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SUBACUTA, INSIDIOSA
Forme acute (2/3): si chiamano bouffée delirante, si caratterizzano per una
(disturbi di tipo maniacale,
sintomatologia eclatante con stato confusionale acuto,
melanconico o misto con carattere atipico.) Appena il paziente rientra dall’episodio
perché abbiamo dato i neurolettici , dopo qualche giorno assume una capacità di
critica verso il convincimento delirante e spesso dice di non ricordarsi granché,
quindi c’è una compromissione anche dello stato di coscienza. Ciò è un ulteriore
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indice di benignità, quindi è indicativo di un’acuzie con possibile restitutio .
Forme subacute: stati deliranti ad evoluzione subacuta (automatismo mentale)
In queste forme la diagnosi comincia ad essere più
ma anche stati pseudonevrotici.
difficile. Sono forme in cui il soggetto è un po’ “ritirato”, non è delirante in modo
pensa di essere diventato un
eclatante, ma ha l’automatismo mentale, cioè
automa e che qualcuno sta insidiando il suo pensiero , e c’è in parte una relativa
consapevolezza critica. Quindi non vengono soddisfatti tutti i criteri, per cui in
passato, prima dell’avvento del DSM fotografico, veniva fatta una diagnosi di
“attesa” ma che esprimeva già un dubbio e queste forme venivano definite
(significava gatta ci cova, non ci sono ancora le condizioni
“depressioni atipiche”
ma siamo in attesa, c’è un assetto psicotico strisciante)
Forme insidiose
Sono forme che si manifestano in età adolescenziale e la diagnosi è difficile, alla
luce della variabilità dei comportamenti e delle problematiche di questo periodo.
Infatti il rischio è o di una sottostima, di qualcosa che invece prende campo e
invece nel frattempo si perde tempo, o al contrario di una psichiatrizzazione, di
qualcosa che se non trattato evolve poi in una condizione di normalità.
19
Dobbiamo quindi tenere d’occhio alcuni parametri :
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rendimento scolastico
tendenza al ritiro, non esce più e non va con i ragazzini a giocare al pallone,
non ha contatti, resta chiuso nella sua stanza.
condotte bizzarre, impulsive o compulsive (con il prevalere di sintomi
negativi).
interessarsi di magia o di occultismo,
18 almeno fino a questo momento perché poi vedremo i parametri temporali
19 ma questo lo dobbiamo fare ivi compreso il ragazzo stia manifestando una qualche difficoltà
o un qualche disagio di natura depressiva
20 es. in anamnesi diciamo che il ragazzo era stato un ragazzo brillante che poi
nel passaggio dalle medie alle superiori inspiegabilmente ha un rendimento
scolastio che inizia ad andare a picco; è chiaro che ci possono essere tante
giustificazioni comunque. 13
soliloquio, cioè parlare ad alta voce con se stesso e sorridere come se ci si
rivolgesse a qualcuno con cui sta avviando un dialogo
“segno dello specchio”, cioè passare molto tempo davanti lo specchio.
Questo va chiesto ai genitori durante il colloquio oppure viene detto da loro
spontaneamente.
Il soliloquio può essere espressione della presenza già di fenomeni allucinatori,
mentre il segno dello specchio esprime un’esperienza in atto di
depersonalizzazione.
Non è l’adolescente sano, che passa molte ore davanti lo specchio per curare
l’aspetto fisico ,che tenta attraverso il corpo di acquisire certezza e contezza della
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propria identità, manipola la sua immagine e passa molto tempo allo specchio
perché il corpo è il suo biglietto da visita; deve quindi prepararsi a presentarsi bene
alla società da cui teme di non essere accolto o di essere rifiutato .
22
-nell’adolescente che vive l’esperienza di
Il segno dello specchio
depersonalizzazione- è cercare la propria identità attraverso l’immagine riflessa,
quindi non avendo più contezza di se stesso attraverso l’essere certo
ontologicamente della propria identità (come lo siamo invece noi),cerca una
rassicurazione attraverso l’immagine riflessa allo specchio. “Io esisto in funzione
del vedermi”, però chiaramente è molto labile questa condizione e quindi bisogna
passare molto tempo allo specchio, perché bisogna restare come aderenti
(anche perché inizia il pensiero
all’immagine riflessa che da concretezza e identità
concreto, cioè esiste solo ciò che vedo e quindi l’angoscia potrebbe essere quella di
non esistere non specchiandosi e non vedendosi).
L’esperienza di depersonalizzazione è il punto di partenza dell’esplosione nucleare
a cui va incontro l’identità, è il nucleo centrale dell’identità che va a pezzi
frammentando il sentimento di continuità dell’esistenza, la capacità autoriflessiva e
la capacità di collocasi in un ambito spaziale e temporale riconoscibile.
NELL’ESORDIO SCHIZOFRENICO SONO PRESENTI:
Angoscia diffusa ed invasiva.
Essa è uno stato d’animo strisciante che diventa diffusamente riguardante sia
l’identità del soggetto che la realtà esterna, è un’esperienza di depersonalizzazione
autopsichica, somatopsichica e che riguarderà la realtà fisica circostante per cui c’è
uno stato di tensione elevatissima. Si perde ciò che si rassicura.
