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ASTENSIONISMO:
d'indifferenza, ostentazione o protesta dalla partecipazione alla vita politica o da un qualsiasi atto
politico. Esempio
astensionismo
Esempio: di astensionismo politico è il non recarsi al seggio elettorale quando si ha diritto di voto.
Questo atteggiamento influenza notevolmente i risultati elettorali. Infatti, molti potenziali elettori,
che non hanno espresso il loro parere, non appoggeranno chi andrà al potere alla fine
dell'elezione. Purtroppo, questo fenomeno è molto presente anche fra le nuove generazioni che
sembrano non credere più nella politica.
La partecipazione elettorale, cioè la concessione del diritto di voto, è soltanto una delle modalità di
partecipazione politica, ma è altrettanto vero che, in particolare nei regimi democratici, le sue conseguenze sono
immediate e significative, in termini d’influenza sulla selezione dei governanti ai vari livelli e anche sul tipo di
politiche che vennero messe in atto: essa risulta dunque la più accreditata.
Oltre alla partecipazione elettorale abbiamo detto che esistono altre modalità di partecipazione, le quali si
possono suddividere in tre categorie:
1. modalità ortodosse: votare o fare campagna elettorale, iscriversi ad un partito, a un sindacato;
organizzare un corteo, assistere ad un comizio; firmare per un referendum
2. eterodosse o anomale: manifestare o aderire a un boicottaggio, tumulti, scioperi selvaggio,
dimostrazioni violente.
3. illegali/violente: saccheggiare negozi; bruciare auto; distruggere le merci; bruciare schede
elettorali.
Tuttavia, la possibilità di esercitare il voto rende il comportamento elettorale un fenomeno centrale nei processi
della partecipazione politica, anche perché, come dice il costituzionalismo inglese, si mira a sostituire le
pallottole con le schede elettorali come strumento per la risoluzione dei conflitti.
Perché le persone partecipano
Facendo un passo indietro al di la della partecipazione, bisogna chiedere il perché le persone partecipano. Per
rispondere a questa domanda ci sono diverse teorie, che hanno individuato fattori differenti. Esse sono:
1. Teoria di Milbrath del 1965. Milbrath ha individuato come fattori, come variabili indipendente lo status
socioeconomico e la centralità dell’individuo per spiegare la partecipazione elettorale: con le
ricerche empiriche si è dimostrato che sono le persone collocate ai livelli più alti della scala sociale a
22 votare, e più in generale a partecipare maggiormente alla vita politica del proprio paese; quelle più
svantaggiate dal punto di vista socioeconomico invece, abitualmente votano e partecipano meno.
Lo studioso Milbrath parla a tal proposito di “centro” della società: le persone vicine al centro della
società sono più inclini a partecipare in politica delle persone vicine alle periferie, perché ricevono più
stimoli che le allettano a partecipare e rivedono maggior appoggio dai loro pari quando in effetti
partecipano. Con il concetto di centro, egli vuole infatti definire quella totalità di persone che dispongono
di un reddito elevato, hanno un buon grado di istruzione, svolgono un lavoro non manuale e
appartengono ai settori sociali, linguistici e religiosi dominanti: queste sono le persone che partecipano
maggiormente alla vita politica. In particolare, secondo tale teoria loro maggiore partecipazione alla vita
politica deriva dal desiderio di conservare le risorse a loro disposizione, di mantenere la loro posizione
privilegiata, di ottenere le politiche pubbliche preferite, riuscendo quindi a riprodurre più facilmente per sé
e per i propri discendenti uno status socioeconomico elevato.
Tuttavia, nonostante tale teoria rimanga molto valida, ve ne solo altre che riescono poi a spiegare il
perché cittadini di status socioeconomico elevato non partecipano e quelli con cittadini con status
socioeconomico lo fanno.
2. Teoria di Pizzorno del 1996. Pizzorno ha individuato come fattore, la coscienza di classe per spiegare
la partecipazione elettorale. Secondo lo studioso, la partecipazione politica è maggiore quanto maggiore
è la coscienza di classe. Essa è un’azione di solidarietà con gli altri, nell’ambito di uno Stato o di una
classe, in vista di conservare o modificare la struttura del sistema di interessi dominante.
Partendo dal modello di Pizzorno si possono analizzare gli ambiti nei quali la partecipazione
politica si esplica, in primo luogo nelle organizzazioni ad essa deputate, come i partiti e i
sindacati. La maggior parte degli studiosi sostiene che le organizzazioni costituiscono lo
strumento principale di partecipazione politica: in esse infatti le disuguaglianze di status
possono essere colmate e le persone di condizione socioeconomica inferiore possono aspirare a
ridurre il dislivello nell’accesso al potere politico e nella distribuzione delle risorse, anche se,
come critica Pizzorno, certi squilibri che caratterizzano il sistema politico, si possono ripercuotere
anche nelle organizzazioni (es. anche in esse i più ricchi e i più benestanti risultano più influenti
degli altri).
E’ stato osservato che la presenza in un sistema politico di partiti di sinistra produce più elevati
livelli di partecipazione dei settori socioeconomici più bassi e popolari, riducendo le
disuguaglianze, che in loro presenza sono molto più contenute.
