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La storia di una giovane durante la Repubblica Sociale Italiana
Dopo il ‘43, la giovane decide di arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana. Tuttavia, questa sua attività attira l'attenzione della banda del Gobbo del Quarticciolo: lei e la madre vengono accusate di essere spie dei nazifascisti e diventano oggetto di spedizione punitiva e sembra che la ragazza abbia dovuto soffrire anche abusi sessuali. La giovane e la madre decidono di lasciare Roma e si trasferiscono al Nord, dove lei continua la sua attività per la RSI. Per quanto riguarda i documenti scritti dalla seconda giovane, in questo caso non abbiamo un diario, ma semplicemente un foglio in cui vengono annotati gli avvenimenti di alcuni mesi del ‘45. La ragazza scrive inoltre delle canzonette insieme alle compagne di prigione in un campo di internamento dove viene reclusa alla fine delle ostilità. Al contrario della prima fonte, i suoi appunti non mancano di errori grammaticali ed espressioni dialettali; ma i versi offrono una chiave di lettura.dello stato d'animo di quelle donne che scelsero di arruolarsi e di come affrontarono poi le vicende successive alla liberazione: dall'internamento, alle forme di "punizione pubblica" (come la rasatura) fino alla condanna a morte. Il particolare dell'infantile con cui la donna scrisse le canzonette va in contrasto con la drammaticità delle vicende. E si può anche notare come risalti determinati valori come l'amor di patria e di come vada in contrasto con i canoni di bellezza dell'epoca ("perché pe-taccie ci hanno battezzate"). Emerge in queste canzonette l'effetto della propaganda fascista: dal mito del Duce a quella dell'Italia tradita. Stupisce come un regime portatore di valori prettamente virili abbia influenzato più le "italiane" che gli "italiani". La vicenda giudiziaria della giovane si chiuderà come la precedente, con il proscioglimento dell'accusa di.collaborazionismo. Questi due percorsi individuali 1) e 2) testimoniano la ricerca di un ruolo più attivo e centrale delle donne nella società italiana seppur dalla "parte sbagliata".
Gli epistolari.
Marina Baldassari: le donne della famiglia Sacchetti.
Le notizie sono reperibili dall'archivio della famiglia, l'Archivio Sacchetti situato a Roma, l'inventario comprende, oltre ad argomenti di carattere economico, anche argomenti di carattere privato: epistolari, diari e ricordi che ripercorrono le vicende della famiglia per oltre quattro secoli. In particolare le testimonianze riconducibili alla figura del cardinale Giulio Sacchetti, documenti che mettono in evidenza la politica della corte papale barocca.
Alla fine del XVI sec, la famiglia Sacchetti, originaria di Firenze, si stabilì a Roma e, grazie all'intraprendenza di Giovanni Battista Sacchetti, divenne una delle casate più in vista della colonia fiorentina della corte romana.
legata agli interessi della Curia romana. Fu infatti il figlio di Giovanni Battista, Giulio Sacchetti, che approfittò dei legami consolidati dal padre per costruire la propria carriera ecclesiastica. La sua ascesa fu inoltre sostenuta dalla casata ferrarese.
1. il cardinale Giulio Sacchetti e Caterina Forna Estense Tassoni:
Giulio, per consolidare il prestigio della famiglia, progettò l'unione matrimoniale per suo fratello Giovanni Francesco con la figlia della marchesa Caterina Forna Estense Tassoni, ossia Beatrice Tassoni, esponente della casata ferrarese.
Le missive della marchesa per il matrimonio furono scritte di sua stessa mano e, desiderosa di concludere le nozze, in ogni lettera si nota la sua totale devozione verso il prelato.
Essendo che le trattative si dimostrarono lunghe e difficili, la donna si dimostrò un'abile negoziatrice, infatti, velatamente prospettava al cardinale l'eventualità di poter cedere la figlia e la sua dote ad
Un altro partito. Il motivo delle incertezze del cardinale era in parte dovuto al duca Cesare D'Este per questioni di carattere feudale. Ma nel contempo andava anche peggiorando lo stato di salute di Beatrice.
Finalmente, nel 1630, arrivò la conferma del placet (beneplacito) del duca D'Este per il matrimonio. Le nozze avvennero, ma la gracile salute di Beatrice impedì di dare ai Sacchetti un erede poiché dopo soli due anni dalle nozze ella morì. La successione della stirpe fu quindi assicurata dal fratello di Giovanni Francesco e di Giulio.
Caterina risulta essere l'unica presenza femminile all'interno di una vicenda gestita esclusivamente da uomini. Ella impiegò tutta la sua abilità per garantire alla propria famiglia l'alleanza con la casata fiorentina e, nonostante la morte della sposa, le due famiglie continuarono a mantenere i legami.
