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Capitolo II: Le alchimie della storia: un falsario sbarca in America
Quando i conquistadores, all'indomani della conquista di Cortes (1521), vagavano in Messico erano presenti al suo interno testimonianze di civiltà pre-colombiane, come ad esempio gli aztechi; questo nome viene dato, dopo la morte di Moteuczoma ll (o Montezuma), alla complessa federazione politica con a capo i Mexica (aztechi).
Gli occidentali, però, avevano l'obiettivo di distruggere quella che era la simbologia e il potere di questa civiltà; uomini come il francescano Martin de Valencia volevano far sì che il nuovo mondo diventasse un luogo dove si potesse riscattare quel cristianesimo puro, afflitto in Europa dalla presenza protestante, a scapito delle culture locali.
L'ostacolo dovuto alla opposizione indios porta alla ricerca della totale egemonia sui territori, sulla società e sui grandi popoli nativi, ma soprattutto porta al tentativo di appropriazione del passato americano.
tentativo di ricostruzione della storia precolombiana sarà una difficile sfida per i francescani, i quali devono lavorare su fonti non del tutto chiare come fonti orali, codici, narrazioni epiche ma soprattutto un linguaggio molto ambiguo quale è, per gli Europei, la lingua nativa locale. La prima ricostruzione delle civiltà pre-colombiane pervenutaci è l'"Historia de los indios de nuevahespana" di Toribio de Benavente, missionario francescano in Messico. Tra il 1532 e 1533 l'ardore causato dall'evangelizzazione degli indios spinge Motolinia (appellativo datogli dagli indios nel messico centrale - "colui che è povero"), a comporre descrizioni di insediamenti, società e storia di popolazioni del messico centrale fino all'arrivo degli spagnoli. Solo successivamente Motolinia cambia la sua concezione dell'inizio della civiltà nel nuovo mondo, affidando la paternità degli indios ai figli.di Noè, così da avvicinare il cristianesimo; Motolinia è quindi un religioso pronto a modificare i testi persino della teologia cristiana, pur di affermare ed esaltare la missione francescana nel nuovo mondo. Un elemento da riconoscere nell'opera di Motolinia è Annio da Viterbo, un falsario vissuto tra il 1437 e 1502, considerato il più geniale del rinascimento. Egli contestava la paternità greca delle grandi città italiane (troiani, enea nel lazio ecc.), volendo contrapporre agli scritti greci quelli biblici; quest'ultimi, tuttavia, non avendo una coerente narrazione unitaria sarebbero dovuti essere stati contraffatti-> Annio scrive di suo pugno o per elatino-greche false. Sarebbero questi scritti fasulli ad avere introdotto la paternità di Noè delle varie popolazioni del mondo, ma non in America. L'attendibilità delle più grandi ricostruzioni della storia precolombiana è compromessa,
Dal momento che tutte queste si basano su possibili falsi del falsario uniti alle tradizioni native. Un esempio della sua influenza è contenuto nella pubblicazione di Gonzalo Fernandez de Oviedo, risalente al 1535, ovvero l'"Historia natural y general de las indias"; qui le origini indios erano affidate ad una paternità spagnola, che quindi giustificava la conquista. Sarà molto usata dai missionari. Abbiamo anche Las Casas che sfrutta gli "studi" di Annio nella sua "Apologetica Historia" discutendo le credenze degli antichi indios, mettendole a confronto con le credenze greche e latine, sotto una luce comune pagana; egli propone anche una possibile origine cartaginese del Brasile (sotto la giurisdizione, però, portoghese). In conclusione si può affermare che le testimonianze create da Annio abbiano contribuito a far maturare negli europei la credenza che ci fosse una moltitudine molto profonda di passati.All'interno del mondo; come gli alchimisti egli ha tramutato il piombo(passati multipli) in oro(passato unitariodel mondo)
Un'altra particolare versione della storia di civiltà precolombiane è da affidare ad un anonimo indio che si apre con il mito delle 7 caverne da cui nacquero i primi nativi. Il loro comune antenato aveva avuto 6 figli, i quali si sparsero nelle terre dell'America centrale, fondando città e popolazioni; il settimo figlio, il serpente piumato, era il principale dio della nuova Spagna, tanto che gli stessi nativi considerarono i conquistadores come il dio piumato, essendo loro possessori di elmetti con piuma.
