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Capitolo 4 - Il testo della Bibbia
- di nessuna opera letteraria del mondo classico possediamo l’originale
1. Papiri e pergamene
prime testimonianze di scrittura > Uruk (sud Babilonia), opera dei sumeri > inventori della
scrittura
- usavano tavolette d’argilla > imprimevano segni a forma di cuneo con uno stiletto di
legno o metallo e le essiccavano al sole o le cuocevano come mattoni > scrittura
cuneiforme
egizi > usavano il papiro, più pratico ma deteriorabile
- la canna di papiro veniva tagliata a strisce, incrociate, incollate, pressate e lisciate a
creare fogli
- scrivevano poi con un pennello e dell’inchiostro
- i singoli fogli potevano anche essere incollati o cuciti > strisce di diversi metri di
lunghezza
- ponendo due bastoncini alle estremità creavano i rotoli di papiro
Israele > usò il papiro importato in Palestina
- la scrittura su blocchi di pietra veniva usata solo per documenti importanti ma brevi >
trattati, leggi
- dai persiani impararono l’utilizzo della pelle di animale > pergamena
- anche questi fogli potevano essere cuciti > codici di pergamena > libro
2. Testi originali (perduti) e testimoni del testo
Bibbia > non esistono testi originali
- a causa del deterioramento, inoltre, i libri a noi giunti sono frutto di numerose copiature e
quindi, probabilmente, ricchi di errori
- testimoni del testo > esemplari del testo giunti a noi attraverso un indefinito
numero di trascrizioni durante le quali il testo ha subito errori, correzioni,
modificazioni e revisioni ampie
- qui nasce la necessità della critica testuale > lo scopo è di ricostruire un testo il
più possibile vicino all’originale, partendo dai testimoni del testo
- i testimoni sono di varia natura:
- diretti > riproducono il testo per se stesso (per intero, per sezioni o
per brani)
- indiretti > riproducono brani della Bibbia in occasione di altre
opere letterarie
- sui generis > versioni antiche, compiute su manoscritti non molto
distanti dagli originali
3. Il testo ebraico e aramaico dell’Antico Testamento
3.1 Testimoni diretti
- le edizioni critiche odierne della Biblia Hebraica riproducono il manoscritto di Leningrado
B 19 dell’anno 1009 d.C.
- si aggiunge il codice di Aleppo (metà X sec. d.C.)
- questi due codici sono gli unici manoscritti antichi completi della Bibbia ebraica
3.2 Versioni antiche dell’Antico Testamento
a. Versione greca detta dei Settanta
Settanta (Lxx) > il nome deriva dalla Lettera dello pseudo-Aristea, studioso ebreo del II sec.
a.C., che intende dare un resoconto sull’origine della versione
- dal documento si può ricavare che una versione greca del Pentateuco esisteva già dal III
sec. a.C. e che si tramandava la memoria di una sua origine egiziana
- verso la fine del II sec. a.C. esisteva certamente una versione greca della Bibbia
ebraica
- i manoscritti completi più antichi dei Lxx sono i codici cristiani Vaticano e Sinaitico (IV
sec. d.C.)
- a Qumran sono stati però ritrovati frammenti di una versione greca di Levitico,
Esodo, Lettera di Geremia e profeti minori
- a questi vanno aggiunti altri papiri greci
b. Versioni di Aquila, Simmaco e Teodozione
- quanto più intense diventavano le dispute tra cristiani e giudei, tanto più la versione dei
Lxx, diventata la Bibbia dei cristiani, perse di considerazione presso i giudei
- nel II sec. d.C. nacquero nuove traduzioni greche dell’AT > versioni di Aquila, Simmaco
e Teodozione
c. Versioni aramaiche, dette Targumim
- il lettore della sinagoga ebraica traduceva direttamente il testo ebraico, spesso
parafrasandolo ai fini di un’interpretazione del testo sacro > targum (in aramaico >
traduzione)
- queste versioni furono poi redatte in iscritto
- i targumim ci sono pervenuti in manoscritti relativamente recenti, tuttavia la loro prima
redazione è molto antica
- sono importanti più per la conoscenza dell’antica esegesi giudaica che non per la
critica testuale
d. Altre versioni antiche
molte su base del testo greco dei Lxx > Vetus latina
- le versioni corte
- quelle armena, etiopica, gotica e georgiana
versioni sul testo ebraico > versione siriaca, Peshitta (“comune”)
- versione latina dei libri protocanonici dell’AT > diventata poi la Vulgata
4. Breve storia del testo ebraico dell’Antico Testamento
processo di trasmissione > durante questo processo si introducono varianti e recensioni diverse
dello stesso libro
- scoperta dei manoscritti del Mar Morto > attesta il fatto che tra il III sec. a.C. e gli inizi del
I sec. d.C. era presente in Israele una pluralità testuale piuttosto marcata
- secondo una teoria elaborata da Cross negli anni ‘70, sarebbe possibile parlare di tre
diverse tradizioni testuali locali:
1. palestinese > conservata in parte a Qumran e nel Pentateuco samaritano
2. egiziana > corrispondente al testo ebraico che avrebbe costituito la base per la
traduzione dei Settanta
3. babilonese, o “proto-masoretica” > alla base del testo Masoretico
- fissazione di un testo ebraico unico > venne dagli eventi legati alla distruzione di
Gerusalemme nel 70 d.C. > misero in moto un processo di revisione e selezione del
