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I MONDI VITALI DEGLI INDIVIDUI→IL GRUPPO
Il concetto di mondo vitale è letterale: si tratta della sfera sociale entro cui un individuo colloca le proprie
relazioni nella propria vita sociale. È differente dalla nozione di sistema perché è un concetto che presuppone
un’accessibilità diretta all’insieme delle relazioni. Attraverso i mondi vitali, invece, è possibile accedere alla
dinamica sociale sul senso individuale, senso che procede dal dono e dalla fiducia. Mauss contrasta la
diffidenza odierna tra mondi vitali della gente (intersoggettività diffusa) e sistemi sociali organizzati (la scuola,
la sanità etc.). l’esito di questo dualismo sfocia nell’isterilimento dei mondi vitali quotidiani, essa è cominciata
con Husserl.
La soggettività si dispone in diversi mondi vitali: essi insieme al sistema sociale, sono le due “anime” di ogni
società umana. Solo però, tramite l’intersoggettività dal mondo vitale ai grandi sistemi (politici, istituzionali) è
possibile superare la crisi sociale. La sociologia prende in considerazione i gruppi sociali dopo le famiglie proprio
per attrezzare l’individuo a divenire homo socius come stato di uomo libero.
Il gruppo sociale in sociologia può definirsi come un insieme di individui che si trovano in una relazione
cosciente e che condividono valori e finalità comuni. Per Gurvitch il gruppo è un’unità collettiva, direttamente
osservabile fondata su atteggiamenti collettivi, continui ed attivi: esso costituisce un quadro sociale
strutturabile. Gurvitch distingue anche gruppi primari e secondari dovuti alla socializzazione: i gruppi primari
costituiscono delle vere e proprie cerniere tra individui e sistema sociale, agendo come elementi di contrasto
antisociali sia del singolo che del sistema. Nei gruppi primari esiste una coerenza tra membri, in genere è di
piccole dimensioni e con un’elevata densità relazionali (di due diverse realtà). Il gruppo secondario costituisce
un gruppo dove vigono regole più astratte con solidarietà minore, fondata su interessi parziali: qui
l’omogeneità dei componenti è minore rispetto al gruppo primario.
Per Cooley la distinzione tra i due gruppi è il tipo di interazione: nei gruppi primari l’interazione è intima e
diretta (Es. famiglia, amici): il risultato dell’intimità dà inizio a un processo di fusione di individualità comune,
nel caso del gruppo che si è formato definito di fusione vi è una forte identificazione dei membri del “noi” del
gruppo, nei gruppi secondari, invece, si ha meno intimità e c’è più formalismo e freddezza.
Moscovici, dice che, i gruppi grazie alla loro caratteristica auto-organizzativa, possono sviluppare forme
simbolico-normative generando un processo di trasformazione del sistema sociale in cui operano. Crespi
invece, dice che i rapporti sociali sono mediati da un livello meso intermedio tra azione individuale e strutture
del sistema sociale. Ciò che distingue i gruppi dal resto della società è la presenza dei confini. Questi confini
vengono fissati da criteri di appartenenza al gruppo. I gruppi formali prevedono requisiti puntuali, delle
procedure di ammissione etc, questi criteri però sono taciti (non ci sono), nel gruppo informale come nel caso
di un gruppo di amici. La definizione di un gruppo comporta quindi l’individuazione di diverse categorie non
appartenenti a quel gruppo. Merton propose una tipologia di non membri, costruita riferendosi alla presenza
dei requisiti di appartenenza. In particolare, distingue due ordini di non membri: il non membro antagonista
dove non è in possesso dei requisiti necessari per l’appartenenza a un gruppo e quindi non può aspirare alla
posizione out-group, ed il non membro autonomo che invece, è in possesso dei requisiti, ma talvolta presenta
una minaccia stessa per il gruppo perché evidenzia delle impurità sulle norme adottate. Simmel, inoltre, ne
evidenzia il problema dell’interazione, spiegando come nell’interazione tra membri di un gruppo antagonista
sia causa di rafforzamento dell’integrazione e dell’identità del gruppo. Il conflitto tra gruppi invece, genera
integrazione e individuazione dei confini: due concetti attuali ed importanti.
Ogni gruppo quando assume delle caratteristiche strutturali, può divenire talvolta anche un’associazione.
