degli operai nelle società industriali

Disoccupazione di chi non è stato operaio, ma tende a diventarlo:

1. tipica dei primi periodi dell’industrializzazione

che vivono in aree non ancora industrializzate,

-Persone con economie povere e tradizionali (pre capitalistiche): contadini

senza terra; artigiani in di coltà; migranti

-Cercano di entrare nel mondo del lavoro industriale, ma ancora non sono riconosciuti come disoccupati veri e propri

-Oggi non è più una forma rilevante nei paesi sviluppati, lo è stata tra l’800 e il 900

Disoccupazione di chi è stato operaio e ha perso la sua occupazione:

2. tipica della fase fordista e industriale

-Operai che avevano un lavoro e lo hanno perso (es. A causa di crisi industriali)

essere operai era normale

-Sono persone per cui (avevano un’identità lavorativa forte)

-La disoccupazione c’è sempre stata ma diventa di massa durante le crisi economiche

-Oggi questa forma esiste ancora, ma è più limitata - si concentra dove c’è ancora industria pesante/manifattura

Disoccupazione di chi non è mai stato operaio e ha poche possibilità di diventarlo:

3. forma attuale, periodo post fordista

domanda di lavoro stabile e operaio è diminuita lavoro è

-Non si cerca più solo il posto sso in fabbrica perché: la + il

diventato più precario e essibile

soprattutto i giovani

-Riguarda che: non riescono a entrare nel mercato del lavoro; passano da un lavoro precario all’altro;

hanno una vita lavorativa instabile e non si identi cano pienamente con il ruolo di lavoratore

-oggi è la forma di disoccupazione più di usa nei paesi sviluppati

LE DIMENSIONI DELLA DISOCCUPAZIONE NEL MODELLO MEDITERRANEO

Quando si analizza la disoccupazione dal punto di vista sociale devono essere prese in considerazione 4 dimensioni:

sono disoccupati e perché lo diventano?

-Quanti - in Italia i tassi di disoccupazione sono alti, soprattutto al sud

-Le cause sono: debolezza dell’economia (pochi investimenti, scarsa crescita)

Carenze del sistema di welfare (lo Stato aiuta poco chi è senza lavoro)

è disoccupato?

-chi - si analizza chi ha colpito di più dalla disoccupazione (età, genere, zona, tipo di lavoro) - in Italia:

-Giovani e donne: soprattutto del sud

-negli anni 90 anche adulti e anziani hanno iniziato ad avere di coltà

-Negli ultimi anni è tornata alla disoccupazione giovanile e meridionale

dura la disoccupazione?

-Quanto

-In Italia molti restano disoccupati a lungo, non è solo una fase breve tra un lavoro e l’altro

-La disoccupazione di lungo periodo è un problema serio

sono le condizioni di chi è disoccupato?

-Quali - si guarda a come sopravvivere una persona senza lavoro

-Poco sostegno da parte dello Stato: molti si a dano alla famiglia o aiuti informali

Questo modello mediterraneo è tipico di alcuni paesi dell’Europa del sud (Italia, Spagna, Grecia)- caratteristiche:

-esclusione di giovani e donne nel mondo del lavoro perché:

ha già un lavoro è molto protetto:

-chi è di cile licenziarlo

aziende preferiscono assumere a tempo determinato

-Le servizi di supporto:

-Mancano asili nido..

-Bassa partecipazione degli anziani: per pensionamento anticipati o esclusione

-Maschi adulti relativamente protetti: è la categoria che più spesso ha un lavoro stabile

QUINDI in Italia ci sono così tanti disoccupati non per colpa dei giovani e delle donne ma per:

-Mancanza di politiche economiche espansive: lo Stato non investe abbastanza per creare lavoro

-Debolezza dell’economia e delle imprese: soprattutto nel sud dove ci sono meno industrie e opportunità

WELFARE STATE E SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE

Chi perde il lavoro solitamente riceve un sussidio di disoccupazione, ma non sono tutti uguali

Sussidio assicurativo:

1. si ricevono soldi in base a quanto si è lavorato e versato (contributi)

durata limitata

-è proporzionato allo stipendio che avevi + ha una

-Non dipende dalla situazione economica personale ma bisogna dimostrare di cercare lavoro attivamente per continuare

a riceverlo

Sussidio assistenziale:

2. nanziato con le tasse di tutti, aiuta chi è davvero in di coltà

-Non dipende da quanto hai lavorato, ma dal fatto che sei povero/senza reddito

ha una durata ssa,

-Non ma ci sono controlli periodici per veri care se si è ancora in stato di bisogno

