La fibrillazione atriale diventa molto grave quando iniziano a passare i vari
stimoli delle cellule pacemaker atriali al ventricolo riuscendo a superare il
nodo atrioventricolare che si comporta da filtro di difesa. Se questi impulsi
atriali non contemporanei arrivano al ventricolo, questo aumenta i battiti di
molto riducendo il tempo per la diastole, di conseguenza il sangue
ristagnerà nelle parti alte del cuore, cioè, atrio e vena polmonare. La
riduzione della diastole ha due conseguenze molto importanti:
il cuore è più soggetto ad infarti poiché le coronarie si riempiono in
➢ diastole e non in sistole; quindi, se riduco il tempo di diastole si riempiono
meno le coronarie che irrorano di meno il cuore
può capitare che si forma dei coaguli di sangue al livello dell’auricola che
➢ è uno slargamento presente nell’atrio di sinistra, se per caso il ritmo
sinusoidale viene ripristinato può capitare che questo trombo venga
sparato in aorta causando embolie. Proprio per questo motivo è
importante sapere il tempo di insorgenza dell’aritmia poiché si deducono
informazioni circa la formazione o meno di coaguli.
Classificazioni dello scompenso cardiaco
Per quanto riguarda le classificazioni dello scompenso, esistono
raggruppamenti diversi:
quello già visto che è la classificazione eziologica dello scompenso in
❖ cui distinguiamo tra le cause:
• cardiopatia ischemica-ipertensiva
• cardiomiopatia (dilatativa, restrittiva, ipertrofica)
• cardiopatie valvolari
• cardiopatie congenite
• aritmie
esiste anche la classificazione clinica degli scompensi in cui vediamo:
❖ • lo scompenso acuto
• lo scompenso cronico
• lo scompenso cronico riacutizzato
• scompenso sistolico
• scompenso diastolico
la classificazione in base alla parte del cuore interessata:
❖ • lo scompenso sinistro porta a congestione polmonare ed ipo-
afflusso sistemico a causa della caduta della gittata cardiaca in aorta
• lo scompenso destro porta a congestione periferica ed a riduzione
della gittata sistolica poiché la pompa cardiaca non favorisce il ritorno
venoso
classificazione in base alla gravità della insufficienza cardiaca:
❖ • NYHA è la classificazione dell’associazione cardiologia di New York
in cui si assegna il paziente ad uno stadio che può andare da 1 a 4,
più si sale più si è gravi. È la classificazione più usata
• ACC-AHA quella del college americani in cui si distinguono 4 stadi
da A fino a D
Scompenso sistolico e diastolico
La frazione d’eiezione è il rapporto tra il volume telediastolico (il volume di
sangue nel ventricolo alla fine della diastole) e il volume di sangue
immesso in aorta; la FE dovrebbe essere del 100% ma di fatto nemmeno
nella persona sana si raggiunge questo valore in quanto i valori normali per
un cuore sano sono del 50-55%, valori più bassi sono indicativi di uno
scompenso sistolico.
Per poter vedere se siamo in presenza di uno scompenso sistolico si ricorre
alla ecocardiografia, tramite questa avremo restituiti due onde: l’onda E
che è quella dell’aspirazione ventricolare che è il primo picco e l’onda A
che è quella della sistole atriale che è il secondo picco. Di norma l’onda E
è più alta dell’onda A poiché il riempimento di ha al 90% per l’aspirazione,
se questa ampiezza d’onda cambia e vediamo che l’onda A è più alta
dell’onda E allora siamo in presenza di uno scompenso diastolico poiché il
ventricolo non riesce ad allargarsi e per far scendere il sangue in
sufficienza bisogna ricorrere soprattutto alla sistole atriale.
Quindi per riconoscere lo scompenso sistolico basta vedere la FE
mentre per quello diastolico basta vedere il rapporto E/A.
Sintomi da bassa gittata cardiaca
I sintomi e segni dello scompenso cardiaco si dividono in sintomi a valle ed
a monte del cuore, quelli principali sono la riduzione della gittata cardiaca,
la congestione polmonare e la ritenzione idro-salina.
Per quanto riguarda i sintomi da bassa gittata cardiaca avremo:
Una ipoperfusione muscolare questo perché per fare arrivare più
❖ sangue agli organi privilegiati si preferisce sottrarre sangue alla cute, al
muscolo ed organi meno importanti per la sopravvivenza. Le
conseguenze di ciò saranno evidenti e noteremo:
• Debolezza
• Sarcopenia
• Faticabilità facile
• Perdita di peso e cachessia cardiaca
Una ipoperfusione renale che abbiamo visto causa danno renale
❖ ischemico ma anche problemi nella filtrazione per la vasocostrizione ed
il riassorbimento. Questi sono pazienti che: urinano poco, urinano
durante la notte e la posizione sdraiata aiuta la filtrazione
Nei casi più gravi ed avanzati una ipoperfusione cerebrale che causa:
❖ cefalea, ansia, disturbi del sonno, disorientamento e nei casi vero
terminali coma, ictus o alterazione dei nuclei nei centri respiratori
Sintomi da congestione e ritenzione idro-salina
I sintomi da congestione polmonare, quindi un danno a monte del cuore
poiché il sangue ristagna al livello polmonare creando edemi sono:
• Tosse: sono tossi secche e non infettive, la tosse tende ad aumentare
quando il paziente è disteso in quanto togliendo la forza di gravità si
accentua ancora di più il ristagno ematico. Quando c’è uno sforzo la
tosse peggiora.
