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DIRITTO DELL’IMPRESA E GOVERNANCE DELL’IMPRESA IN CINA

Negli anni delle prime riforme economiche, il diritto dell’impresa in Cina ha attraversato una profonda trasformazione,

passando da un modello rigidamente pianificato a uno più aperto, ma comunque sotto il controllo dello Stato. Questo

processo, che si è sviluppato in diverse fasi, ha cercato di bilanciare la crescente autonomia delle imprese con il

mantenimento dell’influenza del Partito Comunista.

ANNI ‘80

Durante gli anni ’80, il sistema economico cinese iniziò a distaccarsi dalla rigida pianificazione statale:

• i dirigenti delle imprese statali godevano di maggiore autonomia, furono autorizzati ad operare al di fuori dei vincoli del piano

statale, venendo valutati principalmente sulla base dei risultati economici delle loro aziende. Questo cambiamento incentivò

l’efficienza e il dinamismo manageriale;

• le imprese collettive, che in precedenza erano gestite dai funzionari di partito delle comuni rurali, vennero affidate in gestione

a soggetti privati, che non erano necessariamente singoli imprenditori, ma anche gruppi familiari o comunità locali. Tuttavia,

chi riceveva la gestione delle imprese spesso aveva legami con dirigenti locali o personalità di spicco, dimostrando come la

rete di relazioni fosse un elemento chiave del sistema.

Questo modello contribuì a una notevole crescita economica durante gli anni ’80, creando una base per la transizione verso un

sistema più orientato al mercato.

ANNI ‘90

Gli anni ’90 segnarono un ulteriore passo avanti con la vera e propria privatizzazione di molte imprese e la nascita di nuove

aziende private. Questo decennio fu caratterizzato da grandi cambiamenti normativi e da un maggiore interesse per i modelli

giuridici internazionali.

• Per quanto riguarda il diritto dei contratti, le riforme si ispirarono principalmente ai sistemi di Civil Law europei, come quello

tedesco e francese.

• Per il diritto dell’impresa, gli anni ’90 rappresentarono un’eccezione, in quanto il modello di Common Law anglosassone

esercitò un fascino particolare, essendo che l’approccio flessibile e pragmatico del Common Law veniva visto come più

adatto per sostenere il rapido sviluppo economico e affrontare le incertezze normative del periodo.

Gli anni ’90 furono un momento delicato e di incertezza per la Cina, che si trovava in una fase di transizione. La fine della

Guerra Fredda, le conseguenze della protesta di Piazza Tiananmen e il distacco dalla Rivoluzione Culturale di Mao segnarono

un’epoca di profonde trasformazioni. La modernizzazione e l’apertura al mercato portarono crescita economica, ma anche

sfide, inclusi episodi di sfruttamento e instabilità sociale.

Un momento cruciale di questa fase fu il viaggio di Deng Xiaoping nel sud della Cina nel 1992, dove erano state istituite le

Zone Economiche Speciali (ZES). Queste zone rappresentavano i laboratori della riforma economica cinese, con un maggiore

spazio per il mercato e sperimentazioni normative.

Deng riaffermò la necessità di spingere ulteriormente verso il mercato, promuovendo un modello ibrido che combinava

elementi del Common Law con il controllo statale.

• Durante questo periodo, la Cina prese in prestito concetti e categorie del Common Law, con una maggiore enfasi sulla

responsabilità fiduciaria e sulla governance aziendale. Tuttavia, non si trattò di un’adozione completa, essendo che le

riforme vennero adattate alla realtà cinese, con l’inserimento di clausole e meccanismi che garantivano il controllo dello

Stato.

Anche con l’aumento delle privatizzazioni, lo Stato mantenne una forte influenza sulle imprese attraverso strumenti indiretti,

come i comitati del Partito Comunista istituiti all’interno delle aziende private.

• Nonostante non esistano regole scritte su cosa facciano esattamente questi comitati, si sa che producono rapporti e

documenti sull’azienda. Formalmente non hanno potere decisionale diretto, ma la loro presenza implica una certa influenza,

soprattutto in un contesto politico ancora dominato dal Partito.

• È considerato normale che i proprietari privati delle imprese facciano parte del Partito Comunista, creando

un’interconnessione tra interessi privati e statali.

LIBERTÀ SOTTOPOSTA AL CONTROLLO

La struttura dell’impresa in Cina si è sviluppata sotto una chiara guida del governo comunista, ma senza un controllo

totalitario. Lo Stato, infatti, non era materialmente in grado di gestire direttamente tutte le imprese, specialmente le più grandi.

Questo ha portato a una situazione di compromesso, in cui:

• lo Stato tollera un certo grado di incertezza e autonomia delle imprese;

• le riforme hanno permesso la crescita economica, ma sempre sotto una cornice politica che preserva l’influenza del Partito.

IL DIRITTO COSTITUZIONALE È COMMERCIALE IN CINA, TRA TRADIZIONE, CAMBIAMENTI E CONTRADDIZIONE

Il diritto costituzionale cinese mantiene ancora una forte influenza dal modello sovietico, radicato nella pianificazione

centralizzata e nel controllo politico.

Tuttavia, nel contesto commerciale e civilistico, la Cina si è orientata verso una contaminazione di principi provenienti dai

sistemi di Civil Law e Common Law, dando vita a un sistema giuridico ibrido e in continua evoluzione.

