SVILUPPO DELLA TOM
2-4 ANNI: I PRECURSORI DELLA TEORIA DELLA MENTE
Teoria della mente implicita, senza riuscire ancora a realizzare una rappresentazione della
mente dell’altro.
Iniziale ‘’mentalismo’’ che gli consente di leggere le reazioni mentali dell’altro, legata alle sue
capacità di scambio sociale più che a un’asettica previsione di comportamento attraverso
dell’analisi dei rapporti di causa-effetto.
Mentalismo = prospettiva primitiva dello sviluppo:
Premack e Woodruf osservano che lo scimpanzé può essere solo mentalista, perché
non abbastanza intelligente da essere comportamentista, a causa del loro fallimento
nella prova di falsa credenza.
Dubbi sulla riduzione della teoria della mente al successo in tale prova.
Tomasello: luce sul livello in cui i primati riescono ad interpretare la teoria della mente,
cioè il fatto che riescono a comprendere le percezioni e i comportamenti intenzionali
dell’altro, ma non a con dividere stati psicologici che richiedono attenzione e intenzioni
congiunte (tipiche dello sviluppo della ToM nei bambini).
Quindi possiamo parlare di diversi livelli di “teoria della mente”, anziché solo di precursori: se
si
tiene conto dell’azione, delle aspettative e delle risposte non verbali con tecniche come quelle
dell’abituazione o della violazione delle attese, si possono considerare come indici di un primo
livello di teoria della mente l’aspettativa che un bruco vada verso un cibo che può vedere, ma
non verso un cibo che gli è nascosto, pur essendo visibile al bambino.
4-6 ANNI: COMPRENSIONE DELLA FALSA CREDENZA
Una tappa cruciale è il riuscire a comprendere che l’altro può agire sulla base di contenuti
mentali che gli sono propri e che sono diversi da quelli presenti alla mente del soggetto.
Sono così acquisiti più aspetti:
Superamento dell’egocentrismo intellettuale, differenziando i contenuti della mente
propria rispetto a quelli della mente dell’altro;
Comprensione dei vincoli che legano alle condizioni esterne l’accesso alla
conoscenza;
Capacità discorsiva, comprendendo la complessità della richiesta e fornendo la
risposa relativa all’altro. rispondere correttamente
È l’integrazione di queste acquisizioni che consente al bambino di
alla prova di falsa credenza.
Inoltre, matura lo sviluppo delle capacità empatiche e della capacità di distinguere tra aspetti
superficiali e aspetti di comprensione empatica più profonda.
CORRELATI DELLA TEORIA DELLA MENTE
Il linguaggio:
strumento principale di mediazione, dominio in cui il possesso della tom viene verificato
attraverso il riconoscimento delle intenzioni del parlante.
Diverse ricerche hanno mostrato una stretta associazione tra teoria della mente e
linguaggio: un certo grado di competenza linguistica è necessario per risolvere i compiti di
falsa credenza, ma lo sviluppo linguistico sembra non essere una condizione di per sé
sufficiente.
Lessico mentale: termini che ‘’parlano’’ di contenuti mentali e che dichiarano la qualità di
soggetto che hanno una mente, quindi soggetti attivi, dotati di sentimenti e pensieri.
I termini mentali possono anche assumere una valenza perlocutiva, cioè apparire come
mezzi per “fare” delle cose: promettere, amare, perdonare, ecc.
“credere”
Il è uno stato mentale speciale, che non è solo “credo che”, ma è proprio il possesso
di questo stato mentale particolare (uno stato che si avvicina più alla dimensione del “volere”
che a quella del “pensare” ), “credo” e basta, stato su cui si ancoreranno le esperienze e
appartenenze religiose, appartiene con forza già a bambini di età relativamente precoce.
Le relazioni sociali:
la comprensione degli altri come menti nasce proprio dall’esperienza delle interazioni e dalla
ricchezza delle interazioni stesse.
La tom è uno strumento fondamentale per la competenza sociale, e un campo in cui questi due
aspetti si intrecciano è quello dello sviluppo morale.
Bambini che giustificavano il loro giudizio su trasgressioni di altri bambini riferendosi ai loro
sentimenti o ai rapporti interpersonali > comprensione delle credenze e dei sentimenti
dell’altro rispetto ai bambini che basavano i loro giudizi sulla punizione e il richiamo alle norme.
Le azioni vengono giudicate in base alla sempre più evoluta consapevolezza degli stati mentali
che le accompagnano e che le hanno provocate.
Funzioni esecutive:
ostacolo per eccellenza da affrontare al fine di superare le prove di falsa credenza.
in base a questo correlato si ritiene che il bambino presenti delle difficoltà nella
comprensione del compito o nel passaggio da un compito all’altro.
Errore di perseverazione del bambino o errore di coordinazione di una regola con l’altra.
Competenza sociale:
il bambino viene considerato in relazione ai suoi scambi sociali in cui si arriva presto ad
anticipare ciò che l’altro intende fare e desidera.
Il bambino sviluppa anche scampi verbali in cui attribuisce intenzioni, sentimenti e credenze
all’altro, costruendosi una rappresentazione ordinata della mente dell’altro.