Si caratterizza per: 23
Atmosfera delirante“ o “atmosfera del venerdì santo” , Nell’esperienza
o psicotica l’atmosfera si carica di uno stato di tensione (sorge la sensazione che
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qualcosa di terribile sta per accadere ), descritta come atmosfera delirante, che
è il punto di partenza del formarsi del delirio, in cui viene meno quella familiarità
21Per attenzionarela basetta, il baffo, schiacciare un foruncolo, preoccuparsi dei capelli ecc..
È un problema tipicamente adolescenziale ed è per questo che gli adolescenti
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sono un po’ narcisisti, in quanto hanno l’esigenza di costruire una identità e non
avendo certezza su altri piani cominciano dal corpo. Il nostro corpo è la prima cosa
che presentiamo agli altri, per cui può rappresentare il biglietto da visita vincente o
perdente. In questa fase tutti stanno male uno perché si sente troppo alto, uno
troppo basso, uno è più grasso, uno ha gli occhiali ecc.., perché c’è un’insicurezza
sulla propria identità, prima di arrivare al “non è bello ma è simpatico” cioè ad una
condizione in cui c’è una accettazione della propria identità dove il corpo è inteso
solo come una parte di essa.
23 perché nel racconto dell’esperienza cattolica c’è un’atmosfera che è carica di una tensione
legata ad un trasformazione traumatica ( qualcosa di terribile sta per accadere). 14
dell’esperienza sulla quale noi basiamo la nostra sicurezza ontologica e la
sicurezza riguardo a ciò che ci circonda. Per cui il soggetto psicotico si ritrova a
dover dare nuovi significati a tutto, all’ambiente e a me stesso perché
l’ambiente non mi è più familiare; avendo quindi perso familiarità, che è quella
che ci da un senso di sicurezza, devo dare nuovi significati a ciò che
potenzialmente resta in uno stato di beanza, cioè non viene definito e che altera
tutto quello che può essere stata la mia esperienza fino a quel momento
acquisita. È il punto di partenza legato all’esperienza di depersonalizzazione, “io
non sono più io, non mi riconosco, non mi riconosco nella mia identità e nei miei
In passato alcuni autori consideravano quest’ultima un sintomo
pensieri”.
patognomonico. Uno dei maggiori problemi diagnostici è il fatto che non
abbiamo sintomi patognomonici della schizofrenia; abbiamo sintomi psicotici e
sintomi legati ad un rischio di maggiore gravità della forma, ma non sintomi
patognomonici. E’ una famosa sindrome di automatismo mentale, in cui il
soggetto sostiene che il suo pensiero non è più il suo e che qualcuno può infilarsi
nel suo pensiero, determinare il suo pensiero controllandolo come se lui fosse un
automa. È un sintomo di maggiore gravità perché rappresenta il massimo grado
(posso
della spersonalizzazione. Il pensiero è infatti la parte più privata di noi
dire “quanto sei carino!” e invece pensare “sei un grande stronzo”, tanto non sai
cosa sto pensando) è quello che segna il privato, quindi se si innesca un
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processo patologico il paziente schizofrenico pensa che il luogo più privato
dell’identità in realtà è controllato, conosciuto, letto e riconoscibile dall’altro;
Intuizione delirante Siccome questo livello di tensione elevatissimo in questa
o atmosfera delirante, la mente del soggetto cerca di trovare una soluzione
proponendo un riconfigurazione cognitiva, cioè va incontro ad una sorta di
insight negativo che si chiama “intuizione delirante”. Il nuovo è temibile, temuto
e minaccioso e il soggetto tenta disperatamente di dare un nome e un
significato al fine di accedere ad un esperienza che diventa familiare. In questa
intuizione delirante il soggetto esprime tutta la sua originalità, per cui
l’intuizione delirante di un paziente non sarà mai uguale a quella di un altro,
perché ognuno tenterà di darvi una spiegazione personale. Questa tuttavia non
,
segue nessuna logica, ma nasce proprio nel tentativo di dare una connotazione
in quanto se si da una connotazione si esce dallo stato di angoscia anche se il
soggetto può dare una lettura di tipo persecutorio, qui sta il paradosso del
delirio . Il paradosso quindi è che l’intuizione delirante, può comunque
Questo perché tutto sommato è
comprendere un pensiero di tipo persecutorio.
meglio per la mente del soggetto sapere che ha dei persecutori, connotarli,
identificarli e lottare contro di loro, piuttosto che restare all’interno di
quell’atmosfera angosciante che è l’atmosfera delirante/del venerdì santo.
legata un’intuizione personale e non derivabile
Percezione delirante all’idea,
o dall’esperienza, si aggregherà la lettura dell’esperienza stessa sotto forma di
Es. se il soggetto sente dei passi dietro la porta rafforza
“percezione delirante”.
la sua idea persecutoria che le persone che gli stanno attorno sono degli alieni
venuti sulla Terra per ucciderlo.
Tutta la realtà viene quind