Un’associazione è una collettività costituita volontariamente da membri che desiderano farne parte. Le
analisi delle diverse associazioni sono dovute al lavoro di Tocqueville (precursore della sociologia), infatti
l’associazione volontaria, nonché oggetto d’analisi, costituiva un ideale per definire un gruppo organizzato di
persone verso il conseguimento di uno scopo comune. Le caratteristiche di una associazione possono essere
identificate in:
• Struttura cooperativa per libera decisione dei membri
• Affiliazione volontaria
• Esistenza indipendentemente dallo Stato
La struttura di un’associazione può essere variabile ma non può sopravvivere senza la burocrazia, infatti essa
deve essere costituita da:
• Un ruolo: un qualcosa che afferisce all’insieme delle aspettative, sia di tipo nominativo che valoriale,
che convergono su un individuo che occupa una posizione in una determinata rete sociale
• Autorità e potere: i membri devono sottostare al fine di mantenere integrità del sistema associativo
• Interessi comuni a fini di un adeguato modello riconosciuto che ne caratterizza l’associazione
Secondo Hirschman i membri di un’associazione hanno due possibili risposte quando percepiscono che
l’organizzazione sta dimostrando una diminuzione della qualità o beneficio: si può uscire (recedere dal rapporto
e definito EXIT) e si può reclamare (tentativo di riparare definito VOICE). Questi due elementi, presentano un
connubio tra azione economica e politica. Exit è associata al mercato ipotizzato da Smith; Voice, invece, è per
valutare un declino in un’organizzazione. Presi da soli, svolgono funzioni differenti: Exit fornisce un segnale di
pericolo di declino, mentre se uniti, forniscono opportunità per un’analisi di sistema organizzativo. Inoltre,
esiste anche un terzo elemento: la Loyalty, definito come un senso di fedeltà all’organizzazione, i membri che
portano avanti questo tipo di principio diventano di fondale importanza per il successo dell’associazione. Inoltre,
ogni associazione controlla la devianza interna con differenti mezzi e gradi di attenzione: in ogni caso, la
mancata comprensione della devianza, può portare al declino organizzativo e al fallimento degli scopi
associativi.
L’essere in grado di concepire un ordine sociale o naturale può essere definito anche movimento. Un
movimento collettivo si basa sulla condivisione dei valori: un comportamento diffuso che si produce fra più
individui in virtù di alcuni stimoli, situazioni o eventi. I comportamenti collettivi invece, danno vita al movimento
sociale quando gli attori sociali sono coinvolti e caratterizzati da una forma di fusione di solidarietà. Come per
i gruppi e le associazioni, anche per i movimenti troviamo una comune condizione di vita (disagio etc) che
produce l’effetto di una credenza universalizzata. Caratteristica del movimento, definita da Ceri, ne diviene la
non negoziabilità dei valori assunti a criteri normativi che sono capaci di orientare la strutturazione dei
rapporti sociali e la destinazione delle risorse collettive. Ceri, inoltre, definisce che alla base del movimento
troviamo il conflitto sociale e nota che è presente una relazione diretta tra democrazia e conflitto: tanto più le
istituzioni e le procedure ripongono un elevato grado di democrazia tanto più saranno i conflitti organizzativi dalle
parti. Alberoni, sullo schema di Weber dello stato nascente, applica allo studio dei movimenti collettivi dei
principi: il movimento secondo Alberoni, ha caratteristiche peculiari: entusiasmo, creatività, carisma, ma
trascorsa la prima fase il movimento diviene istituzione prevalendo caratteri organizzativi e procedurali. Touraine,
identifica invece, tre principi di nascita e caratterizzazione dei movimenti sociali:
• L’identità: l’attore collettivo definisce sé stesso sulla base di un conflitto sociale in cui l’attore si sente
coinvolto
• L’opposizione: il conflitto fa identificare l’avversario formando così la coscienza dell’attore collettivo
• La totalità: il sistema di azione, plasma l’organizzazione sociale in cui sono presenti i movimenti
Quindi, all’origine del movimento possiamo trovare:
• Movimenti diretti verso la trasformazione dei rapporti e delle istituzioni politiche
• Movimenti tesi alla trasformazione istituzionale a scapito di libertà democratiche
• Movimenti di liberazione di una nazione da rapporti di indipendenza politico-economica esterni ad essa
(come la guerra)
• Movimenti diretti all’estensione di diritti della popolazione (come l’associazione di Nelson Mandela)
• Movimenti diretti all’affermazione di nuove credenze religiose o altri valori
• Movimenti religiosi con finalità religiose (come i testimoni di Geova)
LE RETI SOCIALI
Per reti sociali intendiamo quell’insieme di relazioni, legami tra persone che entrano in un rapporto di reciprocità
con diversi modi comunicativi. Barnes, evidenziò per primo, la differenza tra comportamenti sociali non
presenti in concetti definiti già come gruppo o attività chiamandolo così rete: un campo sociale senza unità.
Inoltre, un ulteriore concetto individuato da Barnes fu il concetto di network analysis, cioè l’attuale metodologia
che permette di individuare la regolarità delle relazioni sociali. Moreno invece, definisce le reti come strutture
che legano gli individui in complesse linee di trasporto e comunicazione. Granovetter invece, afferma
l’importanza dei vincoli di lunga durata, positivi ed intensi, come presupposti per una situazione di
interdipendenza marcata tra persone, lo stesso infatti, identifica anche i così detti legami deboli definiti così per
quei vincoli deboli. Shulman invece, identifica in una qualsiasi rete sociale delle caratteristiche strutturali dove
esse sono indispensabili per identificare la rete sociale con cui si riferisce e internazionali come insieme di
oggetti che permettono di valutarne la densità relazionale di un determinato gruppo attraverso la direzione delle
relazioni. Queste connessioni, inoltre, evidenziano delle aree differenti di densità di relazioni dove i soggetti si
collegano agli altri tramite intermediari. Questi intermediari