2 – IL LESSICO PSICOLOGICO: LA TEORIA DELLA MENTE NEL
QUOTIDIANO
Lessico psicologico:
Astington fa una distinzione tra:
Competenza, indicatore del livello di possesso, cioè ciò che un individuo può fare di
fronte a un compito sperimentale di teoria della mente, o il punteggio;
Performance, che fornisce indicazioni sul grado di utilizzo di questa abilità, ciò che un
individuo farà in quelle situazioni di vita quotidiana che richiedono la teoria della mente.
Con il termine lessico psicologico (o mentale) si intende una particolare forma di linguaggio
caratterizzata da sostantivi, verbi e aggettivi che si riferiscono non a oggetti reali, ma a stati
propri o altrui
mentali interni, (inner state talk). Questi termini sono:
Termini di tipo volitivo: rimandano a desideri come volere, desiderare, sperare o
preferire;
Termini di tipo emotivo: denotano sentimenti ed emozioni, come essere felice, triste,
arrabbiato, ecc., o che si riferiscono all’aspetto comportamentale delle emozioni, come
sorridere o piangere;
Termini di tipo cognitivo: si riferiscono a stati mentali legati all’intelletto, alla
metacognizione e all’immaginazione, come credere, pensare, fare finta, dimenticare e
indovinare.
Un bambino che utilizza i riferimenti a stati mentali nelle interazioni quotidiane con altri partner
sembra essere in grado di comprendere l'esistenza di stati psicologici e di raffigurarseli e
utilizzarli per comprendere e predire le azioni proprie e altrui.
Proposizioni contrastive ed esplicative, categorie attraverso cui il bambino trasmette in
modo più esplicito la conoscenza sul funzionamento della mente e dei suoi complessi rapporti
con la realtà e il comportamento:
1. Contrastivo: ci si riferisce a quelle proporzioni con cui il bambino indica un contrasto
tra lo stato mentale e la realtà o tra gli stati mentali di due protagonisti distinti;
2. Esplicativo: ci si riferisce a quelle proposizioni in cui gli eventi sono spiegati prendendo
in considerazione gli stati mentali dei protagonisti. Desideri, emozioni e credenze
vengono considerate essere le cause ultime dei comportamenti o di altri stati mentali.
LO SVILUPPO DEL LESSICO PSICOLOGICO
Bretherthon e Shatz prima
affermano che i bambini, molto di quando sembrano essere in grado
di risolvere compiti di falsa credenza, fanno riferimenti spontanei e adeguati a stati interni
propri e altrui nelle conversazioni.
Già a partire da 24 mesi producono lessico psicologico nelle conversazioni spontanee con
famigliari e danno frequenti riferimenti a stati psicologici per spiegare e trovare una
giustificazione al comportamento delle persone.
primo lessico psicologico
Il appartiene alla categoria del tipo volitivo (2-3 anni), ma
ugualmente precoci sembrano essere i riferimenti a emozioni che vengono usati nelle
conversazioni (dai 20 mesi).
Dai 36 mesi sono in grado di parlare di emozioni presenti e passate e di discutere circa gli
antecedenti e le conseguenze stesse.
A 3 anni la produzione del lessico psicologico volitivo ed emotivo lascia spazio a quella di tipo
cognitivo, che sembra aumentare in modo decisivo fino ai 5 anni per stabilizzarsi.
primi tentativi emotivi
I compaiono intorno ai 24 mesi, da quando iniziano a utilizzare termini
che si riferiscono ad emozioni di base, per poi utilizzarne anche di più complessi.
Dai 2 ai 5 anni la complessità e la frequenza dell’utilizzo di termini emotivi cresce, nominando e
distinguendo diverse emozioni.
Wellman, per verificare se l’utilizzo di termini emotivi riflette una comprensione delle emozioni
oppure una comprensione dell’aspetto fisiologico e situazionale di esse, ha analizzato la
produzione di lessico emotivo in bambini dai 2 ai 5 anni.
Già a 2 anni i bambini sono in grado di riferirsi in modo genuino alle emozioni, utilizzando
termini emotivi non solo per indicare una situazione o comportamento, ma per fare riferimento
stato psicologico sottostante.
allo
Hall e colleghi propongono un modello, testato facendo esplicite domande ai bambini sui
protagonisti di alcune storie, secondo cui i verbi cognitivi (in particolare ‘’sapere’’) sarebbero
crescente difficoltà concettuale
organizzati gerarchicamente secondo una e grado di astrazione
(6 livelli di significato):
1. Percezione, il bambino si riferisce al verbo ‘’sapere’’ come a un atto percettivo;
2. Riconoscimento: esprime tramite il verbo ‘’sapere’’ il grado di familiarità con uno
specifico oggetto;
3. Ricordo: il bambino usa il verbo per esprimere il ricordo di un’informazione o di un
oggetto in assenza dell’oggetto stesso;
4. Comprensione: usa il verbo per esprimere una conoscenza su un certo oggetto;
5. Metacognizione: usa il verbo per esprimere una consapevolezza dei processi mentali;
6. Valutazione: usa il verbo per esprimere il grado di verità di un’affermazione.
Dai 3 ai 12 anni i bambini imparano gradualmente a riferisti a tutti e 6 i livelli del modello a
utilizzare i diversi significati del verbo.
Theory theory: il bambino arriva a sviluppare una teoria della mente come uno scienziato che
sviluppa una teoria scientifica; la capacità di attribuire stati mentali si costruisce con leggi e
concetti, applicati secondo le stesse modalità al Sé o all’Altro, consentendo spiegazioni e
predizioni di comportamento.
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