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RESILIENZA
La SVS può essere somministrata in un paio di minuti e il conteggio degli item richiede
tempi brevi. La scala è autosomministrata e composta da 9 item, con formato di
risposta a 4 posizioni. Lo strumento è composto da 3 sottoscale ( tensione,
demoralizzazione e ridotto supporto sociale) che sommate costituiscono un punteggio
totale che rappresenta la vulnerabilità.
La SVS è stata costruita in base alla letteratura scientifica riguardante la misurazione
allo stress e del supporto sociale. La versione attuale è stata ottenuta da una
selezione degli item di versioni precedenti, effettuata in base alle caratteristiche
psicometriche. La validità convergente, l’affidabilità al test-retest e la sensibilità al
cambiamento della SVS sono risultate soddisfacenti.
La DRS-15 misura il costrutto di Hardiness, proposto originariamente da Kobasa e
colleghi per rendere conto delle differenze individuali nella reazione ad eventi e
situazioni stressanti.
La DRS-15 è un questionario auto compilato che consta di 15 item, a ognuno dei quali
è attribuito un punteggio su una scala di accordo a 4 punti. Lo strumento fornisce un
punteggio totale e punteggi separati per 3 sottoscale denominate Impegno, Controllo
e Sfida.
CAP. 26 LA VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA PER LA CLINICA PSICHIATRICA
Bleuler e Kraepelin, nel compilare i diari clinici dei loro pazienti, evidenziavano la
presenza di una disconnessione dei legami associativi, un’incapacità di tenere il flusso
dei pensieri nei confini adeguati, e ancora una perdita del potere logico. Bisognerà
attendere i primi anni ’90 per iniziare a trovare nella letteratura scientifica i primi
articoli dedicati a questo problema e a una sua, ancora ipotetica, soluzione.
IMPORTANZA DI CONOSCERE IL FUNZIONAMENTO COGNITIVO IN PSICHIATRIA
I pazienti affetti da SMI, disturbi psichici gravi, come la schizofrenia, i disturbi bipolari,
affettivi e di personalità, una volta risolti i sintomi più gravi, attraverso la terapia
psicofarmacologica e la psicoterapia, continuavano a manifestare una grave perdita
del funzionamento psicosociale. Tale condizione, comportava un aumento del rischio di
ricadute e quindi aumento del numero di ricoveri e la cronicizzazione del disturbo.
Ormai si può affermare che il deficit cognitivo sia un ottimo predittore del
funzionamento psicosociale.
I DEFICIT COGNITIVI NEI DISTURBI PSICHIATRICI
I disturbi della cognizione presenti nelle SMI non sono causati da incidenti o traumi,
ma si presuppone siano determinati da numerosi fattori interagenti, che possono
addirittura avere esordio ancora prima della nascita di un individuo. È importante
sottolineare che il QI inteso come indice complessivo dell’efficienza cognitiva, e che di
norma si posiziona almeno 1 DS sotto la media nei soggetti affetti da schizofrenia, non
fornisce indicazioni chiare sulle specifiche aree cognitive che possono rappresentare
alterazioni. Proprio per questo motivo, attualmente, non è preso in considerazione
nella definizione di un trattamento sulle funzioni cognitive.
LE COGNITIVE REMEDIATION
Attualmente, l’unico trattamento finalizzato a ridurre i deficit cognitivi nelle SMI è la
CR, un training comportamentale che ha l’obiettivo di migliorare i processi cognitivi e
mira a essere durevole nel tempo e generalizzabile. Si basa sull’impiego di tecniche
cognitivo-comportamentali.
CAP. 28 LA COSCIENZA E I SUOI DISTURBI
I DISTURBI DELLA COSCIENZA
Il termine coscienza assume significati differenti in base al campo di interesse in cui
viene utilizzato. In ambito psichiatrico, la vigilanza, viene considerata solo una delle
funzioni elementari della coscienza. La coscienza è: lo stato di consapevolezza di se
stessi, del proprio mondo interno, del proprio corpo e del mondo esterno, garantisce la
possibilità dei processi di giudizio, discriminazione, scelta nonché la collocazione
dell’esperienza nell’ambito di un corretto orientamento temporo-spaziale
LO STATO CONFUSIONALE ACUTO O DELIRIUM
Il delirium ha una prevalenza nei soggetti ospedalizzati va dall’11 al 42%. Il delirium si
caratterizza come un disturbo che coinvolge la coscienza, le funzioni cognitive e le
senso-percezioni a insorgenza acuta, con decorso fluttuante e nella maggior parte dei
casi di breve durata fino a un massimo di 6 mesi. Il D è conseguenza diretta di una o
più patologie in atto, di un’intossicazione da farmaci o di una sindrome da astinenza.
Non bisogna dimenticare che nell’anziano il D può essere l’unico sintomo dell’esordio
di qualsiasi patologia acuta, sia medica che chirurgica. I disturbi fluttuanti del
comportamento vanno dall’agitazione psicomotoria al sopore; nell’anziano è frequente
il D ipoattivo piuttosto che quello iperattivo. Si definisce come sindrome del tramonto
il D che compare nelle tarde ore del pomeriggio e comporta la totale alterazione del
ritmo sonno-veglia. Sono stati proposti numerosi test di screening quali il Confusion
Assessment Method, che consente di distinguere il D dalla demenza e dalla
depressione.
TRATTAMENTO D
Ogni tipo di trattamento deve prevedere obiettivi precisi. Nel caso del D gli obiettivi
sono principalmente 3:
- Trattare la causa;
- Fornire terapia di supporto;
- Prevenire gli infortuni del paziente stesso e di chi gli sta vicino.