Difatti, il buon esito di matrimoni e di alleanze con casate costituiva un
banco di prova per testare l'abilità diplomatica delle donne attraverso lo scambio epistolare, ciò per evitare un controllo dell'azione maschile. La donna, proprio perché relegata al solo dovere di procreare, aveva una maggiore libertà che le consentiva di poter aggirare l'etica severa che rendeva i gesti maschili poco spontanei e più controllati. Infatti, nel momento in cui dovevano chiedere informazioni, le donne potevano servirsi di canali "ufficiosi", come fece Caterina che avviò uno scambio epistolare con una serva ai fini del matrimonio.
2. la corrispondenza settecentesca, il matrimonio sfortunato di Cleliuccia Sacchetti:
Gli atteggiamenti della marchesa Caterina Tassoni si possono riscontrare nuovamente in un altro matrimonio avvenuto due secoli dopo, nel XIX sec. In questo caso si tratta di Clelia Sacchetti, figlia di Giulio. Clelia intrattenne una corrispondenza con il fratello Scipione per favorire
L'unione matrimoniale fra la nipote e un nobile di origine beneventana. Clelia viveva a Benevento insieme al marito e ai suoi figli, ma ella non sembrava entusiasta della vita che conduceva lontana da Roma e del rapporto con il marito, un uomo dal carattere difficile.
Clelia inizia ad acquistare vivacità grazie ad un avvenimento, ossia procurare un buon partito alla figlia di Scipione Sacchetti, che portava lo stesso nome della zia Clelia, ma veniva chiamata anche "Cleliuccia". Quest'ultima, quasi ventenne, era in età di matrimonio e Scipione affida alla sorella di assumere informazioni per il matrimonio. La scelta ricadde su Francesco della Vipera, nobile di Benevento, quindi Cleliuccia si sarebbe trasferita vicino alla zia, il che l'avrebbe resa felice.
Gran parte della corrispondenza dei fratelli ruota attorno a ragioni e riflessioni di tipo economico nelle quali si vagliavano le buone possibilità che l'accordo poteva offrire.
mentre vierano poche parole sulle qualità umane del futuro sposo. Nonostante la distanza di quasi due secoli che separa la corrispondenza di Clelia e quella di Caterina si ritrovano molti punti in comune:- l'impegno assunto dalle donne nella mediazione;
- l'interesse economico alla base delle strategie;
- la garanzia del maggiore prestigio acquisito, assicurato dalla nuova unione matrimoniale;
- in entrambi i carteggi mancano accenni agli sposi.
- tutte e due molto giovani, furono destinate ad unioni che implicarono l'allontanamento dalla propria famiglia;
- entrambe morirono a pochi anni di distanza dal matrimonio.
In genere erano le donne a prendere l'iniziativa; oltretutto Cleliuccia non voleva arrivare ad una separazione definitiva, ma riuscire a migliorare una situazione matrimoniale insoddisfacente attraverso un gesto provocatorio.
La situazione era ulteriormente complicata dal fatto che la ragazza era incinta e già in precedenza aveva perso un figlio prematuramente.
Tuttavia, la situazione non sembrò trovare soluzione, quindi era necessario l'intervento di un vescovo. L'intervento interpersonale di ecclesiastici poteva garantire la ricomposizione dei conflitti senza necessariamente servirsi di un tribunale, tuttavia con la mediazione dei religiosi, il dissidio tra i due sposi non era più un fatto privato, ma divenne collettivo.
Anche Francesco inviò una missiva indirizzata ai suoceri a Roma, nella quale riferisce gli avvenimenti secondo il suo punto di vista contraddicendo le parole di Cleliuccia: il motivo della separazione, secondo lui, era dovuto
Al carattere capriccioso e impulsivo della moglie; date le due versioni contrastanti, fu difficile per i genitori capire chi avesse ragione. In conclusione, dai soli carteggi non si viene a conoscenza dell'esito della vicenda poiché nelle lettere successive non si fa più menzione di Francesco e Cleliuccia. Sappiamo solo che Cleliuccia morì un anno dopo, nel 1815, senza aver partorito un discendente.
3. Beatrice Sacchetti Orsini: Una delle figure più interessanti che emerge dalla documentazione di casa Sacchetti è Beatrice Orsini, moglie di Urbano Sacchetti. Si tratta di lettere giovanili e affettuose inviate al futuro sposo, diari e raccolte di pensieri.
Nella corrispondenza amorosa con l'allora fidanzato Urbano, le lettere trasmettono con tono spontaneo il suo entusiasmo per il nuovo "stato" di fidanzata, ma nel contempo svelano la consapevolezza di Beatrice di doversi dimostrare all'altezza delle aspettative dello sposo;
lmaturità e il realismo mostrati da Beatrice sono doti non comuni per una ragazza non ancora adulta.