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GLI INIZI DEL TERRORISMO
Della crisi di fiducia nella Dc si avvantaggiò soprattutto il Msi mentre su quella che investiva ilPci fecero leva i movimenti della nuova sinistra extraparlamentare che proclamavano lanecessità di un mutamento radicale. Se gli studenti presero a criticare le strutture educative conviolente agitazioni e occupazioni delle università, gli operai si rivoltarono soprattutto contro unosviluppo economico che vedeva intensificarsi i ritmi di lavoro. Le occupazioni, gli scioperi e lemanifestazioni di massa dilagarono nel Paese assumendo forme di estrema durezza, con continuiscontri con la polizia. Fatti significativi furono il successo conseguito nel 68 alle elezioni dellecommissioni interne alla Fiat dalla Cgil, che tornò così ad essere il primo sindacato. Infatti,nonostante venissero attaccati al pari di socialisti e comunisti, i sindacati assunsero nel corso dellegrandi lotte del 1969 un ruolo nuovo. In ciò si rifletteva.La debolezza dei partiti politici in quanto capaci di guidare il mutamento sociale e la delusione verso i governi di centro-sinistra. I sindacati reagirono sia muovendosi nella direzione di una rinnovata unità di azione sia affermando una maggiore autonomia dai partiti a cui facevano tradizionalmente riferimento.
La lotta fra operai e imprenditori portò a notevoli conquiste sul piano salariale e delle condizioni di lavoro. Nel 1970 i salari italiani si erano ormai allineati alle medie europee e in maggio fu varato dal Parlamento lo "Statuto dei lavoratori".
La contestazione giovanile e soprattutto le lotte operaie ebbero importanti conseguenze politiche, a partire proprio dal Pci che fu investito da attacchi dei gruppi extraparlamentari e, in questo contesto, anche i sindacati videro sfidata la loro autorità. Dopo iniziali incertezze il Pci reagì con durezza, infatti cercò da un lato di indirizzare le spinte studentesche e operaie, combattendo le
forme di lotta extraparlamentare; dall'altro si sforzò di imprimere alle rivendicazioni dei lavoratori il carattere di "conquiste democratiche", denunciando come irresponsabili, ad esempio, le pratiche di sabotaggio della produzione. Se accettò la decisione della Cgil di sciogliere formalmente il vincolo di dipendenza da esso, il Pci non rinunciò a esercitare la propria speciale influenza su quello che rimaneva il maggiore sindacato del Paese.
A subire un duro contraccolpo dall'esito sfavorevole delle elezioni del 1968, nel contesto della grave crisi sviluppatasi nel Paese, fu il Partito socialista. La corrente guidata da Lombardi, constatando quanto l'intesa con la componente socialdemocratica si fosse usurata, giudicava fallito il Centro-sinistra. In effetti, le ragioni che avevano spinto all'unità socialisti e socialdemocratici si erano esaurite; di conseguenza, svanita l'ambizione del partito di veder crescere il
consenso elettorale a suo favore ridimensionando contemporaneamente la Dc e il Pci, venne meno anche l'aspettativa-illusione che il socialismo riformista potesse porre fine al primato democristiano.
Nel luglio 1969 il partito si divise: i socialdemocratici costituirono il Partito socialista unitario (Psu). La scissione portò con sé l'uscita dei ministri socialisti dal governo; e ai primi di agosto Rumor formò il suo secondo governo, un monocolore democristiano.
Nel corso del 1969 la lotta sociale si inasprì e Rumor era del tutto impreparato a padroneggiare una simile emergenza. Le agitazioni vennero affrontate in alcuni casi con la repressione violenta, come a Battipaglia, dove negli scontri fra polizia e dimostranti che protestavano contro la disoccupazione vi furono diversi morti.
Il Msi, di cui in giugno divenne segretario Giorgio Almirante, e più in generale le destre, presero ad attaccare tutto il corso politico degli ultimi anni. Fece, quindi, la sua comparsa
Il terrorismoneofascista; squadre paramilitari iniziarono ad agire sistematicamente infatti l’anno fu costellato daattentati volti a suscitare non solo inquietudini ma anche sfiducia nelle istituzioni. L’autunno caldovide la situazione diventare sempre più tesa. I neofascisti, nell’appello alla necessità di un governoautoritario nel paese, potevano contare sul sostegno di settori dei servizi segreti e il loro disegnoeversivo ebbe un momento culminante il 12 dicembre quando, a Milano, avvenne la prima strage71da essi organizzata. Una bomba collocata nella banca nazionale dell’agricoltura, in piazza Fontana,provocò morti e feriti. Il contesto in cui cadde la strage di Piazza Fontana – di cui dalle autoritàfurono subito dichiarati responsabili gli anarchici, mentre sarebbe stata poi accertata laresponsabilità dei terroristi neofascisti – stava a evidenziare tutti i contrasti di una società italiana.
drammatiche contraddizioni. La strage di Milano aprí dunque un capitolo tragico della storia italiana, segnato dal gonfiarsi sia dei gruppi terroristici di destra sia di quelli extraparlamentari di estrema sinistra. Andarono cosí crescendo due opposti movimenti «anti-Stato», l’uno mirante all’instaurazione di un regime autoritario di stampo fascista e l’altro alla rivoluzione proletaria. Restava poi sempre nell’ombra il terzo anti-Stato, quello costituito dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Tra gli anni sessanta e gli anni novanta, il paese proseguí nello sviluppo economico e sociale iniziato negli anni Cinquanta, tuttavia avvenne senza che il sud riuscisse ad intraprendere un significativo processo di modernizzazione, nonostante l’erogazione di massicce risorse da parte dello stato. In questo contesto le mafie accrebbero la loro capacità di sfruttare a proprio vantaggio la spesa pubblica e collocare propri uomini nelle
Pubbliche amministrazioni; il risultato fu che in vaste zone del sud poté ulteriormente dilatarsi e consolidarsi l'anti-stato mafioso che controllava anche militarmente zone del territorio, imponendo pizzi a commercianti e imprenditori.
