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ANALISI DI UNA CAMPAGNA PROMOZIONALE
Bisogna partire dalla differenza tra figurativo e plastico. Algirdas Julien Greimas ha elaborato nel 1984 un
metodo ad hoc per spiegare e comprendere la veste visibile delle cose, sia nel mondo naturale (volti, paesaggi,
strade…) sia nei testi prodotti e che circolano nelle culture. Viene chiamato linguaggio secondo in quanto il
primo è quello verbale e immediato. Quest’ultimo riguarda le cose subliminali come i colori, le immagini, le
luci, gli spazi, un insieme di qualità che sta al di sotto della figuratività. Il linguaggio visivo complessivamente è
fatto di scritte e foto. Il linguaggio secondo è la semiotica plastica ossia il linguaggio delle qualità primarie
dell’esperienza percettiva. ”La figuratività si schiude e lascia intravedere possibilità di senso ulteriori’’. Al di là
dell’immagine riusciamo ad individuare sensazioni, luci…
La descrizione in semiotica visiva è un’analisi, cioè una scomposizione del testo in parti più piccole e una
reintegrazione di queste parti nella sua totalità. In un giornale ogni parte scomposta viene chiamata con un
nome che riprende una parte del corpo umano perché rispecchiare lo spettatore (ex. La testata di un giornale).
Nell’analisi ci sono cinque fasi per riuscire ad analizzare il messaggio che ci troviamo davanti e non essere
ingannati:
1. Individuare la “cornice”: cosa inquadra la pubblicità o quel messaggio.
2. Disegnare una “griglia topologica”: capire come è stato organizzato lo spazio del testo
comunicativo.
3. Individuare le categorie eidetiche, le categorie cromatiche e le categorie testurali: colori, forme,
testure.
4. Cercare contrasti e analogie: abbinare coppie di contrasti di forme, colori, testure (appuntito,
arrotondato).
5. Correlare coppie di contrasti in modo semisimbolico: attribuire alle coppie significato in base al
testo .
Non tutte le discipline sono interessate ad avere un metodo. La sociosemiotica ha un metodo, ossia una
procedura di analisi. Qualsiasi fenomeno considerato, i significati emergono attraverso l’analisi di fenomeni
sociali e dei testi, che sono la traccia dei fenomeni sociali. Nel caso dei testi visivi, c’è un linguaggio secondo
che merge e che si caratterizza perché riesce a descrivere la percezione del mondo naturale. Ogni fenomeno
che vediamo ha figure conoscibili (lessicalizzazione dovuta dall’associazione della veduta di un oggetto a un
modo di dirlo) e forme, colori, spazi che non sono immediatamente lessicalizzabili ma che fanno parte della
percezione comune. 15
Il linguaggio plastico (luci, colori, spazi, forme…) è descritto in semiotica perché ha autonomia di
significazione. Si punta su questa dimensione seconda organizzazione di luci, forme, ecc.) per veicolare
messaggi e veicolare messaggi.
È un linguaggio soggiacente al linguaggio primario (vedo una montagna e dico che è tale). Ciò che vedo in un
momento ha una forza su una persona che è differente d a quella su un’altra persona e che si vede in un altro
momento. Ad esempio gli impressionisti mostravano come un luogo cambiava significato in base al momento
in cui la si vedeva.
Nella campagna della Sardegna, questa condizione atmosferica/metereologica è usata per sedurre
l’osservatore che può essere cliente. Non conta vedere la figura della ragazza, ma il significato di luce e acqua
che esercitano su chi vede l’immagine. Greimas ci diche che “la figuratività si schiude e lascia intravedere
possibilità di senso ulteriori”. È importante comprendere il senso secondario per non credere a tutto ciò che si
vede, ma capire cosa c’è sotto la costruzione data. Ci serve in quanto lettori e produttori.
Le persone condividono forme, colori, superfici, spazi, ecc. Ma ogni cultura è caratterizzata da costruzioni
spaziali di un certo tipo, e da ideologie che fanno sì che a un insieme di luci o forme abbia significati diversi. La
costruzione spaziale in occidente si è sviluppata nel 1400 con la prospettiva, nata dai pittori con la convergenza
di linee in un unico punto di fuga che doveva dare l’idea della profondità spaziale su una superficie piana. Un
individuo guarda il mondo dall’esterno e lo ingloba. Punto di vista umano.
In Cina invece l’uomo non prevale sullo spazio, ma sta al centro, quindi vede le cose in modo diverso.
Stessa cosa in Russia, dove ci sono le icone caratterizzate dalla prospettiva rovesciata: il punto di vista è
interno, tutte le cose sembrano scivolare verso l’osservatore.
La descrizione in semiotica è un’analisi, ossia la scomposizione in parti più piccole per poi ricomporle nella sua
totalità. Guardando un giornale, alcune parti della testata rispettano le stesse porzioni delle parti di spazio e
sono nominate con nomi che rimandano al corpo umano (testata in alto, spalla, occhiello, ecc.). Per costruire
l’immediatezza della lettura si usa il riflesso della corporeità umana.
L’analisi è caratterizzata da 5 fasi:
1. Individuare la “cornice”: si inizia osservando come è stato inquadrato un testo, ossia considerato
pertinente per la fotografia, testo, pittura o oggetto di analisi; si guarda cosa è stato selezionato e cosa
è stato lasciato fuori. Questa operazione permette di capire cosa è stato considerato del piano
semantico. Si usa una cornice per separare e unire il testo al mondo esterno. Nell’immagine vista, la
cornice costruisce un effetto di continuità rispetto a chi lo guarda (birra senza fondo, promontorio,
cielo, mare non delimitati, non finiti). L’immagine indica dove mettersi, a che distanza porsi e passano
come messaggi subliminali che ci influenzano. Inglobando lo spettatore lo si avvicina.