Per valutare la generosità dei sistemi di sussidi di disoccupazione si valutano dimensioni:

-Tasso di rimpiazzo: rapporto tra somma del sussidio e ultima retribuzione

Es. Guadagno di 1000; sussidio di 600; tasso del 60%

-Durata

-Copertura: quanti disoccupati ricevono e ettivamente un’indennità

* i paesi europei con più generosità (Danimarca, Germania, Francia) o rono sussidi più alti, più lunghi, a più persone

* Italia: poche persone lo ricevono e anche se nel 2014 è migliorata la situazione, rimane al di sotto della media europea

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MODELLI DI DISOCCUPAZIONE

FAMILISTICA

1. - Italia e Sud Europa

-I disoccupati spesso sono giovani e donne che vivono ancora con la famiglia

-Il capofamiglia lavora o riceve la pensione

-Lo Stato aiuta poco: se il capofamiglia perde il lavoro c’è forte rischio di povertà

-Ma le famiglie sono solide e i giovani restano a lungo in casa

meno proteste sociali; lo status spende poco per i disoccupati

-e etti positivi: giovani faticano a diventare indipendenti, vanno via di casa tardi, si fanno meno gli

-E etti negativi: i

= modello in crisi perché anche molti capifamiglia non hanno più un lavoro stabile

ASSISTITA

2. - Nord Europa (Danimarca, Svezia, Belgio)

-tutti i disoccupati ricevono sussidi dallo Stato che si prende cura delle persone

-I giovani escono di casa presto + in caso di divorzio non si cade subito in povertà

più autonomia per le persone; famiglie meno necessarie per la sopravvivenza economica

-e etti:

= sistema costoso, ma più equo e solidale

NE FAMILISTICA NE ASSISTITA

3. - Francia e Gran Bretagna

-Disoccupati di ogni tipo (giovani, adulti, donne sole..) + lo Stato aiuta poco + le famiglie sono più fragili

molti disoccupati sono soli e senza aiuto; forte rischio di povertà ed esclusione sociale

-e etti: LE RIFORME DEL MERCATO E LA FLESSIBILITÀ

1. CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI E POPOLAZIONE

-1951-2021 in Italia la popolazione cresce più lentamente e oggi sta diminuendo

-Le persone vivono più a lungo ma ciò crea uno squilibrio nel mondo del lavoro: più anziani e meno giovani lavoratori

-L’immigrazione poteva aiutare a bilanciare la situazione ma: arrivano meno migranti + l’Italia ancora di coltà ad

accogliere gli immigrati, soprattutto di seconda generazione (nati in Italia da genitori stranieri)

CAMBIAMENTI NELL’ECONOMIA

2. da un’economia agricola a un’economia industriale, no ad un’economia basata sui servizi

-L’Italia è passata

CAMBIAMENTI NEL LAVORO

3. dei contratti a tempo determinato

-Aumento e diminuzione di quelli a tempo indeterminato

CAMBIAMENTI NELL’ISTRUZIONE

4. livello di istruzione è migliorato ma l’Italia è ancora indietro rispetto all’Europa

-Dal dopoguerra il (soprattutto nei livelli alti

come università)

-Le donne hanno migliorato il loro livello di istruzione e hanno ripreso un ruolo attivo nel lavoro: ma non sono ancora

trattate in modo equo nel mercato del lavoro

LE RIFORME DEL LAVORO

5. soluzioni per combattere la disoccupazione

-Dagli anni 80 in Europa si cercano

-in Italia dagli anni ‘90 si fanno riforme per rendere il mercato del lavoro più essibile

-Fino al 2007: risultati positivi con diminuzione della disoccupazione tra giovani e donne

-dal 2008: crisi economica mondiale fa aumentare la disoccupazione

-2019-2020: covid-19 provoca una crisi economica ancora più grave

PASSAGGI ATTRAVERSO CUI SI SONO INTRODOTTE LE REGOLE DI FLESSIBILIZZAZIONE

essibilizzazione:

- rendere il lavoro più adattabile alle esigenze dell’azienda

-In passato il lavoro era più stabile e sicuro ma dalle riforme degli anni 90 le imprese hanno iniziato a chiedere più

essibilità nel numero di lavoratori, nell’orario, nel luogo di lavoro, nelle retribuzioni, nelle regole di assunzione

si applicano tre strategie di riforme di essibilità:

-1997 stipendio non è più sso per tutti,

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Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mariagiuliabernardini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Alberio Marco.
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