vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CLASSIFICAZIONE E FILOGENESI DEGLI ANIMALI
Sistematica
L’evoluzione ha prodotto una grande diversità di specie nel regno animale: 32 phyla di
animali pluricellulari (all’esplosione del Cambriano, che fu il più importante evento
evolutiva della storia geologica della vita, si differenziarono oltre 100 phyla) e oltre un
milione e mezzo di specie (descritte, ma ce ne sono molte altre raccolte e non
descritte).
La diversità animale non è casuale, ma segue un determinato ordine. I biologi tentano
di raggruppare gli animali in base alle relazioni evolutive che intercorrono fra loro,
sulla base del principio di condivisione dei caratteri omologhi (classificazione definita
“sistema naturale”).
Tassonomia: legge di ordinamento, ha formato un sistema formale di classificazione.
Animali che hanno un antenato comune molto recente condividono una serie di
caratteristiche e sono raggruppati insieme nella classificazione tassonomica. Tale
scienza fa parte della sistematica (o biologia comparata), che tenta di comprendere le
relazioni evolutive.
Prime classificazioni
Aristotele fu il primo a raggruppare gli organismi basandosi sulle loro somiglianze
strutturali e basandosi sulle loro caratteristiche funzionali e morfologiche. Fu però
Carolus Linneus ad introdurre il sistema di classificazione (solo di piante e animali)
utilizzato ancora oggi, nel “Systema Naturae”. Egli utilizzava lo studio comparato della
morfologia (classificazione tipologica, ossia basata solo sulle forme) per ordinare gli
organismi in un sistema gerarchico ascendente (gruppi e sottogruppi): Specie –
Genere – Ordine – Classe. Introduce, inoltre, il concetto di Taxa (o taxon):
raggruppamenti superiori al rango di specie che rappresentano un dato livello
tassonomico (livello gerarchico, es. famiglia, ordine ecc.).
Oggi: Regno – Phylum – Classe – Ordine – Famiglia – Genere – Specie (+ ranghi
intermedi es. sottoclasse).
Sia Aristotele che Linneo erano fissisti (contro la teoria evoluzionistica), ma la logica di
base è rimasta comunque la nomenclatura binomia, introdotta da Linneo: ciascuna
specie ha un nome composto dal nome del genere (in lettera maiuscola) e dal nome
Homo sapiens).
specifico della specie (es. Alcune specie sono suddivise in sottospecie
e hanno, quindi, nomenclatura trinomia; le specie contenenti una sottospecie il cui
Locusta
nome è una ripetizione del nome di specie sono dette politipiche (es.
migratoria migratoria).
La teoria dell’evoluzione ha cambiato il ruolo del tassonomo da quello della
classificazione (raggruppare gli organismi) a quello della sistematizzazione (ordinare i
gruppi in base alle loro affinità e rapporti di parentela). Le specie del gruppo
tassonomico costituiscono un sistema di discendenza comune, non una classe definita
dal possesso di una caratteristica essenziale.
ZOOLOGIA CON LABORATORIO 9 ottobre 2024
Clade: gruppo tassonomico con valenza scientifica, include l’antenato comune più
recente e tutti i suoi discendenti (sinonimo di gruppo monofiletico), che formano un
ramo dell’albero filogenetico della vita (vi inseriamo le specie imparentate).
Concetto di specie
È il raggruppamento più piccolo possibile (la sottospecie non è un raggruppamento, è
più un morfotipo).
Il concetto di specie non ha una definizione univoca, si basa su alcuni criteri: si parla di
un insieme di popolazioni che hanno una discendenza con antenati comuni estinti
(popolazione ancestrale); mantenimento di coesione e corrispondenza genotipica e
fenotipica (la variabilità genetica nelle specie è abbastanza limitata); compatibilità
genetica intra specifica (comunità riproduttiva) e barriera riproduttiva (o isolamento
riproduttivo) tra specie diverse. Quest’ultimo criterio, però, può essere applicato solo a
organismi a riproduzione sessuale (no asessuale).
Ciascuna specie ha una distribuzione nello spazio (areale geografico) e una
distribuzione nel tempo (durata evolutiva). Le specie che hanno areali geografici molto
ampi (es. interi continenti) sono dette cosmopolite (vivono un po’ ovunque e sono
adattate a ogni tipo di habitat), mentre sono dette endemiche quelle con distribuzioni
geografiche molto ristrette (es. il Madagascar è pieno di specie endemiche). Nel corso
della loro evoluzione le specie possono cambiare gli areali geografici molte volte.
[Habitat: l'insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie.]
Nicchia ecologica: non coincide per forza con un’area geografica, ma è un concetto
ecologico che denota il ruolo di un determinato organismo nella sua comunità
ecologica (es. per noi linguaggio e cultura sono nicchie ecologiche); è alla base della
definizione ecologica di specie.
Concetto tipologico (o morfologico): prima di Darwin le specie erano definite da
caratteristiche fisse e morfologiche (considerate immutabili). Gli scienziati
riconoscevano designando un esemplare tipo (olotipo) o due (maschio e femmina),
che venivano deposti al museo rappresentati la forma ideale. Sono detti paratipi gli
individui che illustrano le variazioni morfologiche nelle popolazioni di una specie.
Questo concetto è stato praticamente abbandonato (tranne olotipo e paratipo).
