TIPOLOGIE DI AUTORITARISMO:
A. Regimi militari: la probabilità di instaurare un regime militare dipende dalla complessità socioeconomica del
paese (es. in paesi con strutture sociali ed economiche complesse come l'America Latina è probabile che si
instaurino regimi civili-militari). Caratteristiche:
a. Attori: predominanza delle forze armate (un gruppo di ufficiali di alto grado). Generalmente nasce a seguito
→
di un colpo di stato, ma non un golpe si traduce in un regime militare spesso si instaurano regimi civili-
militari, dove i militari hanno un ruolo più o meno rilevante, senza che la struttura politica sia interamente
dominata dalle forze armate.
b. Ideologia: poco inclini a giustificare il proprio potere con razionalizzazioni ideologiche articolate. Piuttosto, si
rifugiano in principi pratici come l'interesse nazionale, la sicurezza, l'ordine o la necessità di una
razionalizzazione tecnocratica (es. eliminazione di sprechi e corruzioni). Raramente promuovono una
mobilitazione di massa, e l'atteggiamento più comune è la depoliticizzazione della popolazione, che risulta
spesso apatica.
c. Dal punto di vista istituzionale non introducono novità significative. Si limitano a creare juntas o organi
consiliari ristretti che diventano la sede principale del potere decisionale. Difficilmente danno vita a partiti
unici o a parlamenti veri e propri, trattandosi per lo più di strutture che derivano direttamente dal sistema
precedente.
Tipologie in base al grado di concentrazione del potere e al ruolo politico dei militari:
1. Tirannie militari: un leader militare ha una posizione preminente e governa in modo personalistico. Il regime
è spesso instabile e può essere definito come una cleptocrazia, caratterizzata dalla commistione tra
personalismo e corruzione. L'esercito è poco professionale e inefficiente, con reclutamenti basati su
connessioni tribali o personalistiche.
2. Oligarchie militari: coinvolge un gruppo di militari, con o senza un leader dominante, che esercitano il potere.
La distinzione principale è tra i diversi gradi di penetrazione nelle strutture politiche, sociali ed economiche
preesistenti:
▪ Controllo: I militari guidano alcune organizzazioni ma le strutture rimangono molto autonome.
▪ Direzione: I militari controllano e colonizzano vari settori della burocrazia, affari, sindacati.
▪ Amministrazione: I militari occupano posizioni di comando e governo in tutte le strutture.
3. Tipi di militari in regime autoritario (secondo Nordlinger):
o Militari moderatori: Agiscono come gruppo di pressione, con il potere di veto, e si concentrano sul
mantenimento dello status quo e dell'ordine. Possono destituire il governo in carica.
o Militari guardiani: I militari occupano posizioni decisionali, con obiettivi di ordine e razionalizzazione
economica.
o Militari governanti: I militari hanno un controllo totale sulle strutture politiche, burocratiche ed
economiche. Gli obiettivi di cambiamento sono più radicali e ambiziosi. La repressione è maggiore, e la
probabilità di persistenza del regime è più alta.
L’INTERVENTO MILITARE (pretorianesimo): studiato soprattutto sotto il profilo politico-sociale e organizzativo.
❖ Causa principale: debolezza delle istituzioni democratiche.
❖ Eserciti: protagonisti grazie alla loro organizzazione, disciplina, e monopolio della forza.
❖ Condizioni che lo favoriscono: crisi politiche profonde, bassa legittimità del regime, disordine sociale e minacce
agli interessi delle classi medie, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, dove la mancanza di istituzioni stabili e la
mobilitazione sociale facilitano l'intervento.
❖ Motivazioni: interessi corporativi (es. difesa delle spese per la difesa, timori di perdita del monopolio della forza)
e interessi di classe (es. protezione degli interessi delle classi medie).
❖ Fattori che possono limitarli: sistema politico stabile, la professionalizzazione delle forze armate, il rispetto della
superiorità civile e il timore di conflitti interni tra i militari. In contesti con industrializzazione, urbanizzazione e
partecipazione politica, si verificano meno colpi di stato.
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B. Regimi civili-militari Caratteristiche:
a. alleanza tra militari più professionalizzati e civili (burocrati, politici, tecnocrati o rappresentanti della
borghesia). La relazione tra militari e civili può essere:
i. conflittuale: nonostante l'apparente alleanza, esistono tensioni strutturali dovute alle differenze di
interessi;
ii. cooperativa: quando ruoli politici e militari si sovrappongono.
b. si sviluppa in paesi con società complesse e variegate, in cui i militari, più professionalizzati, acquisiscono
maggiore coesione e capacità manageriali, insieme a una dottrina di sicurezza nazionale che li rende meno
disposti a cedere il potere ai civili.
Tipologie:
1. Regimi burocratici-militari (es. Brasile, Argentina): caratterizzati da una coalizione tra ufficiali militari e
burocrati, con decisioni politiche basate sul pragmatismo. Non c'è un partito di massa dominante, ma possono
esserci partiti unici o più partiti senza vere elezioni libere. Questi regimi, pur mantenendo strutture tradizionali
come la monarchia e la Chiesa, sono accompagnati da processi di modernizzazione, industrializzazione e
diffusione dell'istruzione. Si sviluppano in contesti con istituzioni democratiche, ma senza un sistema partitico
stabile, e, con il tempo, emergono tecnocrati e misure repressive per controllare la popolazione.