L'alleanza tra Dc e Psi, pur rimasta in piedi, si mostrò incapace di mettere in campo strategie all'altezza delle esigenze del paese; mentre il Pci oscillava tra la persistente fedeltà agli ideali del comunismo e aspirazione a costruire un'alternativa di governo, condannandosi alla marginalità. Il periodo storico fu inoltre segnato dal dilagare della corruzione politica che coinvolse in primo luogo partiti al potere e imprenditori.
Nel corso di questo ventennio il sistema politico accentuò le proprie inadeguatezze, infatti, il fatto che i governi non avessero il necessario vigore per attuare le riforme invocate, creò condizioni favorevoli a che gli opposti gruppi estremistici diventassero oggetto.
doveva fare i conti con le tensioni interne e con le accuse di corruzione che coinvolgevanoalcuni dei suoi esponenti più importanti, come Bettino Craxi.Il Partito Comunista Italiano, invece, pur essendo il più grande partito di sinistra in Europa,non riuscì mai a raggiungere il governo. La sua forza elettorale era indiscutibile, ma la suavolontà di collaborare con gli altri partiti di centro-sinistra era spesso ostacolata dalla sua fedeltàall'Unione Sovietica e dalla sua posizione di opposizione al sistema capitalistico.La fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta furono caratterizzati da una serie di scandali politici e finanziari che coinvolsero molti esponenti dei partiti tradizionali. Questo portò a un crescente discredito delle istituzioni e dei partiti politici, aprendo la strada alla nascita di nuove forze politiche, come il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia e la Lega Nord, che si proponevano come alternative ai partiti tradizionali e alle istituzioni centrali.La fine della Prima Repubblica italiana avvenne nel 1992, con l'inchiesta Mani Pulite, che portò all'arresto di molti politici e imprenditori coinvolti in casi di corruzione. Questo evento segnò la fine di un'era politica e l'inizio di una nuova fase per l'Italia, caratterizzata dalla nascita di nuovi partiti e dalla riforma del sistema politico.Alimentò solo l'insofferenza nei suoi confronti, tanto da parte della Dc quanto del Pci. Il Pci visse in questo periodo diverse fasi nelle quali iniziò a distanziarsi parzialmente dalla politica sovietica, poi ad assumere nel 1975-76 il ruolo di punta avanzata dell'"eurocomunismo", movimento che mirava a perseguire una terza via tra socialdemocrazia e comunismo sovietico. Questo processo di trasformazione del partito si concluse nel 1991 con lo scioglimento dello stesso.
Il sistema politico italiano conservava, oltre alla caratteristica di sbarrare la strada ad alternative ai governi della Dc e dei suoi alleati, quella di alimentare una pressoché cronica instabilità dei governi; essendo preclusa la via dell'alternanza al potere tra due schieramenti opposti, i partiti dell'area di governo davano libero corso alla conflittualità tra di loro e tra le correnti a essi interne, provocando il susseguirsi di un esecutivo all'altro.
Sicché il sistema delle 72 alleanze era nei suoi fondamenti stabile, mentre i governi erano instabili. Conseguenza inevitabile della precarietà delle coalizioni di governo era la scarsa capacità operativa del Parlamento. Questo ha comportato che l’azione riformatrice procedesse in maniera disordinata. La scarsa capacità operativa del parlamento e l’insoddisfazione verso i partiti tradizionali agevolarono la comparsa sulla scena di nuovi soggetti politici, il cui ingresso ebbe l’effetto di accrescere ulteriormente la frammentazione del sistema politico. A partire dal 1983 il Parlamento procedette ripetutamente alla formazione di Commissioni bicamerali al fine di procedere alla revisione della Costituzione: tutte però chiusero i loro lavori con un nulla di fatto per la mancanza di accordo tra i partiti. Un’altra piaga di estrema gravità era la sfrenata speculazione edilizia, cui venne lasciato campo libero, e che fu beneficiata da.continui condoni.Nei primi anni Novanta il sistema politico entrò in una crisi strutturale tanto profonda e irrimediabile da provocare la fine di quella che venne definita la «Prima Repubblica», sotto il peso di fattori reciprocamente connessi: l’attacco della magistratura contro il sistema corruttivo e il venir meno della guerra fredda.
GLI ANNI ‘70
Emergono in questi anni nuove esigenze e una lotta intestina, con una violenza crescente che coinvolge soprattutto i giovani. C’è una grande violenza politica che caratterizza tutti gli anni 70: c’è una lotta viva nelle piazze in cui si assiste ad uno scontro continuo tra opposti schieramenti e che incide sul sistema politico inevitabilmente. Il modo di vestire è anche per identificarsi durante questi anni ed è contestualizzato alla politica e alla sua appartenenza. Questa potrebbe essere definita come una stagione di iper-politica ed è da questo momento in poi che
C'è la critica sul compromesso costituzionale perché si diffonde l'idea della resistenza tradita che scaturisce dalla critica anche nei confronti del Pci. Inizia la violenza.