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PARTE SECONDA
Il Brent Consultation Centre di Londra
Capitolo 5
Servizi a porte aperte per adolescenti (Jack Novick)
Negli anni ‘80 il Brent Consultation Centre di Londra ha iniziato ad operare come servizio a porte
aperte per i giovani. Il centro è passato dalla sua composizione originaria, costituita da un gruppo di
volontari, all'essere un'organizzazione nota a livello nazionale ed internazionale per la qualità del suo
lavoro con gli adolescenti. Nonostante il centro sia cresciuto in dimensione, abbia ampliato i suoi
servizi e aumentato il suo personale, i principi fondamentali di un lavoro a porte aperte sono stati
mantenuti. Questo servizio è designato a soddisfare i bisogni degli adolescenti e non di quanti hanno
a che fare con essi. Il servizio è gratuito, confidenziale e gli operatori che compongono lo staff sono
professionisti dotati di esperienza di lavoro con adolescenti. L'accesso a tali operatori, inoltre, è reso
il più facile possibile per il giovane. Non esistono liste d’attesa, non è necessario esservi inviati da
altri; l'adolescente deve solo recarsi al centro o telefonare per essere visto immediatamente.
Il lavoro a porte aperte non è diventato una modalità pienamente accettata per raggiungere e trattare
gli adolescenti; centri a porte aperte e di orientamento sembrano sorgere ogni giorno. È importante,
pertanto, esaminare i principi sottostanti l'istituzione di un servizio a porte aperte ed i requisiti di cui
deve essere dotato lo staff. Bisogna anche considerare i limiti e le possibilità insiti in tali servizi e le
loro potenzialità di sviluppo futuro.
Il lavoro condotto presso il Brent Consultation Centre si basa sull’assunto implicito che un vasto
gruppo di adolescenti, benché in difficoltà o infelici, non ricadono nella categoria degli adolescenti
disturbati. Questi giovani in difficoltà, ma ancora normali, dovrebbero trarre beneficio dal
sostegno, dal consiglio e dall'ascolto comprensivo da parte di una persona più adulta. Un tale
contatto sarebbe sufficiente a mettere l'adolescente sulla giusta via e ad evitare il crollo psicologico
più grave.
L'ipotesi, quindi, e che gli adolescenti possano essere disposti lungo un continuum dal normale al
patologico, e di servizi a porte aperte mirerebbero al vasto gruppo posto al centro di tale continuum.
Tuttavia, sembra che quegli adolescenti che necessitano solo di consigli e di sostegno non si
rivolgano ad un centro a porte aperte, ma preferiscono rivolgersi ai coetanei o agli adulti significativi
a loro direttamente accessibili.
La maggior parte degli adolescenti e si sono rivolti al Brent sono estremamente disturbati e lo sono
stati per la maggior parte della loro vita. Solo il 3% di essi desideravano consigli riguardo a problemi
pratici. Più del 50% delle ragioni addotte dagli adolescenti per la loro visita al centro si riferivano a
sentimenti di grave depressione, solitudine, isolamento sociale o difficoltà con i coetanei; e, fra gli
adolescenti depressi, almeno una metà aveva compiuto un tentativo di suicidio.
Altri motivi frequentemente addotti nel richiedere aiuto erano ansie connesse allo sviluppo sessuale,
paura di avere qualche malattia mentale, difficoltà con la famiglia e sintomi specifici quali mal di
testa, vomito e capogiri. All'incirca in due terzi degli adolescenti visti al centro, Emerse che avevano
presentato gravi difficoltà psicologiche già nell'infanzia. Queste includevano disturbi
dell'alimentazione, del sonno e nell'apprendimento. Molti avevano sofferto di paura e fobie, incluse
fobie scolastiche.
Più di un quarto delle madri e un quinto dei padri di questi adolescenti soffrivano essi stessi di
disturbi psichici conclamati. Inoltre, un quarto degli adolescenti proveniva da famiglie costituite da
un solo genitore. Infine, se si guarda solo alle categorie diagnostiche formali, solo nel 7,3% del
campione totale di adolescenti, la valutazione fu che presentavano normali problemi evolutivi o che
avevano semplicemente bisogno di informazioni e consigli.
Per quanto riguarda l'ampia maggioranza degli adolescenti che hanno chiesto aiuto presso il servizio
a porte aperte del Brent, la valutazione fatta fu che soffrivano di seri disturbi nevrotici, presentavano
aree psicotiche di disturbo, o furono diagnosticati come psicotici.
Sembra, quindi, che è un servizio rivolto agli adolescenti meno disturbati ha raggiunto invece quelli
più disturbati; un servizio, il cui scopo era di prevenire futuri breakdown, è chiamato invece a trattare
gli effetti di patologie gravi e di lunga durata. Sulla base dell'esperienza degli operatori che lavorano
al centro, è ipotizzabile che ogni giovane che vi si reca quasi sempre gravemente disturbato e
necessita di un aiuto specializzato.
Quando viene chiesto come attivare gestire un centro a porte aperte quasi non si pensa alla qualità
dello staff da impiegare o alle condizioni di lavoro. Partendo dall'assunto che i centri a porte aperte
interessino gli adolescenti meno disturbati, si desume che formazione e un'esperienza specialistiche
che non siano necessarie per questo lavoro. Spesso l'unica persona provvista di formazione e di
esperienza è il direttore del centro, ma esistono anche molti centri a porte aperte in cui nessuno ha
alcun tipo di formazione specialistica nel campo del lavoro con gli adolescenti. Si pensa che persone
ben intenzionate, entusiaste e di buon cuore, spesso giovani da poco usciti essi stessi
dall'adolescenza, possano gestire un tale centro.