testo
- i rabbini scelsero il testo ebraico babilonese
- più tardi emersero due sistemi vocalici > babilonese e tiberiense
- da qui nasce l’opera dei “masoreti”
- alla vocalizzazione del testo i masoreti aggiungono una serie di indicazioni
relative al testo stesso e alle sue parola
- da questo testo masoretico nascono le prime edizioni a stampa della
Bibbia ebraica
5. Il testo greco del Nuovo Testamento
5.1 Testimoni diretti
NT > abbiamo più di 5.000 manoscritti
- sono importanti soprattutto i 299 manoscritti maiuscoli o onciali, scritti in caratteri
maiuscoli alti circa un’oncia, e i 96 papiri
a. Codici maiuscoli più importanti
- codice Sinaitico, Vaticano, Alessandrino, palinsesto, di Beza, Claromontano, di
Washington, di Koridethi
b. Papiri più importanti
- papiri di Chester Beatty, Papiro Bodmer II, Bodmer VII-VIII, e Bodmer XIV-XV
5.2 Versioni latine antiche
- la storia del NT è interessata soprattutto alle due versioni latine > Vetus latina (Itala) e
Vulgata
a. La Vetus latina (vl)
- sin dalla fine del I sec. la chiesa aveva il bisogno di una versione latina per il popolo che
non conosceva il greco
- tutt’ora c’è il dubbio sul fatto se esistessero più traduzioni indipendenti, oppure una
recensione italiana della traduzione diffusa in Africa
- per questo motivo si preferisce usare l’antica Bibbia in latino l’espressione di
Vetus latina, “l’antica latina”
b. La Vulgata
- la Vulgata (“divulgata, diffusa”) si basa per l’AT sul testo ebraico
- per il NT Girolamo si limitò a rivedere l’antica versione latina sulla base di alcuni codici
greci
6. Breve storia del testo greco del Nuovo Testamento
- esistono diverse varianti, ma la critica odierna ha individuato quattro tipi di testo:
1. Testo alessandrino > formatosi in Egitto
- non presenta armonizzazioni o ampliamenti del testo
2. Testo occidentale > specialmente nella chiesa occidentale
- ha la tendenza all’armonizzazione e alle parafrasi
3. Testo cesariense > molto vicino a quello alessandrino
4. Testo bizantino > usato dal Medioevo fino a oggi nella chiesa orientale
- ha una forma linguistica più elegante, maggiore chiarezza del testo,
armonizzazione dei passi paralleli dei vangeli, fusione di due o più lezioni
varianti in un medesimo versetto
7. Cenni di critica testuale
critica testuale > autorevolmente imposta ai credenti
- il lettore comune dispone oggi del testo biblico ricostruito dal lavoro degli studiosi
- il primo lavoro di critica è quello di confrontare tra loro i testimoni del testo,
classificarli e ricostruire così le vicende della trasmissione e trascrizione del testo
biblico
- il secondo lavoro è quello di ricostruire un testo il più possibile attendibile (vicino
a quello originale), partendo dagli attuali testimoni valutati e classificati
7.1 Alcune regole di critica testuale
- è da considerarsi genuina quella lezione variante, a partire dalla quale si può spiegare
l’origine delle altre
- una lezione più difficile è da preferirsi a una più facile > il copista è propenso a facilitare
un testo difficile
- una lezione più breve è da preferirsi a una più lunga
- una lezione difforme da un passo parallelo è da preferirsi a una conforme
Capitolo 5 - Il canone dell’Antico Testamento
1. Storia e significato di una terminologia
- in molte religioni esiste un “canone” di Scritture sacre > spesso si riconosce un corpus
attraverso processi legati a una tradizione orale e all’esclusione di alcuni libri sentiti
come non corrispondenti
- canone > forma fissata e precisa alla quale non si deve aggiungere nulla e
togliere nulla di quella Scrittura ritenuta normativa per una comunità credente
- duplice significato del termine:
1. metro, norma, regola
2. elenco normativo
- dopo il concilio di Trento vennero introdotti i termini
- protocanonico > libri che entrarono nel canone biblico “in un primo tempo”
- deuterocanonico > e che vi entrarono “dopo”
- sette per l’AT e sette per il NT
- non bisogna dimenticare che ogni canone è una realtà posteriore alle Scritture, legata
alla decisione di determinate comunità di fede
2. Il canone dell’Antico Testamento presso gli Ebrei
2.1 La nascita di una coscienza canonica
Israele > ebbe coscienza nei vari periodi della sua storia di possedere dei libri, nei quali andava
ad ascoltare la parola di Dio, quale fonte di una regola di fede e di vita
- l’esistenza di una coscienza canonica è già verificabile nei libri dell’AT
- bisogna stabilire da quando nella storia di Israele si può cominciare a parlare di un
canone, o corpus, di Scritture sacre distinte e separate da altri libri o tradizioni
2.2 Il prologo del Siracide
- il primo abbozzo di canone dell’AT lo troviamo nel Siracide
- i libri che costituiscono il tesoro e la gloria del popolo ebraico sono elencati in tre gruppi:
1. la legge > i cinque libri della Torah
2. i profeti
3. gli altri scritti > formazione e fissazione complessa, non abbiamo dei criteri per
delimitare l’estensione del gruppo
2.3 Esiste un canone “alessandrino”?
- per delimitare l’estensione del terzo gruppo, usiamo la versione greca dei Lxx
- secondo la tesi esistevano due canoni nel giu