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Rapporto tra uomo e natura nel concetto di paesaggio

Ritter osserva il paesaggio come punto di vista di colui che osserva la natura consentimento: un elemento di mediazione ulteriore nel rapporto fra uomo e natura. Questa nuova concezione estetica si sviluppa nel momento in cui entra in crisi l'idea di natura come totalità. Al concetto di paesaggio si legano questioni esistenziali determinate da coloro che lo attraversano, lo lavorano e lo trasformano (identità). L'aspetto fondamentale dell'abitare è la cura del paesaggio nel quale si abita, inteso nel senso di coltura, di costante trasformazione, in contrasto con l'idea di tutela e di musealizzazione di porzioni di territorio e di creazione di parchi o aree protette. Una cura, ancora, che è al tempo stesso attenzione e gestione dell'altro da sé e, al tempo stesso, cura di sé e degli altri che costituiscono la comunità di riferimento. Attraverso la coltivazione e il progetto della natura che lo circonda, l'uomo

Costruisce sé stesso e il mondo che abita. Ogni epoca e ogni società attribuiscono un senso diverso a questa particolare interazione, che a sua volta contribuisce a definire alcune caratteristiche della società. Questa cura è alla base dei processi di trasformazione del mondo e di costruzione dei paesaggi. L'uomo non solo trasforma ciò che lo circonda adattandolo alle proprie necessità ma modifica, al tempo stesso, il proprio modo di abitare e, quindi, la propria essenza, la propria identità. Per questo motivo non è possibile separare soggettività e oggettività nell'esperienza del paesaggio: anche perché il soggetto si trova costantemente immerso nel paesaggio e coinvolto nella sua costante evoluzione. Il paesaggio è uno spazio storico-culturale, espressione dei valori e delle persone che vivono dentro e di come ci vivono e, quindi, luogo privilegiato della lettura e della scrittura della natura.

Un'idea di paesaggio inteso come invenzione comune di una realtà che porta necessariamente con sé istanze di ambito sociale, politico ed etico. Con il concetto di modernità liquida, Bauman contrappone la solidità del periodo moderno alla società cosiddetta postmoderna, nella quale ogni aspetto della vita può venir rimodellato artificialmente e, soprattutto, cambia continuamente. L'eccessivo dinamismo di questa modernità genera, secondo Bauman, crisi dello Stato, delle ideologie dei partiti, confusione e disorientamento nelle persone che non hanno più punti di riferimento stabili, divisione tra le persone e separazione dell'individuo da una comunità che lo rassicuri. Una delle conseguenze del processo di globalizzazione in corso è la modifica delle coordinate identitarie a causa del progressivo scollegamento tra le attività dell'uomo, lo spazio e il tempo nell'ambito dei quali tali.

Attività si realizzano. In questo modo si diffonde una modalità di azione e di relazione che riduce al minimo le esigenze di reciproca conoscenza e comprensione fisica. L'identità deriva dalle persone, dello spazio, del tempo e dalle relazioni tra tutti questi elementi: l'uomo prende coscienza di sé nell'ambito delle proprie attività, pensando e agendo sul territorio insieme agli altri individui con i quali interagisce. Per Beck l'identità si forma interagendo liberamente con altri attori sociali, al di là di quella che definisce come l'errata teoria territoriale dell'identità: la propria identità si riconosce comprendendo la propria diversità, e da questa diversità si capisce e si scende a patti con la diversità degli altri, al di là di ogni confine nazionale teso a tenere separate le diversità e a creare "bolle" omogenee che favoriscono uguaglianze fittizie.

Touraine propone una riflessione sulla questione dell'identità riflessiva, riconoscendo come l'individuo, nella società di oggi, debba modificare radicalmente il rapporto con sé stesso prima di potersi misurare con gli altri.

