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Media e convergenza culturale
Convergenza culturale: il caso di Sesame Street. Sesame Street (in italiano “Sesamo apriti”) è un programma andato in onda nel mondo occidentale a partire dagli anni ‘70. Lo studente americano di origine filippina, Dino Ignacio, verso la fine degli anni ‘90, decise di aprire un blog in cui, attraverso la manipolazione di foto e video, utilizzava, per gioco, il personaggio di questa serie televisiva, Bert, e lo accostava ai leader negativi della cultura occidentale (es. Bin Laden). Il sito non ottenne grande successo, fino all’attentato dell’11 settembre 2001 quando, un editore bangladese, cercando di reperire una foto di Bin Laden da applicare su magliette e striscioni, si imbattè nel sito di Ignacio. L'immagine venne distribuita a tutti i manifestanti e venne esposta durante il corteo: non essendo un personaggio conosciuto in oriente, non riscosse grande successo ma, dopo le riprese della CNN, in occidente, l’indignazione salì allestelle.
Tramite questo processo di riappropriazione culturale, il blog ottenne milioni di contatti e iniziò la diffusione di immagini di Bert affiancato anche da altri personaggi storici negativi, divenendo dunque una moda. Il processo, con una dinamica ascendente, porta, inizialmente, alla trasposizione dal mondo virtuale a quello reale di tale fenomeno che, in un secondo momento, torna ad essere interamente un fenomeno virtuale.
Il caso “Bert is evil” è quindi un esempio di una nuova convergenza nei processi culturali tra media e cultura popolare, in cui si incontrano e si scontrano diversi linguaggi. Si tratta, inoltre, di un processo in grado di farci comprendere come queste dinamiche stiano completamente cambiando il nostro modo di fruire dei media e il nostro modo di produrre e distribuire i contenuti.
Secondo il sociologo Henry Jenkins, il rapporto tra questi tre concetti è la base per la definizione di convergenza culturale:
- Convergenza mediale → Quando si parla
→ Cultura partecipativa → L’espressione cultura partecipativa denota un nuovo modello interpretativo che supera la rigida dicotomia tra produttori tradizionali di contenuti e spettatori, o fruitori. A differenza dell’industria mediale novecentesca, i produttori e i consumatori mediali sono sempre più interagenti, appropriandosi di un potere sempre maggiore e divenendo veri e propri prosumer: gli utenti si riappropriano dei contenuti, li rielaborano e, infine, li redistribuiscono. Tuttavia, i soggetti e le
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