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Estratto del documento

Era un sociologo che aveva una fabbrica, era un “osservatore” di Howard, e avendone le disponibilità

economiche viaggiava e poteva vedere il mondo. Sosteneva che bisognasse creare una comunità

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virtuosa legata alla fabbrica. Propone uno schizzo del villaggio, un quadrilatero in cui tutte le funzioni

sono confinate al margine. Pone importanza, come gli altri utopisti, sulla convivenza supportata da

servizi.

La carta di Atene

La Carta di Atene è un documento, elaborato a seguito del IV CIAM svoltosi nel 1933 sul Patris II. È stata

pubblicata nel 1942, per volere di Le Corbusier, che aveva aggiunto commenti al documento redatto

durante il Congresso.

La città pubblica

La locuzione «città pubblica» indica parti di città che sono state realizzate dalle istituzioni pubbliche,

attraverso procedure particolari tese a regolare i rapporti tra pubblico e privato.

Diverse sono le leggi e le stagioni che hanno dato origine alla città pubblica in Italia:

Legge Luzzatti del 1903: Primo tentativo in Italia di introdurre nell’ordinamento giuridico il problema

delle case per i ceti meno abbienti. Riconoscimento di alcune agevolazioni creditizie e tributarie ai

costruttori di edifici popolari.

Testo unico del 1938: introduce:

- disposizioni per l’esproprio di aree da destinare ad alloggi popolari;

- caratteristiche degli alloggi popolari

- possibilità per i Comuni di realizzare direttamente case popolari, se necessario

Il piano Fanfani, 1949 mira a:

- attivare l’economia;

- combattere la disoccupazione operaia;

- dare impulso all’edilizia, attraverso la realizzazione di quartieri di edilizia sociale in tutto il Paese.

Il Piano INA-Casa è un piano tecnico architettonico:

- articolato in due settenni (1949-1963);

- ha ricadute economiche e sociali;

- fornisce nuovi alloggi sani e decorosi per la popolazione operai

La Legge n 167 del 1962 Introduce i Piani di Zona (PEEP “Piano Edilizia Economica Popolare”, resa

obbligatoria per i Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, e PIP “Piano per gli Insediamenti

Produttivi)

Legge n 865 del 1971 distingue 3 tipologie di ERP (edilizia residenziale pubblica):

- Edilizia sovvenzionata realizzata a totale carico degli Enti pubblici

- Edilizia agevolata realizzata da privati, con finanziamenti messi a disposizione dallo Stato e poi dalle

Regioni

- Edilizia convenzionata: L’ente pubblico attribuisce beni o contributi direttamente all’impresa

costruttrice.

Legge 457 del 1978 introduce la possibilità di realizzare gli interventi di edilizia residenziale pubblica in

contesti di recupero del patrimonio edilizio esistente.

Legge 493 del 1993 introduce e formalizza uno strumento appartenente ai Piani Complessi, il

“Programma di Recupero Urbano” (PRU)

Oggi i quartieri ERP, nella maggioranza dei casi, sono considerati come aree ‘‘stigma’’. Caratterizzati da

problemi:

- spaziali, sconnessione tra spazi e popolazione, privatizzazione degli spazi un tempo pubblici,

obsolescenza dei manufatti, isolamento dovuto a cattive connessioni infrastrutturali e trasportistiche 5

- sociali, criminalità e concentrazione di determinate categorie di popolazione (es anziani o etnie

straniere)

- economici, redditi medio bassi

Esproprio

L’esproprio di un bene privato da parte dell’autorità pubblica è apparso negli ordinamenti giuridici in

seguito alla Rivoluzione Francese. Nell’ordinamento giuridico italiano l’esproprio compare sia

nell’articolo 43 della Costituzione sia nel Codice Civile all’articolo 834. Essa è definita come: “istituto di

diritto pubblico in base al quale un soggetto, previa corresponsione di una giusta (e unica) indennità, può

essere privato, in tutto o in parte, di uno o più beni immobili di sua proprietà per una causa di pubblico

interesse legalmente dichiarato.

L’esempio tipico è costituito dall’esproprio per la realizzazione di opere di pubblica utilità, quali

infrastrutture per la mobilità, edifici e spazi destinati a servizi pubblici.

L’esproprio è lo strumento che consente di creare una condizione di “tabula rasa”, ripristinando la

proprietà pubblica dei suoli. In questo modo si sottraggono alla proprietà privata e alle regole di mercato

le aree interessate dai progetti urbanistici di trasformazione pubblica.

Sulla base delle normative vigenti in Italia la procedura dell’esproprio si articola in diverse fas:

- apposizione del vincolo

- dichiarazione di pubblica utilità dell’opera

- determinazione dell’indennità di esproprio

- decreto di esproprio

- occupazione delle aree espropriate.

Perequazione

L’istituto della perequazione rappresenta un tentativo di superamento delle distorsioni e dei problemi

generati dalla procedura dell’esproprio per pubblica utilità. per quanto riguarda sia la determinazione

dell’equo indennizzo sia per il superamento delle questioni relative al doppio regime dei suoli (la

differenza di indennizzo tra i proprietari di aree destinate alla realizzazione di servizi per pubblica utilità

(avvantaggiati) e i proprietari di aree destinate a trasformazioni da parte di privati). In sostanza lo

strumento perequativo garantisce l’equo trattamento di tutte le proprietà fondiarie interessate dalle

trasformazioni urbanistiche, sia destinate a costruzione private, sia destinate a servizi pubblici.