2. Disegnare una “griglia topologica”: griglia di assi verticali, orizzontali e diagonali. Si distribuisce lo
spazio per capire come sono stati sfruttate le parti alto/basso, sinistra/destra e centrale/periferico. Si
fa indipendentemente dal formato dell’immagine. Aiuta a capire come sono stati collocati gli elementi
nello spazio. Opposizione tra centrale (Sardegna) e periferico (birra). In questo caso non si è sfruttata
la differenza tra sinistra e destra né alto e basso. Nella campagna del trentino invece si usa destra e
sinistra, mentre in centro è vuoto. Ogni testo ha figure e parole che si legano tra loro.
3. Individuare le categorie eidetiche (forme), cromatiche e testurali (effetti di materia): le categorie
eidetiche riguardano linee, contorni e forme. Dobbiamo vedere se sono state usate figure
geometriche, come sono le linee (curve, rette, continue, spezzate, …), i contorni (netti, frastagliati,…).
Nella pubblicità Ichnusa abbiamo la linea retta dell’orizzonte, della banda rossa, frastagliata con la
regione e le coste, arrotondate con la forma della bottiglia.
Le categorie cromatiche considerano le tinte (colori), saturazione, luminosità, categoria bianco-nero. In
questa pubblicità c’è il bianco e nero, rosso e marrone. Il rosso è presente in più punti con diverse
gradazioni (opaco della regione, trasparente del faro che illumina la bottiglia, acceso del tappo e della
fascia della bottiglia). Il bianco e nero si vede nel claim e nella foto, e anche nella targhetta della birra.
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Le categorie testurali riguardano le qualità di materia e la sensazione tattile che la materia produce
visivamente. La testura è composta da microelementi ripetuti con un certo ritmo. Nelle foto viene
restituita la sensazione di un materiale, di un tessuto (fiamminghi restituivano la sensazione del
velluto). Sulla bottiglia si vedono le goccioline che danno l’idea di freschezza. Si vede anche la
ruvidezza della grafica e gli speroni di roccia che, attraverso il bianco e nero, risaltano facendo sentire
la durezza della roccia.
4. Cercare contrasti e analogie: si cercano analogie sul piano dell’espressione analogie-contrasti. In
semiotica il senso si dà attraverso differenze. Centrale/periferico, frastagliato/arrotondato, bianco e
nero/rosso sono dei contrasti.
I testi sono prove di un periodo, di un’ideologia, di un passato, e fanno sì che le opposizioni si limitino
(c’è chi dice che il genocidio ebreo durante la seconda guerra mondiale non ci sia mai stata, ma le
prove scritte lo dimostrano).
5. Correlare coppie di contrasti in modo semisimbolico: contrasti percepibili (forme
appuntito/arrotondato, colore scuro/chiaro, tessuto morbido/duro) con contrasti sul piano del
contenuto. Non ci si ferma a constatare, ma ci si chiede il motivo (centrale: periferico= tradizione:
innovazione. Al centro c’è la Sardegna che esprime la tradizione e in periferia c’è la birra che è
innovazione).
Il semisimbolico: i simboli hanno stabilità di significato perché le convenzioni sociali hanno portato ad
associare 1:1 espressione e contenuto (bilancia= simbolo di giustizia). Eco disse che nessun simbolo nasce
simbolo, ma che lo diventa. La bilancia simboleggia la giustizia perché i piatti stanno alla stessa altezza, ma
anche la storia degli Egizi. Anche le bandiere hanno dei significati.
Nel caso del semisimbolico, la stessa stabilità si ottiene correlando due figure per opposizione tra loro. Ad
esempio il semaforo funzione con il verde che significa passare perché il rosso indica di fermarsi. Si associano
due colori a due significati.
Il linguaggio dei gesti è anche spesso condiviso: muovere la testa in verticale significa sì, in orizzontale no.
I dialetti rivisitano queste costanti a modo loro, ma rafforzando il senso delle costanti più forti.
Anche al cinema si usano significati simbolici: i flashback si rappresentano con il bianco e nero.
SOUVENIR:
il bookshop nei musei sono sempre più diffusi e hanno sempre più oggetti di ricordo. Inizialmente aveva
cataloghi o guide relative alla mostra del museo, ora ha oggetti artistici che riguardano l’arte e le opere del
museo, ma si trovano magliette, cartoline, calamite, matite, lenzuola, set da bagno, oggetti artistici, ecc.
Pasolini, Lettere Luterane: se negli oggetti e nelle cose le immagini rimangono fisse nel ricordo come un sogno
indelebile e si condensano le memorie dalle immagini che evocano un istante. Gli oggetti sono segni linguistici.
Questi oggetti fanno parta dell’artificazione. Termine introdotto da Heirlich e indica un fenomeno per cui per
far circolare gli oggetti artistici, questi sono riprodotti su larga scala su oggetti di vita quotidiana. Il capolavoro
è ridotto in scala. Fenomeno di rimediazione, di artificazione sociale dell’opera d’arte che fa sì che l’opera esca
dal suo mondo sacro, dalla sfera dell’arte ed entri nella vita quotidiana e soci