CAPITOLO III LA CINA, I GOTI E CORTES: PENSANDO ALLE SPEZIE DA UN OSPEDALE DI LISBONA
Quando si pensa alla mondializzazione iberica si pensa subito alle Americhe, tuttavia l'era delle esplorazioni aveva anche altri epicentri.
La Cina della dinastia Ming esercitava una grande attrazione sugli europei e se ne coglie il riflesso
In una storia del mondo pubblicata nel 1563, da un capitano delle Molucche di nome Antonio Galvao, dove i cinesi vengono considerati i primordiali attori di questo processo, e dove ci si occupa delle rotte dei mercanti orientali di spezie. Qui gli indiani (gli asiatici) ma più precisamente i "taibenchi", ovvero i cinesi, erano considerati i primissimi ad aver navigato a questa portata dopo il diluvio universale. L'interesse verso le popolazioni asiatiche è stato il motore che ha spinto i Portoghesi ad addentrarsi nell'est del mondo, e che li ha spinti a comporre scritti, descrizioni e cronache riguardanti le popolazioni indiane; importanti sono le "cronache delle imprese portoghesi in Asia" di Joao de Barros nel 1552. Egli era un umanista che organizzò la sua cronaca in decadi, considerando l'arrivo ad est dei portoghesi come il continuo della guerra santa planetaria che oppone cristianesimo e mussulmanesimo; inoltre egli.All'interno dell'opera elogia l'impero cinese, e le sue espansioni sia terrestri sia marittime (come il dominio dell'oceano indiano). Ma dove ricavava le informazioni Barros? Per lui i segni di un antico dominio cinese erano evidenti nei racconti dei locali, nell'architettura simile degli edifici, della lingua e dei nomi; più precisamente i racconti indicavano il possibile itinerario commerciale delle popolazioni cinesi, partendo dalle Molucche (ricche di garofano, noce moscata, ecc.), fino ad altre zone come l'isola di Batechina - secondo Barros i locali attribuiscono il nome "Batechina" alla parola composta Bate=terra e china=Cina. Anche i racconti di Galvao sulla natura e sul paesaggio delle Molucche viene sfruttato nell'opera. Galvao, tra l'altro, sfrutterà le testimonianze native, che già erano in lingua iberica a meno di un quarto di secolo dall'arrivo spagnolo, per aprire la sua storia del mondo dalle
Spedizioni cinesi in Asia. Galvao era stato nominato capitano nel 1532, e nel corso della sua vita aveva cercato di ritagliarsi una grossa fetta di commerci di garofano e anche di convertire al cristianesimo i locali, con o senza violenza; questo senso di quasi appartenenza sarà il motore della sua ricerca del passato di queste sconosciute popolazioni.
Nella sua opera egli ridimensiona il carattere eurocentrico, dando una maggiore importanza alla pluralità di passati esterni; in questo contesto viene sminuito il processo delle esplorazioni iberiche.
Il trattato di Galvao è interessante per il metodo seguito, dal momento che si discosta dalle storie universali di inizio 500:
- Non ricorre ad un criterio genealogico unitario che leghi tutti i popoli, quindi non vi è una diretta discendenza dei figli di Noè, dal momento che non vengono nominati come da Annio da Viterbo;
- Distingue le esplorazioni dell'età antica da quelle dell'età moderna.
comparazione fra costumi (Gli uomini sono diversi perché i paesi stessi hanno diverse culture e costumi). Quello che interessa al Bavarese è una comparazione atemporale tra cul