Castells riconosce nei nuovi attori sociali che emergono in risposta alla globalizzazione, i potenziali protagonisti di futuri cambiamenti epocali. In "Il potere dell'identità" Castells classifica tre tipi di movimenti collettivi: i movimenti e le identità legittimanti, quelle residenziali e, infine, quelle progettuali. Il dato che caratterizza i movimenti e le identità progettuali rispetto a quelle legittimanti o residenziali è la capacità dei primi di andare oltre la dinamica dell'esclusione, cercando di trasformare le istituzioni esistenti o di costruirne di nuove attraverso percorsi di progetto che arrivano alla generazione di nuove realtà in modo collettivo.

necessario ridefinire molti aspetti del mondo in cui ci muoviamo, a partire dall'elaborazione di nuove grammatica e sociali, economiche e politiche. L'idea di confine, nel linguaggio comune, rimanda a questioni spaziali e geografiche, ma in realtà essa può essere facilmente applicata ad ambiti cruciali della teoria sociale che ne ampliano l'uso metaforico, come le distinzioni sociali. Il paesaggio è una co-costruzione, frutto della relazione tra gli uomini e la realtà che li circonda. Un dato di partenza e un dato soggettivo e personale è il testo che chiunque osservi un paesaggio scrive mentre se ne appropria. Esistono processi che tendono a mettere in crisi questa relazione: processi che producono paesaggi nascosti. Un paesaggio può essere nascosto per vari motivi. In un primo caso, il soggetto può non avere gli strumenti per accedere a una conoscenza completa del paesaggio che osserva. Questo è dovuto a unanalfabetismo paesaggistico funzionale che costruisce un confine oltre il quale difficilmente si può andare. Il soggetto non sa, non può sapere che c'è un mondo dietro la percezione, dietro il riconoscimento di un semplice panorama. Un secondo caso è quando qualcuno vuole tenere nascosto al soggetto elementi di conoscenza relativi al paesaggio: un gruppo di potere nasconde deliberatamente risorse, valori e relazioni al soggetto che subisce la sua posizione privilegiata per i fini economici, di controllo sociale. Si tratta di un problema di conoscenza, di consapevolezza di non poter sapere qualcosa fino in fondo. Il soggetto è alfabetizzato ma non sa che c'è qualcosa oltre il confine che gli è stato imposto. O se lo sa e desidera superare il confine che gli impedisce di accedere al paesaggio nascosto non è in condizione di poterlo fare. Un ultimo caso vede sia il soggetto che il gruppo di potere ignari, vittime entrambi della

La propria ignoranza, circondati da un confine che, in questo caso, rappresenta il limite delle conoscenze umane. Esistono tuttora ambiti poco esplorati, conoscenze che ancora non sono state acquisite, soluzioni che ancora non sono state individuate. In questo caso potremmo parlare di paesaggio sconosciuto. Il problema riguarda ancora una volta la conoscenza: l'atteggiamento di fronte al sapere. La scelta riguarda il voler conoscere, il voler sapere. Riguarda l'atteggiamento di chi, pur percependo l'esistenza di un ostacolo si mette in discussione per superare il confine ed esplorare il paesaggio nascosto. Riguarda il valore stesso della scienza e della ricerca scientifica, intesa come scelta libera di comprendere il mondo in tutte le sue forme, umane e naturali. Buona parte del processo creativo che porta alla scrittura di un nuovo paesaggio sta nella libertà che ispira ai soggetti che lo vivono, lo abitano e lo lavorano, nella libertà di appropriarsene e di modificarlo.

