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FAMIGLIA E LAVORO FEMMINILE
La partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fenomeno che è caratterizzato da una partecipazione nelle società tradizionali, alle economie familiari, alle famiglie come imprese. Nel secolo scorso anche grazie alle istituzioni politiche a sostegno della famiglia, i movimenti sociali soprattutto femministi che hanno spinto per la parità di riconoscimento dei eguali parità tra uomini e donne.
Divisione del lavoro in famiglia e di differenziazione per genere dell'offerta di lavoro.
La partecipazione femminile al mercato del lavoro:
- Connessa a fattori legati alle caratteristiche della domanda di lavoro:
- crescita del settore terziario e declino del lavoro di fabbrica. Ciò portava a maggior lavoro per le donne.
- Connessa a fattori legati alle caratteristiche dell'offerta di lavoro:
- capitale umano, strategie familiari, contesto socio-istituzionale, che si costituiscono in maniera diversa, con
La partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In Italia, così come in Europa, sono proprio le donne con i piccoli ad avere aumentato negli ultimi anni la loro partecipazione al mercato del lavoro.
L'occupazione femminile in Europa. Questo grafico mostra quali siano le differenze dell'occupazione femminile in Europa e nello specifico in Italia. Il verde più chiaro rappresenta il tasso di occupazione degli uomini, quello più scuro delle donne, quindi vediamo che soprattutto i Paesi scandinavi che hanno una partecipazione femminile molto alta, a differenza dei paesi mediterranei che hanno una partecipazione più bassa delle donne nel lavoro. Quindi di conseguenza vediamo la differenza tra questi due tassi di occupazione.
L'occupazione femminile in Italia. Per quanto riguarda l'Italia, l'occupazione femminile si è caratterizzata di un aumento continuo, negli anni della crisi economica.
dell'inizio del nuovo millennio, vi è stato una riduzione del tasso di occupazione femminile, che comunque negli ultimi 40 anni è passato dal 33,4% a quasi al 50%. Di conseguenza il divario tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile si è ridotto in maniera consistente, passando da un 41,4% ad un 18%. Le donne che partecipano al mercato del lavoro sono soprattutto le donne laureate, molto più contenuto è la partecipazione delle donne con la licenza media. MODELLI DI COPPIA, TEMPI DI VITA E TEMPI DI LAVORO Modello del male breadwinner (= un uomo che è il portatore di risorse per l'interno nucleo familiare, mentre la donna ha in questa ottica funzionalista, ha il ruolo di occuparsi del ruolo di cura dei figli e degli anziani legati alla famiglia) che per l'approccio funzionalista per la soluzione per evitare i conflitti di status all'interno del contesto familiare. Partecipazione femminile al mercato del lavoro che metteIn crisi il modello del male breadwinner a favore di un modello dual earner (spesso "uno e mezzo" di reddito, in quanto la madre ha un lavoro part time che le permette di contribuire anche alle esigenze di cura della famiglia), quindi di due redditi che contribuiscono al reddito disponibile. Aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro cui non corrisponde un aumento della partecipazione maschile al lavoro familiare. Partecipazione di genere al lavoro familiare: un contributo "selettivo" da parte dei giovani padri.
Lezione 8 - Famiglia, Stato, diritto
IL DIRITTO DI FAMIGLIA
La nascita e lo sviluppo del —> cioè il rapporto tra Stato e contesto famigliare, rapporto che si è subito caratterizzato da forti tensioni tra lo Stato moderno che stava nascendo e le grandi famiglie e contesti famigliari.
Stato moderno reazione della famiglia
Formazione dello che è stata la precondizione per la moderna, intesa come
Spazio privato degli individui. Diritto di famiglia.
Rapporto da sempre con l'istituzione, che ha determinato la nascita di un volto aregolare i rapporti familiari. Tre tipi di relazioni:
- Relazioni di coppia;
- Relazioni tra genitori e figli;
- Relazioni tra nucleo familiare e parentale.
Due modelli intorno ai quali si possono sintetizzare questi aspetti: il Codice civile napoleonico e common law.
IL CODICE CIVILE NAPOLEONICO
Il codice civile napoleonico è stato istituito nel 1804, ha fatto da modello a molti degli ordinamenti del diritto scritto presenti in Europa. La famiglia forte in uno Stato forte nel Codice napoleonico è vista come un'istituzione guidata da un uomo forte. Veniva attribuito alla famiglia un ruolo fondamentale di strutturazione delle relazioni sociali. La famiglia che era caratterizzata da una potestà paterna maschile e da una liazione basata sulla legittimità - cioè i figli erano legittimi nel momento
In cui nascevano all'interno del contesto famigliare. Il divorzio viene introdotto dal codice civile napoleonico declinato però come divorzio-sanzione, concesso solo per adulterio e fondato sulla colpa. Questa concezione è cambiata nel corso degli anni.