Il principio “virtuoso” della perequazione è che non si debba realizzare alcuna trasformazione urbana

senza che esista un adeguato beneficio per la collettività in termini di aree verdi, servizi, infrastrutture

per la mobilità e più in generale della qualità ambientale degli insediamenti stessi. Questo beneficio non

deve essere ottenuto a scapito di alcuni proprietari e a vantaggio di altri che ne traggono direttamente o

indirettamente consistenti vantaggi, urbanistici ed economici

Due strategie di applicazione:

- su tutte le aree urbane soggette a trasformazione urbanistica (perequazione pervasiva);

- solo a una quota delle aree di trasformazione , nell’ambito di specifici progetti (perequazione parziale).

in sostanza, perequazione = pari trattamento dei proprietari dei suoli e pari opportunità di

trasformazione 6

Lo zoning

È lo strumento tecnico-amministrativo utilizzato nella pianificazione urbanistica e territoriale per

disciplinare gli usi del territorio.

Consiste nell’attribuire al suolo, tramite un determinato perimetro disegnato su base cartografica o

anche catastale, una specifica destinazione d’uso e di trasformazione corrispondenti ad una precisa

norma scritta e vincolante.

Risale alla cultura amministrativa tedesca (1870-1915). Una delle prime applicazioni si registra a

Francoforte come strumento affiancato al Regolamento Edilizio

Lo zoning assume 2 forme:

Zonizzazione per destinazioni d’uso: Città composta di zone classificate per funzioni (residenziale,

commerciale, industriale,…).

Scopo:

- riorganizzare funzioni e attività nella città

- assicurare massimo sviluppo e rendimento

- rendere efficiente la macchina urbana

Zonizzazione per densità. graduare la densità edilizia secondo anelli concentrici, con massima densità al

centro, decrescente verso la periferia

Scopo:

- gestire e regolare il problema abitativo e fondiario

- limitare il costo dei suoli

L’operatore pubblico usa lo zoning per il controllo economico sulla rendita o per il controllo politico sulle

dislocazioni dei gruppi sociali.

Quella dello zoning è una tematica complessa e controversa, soggetta a una critica articolata. Critica

sociale: lo zoning produce la segregazione dei gruppi sociali meno abbienti, insediati dove le iniziative

imprenditoriali sono meno attive, dove i valori delle aree sono meno elevati, le tipologie edilizie più

scadenti.

Critica ideologica: il piano di zonizzazione propone l’idea che esista un’antitesi tra città e campagna.

Critica funzionale: lo zoning si basa sull’idea di specializzazione delle parti urbane, la separazione

fondamentale che ha creato è quella tra residenza e lavoro

Critica morfologica: lo zoning è responsabile dell’impoverimento della definizione formale della città

moderna

PRG di Torino

La crisi della FIAT a Torino innesca ingenti processi di trasformazione sociale e urbana, con migliaia di

piccole imprese e di attività commerciali cittadine costrette alla chiusura.

E’ in questo scenario di radicale cambiamento che il Comune di Torino tra il 1986 e il 1995 incarica

Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti della redazione di un nuovo Piano, con una convergenza politica e

culturale pressoché unanime.

I punti di forza del Piano sono l’integrazione della progettazione urbanistica con le politiche di trasporti,

l’individuazione di un nuovo ruolo post-industriale per la città (turismo. cultura); la ricucitura dei tessuti

urbani liberati dall’interramento della ferrovia e il mantenimento di alcuni grandi contenitori industriali.

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Al contrario, i punti di debolezza sono rilevabili nella scarsa attenzione posta alla dimensione

metropolitana della città e la sottovalutazione di un nuovo ruolo produttivo che Torino avrebbe potuto

ancora esprimere.

I principali obiettivi del Piano sono:

- la realizzazione di tre assi (La Spina 1, l’asse del Po, e l’asse di Corso Marche),

- il recupero delle aree industriali dismesse

- la progettazione dei servizi pubblici

- la riqualificazione risorse ambientali ed ecologiche

Lungo la spina 2/3 della città costituiscono le ZUT (zone urbane di trasformazione) = delle zone in cui è

prevista la costruzione indipendentemente dallo stato di fatto, o perché sono vuote o perché posso

demolire ciò che è già costruito.

Nei 25 anni successivi il PRG di Gregotti e Cagnardi sarà in parte snaturato con l’approvazione e la

realizzazione di oltre 300 varianti parziali.

Sussidiarietà orizzontale

Dalla Riforma costituzionale del Titolo V del 2001:

«Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini,

singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di

sussidiarietà».

In via generale, la sussidiarietà può essere definita come quel principio regolatore secondo il quale, se un

ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può

eventualmente sostenere l'azione.

Si tratta di un’importante innovazione nell’idea di progetto. I cittadini possono quindi “prendersi

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
15 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enea1234567 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Brunetta Grazia.