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PSICOLOGIA CLINICA OSPEDALIERA
- La psicologia clinica svolge la sua azione dove il paziente è un malato
(affetto da patologia organica)
- Molti studi hanno dimostrato la connessione tra aspetti psico-emotivi
e lo sviluppo di malattia
(elementi ansiosi e depressivi, anche tratti di personalità)
organica
- È stato dimostrato come gli elementi intra e interpsichici del soggetto
possano
(tratti, stati e strutture di personalità, rappresentazioni interne di malattia)
influenzare il percorso di cura (fattori determinanti dell’aderenza del paziente ai piani
terapeutici proposti)
- Può favorire un cambiamento culturale negli ospedali per arrivare ad un
inquadramento più generale del paziente e favorire la collaborazione in
equipe
Gli interventi di consultazione per la promozione della salute mentale in
à
pazienti affetti da patologie organiche in ambito ospedaliero:
dispongono di evidenze cliniche di efficacia
o sono indicati in un crescente numero di leggi, linee guida e progetti
o italiani e internazionali che ne sostengono l'implementazione e la
diffusione
QUINDI adesso fano parte dei livelli essenziali di assistenza e l’OMS
definisce salute uno stato che comprende anche quello mentale
MA gli interventi di consultazione sono ad oggi ancora poco riconducibili
all'interno di un modello teorico (ogni ospedale si organizza in autonomia)
Consultazione psicologico-clinica in ambito ospedaliero
- Viene solitamente condotta e orientata in base alla prassi e alle
tradizioni vigenti nei singoli reparti o nella struttura ospedaliera
- Interventi appaiono quindi estremamente variegati per formazione degli
operatori, teorie di riferimento e tecniche utilizzate
I 2 modelli principali sono:
Visite e parere -> intervento di consultazione in cui lo psicologo clinico,
o esterno al reparto, visita il paziente su chiamata per fornire una
valutazione dello stato psicologico o svolgere un intervento di supporto
clinico
Liaison -> intervento in cui lo specialista della salute mentale fa parte
o dell’équipe multidisciplinare del reparto
nel 2° caso c’è comunicazione migliore con equipe e si conoscono le
à
problematiche più frequenti per quel tipo di pazienti
MA si è soggetti alla gerarchia dell’equipe
Lavoro psicologico con il paziente organico
Di forte alla presenza di patologia organica è utile chiamare lo psicologo
quando:
1. Malattia impone perdita, lutto, modificazioni dell’identità
MA condizione non sempre necessaria e sicuramente non sufficiente,
non tutti vogliono lo psicologo ed alcune persone riescono e
preferiscono gestirsi in autonomia
2. Risposta alla malattia esce da un range comprensibile di “normalità” ->
reazioni normali a situazioni anormali (malattia); in ordine si ha rifiuto,
isolamento, rabbia, patteggiamento, depressione e poi accettazione
3. Risposta psicologica alle proposte mediche è marcatamente non
compliante
4. Marcata difficoltà gestionale o risposta relazionale nell’equipe
5. Percepibile isolamento sociale
6. Pazienti con patologia psicologica/psichiatrica pregressa
7. Pazienti con esordio di una patologia psicologica/psichiatrica in una
storia di vita “normale” slatentizzata dalla condizione organica
8. Pazienti con una risposta disadattiva alla malattia
Disturbi dell’adattamento
La caratteristica fondamentale di un Disturbo dell'Adattamento è lo sviluppo
di sintomi emotivi o comportamentali clinicamente significativi in risposta
ad uno o più fattori psicosociali stressanti identificabili:
- Criterio A -> sintomi devono svilupparsi entro 3 mesi dall'esordio del
fattore o dei fattori stressanti
- B -> rilevanza clinica della reazione è indicata dal notevole disagio, che
va al di là di quello prevedibile in base alla natura del fattore stressante,
o da una significativa compromissione del funzionamento sociale o
lavorativo
- C -> questo disturbo non può essere diagnosticato in soggetti con altri
disturbi (ansia, disturbo dell’umore, ..)
- D -> può essere diagnosticato in presenza di un altro disturbo se
quest'ultimo non spiega il tipo di sintomi che si sono manifestati in
risposta al fattore stressante. La diagnosi di disturbo dell'adattamento
non è corretta neppure quando i sintomi corrispondono al lutto
- E -> per definizione, un Disturbo dell'Adattamento deve risolversi entro
6 mesi dalla cessazione del fattore stressante (o delle sue conseguenze)
MA i sintomi possono persistere per un periodo prolungato (cioè, più di 6
se si manifestano in risposta ad un fattore stressante cronico
mesi) (per
o ad un fattore stressante
es., una condizione medica generale cronica e invalidante)
che ha conseguenze durature (per es., le difficoltà finanziarie ed emotive che derivano
da un divorzio)
Cos’è un fattore stressante
- Può essere costituito da un singolo evento (fine di una relazione sentimentale),
oppure possono esservi fattori stressanti multipli (notevoli difficoltà negli affari
e problemi coniugali)
- Può essere ricorrente (associato con crisi economiche legate a oscillazioni stagionali degli
o continuo
affari) (il vivere in una zona ad alta criminalità)
- Può interessare un singolo individuo, un'intera famiglia, oppure un
gruppo più ampio o la comunità (in un disastro naturale)
- Alcuni fattori stressanti possono essere associati ad eventi specifici
dello sviluppo (per es., andare a scuola, lasciare la casa dei genitori, sposarsi, diventare
genitore, mancare obiettivi professionali, andare in pensione).