Gli ordinamenti di Common Law erano prevalenti nei paesi anglosassoni, caratterizzati dalla mancanza di una legislazione organica e unitaria. Scarsità di norme che regolavano coppia e liazione, caratterizzata da una sulla base di una visione più morale che giuridica. Divisione di corpus nonostante l'esiguo giuridico in materia di famiglia, era comunque esplicita la ruoli per genere ed età e un ordine gerarchico basato sulla paternità, maschile.
Contiguità tra i due modelli: vi sono delle a nità e delle differenze tra i due modelli. Modello di famiglia liberale borghese: entrambe le tradizioni legali fanno riferimento al - delle classi medie. I primi interventi
amministrativi e di sostegno (no '800 - inizio '900) puntano ad estendere il diretti alle famiglie dei ceti popolari, modello di famiglia liberale - borghese, infatti sono volti alla riduzione della povertà (con assistenza e sostegno alle madri e alla famiglia) e alla normalizzazione dei modelli familiari operai. Gli ordinamenti giuridici europei, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, hanno ridotto le differenze puntando ad una convergenza. Alcune differenze persistono soprattutto in relazione al riconoscimento delle nuove forme familiari.
IL DIRITTO DI FAMIGLIA IN ITALIA
In Italia il diritto di famiglia ha una storia particolarmente articolata e inizia a definirsi con l'introduzione del Codice "Pisarelli" nel 1865 (e fortemente ispirato al Codice napoleonico):
- Padre come unico avente diritto di esercitare la patria potestà;
- Uguali diritti per gli e gli rispetto alla successione;
- Istituzione dell'autorizzazione
maritale (che di fatto sancisce il dominio dell'uomo nella famiglia)• —> il fatto che le decisioni più importanti all'interno dei contesti famigliari, come gli orientamenti economici o di consumo o destino dei figli, erano tutti a carico del capofamiglia ovvero l'uomo;
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Non interviene su questioni normate dalla Chiesa (proibizione del divorzio, nessuna precedenza• all'unione civile rispetto a quella religiosa);
Diverse valutazione dell'adulterio in base al genere —> non era concepibile il tradimento da parte della donna, mentre vi era una diversa interpretazione del tradimento dell'uomo rispetto a quello della donna. Codice "Rocco"
Successivamente vengono introdotte delle modi che che fanno riferimento a listituto nel 1930, introdotto dal regime fascista.
Codice Civile fascista
Successivamente istituì anche il istituto nel 1942 che ra orzò
Ciò che era stabilito prima sul diritto di famiglia. Riforma del diritto di famiglia del 1975.
LA FAMIGLIA DURANTE IL FASCISMO
Viene firmato il Concordato del 1929 ("Patti tra l'Italia e la Chiesa (Città del Vaticano)") che, oltre ad altri accordi, unifica il matrimonio civile e religioso in un unico rito. Perciò il matrimonio religioso aveva anche una valenza civile.
Il fascismo punta attraverso i suoi interventi (Codice "Rocco" e Codice Civile fascista) a promuovere la fecondità della coppia, scoraggiare il lavoro femminile e in quanto vi era l'idea dell'uomo come procacciatore di risorse e donna come madre e moglie.
Vi è un orzamento della struttura gerarchica della famiglia ereditata dal codice Pisarelli.
E si sviluppa una doppia gerarchia all'interno dei contesti famigliari: basato sul genere e sulle generazioni (età).
—> l’uomo più grande, il maschio adulto ha un controllo esclusivo sui destinidella propria famiglia.
LA FAMIGLIA NELLA COSTITUZIONE
Con la caduta del fascismo e con l’istituzione della Repubblica e quindi della Costituzione che èCostituentealla base del nostro Stato. All’interno della discussione dell’Assemblea entra ancheil dibattito di de nizione di famiglia e su come la Costituzione avesse dovuto normale attraverso iprincipi il contesto famigliare.riconoscimento della famiglia sociale fondamentale”
Quindi si ha un come “istituzione ematrimonialedell’istituzione che è comune a molti paesi europei (tra cui l’Italia).
Dibattito nell’assemblea costituente per de nire la famiglia come istituzione socialefondamentale si basa su 5 punti:
- De nizione e posto della famiglia nella Costituzione (art. 29): “famiglia come società naturalefondata sul matrimonio”;
- Principio costituzionalmente fondato dell'uguaglianza tra i coniugi (art. 29, comma 3). Lo status dei figli, che disgiunge (in parte) il legame tra filiazione e matrimonio; in quanto riconosce l'uguaglianza tra i figli nati dentro e fuori il matrimonio (art. 30) -> questo importante perché porta a un distacco dall'idea di famiglia basata sul matrimonio che ha come obiettivo la promozione della fecondità; Indissolubilità del matrimonio, che non entra in Costituzione; -> questo dà la possibilità ai legislatori, negli anni successivi, di poter inserire all'interno delle politiche italiane la legge sul divorzio (1970); Autonomia della famiglia e intervento pubblico in ambito socio-assistenziale (regolato in diversi articoli: art. 31, 37). LE RIFORME DEGLI ANNI SETTANTA Negli anni