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CAPITOLO TERZO: LE CAPACITA’ NECESSARIE IN TEMPI V|VUCA
Work-life balance→equilibrio tra vita e lavoro. Stare bene aiuta a lavorare meglio.
Durante il covid al work-life balance si è sostituito un work-life balance estremo→vita e privata e
lavoro si sono confuse a tal punto da confondersi.
Gestire il proprio tempo è una capacità necessaria in epoca V|VUCA se si vuole promuovere una
società in cui le persone sono trattate da adulti, abili a sapere ciò che dà loro energia e ciò che
gliela toglie.
Dunque, la questione del work-life balance diventa più una questione di consapevolezza di sé, dei
propri limiti e dei propri bias.
Es. nella mitologia greca, Procuste era un locandiere che, per fare in modo che i viandanti stessero
a misura dei letti della sua locanda, amputava gli arti di quelli troppo alti→le organizzazioni e ancor
prima la scuola di comportano allo stesso modo, cercando di contenere in spazi angusti
intelligenze che strabordano.
Leadership→consapevolezza e responsabilità: continuare a formarsi, addestrarsi a fare le cose in
modo diverso, educarsi ad accogliere gli imprevisti, apprendere, leggere, osservare (es. tipi di Jung)
Effetto framing→il modo in cui le informazioni ci sono presentate influenza le nostre decisioni.
La logica del “l’ho sempre saputo” indebolisce la nostra capacità di imparare dall’esperienza.
Una volta che il fatto è avvenuto, la soluzione corretta ci sembra quella più probabile rispetto a
tutte le possibilità nel momento in cui andava presa la decisione. Raramente ci mettiamo a
riflettere sulle reali possibilità che avevamo a disposizione in quel momento, a partire da certe
condizioni e da certe informazioni.
La pratica dell’ascolto è importante per non far prevalere il nostro “pensiero-veloce” e dare
maggiore importanza al “pensiero lento”, che permette di apprendere e cambiare opinione.
Empatia verso di sé e l’altro
a. Sospendere il giudizio e accogliere le parole dell’altro
L’ascolto è il presupposto dell’empatia, che è un qualcosa che alimenta la connessione. Implica 4
condizioni:
- L’assunzione di una prospettiva;
- La capacità di assumere la prospettiva di un’altra persona o riconoscere la sua prospettiva
come la sua verità;
- Stare fuori dal giudizio;
- Riconoscere le emozioni nelle altre persone e poi comunicarle;
Empatia vuol dire mettersi al servizio della narrazione altrui, facilitando incursioni nella memoria e
nei sentimenti dell’altro, non nei nostri, non avere nessuna soluzione pronta, nessuna ricetta,
nessuna risposta risolutrice. 8
b. La nascita dell’empatia
In un vocabolario del 1847 la parola empatia non figura; fu coniata alla fine dell’800 da uno
studioso di arti figurative e estetica→capacità di sentire dentro e di con-sentire la natura.
L’empatia non nasce da uno sforzo intellettuale, ma è parte del corredo genetico della specie
umana. E’ il percepire lo schema di riferimento interiore di un altro con accuratezza con le
componenti emozionali e di significato a esso pertinenti, come se fossimo una sola persona.
c. Dalla logica del dominio alla cultura della comprensione
In questo contesto diventa oggi necessario liberare questa naturale sintonizzazione con gli altri,
troppo a lungo tenuta segregata come fosse un impedimento al raggiungimento delle più alte sfere
della ragione, del successo e del dominio.
La logica del dominio può lasciare spazio a una cultura della comprensione dell’altro che implica il
riconoscimento dei sentimenti altrui come degni di essere provati, ascoltati e rispettati→maggiore
responsabilità del proprio impatto sugli altri
d. Empatia emotiva e cognitiva
Da qualche anno si parla di empatia anche nei luoghi dove si forma la classe dirigente e dal 2020 è
a tutti gli effetti considerata capacità centrale nelle skills manageriali.
Ci sono due livelli di empatia:
- L’empatia emotiva: capacità di accogliere il mondo emotivo degli altri senza giudicare;
- L’empatia cognitiva: capacità di accogliere il mondo razionale dell’altro, con i suoi pensieri e
le sue valutazioni anche se essi non corrispondono ai nostri;
e. La funzione dell’autoempatia
Quale miglior allenamento all’empatia se non noi stessi→imparare a riconoscere i propri pensieri,
a nominarli senza giudicarci.
Chandra Livia Candiani→”Ho scritto per gratitudine a un messaggio, a un’arte che mi ha fatto
nascere di nuovo, amorevolmente, senza mai togliermi una briciola di dolore, aiutandomi ad
assaporare tutto, appassionatamente”.
f. Dove si blocca e si sblocca l’empatia
Ci sono alcuni comportamenti che facilitano o bloccano la relazione o l’empatia.
I comportamenti che la facilitano abbiamo visto essere:
- L’ascolto attivo;
- La sospensione del giudizio;
- Il non dare subito una soluzione o una risposta pronta;
Alcuni comportamenti che bloccano l’empatia:
- Difendere una posizione;
- Voler avere ragione: mancanza di dialogo;
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- Spiegare: fare i maestrini;
- Giustificare moralisticamente: fare la morale;
- Fare diagnosi sugli altri;
- Etichettare;
- Incolpare;
- Fare sentire l’altro inadeguato, non all’altezza, farlo vergognare;
- Anticipare quello che l’altro vuole dire
Pazienza
E’ un modo di negoziare con il tempo e accettare l’attesa.
