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L'economia circolare come risposta alla sfida ambientale

Anche l'economia circolare, così come la green economy, potrebbe essere una risposta. Si tratta di un concetto secondo cui gli attuali sprechi possono essere trasformati in valore, attraverso un diverso utilizzo delle risorse durante l'intero ciclo produttivo e di consumo. La creazione di valore economico dipende sempre meno dall'estrazione e dal consumo delle risorse finite e sempre più dall'allungamento del ciclo di vita dei prodotti e dal riciclo e riuso delle risorse. Il nostro paese è un'eccellenza nel campo dell'economia circolare, tanto che secondo il rapporto Greenitaly 2018, l'Italia detiene la leadership europea, posizionandosi sul podio per quanto riguarda il rapporto tra materia prima utilizzata e valore economico prodotto e al primo posto tra i grandi paesi nel rapporto tra rifiuti prodotti e valore generato. Nel 2015 la Commissione Europea con "L'anello mancante. Piano d'azione"

dell'Unione Europea per l'economia circolare", presenta un ambizioso pacchetto di misure finalizzate a rendere più sostenibile e competitiva l'economia europea e a creare nuovi posti di lavoro, attraverso alcune proposte legislative riviste sui rifiuti e un piano d'azione globale il cui orizzonte temporale coincide con la durata in carica di quella Commissione. La progettazione ecologica, lo sviluppo dei mercati delle materie prime secondarie, l'adozione di modelli di consumo più sostenibili e la gestione integrata dei rifiuti, sono le aree strategiche indicate dalla Commissione. Questa strategia dispone di oltre 7 miliardi di euro di finanziamenti e la Commissione ha stimato che può generare 600 miliardi di risparmi netti per le aziende europee e una riduzione compresa tra il 2 e il 4% delle emissioni di gas a effetto serra. Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato un pacchetto di nuove norme sull'economia circolare, ponendosi.come punto di riferimento globale in questo ambito. La relatrice di queste leggi è stata l'europarlamentare italiana Bonafè. L'economia circolare, insieme alla gestione sostenibile dei rifiuti, alla promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, può contribuire a risolvere uno dei principali problemi che affliggono il vecchio continente: l'alto tasso di disoccupazione. La Swedish International Development Cooperation Agency (Sida) e la World Bank, nel 2016 hanno riunito a Stoccolma 13 economisti di fama mondiale per discutere dei necessari cambiamenti di rotta da imprimere alle scienze economiche. Il risultato è lo Stockholm Statement, un documento pubblicato il 15 novembre 2016 che contiene otto raccomandazioni per raccogliere la sfida dello sviluppo. Il capitalismo è un modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata che si attua in un pianeta le cui risorse, almeno per come questo modello di sviluppa lo intende,sistema economico basato sulla crescita illimitata non è sostenibile a lungo termine. La disciplina dell'economia ecologica si concentra sull'integrazione dell'economia con l'ambiente, riconoscendo i limiti delle risorse naturali e l'importanza della conservazione ambientale. Gli economisti ecologici come Daly, Georgescu-Roegen, Boulding e Costanza hanno contribuito a sviluppare questa disciplina, che ha cercato di creare un ponte tra economia ed ecologia. Le loro idee sono state pubblicate su riviste come il Journal of Environmental Economics and Management e Ecological Economics. L'ambiente non può essere considerato come una risorsa illimitata da sfruttare, ma come un sistema interconnesso con l'economia. Questa prospettiva contrasta con l'economia classica, che si basa sull'idea della crescita economica continua e infinita. Tuttavia, su un pianeta finito, non è possibile crescere all'infinito senza esaurire le risorse e danneggiare l'ambiente. L'economia ecologica propone un approccio più sostenibile, che tiene conto dei limiti delle risorse naturali e promuove la conservazione ambientale. Questo approccio è fondamentale per affrontare le sfide attuali, come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l'esaurimento delle risorse.

Uno dei concetti cardine dell'economia ecologica è quello di "capacità di carico", intesa come la capacità di un ecosistema di produrre e riprodurre le risorse necessarie alla specie che lo abitano, tra cui l'uomo. Importante è anche il concetto di throughput, il flusso fisico di materia e energia che proviene dalla natura, attraversa l'intera economia umana e ritorna alla natura come scarto.

Georgescu-Roegen nel 1971 scrive "The Entropy Law and the Economic Process", dove applica ai processi economici il secondo principio della termodinamica, denunciando la natura entropica di tali processi e il degradamento dell'ambiente naturale da essi causato, con le relative conseguenze negative per le generazioni future. Alier in "Ecologia dei poveri" fa una sintesi dei principali temi di cui si occupa l'economia ecologica:

  • Nuovi indicatori e indici di (in)sostenibilità dell'economia
  • Applicazione agli
ecosistemi umani di concetti ecologici come la capacità di carico e la resilienza; - Valutazione dei servizi ambientali in termini monetari, ma anche la discussione dell'incommensurabilità dei valori e l'applicazione di metodi di valutazione multicriteriali; - L'analisi del rischio, l'incertezza, la complessità e la scienza post-normale; - Valutazione ambientale integrale, compresa la costruzione di scenari, modellistica dinamica e metodi partecipativi di decisione; - Macroeconomia Ecologica, misurazione del "capitale naturale", dibattito tra le nazioni di sostenibilità "debole" e "forte"; - Conflitti ambientali distruttivi; - Cause e conseguenze ambientali dei cambiamenti tecnologici, del lock-in tecnologico, relazioni tra economia ecologica ed economia evoluzionista; - Teorie del consumo (bisogni, "soddisfazione"), e come il consumo si relaziona con gli impianti ambientali. Nel 1999 Hawken ed ifratelli Lovins (Amory e Hunter), parlano di natural capitalism: "Non ha niente a che vedere con il capitalismo, è un termine usato per riferirsi a quelle risorse e asset, presenti in natura, che al momento non valorizziamo e non monetizziamo, mentre dovremmo farlo". Molti sono i punti di contatto con l'economia circolare: dall'allungamento del ciclo di vita dei prodotti al passaggio dal possesso di beni all'utilizzo di servizi, che Rifkin ha chiamato "Era dell'accesso". Bisogna sostituire un modello produttivo che ha sempre più bisogno di risposte di capitali finanziari e sempre meno di persone con uno che ha bisogno di più persone e meno risorse capitali. Nel 2009 Rockstrom pubblicò un articolo su Nature, intitolato "A Safe Operating Space for Humanity". L'articolo individua nuove limiti che non dovrebbero assolutamente essere superati per assicurare alla nostra e alle generazioni future lapossibilità di continuare ad abitare il pianeta. L'effetto a cascata che si può generare superando tali limiti avrebbe ricadute potenzialmente ingovernabili e catastrofiche. Gli autori dell'articolo hanno quantificato i valori da non oltrepassare per rimanere in uno "spazio sicuro" per le prime sette voci, mentre non è stato possibile individuare valori precisi per quanto riguarda l'aerosol e l'inquinamento chimico. Secondo gli autori il cambiamento climatico, il ciclo dell'ozono e la perdita della biodiversità (tre dei limiti individuati da Rockstrom) sono già stati superati, mentre è assai probabile che supereremo presto, entro la fine del secolo, anche gli altri, se non cambieremo le nostre strategie di sviluppo a livello globale. - Per quanto riguarda il cambiamento climatico, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera nel periodo preindustriale era di 280 ppm (parti per milione), mentre nel 2009 era

diventata di ben 387 ppm e addirittura nel settembre del 2016, per la prima volta nella nostra storia, ha sforato il tetto psicologico delle 400 ppm.

Per quanto riguarda il flusso dell'azoto, calcolato in base all'ammontare di azoto rimosso dall'atmosfera per utilizzo umani, era pari a zero nel periodo preindustriale, mentre nel 2009 si assestava sulle 121 milioni di tonnellate all'anno, ben al di sopra del limite auspicabile dei 35 milioni di tonnellate annue.

Per quanto riguarda la perdita della biodiversità, calcolata sulla base del numero di specie per milioni che si estinguono annualmente, prima della rivoluzione industriale questo numero era compreso tra 0,1 e 1, mentre oggi supera il 100.

I limiti individuati dal gruppo coordinato da Rockstrom costituiscono il margine superiore dell'economia della ciambella, un modello proposto dall'economista Raworth e che sta avendo grande successo e riconoscimento. L'idea è di tracciare uno

Spazio sicuro, quello compreso tra i limiti superiori e quelli inferiori. Questo spazio è proprio l'economia della ciambella. È necessario che si rimetta in discussione i principi che regolano l'attuale organizzazione economica e sociale, adeguandola alla complessità che caratterizza sia i nostri sistemi socioeconomici sia gli ecosistemi da cui dipendiamo.

  1. Cambiare obiettivo: passare dalla spasmodica ricerca dell'aumento del Pil alla salvaguardia dei diritti umani di tutti nel rispetto dei limiti ecologici della terra.
  2. Vedere l'immagine complessiva: annullare l'isolamento e l'autosufficienza dell'economia per integrarla nella società e nella natura.
  3. Coltivare la natura umana: superare l'immagine distorta dell'homo oeconomicus per valorizzare la vera natura umana, che è sociale e dipendente dal mondo vivente.
  4. Acquisire comprensione dei sistemi: abbracciare il pensiero sistemico e porlo al centro dell'economia.
iniziando a vederla e a gestirla come un sistema complesso incontinua evoluzione.
  1. Progettare per distribuire: progettare le nostre economie in modo che siano più distributive riguardo al valore generato, non solo in merito al reddito ma anche alla ricchezza.
  2. Creare per rigenerare: fermare il degrado ecologico introducendo principi di progettazione rigenerativa in grado di creare un'economia circolare.
  3. Essere agnostici riguardo alla crescita: passare da economie che hanno la necessità di crescere continuamente, che questo aumenti la prosperità o no, a economie che ci facciano prosperare, che questo aumenti la crescita oppure no.
Oltre a ciò, cinque fattori chiave determinano la possibilità di rimanere all'interno dei confini della ciambella: popolazione, distribuzione, aspirazione, tecnologia e governance. La popolazione deve essere stabilizzata perché ogni ulteriore aumento rende più difficile soddisfare i bisogni di tutti; la

distribuzione resa più equa, perché la disuguaglianza ci spinge oltre i confini della ciambella; l'aspirazione consiste in ciò

Dettagli
A.A. 2018-2019
63 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariabrandolini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Sbardella Marco.