2. Regimi corporativi: presentano una forte strutturazione istituzionale e possono variare in contesti
socioeconomici diversi; si basano su un'ideologia che rifiuta la competizione liberale e il conflitto di classe
marxista, adottando un modello di rappresentanza delle unità economiche e sociali. Sono caratterizzati dalla
partecipazione controllata della comunità politica attraverso strutture organiche come sindacati verticali,
parlamenti corporativi o partiti unici. I leader autoritari usano questa dottrina per legittimare il loro potere e
controllare la partecipazione politica. Esistono due tipologie di corporativismo: includente, che mira a integrare
i gruppi operai nel sistema politico-economico, ed escludente, che li esclude tramite coercizione e
smobilitazione.
❖ Questi regimi sono detti populisti: in particolare in America Latina il populismo è legato a un profondo processo
di trasformazione socioeconomica e alla mobilitazione di settori precedentemente non coinvolti politicamente.
È caratterizzato dalla presenza di un leader carismatico che ha un rapporto diretto con le masse. L’ideologia
populista è spesso vaga e ambigua, ma pone l'accento sulla giustizia, moralità, volontà popolare e
nazionalismo, associati a valori di progresso e industrializzazione. I regimi populisti possono variare, da
soluzioni moderate a soluzioni più radicali o rivoluzionarie, a seconda del contesto e del paese.
3. Regimi esercito-partito (es. Siria, Iraq): caratterizzati dalla simbiosi tra esercito e partito, con i leader che
ricoprono ruoli in entrambe le strutture. L'esercito è generalmente il partner più forte, controllando il partito,
che svolge compiti di mobilitazione e controllo della popolazione. Instaurati dopo colpi di stato e modifiche
costituzionali, sono ideologicamente orientati verso il socialismo-nazionalismo o il marxismo-leninismo, con
un sistema di partito unico. Presentano innovazione istituzionale e stabilità.
C. Regimi civili/di mobilitazione: più vicini al totalitarismo. Caratterizzati dal predominio del partito unico o
egemonico (coesiste con partiti minori senza competizione reale). Le differenze tra i vari modelli dipendono dalle
origini, dai contesti culturali e socioeconomici e dalle ideologie che guidano i governanti e legittimano il regime
→ tipologie:
a. Regime nazionalista di mobilitazione: prevalenti in Africa negli anni '60 e '70, legati alla decolonizzazione e
all'ideologia nazionalista-socialista, con un crescente potere della burocrazia statale. Nasce dalla lotta per
l'indipendenza nazionale, guidata da un leader carismatico che usa il partito per mobilitare dal basso. I
militari hanno un ruolo secondario e accettano il controllo delle élite civili nazionaliste. Dopo l'indipendenza,
il partito può diventare burocratico-clientelare, con l'ideologia nazionalista che si sfuma in un socialismo
ambiguo.
b. Regime comunista di mobilitazione: presente in Europa orientale e Asia nel secondo dopoguerra,
caratterizzato da un partito unico con una forte capacità di controllo della società. Sebbene simile al
totalitarismo, non è monista, e altri gruppi, come l'esercito e settori pubblici, giocano un ruolo importante.
I militari sono generalmente alleati del partito e possono intervenire in caso di crisi. L'ideologia
predominante è il marxismo-leninismo, adattato a contesti culturali e sociali specifici, come il titoismo o il
maoismo. Questi regimi, pur avendo una forte struttura politica, presentano anche un grado di pluralismo
limitato e minore mobilitazione, essendo considerati da alcuni autori "post-totalitari".
c. Regime fascista di mobilitazione: Italia 1922-1943; rappresenta il primo esempio di regime non
democratico di massa. Caratterizzato da un leader carismatico e un partito con tendenze totalitarie, il regime
inizialmente risponde a una mobilitazione delle classi inferiori, ma successivamente cerca l'appoggio di
istituzioni tradizionali come monarchia, esercito e Chiesa, mantenendo un pluralismo limitato. L'ideologia
fascista è nazionalista, anticomunista, antiparlamentare e antiliberale, con un forte accento
sull'integrazione e sulla solidarietà nazionale. Nonostante il fascismo promuova una politica aggressiva ed
imperialista, il regime non traduce completamente la sua ideologia in politiche concrete, e la mobilitazione
rimane legata alla repressione e al controllo. La contraddizione principale riguarda la tensione tra il
mantenimento di una mobilitazione alta e la mancanza di un’effettiva applicazione ideologica.
d. Regime di mobilitazione a base religiosa: emerge negli anni Ottanta ed è rappresentato dall'Iran sotto
Khomeini. Si fonda su un clero come struttura di mobilitazione, più articolata ed efficace del partito, e su
un'ideologia religiosa musulmana che guida ogni aspetto della vita del cittadino. Il regime iraniano è
monistico, con un'unica ideologia e un'enorme capacità di mobilitazione, sostenuta da novità istituzionali a
livello locale e nazionale. Dopo la morte di Khomeini, il regime subisce trasformazioni interne, con una
frammentazione del clero, avvicinandosi a un regime autoritario civile pur mantenendo potenzialità di alta
mobilitazione. REGIME TOTALITARIO
Raro, mira alla trasformazione totale della realtà sociale, alla rifondazione d
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