In realtà, l'unico e più importante fattore ai fini del successo o del fallimento di un centro a porte
aperte risiede nella qualità dello staff impiegato e nelle condizioni in cui deve lavorare. Dunque,
chiunque lavori in un centro a porte aperte dovrebbe essere un professionista formato e provvisto di
esperienza nella psicoterapia dinamica con gli adolescenti. Un'esperienza personale di psicoterapia o
di psicoanalisi è essenziale per resistere all'impatto dei sentimenti degli adolescenti e per essere
abbastanza liberi da imparare e lavorare sulla base dell'esperienza. Per condizioni di lavoro si intende
specificamente la creazione di legami di sostegno, grazie ai quali i colleghi possono incontrarsi
regolarmente e discutere liberamente le loro esperienze con l'adolescente. Al Brent Consultation
Centre il sistema di sostegno e considerato essenziale per il lavoro degli operatori, i quali si
incontrano regolarmente ogni settimana per condividere e discutere i casi. Tra i vari modi in cui
questo sistema di sostegno interno opera, uno consiste nell'aiutarsi a divenire consapevoli dei propri
sentimenti ed emozioni nascoste, spesso irrazionali, nei confronti degli adolescenti che si hanno in
carico.
Non si può controllare, infatti, il tipo di adolescenti che si rivolgeranno ad un centro a porte aperte,
né il modo in cui essi utilizzeranno l'aiuto offerto. Ma tra i fattori che si possono controllare,
l'elemento più importante per il successo o fallimento del lavoro risiede nell'area delle reazioni
emozionali dell'operatore e del controtransfert nei confronti dell'adolescente.
Reazioni di controtransfert verso l’adolescente con tendenze suicide
Le osservazioni riportate si basano l'esperienza personale derivante dal contatto con numerosi
adolescenti con tendenze suicide e dal lavoro su due progetti di ricerca, costituiti rispettivamente da
uno studio statistico, su vasta scala, di 84 adolescenti con tendenze suicide e da uno studio dettagliato
di 10 pazienti con tendenze suicide in trattamento psicoanalitico. Sono state, quindi, esaminate
alcune delle contro-reazioni nei confronti di adolescenti con tendenze suicide.
a) Paura ed impotenza: almeno una metà degli adolescenti depressi che si recavano in un centro a
porte aperte avevano tentato il suicidio e molti di più si preparavano attivamente a farlo. Tuttavia,
questi adolescenti depressi non parlavano spontaneamente di questi atti o impulsi suicidi. Sta,
infatti, alla persona che conduce il colloquio scoprirlo, ma la maggior parte degli operatori non
vogliono sapere.
Senza il sostegno dei colleghi, senza un’esperienza e conoscenza condivise, e senza una capacità
1
di insight sui propri sentimenti, l’operatore che conduce i colloqui eviterà di indagare, a causa
della paura, dell’impotenza e della conseguente rabbia sollecitate dal confronto con un
adolescente con tendenze suicide.
1 La capacità di vedere dentro una situazione o dentro sé stessi; quindi, in genere, percezione
chiara, intuizione netta e immediata di fatti esterni o interni. Intuizione e consapevolezza dei
propri sentimenti, delle proprie emozioni e del proprio comportamento.
b) Incapacità a confrontare l’adolescente con la serietà del tentativo del crollo nell’esame di
realtà all’epoca del tentativo: vi è la tendenza a considerare il tentativo di suicidio
dell’adolescente come un gesto drammatico, un atto isterico che può essere liquidato come una
semplice invocazione d’aiuto. Anche coloro che hanno esperienze di lavoro con adolescenti con
tendenze al suicidio spesso fanno una distinzione fra tentativi di suicidio seri e non seri. Tuttavia,
ogni tentativo di suicidio dovrebbe essere preso sul serio, poiché esso, in un adolescente, è segno
di un disturbo serio e di lunga durata. Infatti, il fattore predittivo individuale più attendibile
rispetto ad ulteriori tentativi o ad un tentativo riuscito di suicidio è dato proprio dall’esistenza di
una storia di precedenti tentativi di suicidio, indipendentemente dalla serietà ad essi attribuita
all’epoca. A volte si tende a minimizzare la serietà di un tentativo di suicidio a causa di una
confusione presente nell’operatore tra fermezza ed ostilità, e a causa della paura che una presa di
posizione ferma possa provocare reazioni violente da parte dell’adolescente. Per aiutare
l'adolescente, bisogna essere capaci di metterlo a confronto con la serietà del suo tentativo, con il
pericolo di ulteriori tentativi, con le motivazioni, inerenti al tempo stesso l'amore e l'ostilità, ho
pagate dal tentativo e con la follia o il crollo nell'esame di realtà all'epoca dell'evento.
c) Capacità di accettare il rifiuto: l’operatore che conduce i colloqui verrà visto dall’adolescente
con tendenze suicide sia come la persona che può liberarlo da una situazione intollerabile sia
come colui che frustrerà tutti i suoi desideri. L’intenso conflitto dell’adolescente con tendenze
suicide rispetto alla rottura del legame emotivo con la madre viene esternalizzato nei confronti
dell’operatore e l’adolescente contemporaneamente accetta e rifiuta l’aiuto