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ESEMPI DI COME GLI INDIVIDUI SI PONGONO NEI CONFRONTI DEGLI OGGETTI CULTURALI
Il primo esempio deriva dalla teoria struttural-funzionalista della dissociazione tra mezzi e fini di Merton, sociologo
statunitense --> egli appartiene alla corrente dello struttural-funzionalismo ma si dissocia abbastanza dai teorici principali
e cerca di decostruire la teoria struttural-funzionalista. Merton propone una teoria delle modalità con cui gli individui
appartenenti a una determinata società si pongono nei confronti della cultura dominante, dei valori e delle norme della
società. Ogni società propone ai suoi membri dei valori e delle norme che regolano le modalità con cui gli individui
raggiungono e perseguono la realizzazione di determinati valori. Fa l’esempio della cultura degli Stati Uniti d’America -->
american creed o american dream --> gli Stati Uniti erano caratterizzati, verso la metà del Novecento, da forme di agire
definite dell’attivismo strumentale, cioè essere attivi nella professione per raggiungere un successo personale che viene
rappresentato dalla disponibilità di risorse economiche. Ogni individuo, come singolo, cerca di scalare i vari gradini della
gerarchia sociale. I contenuti di fondo dell’american creed si basano sul fatto che tutti devono tendere alle stesse mete
ambiziose, con la convinzione che esse sono alla portata di tutti --> eguaglianza. L’eventuale insuccesso nella corsa verso
la felicità deve essere considerato momentaneo e come una tappa da ripartire per raggiungere il successo finale. L’unico
vero insuccesso, per l’american creed, consiste nell’abbassare le proprie aspirazioni.
Come si pone la gente di fronte alla cultura del sogno americano e ai suoi contenuti culturali? Possono esserci diverse
posizioni. Ogni società, da un lato, socializza gli individui al raggiungimento di determinate mete e, dall’altro lato, mette a
disposizione degli individui un insieme di mezzi legittimi per il raggiungimento di tali mete. Può accadere che non ci sia
piena sintonia tra i mezzi di cui gli individui dispongono per raggiungere le mete e le mete stesse --> potrebbe accadere
che gli individui non abbiano mezzi legittimi sufficienti e questo crea per Merton una situazione di anomia:
Per Durkheim, l’anomia equivale alla disgregazione dei valori e all’assenza di punti di riferimento; disgregazione sociale o
assenza del legame morale. Per Merton, l’anomia equivale alla dissociazione tra valori ultimi (mete) e valori strumentali
(mezzi).
A seconda di come gli individui si pongono nei confronti delle mete e dei mezzi legittimi, possono verificarsi 5 diversi
comportamenti, 5 modi diversi per rapportarsi agli oggetti culturali proposti dalla cultura dominante:
• conformista: ogni singolo individuo interiorizza le mete e i valori proposti dalla società e utilizza i mezzi legittimi
per il raggiungimento di queste mete. Questo comportamento ha un’accezione positiva perché l’individuo fa propri
gli oggetti culturali proposti dalla società;
• innovatori: colui che fa proprie le mete culturali ma le raggiunge con mezzi alternativi rispetto a quelli legittimi e
istituzionalizzati;
• ritualista: la persona rispetta le norme della società, utilizza i mezzi legittimi messi a sua disposizione ma non fa
proprie le mete;
• rinunciatari: non si conforma ai mezzi istituzionalizzati e non cerca neanche di raggiungere le mete e gli ideali
proposti da una società;
• ribelli: sono persone che rifiutano sia le norme sia le mete e i valori della società, ma li sostituiscono con altre
mete, valori ideali e norme orientate al raggiungimento di quelle mete e di quelle norme.
Ecco come i ricevitori si pongono di fronte gli oggetti culturali proposti dalla società. Uno solo è adeguato (il conformista),
tutti gli altri sono comportamenti che Merton definisce anomici, perché non c’è sintonia tra le mete e i mezzi.
L’INDUSTRIA CULTURALE
La cultura come prodotto e merce
Con il processo di industrializzazione, la cultura è diventata un prodotto, una merce. Viene prodotta e venduta su larga
scala. La produzione di oggetti che incorporano simboli, credenze e valori estetici diviene uno specifico settore
merceologico, che segue le stesse leggi che governano la produzione industriale di altri tipi di beni.
La cultura tra tradizione, industria e democratizzazione
Se alle origini le moderne scienze della cultura avevano polarizzato il dibattito attorno ad un’idea nobile ed elitaria dei
prodotti della cultura (pittura, letteratura, musica) contro un’idea socio antropologica e popolare che la intende come
insieme di norme, valori, credenze, tecniche, linguaggi, l’industria culturale finisce per favorire un processo di produzione
in serie di contenuti della cultura elitaria (letteratura, musica, pittura, scultura) che potenzialmente annulla la
polarizzazione tra concezione elitaria e popolare. La produzione in massa di oggetti culturali genera una
democratizzazione della cultura che è messa a disposizione di tutti.
