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Posti in cui si può sentire il polso:
- Polso;
- Parte interna del gomito;
- Parte interna del ginocchio;
- Parte superiore del piede;
- Parte interna laterale del piede;
- Inguine;
- Collo.
La valutazione del polso avviene palpando, (con indice e medio - metodo
palpatorio) delle strutture vascolari, che generalmente sono le arterie che
prendono il nome della struttura ossea di riferimento. I polsi si dividono in due
grandi categorie: polsi periferici, chiamati così perché sono di facile accesso,
tuttavia, possono essere di difficile valutazione soprattutto in condizioni
patologiche ed è quindi necessario anche la valutazione dei polsi centrali,
ovvero la seconda categoria di polsi, che andiamo ad utilizzare quando la
palpitazione di un polso periferico risulta difficoltosa. Le arterie sono
caratterizzate morfologicamente da tre tuniche: esterna/avventizia, una media
di strato muscolare e una intima più interna. La tonaca media presenta la
maggior parte del tessuto muscolare, e quindi elastico, che ci permette di
sentire la pulsazione all’altezza del polso radiale. La frequenza si misura in
battiti al minuto (numero di battiti in 60 secondi) e la struttura vascolare
maggiormente apprezzabile è l’arteria radiale, che passa per il radio (arto
superiore dx/sx), tra il primo e secondo raggio della mano, andando a
posizionarci indice e medio. Nella fase palpatoria della valutazione del polso
potrebbero presentarsi delle aritmie o battiti ectopici (il polso ha un andamento
ritmico compreso tra i 60 e 100 battiti) che possono nascondere delle situazioni
patologiche, come la fibrillazione atriale, molto presente nei soggetti anziani,
che è una patologia che presenta delle anomalie che possono essere
diagnosticate sentendo il polso e possono causare un infarto del miocardio o
stroke emorragico (ictus).
- Polso superiore a 100 battiti al minuto parliamo di tachicardia;
- Polso inferiore a 60 battiti al minuto parliamo di brachicardia.
Queste condizioni possono essere fisiologiche in alcune persone, come gli
atleti, dove vi è una maggiore richiesta di ossigeno da parte dei nostri muscoli
e quindi il cuore batte più rapidamente per permettere di ossigenare tutti i
muscoli striati. Altri fattori importanti da valutare sono il ritmo e l’ampiezza del
polso (forza del polso), che in alcuni pazienti che sono ipotesi, con una
pressione arteriosa bassa, sono flebili polso radiale. Possiamo distinguere
anche un polso brachiale/omerale, palpabile mediamente al capitello radiale, e
risulta importante per l’utilizzo di alcuni strumenti. Tutti questi nominati
precedentemente rientrano nei polsi periferici, insieme al polso tibiale
posteriore, pedidio e femorale; mentre tra i polsi centrali possiamo palpare
quello carotideo, posizionato lateralmente alla trachea, estremamente
importante negli stati di shock, e il polso apicale, posizionato nel quinto spazio
intercostale e, a differenza degli altri polsi, questo è auscultabile attraverso il
fonendoscopio. FREQUENZA RESPIRATORIA
La frequenza respiratoria corrisponde al numero di atti respiratori al minuto,
composto da inspirazione ed espirazione, con introduzione di ossigeno ed
eliminazione di CO2 (rapporto 1:1). Il range di normalità varia da soggetto a
soggetto, ma soprattutto varia con l’età, quindi, è facile assistere a polipnee
nei pazienti molto giovani e neonati e a tachipnee in soggetti molto anziani. La
valutazione della frequenza respiratoria avviene tramite tecniche distrattive, in
quanto è un atto involontario: le donne hanno una respirazione più
diaframmatica rispetto gli uomini, che presentano quella addominale andando
a valutare l’abbassamento e sollevamento della gabbia toracica del paziente
(frequenza respiratoria compresa tra i 12 e i 20 atti respiratori al minuto =
normale respirazione e il paziente viene definito eupnoico eupnea (respiro
fisiologico)).
- Frequenza sotto i 12 atti respiratori parliamo di brachipnea;
- Frequenza superiore ai 20 atti respiratori parliamo di tachipnea.
Esiste una differenza tra polipnea e tachipnea: se l’aumento della frequenza
respiratoria è legato all’attività fisica in base alla necessità del muscolo, si
tratta di polipnea; se invece la frequenza aumenta senza un vero e proprio
sforzo si tratta di tachipnea, respirazione difficoltosa cosiddetta “fame d’aria”
(un paziente, già da come respira, può manifestare una patologia). L’apnea è
l’assenza di atti respiratori.
Vi è una stretta correlazione tra frequenza cardiaca e respiratoria: se aumenta
una aumenta anche l’altra. Inoltre, per la frequenza respiratoria possiamo
parlare di dispnea, ovvero una difficoltà respiratoria in cui il paziente è da
soccorrere immediatamente per evitare che vada in apnea.
PRESSIONE ARTERIOSA
Lo sfigmomanometro ci permette di misurare indirettamente la pressione al
livello delle arterie, ma non ci si può basare solo su questa: è necessaria anche
quella diretta, che avviene tramite l’inserimento di un catetere in un’arteria
(misurazione della pressione cruenta). La pressione arteriosa è la pressione
esercitata dal sangue sulle pareti arteriose. È generata dalla contrazione
ventricolare. Rappresenta il volume di sangue espulso ad ogni gittata ed è un
importante indice della funzionalità cardiaca. La gittata cardiaca a riposo di un
soggetto di corporatura media è:
Q = 70 battiti/min x 75 ml (gittata sistolica) corrispondenti a 5 litri/min
L’aumento della gittata cardiaca può essere indotto sia da variazioni del
volume di sangue pompato a ogni sistole (gittata sistolica), sia da un aumento
della frequenza cardiaca.