Il modello di Pizzorno non ha avuto seguito nelle ricerche empiriche, forse perché troppo
ambiziosamente teorico, mentre il modello dello status socioeconomico è stato applicato a lungo senza
alcuna innovazione. Tuttavia, esso non è riuscito a spiegare esattamente perché sono i cittadini con
elevato status a partecipare di più e le differenze esistenti in tale gruppo di persone privilegiate. Questo
viene spiegato dalla terza teoria.
3. Teoria di Verba, Scholzam e Brady del 1995. Essi hanno individuato come fattore il modello del
volontariato civico.
Essi si interrogano sul perché i cittadini non partecipano attivamente e suggeriscono tre risposte: o
perché non possono, non voglio o perché nessuno gliel’ha chiesto e dunque vi sono degli elementi
indispensabili della partecipazione, al dilla delle classi e degli status socioeconomici.
Gli autori inoltre affermano che affinché le persone partecipino (che passino dunque dalla sola
disponibilità di risorse alla partecipazione) sono necessari dunque due elementi fondamentali:
I. La propensione all’impegno che deriva da norme sociali diffuse e dal senso di dovere
individuale. In una società dotata di una rete organizzativa diffusa, le capacità civiche possono
essere acquisite in una pluralità di sedi.
II. L’esistenza di strutture di reclutamento dove l’impegno individuale riesca a trovare un suo
sbocco efficace e gratificante (possono essere chiese, sindacati o partiti).
23 La differenza principale fra il modello del volontariato civico e quello dello status socioeconomico è che il
primo non si limita a prendere atto delle differenze di partecipazione, ma le spiega tanto fra i ceti
privilegiati e quelli marginali quanto all’interno stesso dei ceti privilegiati.
Le modalità di partecipazione politica
Oltre alla partecipazione elettorale, esistono altre forme di partecipazione politica e molti studiosi si sono
adoperati per creare liste di comportamenti che essere devono tali.
Una di queste, il classico elenco di base, è quella data da Milibrath nel 1965 ed è composta dai seguenti
comportamenti di partecipazione politica:
- esporsi a sollecitazioni politiche;
- votare;
- avviare una discussione politica;
- cercare di convincere un altro a votare in un certo modo;
- portare un distintivo politico;
- avere contatti con un funzionario, dirigente politico;
- offrire denaro a un partito, candidato;
- partecipare a un comizio o assemblea politica;
- Contribuire con il proprio tempo a una campagna politica;
- iscriversi attivamente a un partito;
- partecipare a riunioni in cui si prendano decisioni politiche;
- sollecitare contribuiti in denaro per causa politiche;
- candidarsi a una carica elettiva;
- occupare cariche pubbliche o di partito (decision makers).
Questo elenco però risulta troppo ampio ed eterogeneo e in particolare in esso non convince l’inclusione dei
decision makers, i quali oltre che partecipanti sono oggetto e destinatari della partecipazione politica.
Un'altra lista, più contenuta, è data da Verba, Nie e KIm (1978) ed è costituita da quattro punti:
a) prendere parte alle campagne elettorali;
b) svolgere attività di collaborazione in gruppi;
c) votare;
d) prendere contatti con dirigenti politici e partiti (per sé stessi o per problemi sociali).
Infine, va segnalato anche l’elenco degli italiani Barbagli e Maccelli e la loro classificazione comprende i
seguenti comportamenti:
i. dedicare tempo e lavoro a un partito
ii. andare a sentire un dibattito politico
iii. partecipare a un corteo
iv. iscriversi a un partito
v. partecipare a un comizio
vi. rivolgersi a un uomo politico per qualche problema
vii. inviar lettere o reclami ad attività pubbliche
viii. cercare di convincete qualcuno a votare per un candidato o partito
ix. firmare per leggi di iniziativa popolare e referendum
Barbagli e Maccelli, hanno fornito la loro classificazione, dimostrando la diversità dei modi di leggere la
partecipazione politica tra Europa e America: negli Stati Uniti la partecipazione politica è un’attività di individui
nelle loro comunità; in Europa è fortemente mediata dai e dall’interno dei partiti. Soprattutto in Italia i partiti e i
sindacati hanno un grande peso politico, molto più che in America, e continuano ad essere il più importante
strumento a disposizione dei cittadini.
Barbagli e Maccelli hanno inoltre recuperato, nel loro elenco, elementi di partecipazione che altri autori
vorrebbero inserire invece nell’ambito della partecipazione non convenzionale.
Tipi di partecipanti
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Aldilà delle modalità di partecipazione, ci sono anche i tipi di partecipanti. Riguardo a questi, la più
interessante classificazione è stata fatta da kaase e marsh nel 1979, i quali hanno suddiviso i cittadini in base
ad un’analisi comparata di cinque paesi (stati uniti, gran Bretagna, repubblica federale tedesca, paesi bassi e
Austria) in cinque diversi tipi di partecipanti:
- Inattivi: coloro che al massimo leggono di politica e sono disposti a firmare una petizione se glielo si
chiede. Non si attivano personalmente
- Conformisti: coloro che si impegnano soltanto in forme convenzionali di partecipazione, come ad
esempio il voto.
- Riformisti: quelli che utilizzano le forme di partecipazione convenzionali, ma il cui repertorio politic