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Le informazioni del Salomone

Le informazioni del Salomone sono piuttosto precise, anche se non contengono elementi dinovità rispetto alle analoghe notizie che altri residenti a Napoli inviavano ai propri Stati; la sua attenzione sembra concentrarsi soprattutto sul clima di incertezza, sul malessere che si viveva a Napoli e sui contrasti che esprimeva la società napoletana e che vedevano:

  • la nobiltà spaccata al suo interno;
  • il popolo contro i nobili;
  • i militari spagnoli contro quelli francesi;
  • i ministri spagnoli contro il Medinaceli.

I conflitti sembrano, nel racconto, non riconducibili a partiti "imperiale" e "borbonico", ma preesistenti e non necessariamente in linea con lo scontro politico internazionale in atto.

(c) Roma sembrava un osservatorio che consentiva una visione più ampia di quello che stava accadendo a Napoli: presso lo Stato pontificio operava, in qualità di agente dei Medici ufficiale del Granducato, Antonio Maria Fede.

Nella sua fitta corrispondenza con la Segreteria di Stato, massima attenzione era riservata alla situazione napoletana. Numerose sono le differenze tra il Salomone e il Fede: l'agente toscano residente a Roma è meno preciso nel racconto dello svolgimento dei fatti napoletani, al contrario del Salomone; ma il Fede offre una visione più ampia della vicenda, il che manca nei racconti del Salomone: il Fede allarga lo sguardo ai collegamenti internazionali e accusa gli ambasciatori cesarei a Roma, indicando nel Grimani il vero artefice della congiura. Comunque anche il Fede, come il Salomone, si soffermava sul clima di incertezza che si respirava a Napoli e che influenzava la città capitolina: a Roma, infatti, si tenevano le "congregazioni" di cardinali preoccupati della situazione. Il Fede prestava anche grande attenzione alla continua pressione alla quale era sottoposto il pontefice da parte degli imperiali e dai franco-ispanici per la questione.dell'investitura, additandola come causa scatenante della congiura e come minaccia per futuri disordini. L'agente dei Medici comunicava poi le "voci" che confermavano che popolo e nobiltà non fossero contenti del presente governo, aspettando il momento per tentare delle "novità". Lo stesso principe di Montesarchio, che aveva sostenuto il viceré nei giorni del tumulto, in segno di protesta per l'esecuzione pubblica del di Sangro si era ritirato dalle Giunte. Il Medinaceli era visto come il vero catalizzatore del malessere napoletano e il Fede comunicava alla Segreteria fiorentina che i ministri del Consiglio di Stato spagnolo avevano disapprovato le risoluzioni più rigorose prese dal Medinaceli e si discuteva di sostituirlo. Il Fede era agente del cardinale Francesco Maria Medici, che teneva aggiornato sulle vicende della corte pontificia e qui fornì anche numerosi pareri personali. Il Fede aveva dato grande rilievo.all'arrivo a Roma del barone di Chassignet, ma soprattutto alla sua improvvisa scomparsa dalla città capitolina e aveva riferito al cardinale Medici che giravano voci di un suo probabile viaggio verso gli Stati del marchese del Vasto, in Abruzzo, per raggiungere il d'Avalos; il Fede non aveva dubbi sul fatto che lo Chassignet fosse stato inviato in Italia dagli Asburgo per organizzare un'impresa a sostegno del partito imperiale, indicando nello Chassignet il capo della sedizione. 4. Le relazioni e le memorie: Le lettere ufficiali degli ambasciatori, del viceré e dei ministri napoletani furono accompagnate spesso da relazioni e memorie, quasi sempre anonime, che riassumevano quanto accaduto nei giorni del tumulto a Napoli e ricostruivano i giorni precedenti e successivi raccontando della fuga dei congiurati e le iniziative per riportare l'ordine in città. Tali relazioni sono molto curate dal punto di vista formale e il testo appare costruito.

Come un vero e proprio “racconto”; alcune di queste furono utilizzate dai redattori dei diversi periodici che circolavano in Europa e servirono inoltre come punto di riferimento per le quelle “storie” della congiura che saranno elaborate negli anni successivi.

Le prime di queste relazioni, redatte negli stessi giorni del tumulto, si trovarono allegate alla corrispondenza ufficiale che da Napoli fu inviata a Roma e da qui partirono alla volta delle maggiori corti europee. L’alto numero di relazioni presentano delle caratteristiche comuni e che condividono le interpretazioni degli eventi: l’intento cronachistico e informativo, infatti, non riesce a nascondere il giudizio politico che la scelta dei termini, aggettivi e espressioni lasciava trasparire.

Pur essendo redatte per la maggior parte in ambiente filoborbonico, esistono delle differenze sostanziali tra quelle prodotte per esplicita richiesta del viceré e le altre non riconducibili al Medinaceli: difatti,