• Questa duplice anima riflette le profonde contraddizioni del diritto cinese, il quale bilancia la centralizzazione politica con

un’apertura normativa necessaria per sostenere la crescita economica.

Negli ultimi anni, soprattutto dal 2016-2017, i cambiamenti sono diventati più incisivi, segnando un’evoluzione significativa sia

nella forma che nei contenuti del sistema giuridico.

Uno degli aspetti fondamentali del contesto giuridico e sociale cinese è la presenza di un sistema di connessioni informali e

non dichiarate che influenzano la gestione degli affari e dei rapporti commerciali. Questi legami, che operano spesso

“all’ombra dello Stato”, includono:

• relazioni personali tra membri del Partito Comunista e imprenditori;

• interazioni con associazioni professionali e gruppi di interesse;

• elementi culturali e tradizionali che affondano le radici nei valori del Confucianesimo.

Ad esempio, la conclusione di affari in Cina spesso segue regole non scritte che riflettono i principi etici e rituali della cultura

cinese, come la necessità di instaurare rapporti di fiducia reciproca attraverso gesti simbolici (come i brindisi nei banchetti di

lavoro). Questi comportamenti consolidano le relazioni personali e sono visti come essenziali per il successo degli accordi.

• Tuttavia, il governo centrale considera queste dinamiche un potenziale rischio, poiché operano al di fuori della supervisione

statale, minacciando il progetto di centralizzazione del potere voluto dalla leadership.

DIRITTO POSITIVO E CRITERI ETICI

Per affrontare il fenomeno delle connessioni informali e garantire un maggiore controllo, il diritto cinese ha progressivamente

integrato criteri etici e valori culturali tradizionali nella normativa, con l’obiettivo di regolamentare i comportamenti sociali e

commerciali. Questa tendenza è evidente in diversi aspetti del diritto cinese:

• funzione pedagogica del diritto: in Cina, il diritto non si limita a risolvere problemi concreti, ma ha anche una funzione

educativa. Serve a stabilire modelli di comportamento, indicando ciò che è moralmente accettabile e ciò che non lo è.

Questo approccio rispecchia un valore storico della cultura cinese, dove il diritto è sempre stato visto come uno strumento

per promuovere la virtù e mantenere l’armonia sociale;

• articolo 9 del Codice Civile (CC): un esempio emblematico è l’articolo 9 del Codice Civile cinese, che impone ai soggetti

privati di rispettare i principi di tutela dell’ambiente e delle risorse naturali. Questo articolo non è solo una norma giuridica,

ma un criterio interpretativo che i giudici utilizzano per valutare il comportamento delle parti;

• criterio pedagogico: sebbene non sempre venga utilizzato come base per le sentenze, è spesso citato per sottolineare se le

parti abbiano agito in conformità ai valori morali e ambientali richiesti. Questo approccio, distante dalla tradizione europea,

riflette l’importanza attribuita in Cina al ruolo educativo del diritto;

• formalizzazione delle pratiche tradizionali: in molte comunità rurali, figure come i “saggi del villaggio” continuano a svolgere

un ruolo importante nella risoluzione delle dispute, questo sistema, radicato nella tradizione, è stato formalizzato dallo Stato,

che lo ha integrato nel sistema giuridico ufficiale. Da un lato, questa formalizzazione promuove la risoluzione locale dei

conflitti e l’iniziativa comunitaria. Dall’altro, enfatizza la virtù e il rispetto delle regole etiche come parte integrante della vita

sociale e giuridica.

CENTRALIZZAZIONE E RISCHI DELLE CONNESSIONI INFORMALI

Nonostante gli sforzi del governo per regolamentare e incorporare i valori tradizionali nel diritto positivo, permangono delle

tensioni. Le relazioni informali e i criteri di comportamento non ufficiali, radicati nella cultura cinese, rappresentano un

potenziale rischio per la centralizzazione del potere.

Il governo, infatti, cerca di mantenere un controllo stretto su tutte le sfere della vita sociale ed economica, ma deve fare i conti

con:

• la resilienza delle tradizioni culturali, che continuano a influenzare le pratiche commerciali e sociali;

• la flessibilità delle connessioni informali, che sfuggono al controllo diretto dello Stato, pur essendo essenziali per il

funzionamento dell’economia e delle relazioni.

In risposta a queste sfide, la leadership del Partito Comunista ha cercato di definire una moralità ufficiale, imposta dall’alto,

che serva da guida sia per i cittadini che per le imprese. Questo sforzo evidenzia un approccio unico, ovvero la fusione tra

diritto, etica e cultura tradizionale per mantenere l’armonia e preservare il controllo centrale.

Il diritto cinese è caratterizzato da un equilibrio complesso tra elementi tradizionali e moderni, tra l’autorità del Partito

Comunista e la necessità di adattarsi a un’economia di mercato sempre più globalizzata. Da un lato, le connessioni culturali e

le relazioni informali sono ancora centrali per il funzionamento della società e dell’economia. Dall’altro, il governo cerca di

regolare queste dinamiche attraverso un diritto che incorpora criteri etici e pedagogici.

Questo sistema, in continua evoluzione, rappresenta un modello unico che riflette le contraddizioni della Cina contemporanea:

un paese in bilico tra tradizione e modernità, tra controllo centralizzato e libertà economica.

da

tutti

coloritenui

Africa misti

cara

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Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofia.magnii di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi giuridici comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Pes Luca.
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