Risposta alla prima obiezione: Mill, per rispondere a questa critica, riformula l’utilitarismo in una forma più
“umana”. Nel suo saggio “La libertà” afferma che la felicità più alta non deriva semplicemente dal massimo
piacere collettivo, ma dal pieno sviluppo della libertà e dell’autonomia individuale. Le persone devono
essere libere di agire come vogliono, purché non danneggino gli altri (principio del danno). Inoltre, secondo
lui, lo Stato non ha il diritto di intervenire sulla libertà del singolo. La sua tesi sostiene che, continuando a
rispettare la libertà individuale, si potrà giungere nel tempo alla massima felicità collettiva. Oltretutto è
probabile che una società che costringe i propri membri ad aderire a determinate usanze finisca con
istupidirsi nel conformismo, privandosi dell'energia e della vitalità che stimolano la collettività a migliorare.
Obbligare una persona a vivere secondo l’uso o l’opinione che predomina è un male perché impedisce a
quel soggetto di conseguire il fine supremo della vita umana, ossia il pieno e libero sviluppo delle proprie
facoltà umane. Quindi secondo la sua impostazione il conformismo è nemico del modo migliore di vivere.
Alla fine, non contano solo le azioni e le loro conseguenze, ma anche il carattere.
Risposta alla seconda obiezione: La seconda obiezione all’utilitarismo riguarda il fatto che esso sembra
mettere sullo stesso piano tutti i piaceri, senza distinguerne la qualità. Per Bentham, infatti, ogni piacere
vale quanto un altro: ciò che conta è solo la quantità di felicità che produce, non il tipo di piacere. Mill,
invece, non è d’accordo. Egli sostiene che esistono piaceri superiori e piaceri inferiori. I piaceri superiori
sono quelli che coinvolgono le nostre capacità mentali e morali più elevate — come il pensare, il creare,
l’apprezzare l’arte o la conoscenza — e ci rendono persone più complete e più umane. I piaceri inferiori,
invece, sono quelli puramente fisici o immediati. Mill vuole quindi dimostrare che l’utilitarismo non è una
teoria “volgare” che riduce tutto al semplice calcolo del piacere. Al contrario, esso riconosce il valore della
dignità e della personalità umana. In questo modo, Mill riesce a difendere l’utilitarismo dall’accusa di essere
solo una “somma di piaceri e dolori”, dandogli una base più morale e profonda.
Esempio Simpson: Nel libro di Sandel viene fatto un esempio con i Simpson per spiegare la differenza tra
piaceri superiori e inferiori secondo Mill. Sandel mostra agli studenti tre tipi di intrattenimento: una scena
di wrestling, un brano tratto dall’Amleto di Shakespeare e un episodio dei Simpson. Poi chiede quale
piaccia di più e quale sia qualitativamente “migliore”. La maggior parte degli studenti dice di preferire i
Simpson perché fanno ridere e sono più piacevoli da guardare, ma riconosce che Shakespeare è qualcosa
di più “elevato”. Questo esperimento serve a far capire il punto di Mill: non tutti i piaceri hanno lo stesso
valore. Anche se quelli più semplici e immediati possono piacerci di più, i piaceri “superiori” — come la
conoscenza, l’arte o la riflessione — ci fanno crescere come persone e sviluppano le nostre capacità più alte.
In questo modo, l’esempio dei Simpson mostra che sappiamo distinguere tra piaceri più bassi e più alti, e
che la qualità del piacere conta più della quantità. È proprio questa l’idea con cui Mill corregge l’utilitarismo
di Bentham, rendendolo più “umano” e meno legato al puro calcolo del piacere.
Infine, tra i due filosofi Bentham appare più coerente e Mill più umano nel seguire la logica utilitaristica.
CAPITOLO 3: Libertarismo
Negli USA c’è una grande disparità nella distribuzione della ricchezza.
Secondo gli utilitaristi bisogna redistribuire il denaro, cioè, togliere ai ricchi per dare ai poveri. In questo
modo il dolore del singolo ricco, che ha perso il denaro, sarebbe ampiamente compensato dai numerosi
poveri che lo hanno ricevuto = aumento dell’utilità collettiva.
La prima obiezione, basata su una concezione utilitaristica sostiene che continuare a togliere ai ricchi per
dare ai poveri potrebbe avere delle conseguenze negative nel lungo periodo. Aumentare le tasse sul
reddito potrebbe provocare un calo di investimenti e produttività, e così facendo diminuisce anche il
reddito da distribuire. L’obiezione di carattere libertario dice che è ingiusto togliere ai ricchi qualcosa senza
il loro consenso e si sta esercitando una coercizione.
I libertari vogliono un mercato senza alcun tipo di limitazione, e sono contrari a ogni forma di
regolamentazione imposta dal governo, la loro idea fondamentale è che ciascuno di noi ha un diritto
fondamentale alla libertà, quello di usare le cose di sua proprietà in qualunque modo gli piaccia, purché
rispetti il diritto altrui di fare lo stesso.