La scelta di seguire una strada di conoscenza, quindi, e di ridefinire il concetto stesso di confine per arrivare in qualche modo a superarlo, è alla base dell'analisi, dell'ideazione, progettazione e realizzazione del nuovo paesaggio. Il bisogno di definire la propria identità, di differenziarsi dagli altri, di costruire confini e limitazioni sembra essere la via per contenere il fenomeno di frammentazione che va dal sociale alla dimensione più personale, interiore degli esseri umani. Il confine fornisce uno strumento prezioso per la formazione dell'identità dei gruppi, soprattutto se inteso nella sua accezione di interfaccia e non di elemento separatore. Non si tratta dei confini tradizionalmente intesi, artificiali costruiti dagli uomini: i muri, recinti e riti. Si tratta di confini di altra natura, che nello sguardo di Touraine, prima, e nei recenti contributi di altri autori, sembrano suggerire nuove modalità di formazione.dell'identità e, quindi, nuovi processi di gestione dei beni comuni ai quali tali identità afferiscono. I confini possono funzionare come aggregatori di relazioni. I confini reali, che dividevano fisicamente territorio e ne evidenziavano le differenze, devono essere sostituiti da altre strutture che, invece di separare basta, devono saper congiungere e disgiungere al tempo stesso, favorendo nuove convergenze. Cogliere il senso di questo nuovo statuto della divisione vuol dire ricostruire la portata antropologica, culturale, storica e geografica del gesto che intende separare o congiungere. Etimologicamente con la parola territorio si indica un'azione umana che agisce su uno spazio geografico definito, con un particolare accento sui caratteri giuridici legati alla proprietà di tale ambito spaziale. Il territorio è uno spazio sovraccarico di strutture e letture passate e sedimentate, in lento divenire, che possiamo leggere e sfogliare attraverso i paesaggi.che lo costituiscono, dai quali è possibile trarre spunti per suggerire possibilità di sviluppo futuro. Tale visione conferma il processo di continua riscrittura che costantemente trasforma sia il paesaggio sia il territorio: da un lato, la costante produzione di paesaggi a opera dell'uomo contribuisce alla territorializzazione progressiva dello spazio geografico disponibile; da un altro è il palinsesto del territorio che, con le sue sedimentazioni, induce la creazione di paesaggi che abbiano le caratteristiche opportune per soddisfare le diverse necessità delle popolazioni. La disciplina del marketing territoriale è orientata a un'interpretazione del territorio come un sistema flessibile di risorse materiali e immateriali che coinvolge differenti attori tra loro collegati a una serie di risorse. I confini e le estensioni del territorio non sono individuabili a priori, dato che essi cambiano in base a specifici progetti o obiettivi e dipendono.i confini geografici, ma sono influenzati anche da fattori sociali, culturali ed economici. Inoltre, il territorio può essere considerato come un sistema complesso, in cui le diverse componenti interagiscono tra loro e si influenzano reciprocamente. Nel contesto del marketing territoriale, è fondamentale comprendere le caratteristiche distintive del territorio e valorizzarle in modo efficace per attrarre turisti, investimenti e promuovere lo sviluppo economico. Questo può essere fatto attraverso la creazione di una brand identity territoriale, che rappresenti in modo unico e riconoscibile le peculiarità del territorio. Le risorse coinvolte nel marketing territoriale possono essere di diversi tipi, come ad esempio le risorse naturali, culturali, storiche, artistiche, enogastronomiche e infrastrutturali. Queste risorse possono essere sfruttate per creare prodotti turistici e attrarre visitatori, ma anche per promuovere l'insediamento di imprese e l'investimento nel territorio. Le relazioni che si attivano nel marketing territoriale sono di vario tipo. Ad esempio, possono essere relazioni tra le istituzioni pubbliche e private, tra le imprese e le comunità locali, tra gli operatori turistici e i visitatori. Queste relazioni possono essere basate sulla collaborazione, sulla condivisione di obiettivi comuni e sulla creazione di valore per tutte le parti coinvolte. In conclusione, il marketing territoriale è un approccio strategico che mira a valorizzare le risorse e le potenzialità di un territorio, al fine di attrarre turisti, investimenti e promuovere lo sviluppo economico. Per raggiungere questi obiettivi, è necessario comprendere le caratteristiche distintive del territorio, identificare le risorse coinvolte e attivare relazioni efficaci tra gli attori coinvolti.
Dettagli
A.A. 2018-2019
51 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariabrandolini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Sbardella Marco.