• Dispnea: se si fa uno sforzo il cuore cerca di pompare di più per
aumentare la richiesta d’ossigeno ma non ce la fa provocando dispnea,
nei casi più avanzati la dispnea rimane anche a riposo. La dispnea è
causata dalla stanchezza dei muscoli respiratori intercostali e del
diaframma che si attivano poiché il minor spazio alveolare per accogliere
l’ossigeno causa un aumento della ventilazione; quindi, il volume
→
alveolare si riduce si riduce il sangue ossigenato ed aumenta la
→
CO2 si aumenta la ventilazione usando i muscoli respiratori, quando
questi si stancano però si va in dispnea e fame d’aria
• Ortopnea: il malato tende a dormire da seduto o molto rialzato questo
perché il clinostatismo peggiora la dispnea ed aumenta la stasi
polmonare mentre la posizione eretta aiuta il sangue a rientrare dentro
il cuore. Per riconoscere un dispnoico ed ortopnoico da problemi
polmonari o cardiaci basta vedere il modo in cui dorme, se dorme molto
rilassato sarà per problemi cardiaci se dorme normalmente sarà per
problemi polmonari poiché i problemi polmonari non portano stasi.
• Dispnea parossistica notturna: sono degli attacchi d’asma notturni
improvvisi che rappresentano quindi una emergenza. Questi attacchi
sono causati da un aumento del ritorno venoso in una condizione in cui
però i centri respiratori saranno rilassati, si sentiranno quindi dei sibili
mentre si dorme con svegliate improvvisate causate dal fatto che non si
respira più. Come terapia per il broncospasmo si usa il cortisone oppure
si usa il salbutamolo che è un’agonista che polmonare che dilata i
bronchi, si può anche usare per via endovenosa che però tende a
causare tachicardia e altri problemi.
• Edema polmonare: stadio grave dello scompenso in cui il sangue
fuoriesce dai capillari ed entra negli alveoli, il paziente non respira ma
gorgoglia poiché il volume di aria che possono accogliere gli alveoli è
molto minore della norma. I sintomi che si mostreranno saranno quelli
della dispnea poiché il paziente entra in fame d’aria ed aumenta la
ventilazione; infatti, va subito messo in posizione seduta e si
somministra ossigeno e lasix.
Esistono due tipi di edema polmonare: ad alta e a bassa gittata, quello
ad alta gittata presenta ancora una buona gittata sistolica quindi si può
usare il diuretico senza creare una ipotensione, quello a bassa gittata
soffre pure di ipotensione, quindi, bisogna valutare l’uso del diuretico e
delle possibili crisi ipotensive che possono portare a shock cardiogeno.
La terapia per l’ipotensione consiste nell’usare la dopamina o la
dobutamina che sono due farmaci simpatico-mimetici che quindi alzano la
pressione.
Sintomi da congestione venosa
I sintomi da congestione venosa sono più sfumati e più difficili da ricondurre
immediatamente allo scompenso cardiaco, quelli che si riconoscono sono:
• Edemi declivi: edemi che spuntano inizialmente nelle gambe per poi
salire sulla coscia sono dovuti alla mancanza della pompa cardiaca che
non riesce a favorire il ritorno venoso, pertanto, il sangue ristagna e si
forma l’edema.
• Fastidio epigastrico o addominale con conseguenti asciti poiché dai
capillari del peritoneo c’è una trasudazione dei liquidi nella cavità
peritoneale
Alterazione della mobilità intestinale ed anoressia, nausea e sazietà
•
Shock cardiogeno
Lo shock cardiogeno è una complicanza molto grave in cui la pressione
arteriosa scende sotto i 50mmHg causata da una caduta improvvisa della
pressione arteriosa.
Le manovre da fare per cercare di risolvere lo shock sono:
• La posizione di Trendelemburg in cui si mettono i piedi alzati allo
shocckato per favorire il ritorno venoso
• Ossigenoterapia
• Esami di laboratorio urgenti
• Somministrare liquidi per aumentare la volemia, che però potrebbe
anche dare complicanze poiché il cuore è sottoposto ad uno sforzo
maggiore
• Somministrare dopamina e dobutamina per aumentare la
contrazione miocardica e quindi la frequenza cardiaca, la gittata
sistolica e la cardiaca, però l’utilizzo di queste due molecole complica la
situazione infartuale perché il cuore richiede più ossigeno.
Segni dell’esame obiettivo
I segni della cardiopatia di base sono:
❖ Dormire in ortopnea
▪ Itto della punta, cioè un impulso apicale e molto grosso che si riesce
▪ a palpare dalla V costa, a causa della dilatazione globosa del ventricolo
sinistro
Impulso sub-xifoideo causato da una ipertrofia-dilatazione del
▪ ventricolo destro
Cardiomegalia il cuore è ingrandito
▪ Tachicardia a riposo
▪ Auscultazione di toni aggiunti
▪ Soffio da insufficienza valvolare mitralica questo perché, se le
▪ camere si dilatano la valvola non riesce più a contenere il sangue
perché la pressione esercitata diventa maggiore quindi succede che ad
ogni sistole ventricolare una quota di sangue refluisce nell’atrio per poi
ridiscendere nel ventricolo e poi risalire nell’atrio e così via, questa
quota di