Lo Stato minimo: Seguendo la teoria del libertarismo, molte delle attività esercitate dallo Stato moderno
risultano illegittime. Le uniche funzioni che dovrebbe avere infatti sono le seguenti:
- occuparsi della difesa della libertà individuale (libertà negativa)
- occuparsi della protezione della proprietà privata dal furto
- imporre l’osservanza dei contratti
Tutto ciò che è al di fuori, non può essere accettato in alcun modo. Di seguito ci sono tre principi che
spiegano il libertarismo:
• RIFIUTO DEL PATERNALISMO = i libertari sono contrari alle leggi che impediscono alle persone di
procurarsi un danno (es. obbligo di mettere le cinture o il casco) → queste leggi violano il diritto
dell’individuo di scegliere da sé quali rischi correre.
• RIFIUTO DEL MORALISMO = rifiuto delle leggi fondate su principi morali (es. la prostituzione può
essere criticata, ma non deve esistere una legge che vieti agli adulti di praticarla; lo stesso vale per
l’omosessualità).
• RIFIUTO DELLA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA = ognuno deve essere libero di disporre
delle proprie risorse e di utilizzarle nel modo che ritiene più opportuno.
Friedman sostiene che molte attività dello Stato sono, in realtà, una violazione della libertà individuale. Egli
critica il sistema pensionistico obbligatorio a gestione statale, affermando che “se una persona preferisce
disporre del proprio capitale nel presente anziché conservarlo per il futuro, non è giusto impedirglielo”. Con
la stessa logica contesta anche il salario minimo: secondo lui, lo Stato non ha il diritto di imporre a
un’impresa un salario minimo, poiché un lavoratore che accetta liberamente un contratto non è costretto
da nessuno a farlo. Lo stesso principio vale, secondo Friedman, per le discriminazioni nelle assunzioni:
un’azienda deve essere libera di scegliere chi assumere in base a qualsiasi criterio — sesso, religione, etnia,
ecc. — e non dovrebbe essere giudicata o sanzionata per questo.
Secondo Nozick la diseguaglianza economica è giusta se il modo in cui viene generata la ricchezza è
giusta. L’aiuto dato agli altri spicca tra le azioni che nessuno dovrebbe compiere perché costretto. Tassare i
ricchi per aiutare i poveri significa imporre una coercizione ai ricchi e violare il loro diritto di disporre delle
proprie ricchezze come meglio credono. La giustizia distributiva dipende da due requisiti:
1. che l’acquisizione iniziale della ricchezza avvenga in modo giusto;
2. che il trasferimento della ricchezza da un soggetto all’altro si realizzi secondo giustizia.
Se uno di questi requisiti non è soddisfatto, allora lo Stato può imporre tassazioni, ma non con l’obiettivo di
redistribuire le ricchezze, bensì per riparare ingiustizie o azioni illecite commesse in passato.
Esempio Micheal Jordan: Nozick dimostra che il sistema di redistribuzione della ricchezza è sbagliato
attraverso l’esempio di Michael Jordan. Immaginiamo che ogni persona che voglia vedere giocare Michael
Jordan metta in una cassetta 5 dollari per ogni biglietto acquistato. Alla fine della stagione, Jordan avrà
guadagnato moltissimi soldi, mentre gli altri ne avranno di meno: la distribuzione inizialmente eguale della
ricchezza non esiste più. L’esempio di Jordan serve a mostrare la teoria di Nozick: la disuguaglianza non è
ingiusta se nasce da scelte libere e volontarie delle persone. Se ognuno ha deciso liberamente di pagare
per vedere Jordan giocare, allora il suo maggiore guadagno è legittimo, e lo Stato non ha diritto di
intervenire per redistribuire quella ricchezza.
Coloro che sostengono la redistribuzione della ricchezza hanno posto diverse obiezioni sulla tassazione
fiscale, a cui i libertari hanno risposto.
Le tasse sono meglio del lavoro forzato: se lo Stato ha il diritto di esigere una parte dei miei guadagni, allora
ha anche il diritto di appropriarsi di una parte del mio tempo. Se lo Stato può costringermi a lavorare per
lui, in sostanza afferma di avere su di me un diritto di proprietà. Questa argomentazione porta al punto
centrale del pensiero libertario dal punto di vista etico: l’idea del diritto di proprietà su sé stessi. Se sono
proprietario di me stesso, lo sono anche del mio lavoro, e, se sono proprietario del mio lavoro, ho diritto di
godere pienamente dei frutti che esso produce.
I poveri hanno più bisogno di quel denaro rispetto ai ricchi: può darsi, ma questa è solo una ragione per
cercare di persuadere i benestanti a sovvenzionare i bisognosi di loro libera scelta. Il fatto che un paziente
abbia bisogno di un rene più di quanto ne abbia io non gli dà il diritto di prenderlo, e allo stesso modo lo
Stato non può costringermi a cedere ciò che è mio. Nessun bisogno altrui può prevalere sul mio diritto
fondamentale di disporre liberamente delle cose di mia proprietà.
Micheal Jordan non gioca da solo, quindi deve qualcosa a coloro che contribuiscono al suo successo: I
libertari riconoscono che il successo di Michael Jordan dipende anche dal contributo di altre persone.
Tuttavia, i servizi forniti da tutti coloro che collaborano alla sua ricchezza sono già stati compensati secondo
i valori di mercato. È vero che queste persone guadagnano meno di lui, ma hanno accettato
volontariamente il compenso ricevuto per le loro mansioni; quindi, non sussiste alcun obbligo aggiuntivo
verso di loro.
Non è esatto che Jordan sia tassato senza il suo consenso: in quanto cittadino di una democrazia, può fare
sentire la sua voce quando si tratta di sta
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