In queste ultime si contestava l'operato del viceré sul quale veniva scaricata parte della responsabilità degli eventi napoletani. La prima tipologia di relazioni è costituita da quelle che si limitano a raccontare i due giorni del tumulto: non si faceva alcun riferimento alla congiura; è probabile che questa tipo di relazione sia stata redatta nei giorni stessi della sollevazione, quando la situazione appariva ancora confusa: si sottolineava che tra i partecipanti pochi erano i nobili, mentre la maggior parte apparteneva al popolo minuto (definito come plebe); quasi tutti gli aristocratici, invece, insieme al "ceto civile" si erano schierati dalla parte del viceré; una visione più ampia si trova, invece, in un altro gruppo di relazioni che accennano alla congiura che precedette il tumulto: la scoperta del complotto portò i congiurati a fomentare una rivolta con il sostegno del popolo minuto della

città. Vengono fornite ulteriori notizie sugli eventi successivi al fallimento della rivolta: si parla dell'arresto del di Sangro e dello Chassignet e dell'esecuzione del primo e dell'uccisione di Giuseppe Capece; si fa riferimento anche a documenti in possesso dello Chassignet e al coinvolgimento di altri aristocratici. È quindi evidente che queste relazioni furono redatte diverse settimane dopo la conclusione del tumulto. La maggior parte delle relazioni fu stilata da sostenitori del partito borbonico: i congiurati erano definiti ribelli e nemici della patria e se ne sminuiva numero e valore; di contro, si esaltava la fedeltà di quanti erano rimasti al fianco del viceré, individuati come la maggioranza della popolazione napoletana. Si sottolineava, infine, il rapido e completo ritorno all'ordine di Napoli e del Regno. Tuttavia, vi sono anche critici nei confronti del viceré napoletano, con dei temi.

ricorrenti:

  • l'incapacità del Medinaceli di gestire la situazione di emergenza;
  • l'estrema crudeltà nei confronti dei ribelli;
  • il disprezzo con il quale si rivolge a tutti i nobili del Regno, che destabilizzava ulteriormente una situazione già complicata;
  • la totale incapacità di riportare l'ordine a Napoli.

È probabile che alcune di queste memorie furono redatte sotto l'influenza di qualche nobile napoletano per riabilitare la nobiltà e, in particolare, famiglie dell'aristocrazia partenopea direttamente coinvolte nella congiura.

Nelle poche relazioni maturate in ambienti vicini ai congiurati:

  • si enfatizzava il numero dei partecipanti al tumulto, costituiti dalla maggioranza della popolazione napoletana;
  • a questo proposito si faceva anche riferimento all'estensione della rivolta in altri paesi del Regno, come Aversa, Salerno, Isernia, Caserta;
  • si accentuava il carattere eroico di alcuni congiurati.
come Carlo di Sangro e Giu-II. seppe Capece, che affronteranno la morte con coraggio di contro, si enfatizza lo spirito di vendetta e crudeltà del Medinaceli e l'intolleranza nei confronti dei francesi e degli spagnoli; si accentuava il desiderio dei regnicoli di vedere sul trono l'arciduca Carlo. Il partito asburgico, tuttavia, si sarebbe servito di altri mezzi per difendere le proprie posizioni: i manifesti, le lettere pubbliche, le satire e soprattutto la stampa: sarebbero stati, infatti, gli strumenti maggiormente utilizzati dalla propaganda filoimperiale e antiborbonica, dagli stessi congiurati e dagli alleati dell'imperatore, in primis Olanda e Inghilterra. 4. Gazzette, almanacchi, satire, manifesti: Le relazioni e le memorie che furono redatte a Napoli furono utilizzate dai redattori degli avvisi, delle gazzette e dei giornali che circolarono in Europa e che svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione della notizia in tutto il continente.

testimonianza della rilevanza dell'evento e del suo peso politico internazionale. La lettura dei principali giornali è pertanto utile a capire attraverso quali notizie si formasse l'opinione pubblica, per questo motivo le notizie venivano manipolate a fini politici, diventando uno strumento di propaganda politica e finendo con il creare alcuni topoi che si legheranno al racconto della congiura napoletana.

Le pubblicazioni di manifesti e lettere, redatti da alcuni congiurati che erano riusciti a fuggire all'arresto, introdussero nuove chiavi di lettura della congiura, ponendo le basi di un'interpretazione che esaltava il coraggio e soprattutto l'attaccamento alla patria: combattendo a favore della legalità e della legittimità, si apriva una riflessione sulla natura del potere monarchico e del sistema imperiale spagnolo.

  1. La "lettura" antiborbonica:
    1. la notizia della rivolta compare nei canali di stampa francesi, come il

“Mercure histori-que e politique” e i dettagli della vicenda sono ricavati da tre fonti: un’ampia relazione e due lettere provenienti da Venezia e da Parigi: la Relazione, datata al 24 settembre e scritta a Napoli, è una narrazione del tumulto avve-(1) nuto in due giorni tra le strade di Napoli; la lettera di Venezia riportava a sua volta alcune informazioni ricevute da Napoli; (2) la lettera di Parigi, invece, si differenzia dalle prime due fonti poiché: mentre le notizie (3) riferite dalla lettera veneziana sono quasi del tutto simili a quelle della relazione e si con-centrano soprattutto sulle vicende della sommossa napoletana causata da “ribelli”, nella lettera parigina si parla di una “cospirazione” tramata da due spagnoli, venuti uno da Roma e l’altro da Madrid, che avrebbero dovuto assassinare il duca di Medinaceli. Ma il fallimento della congiura provocò il tumulto aizzato da alcuni cavalieri autori dellacospirazione,

e di organizzare una grande festa in onore dei nobili presenti. Durante la festa, i nobili si divertivano con giochi e balli, mentre i servi si occupavano di servire cibo e bevande. La serata si concluse con uno spettacolo di fuochi d'artificio che illuminò il cielo notturno. Tutti i presenti erano entusiasti e ringraziarono il conte d'Estré per l'organizzazione impeccabile dell'evento.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
52 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cassatore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Luise Flavia.