Il cuore è in grado di modificare la gittata sistolica sia in modo autonomo
(regolazione intrinseca), sia in seguito all’azione del sistema nervoso autonomo
(regolazione estrinseca), che modula sia la forza di contrazione che la
frequenza del battito.
Esiste anche una pressione venosa che va controllata in determinate condizioni
patologiche e può essere periferica o centrale.
- Pressione sistolica, legata alla gittata cardiaca (massima) contrazione
ventricolare sx 110/125 millimetri di mercurio;
- Pressione diastolica, esercitata dal sangue sulle pareti arteriose (minima)
60/80 millimetri di mercurio. La diastolica (quella da attenzionare di
più) rispetto alla sistolica è meno condizionata da alcune attività fisiche o
emotive.
La pressione si misura con i millimetri di mercurio (=unità di misura della
pressione atmosferica) o Torricelli. La gittata cardiaca si rivela con lo
sfigmomanometro (= misurazione indiretta della pressione arteriosa) che fu
inventato da Riva Rocci nel 1896. Scipione Riva Rocci era un medico italiano
che è considerato oggi il padre dello sfigmomanometro utilizzato nella pratica
clinica. Riva Rocci utilizzava come metodo di valutazione della pressione
arteriosa il metodo palpatorio, ma successivamente, tra il 1850 e il 1905, un
medico russo Korotkoff introdusse un metodo auscultatorio con l’invenzione del
fonendoscopio. Il fonendoscopio è un amplificatore di suoni ed è suddiviso in 3
parti:
1. Cuffia, composta da due olivette, ovvero auricolari, e due tubi di ricezione
del suono;
2. Tubo di trasmissione del suono;
3. Testa, è un audiofono, il vero e proprio amplificatore di suono, composto
della campana e dal diaframma, che è la parte che viene a diretto
contatto con la cute del paziente (addome, torace…).
Prima di essere utilizzato lo strumento deve essere disinfettato e scaldato,
soprattutto se messo a contatto con l’addome del paziente, ponendolo per
qualche secondo sul palmo della mano.
Riprendiamo il concetto di pressione arteriosa e consideriamo che a livello
mondiale milioni di persone soffrano di ipertensione arteriosa. Si definisce
ipertensione la condizione in cui la pressione arteriosa sia cronicamente più
alta del normale. Essa comporta una serie di complicanze, tra cui l’infarto del
miocardio. Spesso l’ipertensione è un fenomeno “nascosto” ovvero il paziente
potrebbe non presentare sintomi: per tale motivo il ruolo del medico è fare
prevenzione. È importante misurare correttamente questo parametro vitale.
Laddove, più di una volta, si noti un aumento (che può essere legato a problemi
di tipo psicosomatico o a fenomeni patologici) della pressione arteriosa al di
sopra dei 140/90 mmHg (pressione sistolica) o al di sopra dei 85-95 mmHg
(pressione diastolica), si ricorre a delle indagini strumentali, di cui la più
prescritta è un Holter pressorio. Esso è il monitoraggio elettronico della
pressione arteriosa per 24h: misura le discrepanze pressorie durante il ciclo
circadiano (giorno e notte).
L’ipotensione arteriosa è un livello di pressione inferiore 110/60 mmHg.
TECNICHE DI RILEVAZIONE
Si utilizza il metodo auscultatorio per la rilevazione della pressione arteriosa,
sia sistolica sia diastolica. Esso era stato introdotto da Korotkoff, individuando,
durante la fase dell’auscultazione, 5 toni (la pressione sistolica, massima,
corrisponde al primo suono, che deve essere chiaro e udibile). Egli aveva
utilizzato lo sfigmomanometro secondo il dispositivo di Riva Rocci (metodo di
misurazione indiretta della pressione) il quale consisteva di una colonnina di
mercurio. Oggi lo sfigmomanometro viene chiamato “aneroide” cioè senza
liquido e con misurazione in mmHg.
Lo sfigmomanometro manuale è composto da una valvola per la regolazione
del flusso d’aria, un dispositivo di gonfiaggio detto bulbo o mantice, un tubo di
trasmissione dell’aria e un manicotto o vescica pneumatica. La dimensione del
manicotto è appropriata al diametro del braccio del paziente. Il manicotto o
bracciale dovrebbe essere posizionato a circa 4 cm di distanza dall’arteria
brachiale.
Una volta infilato ed allacciato al braccio del paziente, si inizia ad insufflare
aria: essa comprimerà il bracciale e porterà ad un aumento della pressione. Si
continua ad insufflare aria fino alla scomparsa del polso radiale. Gli errori più
comuni sono gonfiare il manicotto in maniera molto rapida e iperinsufflare aria,
quindi creare un’iperpressione a livello del braccio e di conseguenza degli
spasmi.
Posizionando il fonendoscopio direttamente sull’arteria brachiale durante lo
sgonfiaggio della valvola, si percepiscono dei suoni vascolari, delle pulsazioni
chiamate toni. La pressione sistolica (massima) corrisponde al primo suono,
che deve essere chiaro e udibile, mentre l’ultimo suono, chiamato silenzio
vascolare, corrisponde alla pressione diastolica (minima).
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