Come afferma Eisenstein, l’industria culturale realizza una sorta di rivoluzione inavvertita che ha prodotto una
mediatizzazione della cultura. La cultura è veicolata principalmente attraverso i media. Habermas ha mostrato attraverso
dati storici come inizialmente i prodotti culturali venissero realizzati con il preciso fine di essere oggetto di discussione e
di critica nei salotti borghesi --> la stampa quotidiana o periodica così come i testi narrativi, una volta che si afferma la
stampa (prima forma di produzione industriale di oggetti culturali) vengono prodotti oggetti culturali che hanno la funzione
di essere fruiti nei salotti borghesi (luoghi dove si genera l’opinione pubblica). Prima della stampa, gli oggetti culturali
avevano una diffusione inferiore. Con l’industria culturale aumenta il numero delle copie di uno stesso oggetto culturale
(quindi può essere fruito da più persone). Agli inizi c’era una fruizione ristretta ma con lo svilupparsi dell’industria culturale
e della stampa, si realizza una fruizione privata e individuale dei prodotti culturali. Viene meno l’attività critica che si
realizzava nei salotti borghesi; il consumo dei prodotti diviene passivo, conformista, oggetto di manipolazione.
Tuttavia, in positivo, si realizza una democratizzazione degli oggetti culturali considerati più nobili e più conosciuti --> si
amplia la possibilità di accesso agli oggetti culturali, che al tempo stesso viene influenzato dal sistema di ricezione degli
stessi. Si ampliano le possibilità di conoscenza del mondo, influenzata dalle organizzazioni produttrici.
Attraverso l’industria cultura, abbiamo accesso agli pseudo-ambienti --> noi conosciamo la realtà facendo un’esperienza
diretta o attraverso forme di socializzazione operate da altri esseri umani che portavano gli individui a conoscere meglio
la realtà. Con l’introduzione degli pseudo-ambienti, non c’è un accesso diretto alla realtà ma, attraverso adeguate forme
di mediazione, possiamo accedere a più realtà diverse.
CARATTERISTICHE DELL’INDUSTRIA CULTURALE
L’industria culturale realizza prodotti culturali su larga scala e oggetti culturali di massa caratterizzati da:
• incertezza della domanda: essendoci tanti prodotti, chi li acquista sul mercato?
• tecnologia relativamente economica;
• eccedenza di creatori.
Attorno a questa realtà si è realizzato un sistema dell’industria culturale che Hirsch ha descritto così --> pensiamo agli
oggetti culturali realizzati da dei creatori (artisti creativi) che li realizzano ad uso dei ricevitori finali. Nel sottospazio tra
artisti creativi (definito anche sottosistema tecnico) e i consumatori finali del prodotto culturale si è realizzato il sistema
culturale, configurato in questo modo --> ci sono delle organizzazioni che prendono gli oggetti culturali realizzati dai
creativi e li traducono in prodotti culturali. Le organizzazioni sono case editrici, cinematografiche. Il transito degli oggetti
culturali verso le organizzazioni produttrici delle industrie culturali per via di eccesso dei creatori non è facile. Hirsch dice
che c’è una selezione e in questa area di passaggio operano altri soggetti, cioè gli agenti. Invece dal lato delle
organizzazioni, operano i talent scout, i curatori editoriali, i produttori e i registi.
Successivamente, appare il sistema dei media (che Hirsch chiama sottosistema istituzionale) --> le organizzazioni di
produzione si rivolgono, per poter trasferire i loro prodotti culturali ai consumatori, al sistema dei media.
A questo livello, c’è una zona di filtro perché non tutti i prodotti culturali riescono a passare. In quest’area operano, per
conto delle organizzazioni, i promotori. Per conto del sottosistema dei media, operano i gatekeepers mediali (recensori,
presentatori, influencer, dj, giornalisti). I media propongono e promuovono i prodotti. C’è un’altra zona di filtro, dove non
tutto arriva ai consumatori finali. In quest’area di filtro agiscono, per conto del sottosistema dei media, dei sistemi per
informarsi di quanta parte di prodotti culturali è veramente fruita dal pubblico. Nella zona di filtro vengono effettuate le
indagini di coloro che veicolano i produttori degli oggetti culturali e operano le associazioni dei consumatori che danno
indicazioni ai consumatori circa la qualità e l’interesse che i prodotti hanno.
E infine c’è la fase dei feedback, sia dai media sia dai consumatori finali, dove si percepisce se il prodotto ha soddisfatto
chi lo ha ricevuto.
4 sono le funzioni che vengono svolte all’interno dell’industria culturale:
• funzione di innovazione: ad opera degli artisti creativi;
• funzione di trattamento: ad opera delle organizzazioni;
• funzione di rappresentazione: ad opera dei media;
• funzione di fruizione: ad opera dei consumatori finali
Consumatori finali --> nonostante il significato di un oggetto culturale sia inizialmente suggerito dai creatori, chi riceve
l’oggetto lo elabora. Con quale grado di libertà i ricevitori generano significati a partire dagli oggetti culturali?
Ci sono variabili che influenzano i gusti dei riceventi e determinano delle diete culturali, ad esempio il ceto popolare
preferisce lo sport, la televisione e le canzoni popolari; invece il ceto medio-alto ha una dieta culturale diversa perché
preferisce il teatro, l’operistica sinfonica e le mostre. Il ceto di appartenenza condiziona i gusti delle persone e la fruizione
degli oggetti culturali.
A questo tema si è dedicato Pierre Bourdieu --> egli ha sviluppato negli anni 70 una sua teoria che parte dall’idea che
esistano diversi tipi di capitali che vengono utilizzati dagli individui. Individua 4 tipologie di capitali:
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