Diagnosi funzionale
Il numero delle aree critiche e il livello di “disfunzione” costituisce un buon
indicatore del livello di difficoltà psicoemotiva del paziente:
- Storia di vita e significato della malattia/terapia/remissione per il
malato
- Funzionalità/disfunzionalità della risposta emotiva in atto rispetto
alla malattia/terapia/remissione
- Pregresse situazioni di disagio e funzionalità/disfunzionalità delle
relative risposte psicoemotive (è la prima volta che si sente così?)
- Presenza/assenza di altri disturbi clinici medici e/o psichici
- Presenza/assenza di risorse familiari e sociali
- Presenza/assenza di risorse cognitive (adeguatezza/inadeguatezza delle capacità
di comprensione dello stato clinico)
- Presenza/assenza di risorse personali ed emotive
- Funzionalità/disfunzionalità di eventuali meccanismi di difesa in atto
rispetto alla malattia/terapia/remissione
- Presenza/assenza di tratti di personalità particolarmente marcati e
disfunzionanti rispetto alla malattia/terapia/remissione
Obbiettivo per cui si chiama lo psicologo
- Valutativo :
(pdevo vedere se il soggetto è un candidato adatto per il trapianto di organo)
Problema cognitivo
o Meccanismo difensivo
o Struttura di personalità
o
- Presa in carico:
Supporto
o Psicoeducazione
o Risoluzione della crisi
o Psicoterapia
o
Quali modalità con quali obbiettivi?
- L’intervento supportivo e quello psicoeducativo possono costituire
fasi o sottofasi degli interventi a coinvolgimento maggiore
- L’intervento psicoeducativo e l’intervento sulla crisi condividono le
modalità tecniche ma hanno un focus diverso: cronico vs acuto
- L’intervento sulla crisi e la psicoterapia sono mutualmente esclusivi
in quanto hanno obiettivi diversi e un coinvolgimento diverso che
deve essere negoziato con il paziente
Come funziona la presa in carico
1. L’operatore sanitario identifica la necessità di una valutazione o di
prendere in carico il paziente*
2. Il paziente viene informato
3. Si manda la richiesta all’UOC Psicologia Clinica
4. Avviene la 1° consulenza seguita nel caso da altre
*con la richiesta l’operatore dà allo psicologo delle informazioni sul paziente:
dati anagrafici, se il malato è in day hospital o in ricovero, la patologia del
paziente, le ragioni della richiesta (difficoltà emotive, difficoltà relazionali
dell’equipe, …)
Il setting della consulenza
- In reparto
- Nelle sale visita dell’ospedale (Day Hospital, ambulatorio…)
- Ambulatori Servizio di Psicologia
Quanto dura:
- La durata della consulenza non è definita a priori ma non deve in ogni
modo entrare in conflitto con i normali tempi del reparto e con la
ragionevole capacità del malato di sostenere un colloquio
impegnativo, è ragionevole considerare una consulenza della durata
media di 40’- 45’
Modalità della consulenza
La consulenza si propone come procedura caratterizzata da una modalità
narrativa di gestione del colloquio in cui viene lasciato ampio spazio alla
libera espressione del malato e alle sue modalità di ri-costruzione della
propria storia e in cui il terapeuta si rende disponibile a favorire nel paziente
questa ri-costruzione, oltre che attingere dalla storia del malato le
informazioni utili a valutarne le risorse. Le fasi della consulenza sono:
- Presentazione -> terapeuta, se possibile accompagnato dal curante, si
presenta come persona e come ruolo al malato, discute con lui la
richiesta di consulenza psicologica e negozia con lui il luogo e l’orario
più consoni per effettuare la consulenza
- Apertura -> terapeuta si assicura della privacy e del comfort del setting
per il paziente, si introduce il racconto della storia del paziente
- Fase narrativa -> viene privilegiato il libero fluire della storia del
paziente, facilitato dal terapeuta in modo non direttivo
- “Affondi” -> durante la fase narrativa il terapeuta dovrebbe esplorare le
risorse del paziente utilizzando tecniche di confrontazione e
interpretazione
- Chiusura -> il terapeuta dovrebbe sintetizzare la consultazione
sottolineando i punti di forza e le risorse emersi e negoziando la
possibilità di un lavoro comune sui punti di debolezza
Temi ricorrenti dei pazienti
- Morte:
Noi sani percepiamo noi stessi (il nostro Sé) come capace,
o indipendente, autosufficiente e coltiviamo la fantasia di un corpo
indistruttibile e di un’esistenza immortale
L’immagine di noi stessi è ancorata all’immagine di un corpo intatto
o La minaccia all’integrità (esistenza) corporea è percepita come
o esperienza di una minaccia reale (non solo pensata) all’esistenza
psichica
morte come esperienza del limite
à
- Perdita di controllo:
Abbiamo poca influenza su quanto accade al nostro corpo…
o Consapevolezza forte d