Concetto biologico di specie – Ernst Mayr e Dobzhansky: “una specie è una comunità
riproduttiva di popolazioni (isolata riproduttivamente) che occupa una determinata
nicchia in natura”. La specie è quindi una popolazione interfeconda di individui che
hanno una discendenza comune e che condividono caratteristiche che differiscono
gradualmente (ci si aspetta che sia geneticamente coesa e che la variabilità degli
organismi sia relativamente bassa). I problemi di questa definizione sono che manca
una dimensione temporale, che non tutte le specie si riproducono sessualmente e che
non tiene conte degli esemplari fossili (specie estinte).
Concetto evolutivo di specie - George Gaylord Simpson: “una singola linea evolutiva di
popolazioni antenato-discendenti, che mantiene distinta la propria identità da quella di
ZOOLOGIA CON LABORATORIO 9 ottobre 2024
altre linee evolutive simili e che ha proprie tendenze evolutive e un proprio destino
storico”. Egli ha tentato di dare anche una dimensione temporale, parla di linea
evolutiva (in una specie includiamo anche popolazioni antenate e estinte).
Filogenesi
Lo scopo della sistematica moderna (filogenesi) è quello di ricostruire i rapporti tra
taxa, viventi ed estinti, sottoforma di albero filogenetico (o evolutivo), utilizzando
caratteristiche morfologiche, cromosomiche, genetiche e molecolari chiamate caratteri
(= qualsiasi caratteristica usata dal tassonomo per evidenziare la variazione intra e
interspecifica). Non bisogna prendere in considerazione l’aspetto temporale.
Albero filogenetico: modello di rappresentazione della storia evolutiva tra organismi.
Un albero ci dà informazioni su quali organismi sono più vicini, quando si sono separati
e se condividono o meno un diretto antenato comune. Quando si costruisce un albero
ci si basa sui caratteri omologhi (similarità nei caratteri derivata da antenati comuni)
(possono essere specie ma si può usare questo metodo anche con pezzi di DNA e
sequenze amminoacidiche). [Omoplasia = somiglianza nei caratteri, che non riflettono
una discendenza comune.]
Radice (root): antenato comune di tutte le specie che prendiamo in esame.
Rami: passaggi evolutivi che mettono in unione le specie osservate tramite antenati
comuni.
Nodi: sono gli antenati comuni (ipotetici e/o estinti); punto in cui da una specie si
generano altre (attualmente esistenti), ossia i nodi terminali (specie derivate).
Branch: insieme di rami e nodi, parti di albero filogenetico.
Un albero evolutivo può essere radicato (rooted) o non radicato
(unrooted, non si è ancora individuato qual è l’antenato comune di
tutte le specie prese in considerazione, grafico che ancora
dev’essere polarizzato), cioè vi può essere o meno un punto basale
che indica il progenitore comune di tutti gli organismi in studio.
Nell’albero radicato c’è sempre un percorso evolutivo e una specie
basale, c’è un outgroup (sister group in cladistica, ossia
filogeneticamente affine, ma non interno al gruppo studiato),
necessario per polarizzare l’albero e con il quale avviene il
confronto. I sister taxa condividono tra loro un antenato comune; l’outgroup viene
identificato dai cladisti per individuare la discendenza comune di taxa differenti (es. il
Pan
genere è sister group degli esseri umani). Nell’unrooted tree non vi è alcuna
informazione relativa alla direzione del percorso evolutivo.
I nodi assumono gradi in base a quanti rami collega (non solo specie che origina, ma
anche gli antenati comuni). Un nodo di grado superiore a tre è detto politomia, indica
un punto dove non è chiaro come si articolano le relazioni evolutive tra i taxa o, a
volte, è una radiazione evolutiva (rapida speciazione multipla contemporaneamente).
ZOOLOGIA CON LABORATORIO 9 ottobre 2024
Tipi di alberi evolutivi:
- Cladogrammi: dà solo informazioni, in base a rami e nodi, sugli antenati comuni.
Lunghezza o larghezza del grafico non hanno significato, dà poche informazioni.
- Additive tree: i rami non hanno stessa lunghezza, più lunghi quelle di specie che
con il tempo sono cambiate di più e hanno accumulato più divergenze rispetto
all’antenato comune. L’asse orizzontale continua a non avere significato.
- Dendogrammi (o alberi ultrametrici):
sull’asse verticale si indica il tempo
evolutivo, più i rami sono lunghi più
l’antenato comune è antico. Asse orizzontale
senza valore.
Per le ricostruzioni degli alberi non si possono usare tutti i caratteri, ma solo quelli
variabili. Lungo una linea evolutiva i caratteri si modificano nel tempo e allora
possiamo individuare i gruppi e le linee evolutive.
Caratteri plesiomorfi: caratteri antichi, originali e non modificati, ci deriva direttamente
dall’antenato comune ed è presente in tutti (es. che siamo tetrapodi). Stato ancestrale
di un carattere per un taxon. Simplesiomorfia: condivisione di stati ancestrali (non
forniscono informazioni utili al raggruppamento di cladi).
Caratteri sinapomorfici (o apomorfico): prende origine nella linea ancestrale comune
del clado e viene ereditato da tutti i discendenti di quell’antenato. È un carattere
modificato, derivato (es. le ali degli uccelli).
Autapomorfia: non è presente in nessuno degli antenati comuni, è nuovo. Tratto
derivato che è unico per ogni gruppo terminale e non è presente nei parenti più vicini
e nei proge