Trattamento non farmacologico
Prima del trattamento farmacologico è corretto mettere in atto principi generali validi
per tutti i pazienti con D, qualunque sia la causa sottostante:
- Fornire adeguata idratazione e regolare apporto nutritivo, anche per via
parentale.
- Supporto con ossigeno
- Non sedare immediatamente il paziente con muoversi in modo vagabondo:
allestire spazi protetti dove il soggetto possa muoversi liberamente.
Trattamento farmacologico
È importante ricordare che ogni farmaco psicoattivo può peggiorare la confusione
mentale e che non esiste farmaco ideale, pertanto quando sono prescritti farmaci
sedativi, si deve utilizzare il dosaggio minimo efficace per il più breve tempo possibile;
ciò richiede un monitoraggio attento e frequente dello stato clinico e della terapia. Tra
i neurolettici, l’Aloperidolo è considerato il farmaco di prima scelta. Le Benzodiazepine
ad emivita breve e intermedia sono state spesso utilizzate nel trattamento del
delirium. Sono farmaci di prima scelta nelle sindromi da astinenza da alcool e da
farmaci sedativi ipnotici e nei pazienti di giovane età. Non vanno mai utilizzate c’è
depressione respiratoria e sono preferibilmente da evitare nel paziente anziano
I DISTURBI DISSOCIATIVI DELLA COSCIENZA
I disturbi dissociativi rappresentano un capitolo complesso e variegato della
psicopatologia. Fenomeni o sintomi dissociativi di minima entità, occasionali, possono
presentarsi nella vita quotidiana senza assumere un carattere di tipo patologico. Si
tratta in questi casi di manifestazioni transitorie che si interrompono facilmente non
appena richiamati alla realtà da uno stimolo esterno. Se uno o più sintomi dissociativi
di presentano in modo più duraturo, causando sofferenza e o compromissione del
funzionamento psicosociale, interpersonale e lavorativo si rientra nei veri e propri
disturbi dissociativi. In questi casi il soggetto si estranea completamente rispetto al
contesto esterno che descrive come se si interrompesse la continuità di contatto con
la realtà. Numerosi sistemi neurotrasmettitori ali sono stati implicati
nell’eziopatogenesi dei disturbi dissociativi e sebbene le evidenze siano ancora scarse
e in parte indirette, alcuni studi su bambini traumatizzati hanno dimostrato che la
persistenza dello stimolo traumatico induce modificazioni neurobiologiche permanenti
a livello dei sistemi coinvolti nella risposta allo stress.
Spitzer et al 2006, descrivono la dissociazione in 3 modi diversi:
- 1) come una mancanza di integrazione dei sistemi mentali;
- 2) un alterato stato di coscienza;
- 3) un meccanismo di difesa.
LA CLINICA
Il DSM-5 distingue nell’ambito del capitolo dei disturbi associativi:
- Amnesia dissociativa
- Disturbo dissociativo di identità
- Disturbo di depersonalizzazione
- Disturbo dissociativo altrimenti specificato
- Disturbo dissociativo non specificato;
nel caso dell’amnesia dissociativa si ha una difficoltà da parte del soggetto a rievocare
episodi specifici della sua vita. Questo disturbo può essere presente nel DPTS o nel
disturbo di somatizzazione, ma non deve essere l’esito dell’utilizzo di sostanze o di
una condizione medica generale o neurologica.
Il Disturbo Dissociativo di Identità rappresenta la manifestazione più grave dei disturbi
dissociativi. È prevalente nelle donne e inizia a manifestarsi nella tarda adolescenza. I
soggetti affetti da tale patologia hanno più di una identità. Nella categoria del Disturbo
Dissociativo Altrimenti Specificato rientrano le situazioni in cui il clinico sceglie di
comunicare la ragione specifica per la quale la presentazione non soddisfa i criteri per
nessun disturbo dissociativo.
Il Disturbo Dissociativo Non Specificato è utilizzato nelle situazioni in cui il clinico
sceglie di non specificare la ragione, includendo quadri clinici per i quali le
informazioni disponibili sono insufficienti per formulare una diagnosi specifica.
Il Disturbo di Depersonalizzazione è caratterizzato dalla penosa sensazione di sentirsi
estraneo a se stesso, ai suoi sentimenti, ai suoi vissuti o al suo corpo, come se stesse
vivendo in un sogno o se avesse la capacità di osservare se stesso dall’esterno. A tale
esperienza si può associare quella di de realizzazione in cui viene vissuto come
estraneo anche l’ambiente esterno.
CAP. 37 Introduzione alla depressione
La depressione ha risvolti e implicazioni che vanno al di là della sindrome clinica
comunemente descritta: è indubbio un aumento della sua prevalenza dagli anni ’30
del secolo scorso ad oggi; si ritiene che la depressione sia connessa all’aumentata
fatica di vivere in mondo che da molto di piu ma che parimenti chiede molto di più ed
è molto piu stressante; come richiesta di allineamento di prestazione,un mondo che fa
continue richieste di allinearsi a prestazioni sempre più elevate con quelle che un
sociologo ha definito “ la fatica di essere se stessi”. La depressione in realtà
comprende diversi tipi di quadri clinici per cui sarebbe più corretto usare il termine
depressioni a seconda dell’eziopatogenesi, dei sintomi prevalenti nel decorso.
La depressione causa una sofferenza marcata, colpisce l’individuo e i familiari,
compromettendo la qualità di vita. È una delle principali cause di assenza dal