La pazienza è la dote di chi sa rimettere in ordine l’esperienza per reindirizzarla a uno scopo; è un
superpotere che rende liberi perché è lo spazio di scelta che rimane all’essere umano nelle
situazioni senza via d’uscita e che può esercitare scegliendo con quale atteggiamento affrontare la
situazione.
Se la fretta è nemica della pazienza, anche la passività lo è, perché un eccesso di pazienza può
divenire immobilismo o fatalismo portato agli eccessi.
La pazienza implica l’ingresso della razionalità, del senso dunque, nella foresta delle emozioni che
governano spesso i rapporti umani, anche sul lavoro.
E’ importante che chi delega sia tutte le informazioni necessarie per svolgere l’incarico nel migliore
dei modi, ma che poi dimostri fiducia e pazienza.
“L’impazienza brucia i passaggi; non consente la costruzione, impedisce di articolare un cammino
che si sviluppi passo dopo passo”.
Gratitudine
Proviamo abbastanza gratitudine verso quello che siano e sono gli altri?
Senza stupore saremmo del tutto diversi. E la gratitudine viene dallo stupore che porta a
meravigliarsi per tutto quello che ogni giorno possiamo vedere in cielo.
Un eccesso di mancanza di gratitudine fa scattare il bias del pessimismo, la tendenza a prendere i
fatti negativi e focalizzarsi su quelli, immaginare che in futuro andrà sempre peggio. Di contro,
l’assenza di gratitudine affligge anche il bias dell’ottimismo, poiché l’ottimista vede opportunità in
ogni pericolo e tende a dare per scontati i successi.
Chi ha la capacità di provare gratitudine sa bene che le cose sarebbero potute andare
altrimenti→gli inguaribili ottimisti e le persone che promuovono il pensiero positivo mi
spaventano quanto i pessimisti lamentosi, perché entrambi non fanno i conti con la realtà, che è
sempre più cruda di ogni nostra “posizione” mentale.
Il senno del poi è un veleno da cui dobbiamo liberarci per poter apprezzare la bellezza di tutte le
storie possibili che non si sono realizzare, quei contro-futuri di cui era gravido il passato e che si
possono aprire ai nostri occhi solo se siamo capaci di immedesimarci nelle possibilità che c’erano in
un dato momento storico. 10
Nassim Taleb in Antifragile→la natura, a differenza degli esseri umani, ama i piccoli errori ed è
grazie a questi fallimenti di alcuni singoli elementi che un sistema si rafforza.
Includere gli errori e i fallimenti nelle narrazioni dell’impresa aiuterebbe a costruire una cultura
dell’ingegno, della curiosità dell’innovazione e non solo della prestazione e del risultato.
Leggerezza
Durante il covid questo bisogno è stato il meno soddisfatto.
La leggerezza è un modo di essere, non perenne, è una scelta di affrontare i fatti della vita e del
lavoro in modo da potersi sentire sollevati da un peso che ci tiene bloccati. Leggerezza non
significa superficialità.
La leggerezza può esistere solo perché esiste il tragico e perché se ne è fatta esperienza e si sceglie
di guardarlo negli occhi e non farsi piegare.
Essere leggeri necessita la consapevolezza che altri hanno sensibilità diverse dalla nostra, vuol dire
evitare battute che a noi fanno ridere ma che possono offendere.
Gioco
Il gioco è uno dei principali veicoli di apprendimento per gli esseri umani dalle loro origini fino a
oggi. L’apprendimento tramite imitazione era anche tipico della società di raccoglitori e cacciatori
preistorica.
Oggi si parla molto di gamification→partendo dall’uso della tecnologia per attivare interattività e
dai principi alla base del concetto stesso di divertimento, è usata come strumento per veicolare
messaggi di vario tipo.
Alcune operazioni di nudging si basano sul gioco e spingono le persone verso comportamenti
virtuosi facendo leva sulla dimensione ludica dell’essere umano.
Gentilezza
Ancora oggi, quando si parla di leadership gentile, la reazione di alcuni manager è un misto di
attrazione e timore che con la gentilezza si indeboliscano le persone.
Con tempo è divenuta una qualità prevalentemente femminile.
CAPITOLO QUARTO: DALLA CULTURA DEL CONTROLLO ALLA PRATICA DELLA CURA
La cultura del merito, osannata come la chiave del successo della società postindustriale, è nata
promuovendo una società basata sulla massima competizione, sull’intelligenza individuale come
parametro evolutivo→forza di volontà, intelligenza, competenze.
Tristezza e debolezza sembrano non essere contemplate.
“Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere sé stessi”.
La cultura del controllo è anche la cultura dell’iperefficienza, che non interpella i bisogni altrui.
Heidegger→l’essere umano nella sua essenza esiste in quanto cura.
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Nella seconda parte della pandemia molti manager hanno in parte rinunciato al controllo e hanno
dovuto fidarsi delle persone, cambiando il proprio approccio da una valutazione del merito e
dell’impegno in base alla presenza in ufficio a una valutazione per obiettivi. E’ entrato in scienza
anche l’elemento della vulnerabilit&agr