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Dio e la promessa della remissione dei peccati
Zwingli: la concezione della Chiesa e dell'eucaristia; il rifiuto del culto delle immagini (1530)
La Fidei ratio, da cui si esaminano alcuni brani, fu composta da Zwingli nel 1530 → si tratta della confessione di fede della chiesa zurighese, che il riformatore trasmise alla Dieta di Augusta, nella quale erano state lette davanti all'imperatore le confessioni di fede delle chiese di altre città. Tuttavia, la confessione di Zwingli non fu accettata a causa dell'opposizione congiunta dei cattolici e dei luterani.
[La Chiesa]
Nel testo esaminato si spiega il pensiero sulla chiesa → il termine "chiesa" ha nelle Scritture vari significati:
- indica gli eletti che dalla volontà di Dio sono destinati alla vita eterna → tuttavia, molti sono eletti prima di avere la fede → ES alcuni santi erano già eletti da bambini, ma non lo sapevano;
- indica tutti coloro che si chiamano cristiani;
- indica qualunque particolare aggregazione visibile di questa chiesa universale (ES la chiesa romana, augustana, lionese, ecc).
[L'eucaristia]Secondo Zwingli nella santa Cena dell'eucaristia è presente il vero corpo di Cristo. Tuttavia, nega e ritiene un errore opposto alla stessa parola di Dio il pensiero dei papisti → quest'ultimo afferma che il corpo (naturale, fisico) di Cristo è presente nella Cena ed è masticato dai fedeli.
[Le pratiche esteriori e le immagini]Qui si sostiene che le immagini svendute al culto non possono essere annoverate fra le cerimonie, ma fra ciò che si oppone alla parola di Dio. Non bisogna condannare, invece, quelle che non vengono
esibite al culto → in questo senso si può riconoscere la pittura e la scultura come doni di Dio.
Calvino: la maestà di Dio, la fede e la predestinazione
Questo testo, così come il successivo, è tratto da un catechismo in cui Calvino riassumeva le dottrine contenute nella sua Istituzione della religione cristiana (1536). Pubblicato in francese in forma anonima nel 1537, fu riedito in latino l'anno successivo con una prefazione di Calvino stesso.
Nel testo si sostiene che se la nostra volontà fosse disposta per l'obbedienza alla volontà divina, la sola conoscenza della legge basterebbe pienamente per la salvezza. Ma poiché la nostra natura carnale e corrotta contrasta alla legge spirituale di Dio, avviene che la legge stessa diventa occasione di peccato e di morte. Infatti, più essa ci rivela la giustizia di Dio, tanto più siamo convinti d'averla trasgredita. Dio, dunque, dopo averci ricordato per mezzo della legge
La nostra debolezza, ci consola suscitando in noi la fiducia nella sua potenza e nella sua misericordia. Ed è in Gesù che lui si mostra a noi benevolo. Infatti, se nella legge egli appare solo come giudice severo dei peccati, in Cristo il suo volto risplende di grazia verso i peccatori, infatti, ha offerto per noi suo figlio. Come Dio misericordioso ci offre Gesù per mezzo della parola del Vangelo, così noi per mezzo della fede lo dobbiamo accogliere e riconoscere come donato a noi. Il seme della parola di Dio fruttifica solo in quelli che egli stesso ha predestinati a essere suoi figli ed eredi del Regno dei cieli. Dobbiamo accettare che il motivo per il quale Dio usa misericordia verso gli uni ed esercita il rigore del suo giudizio verso gli altri sia conosciuta solo da lui.
Calvino: la concezione del potere politico
Calvino sostiene che Dio stesso ha attestato che la magistratura ha la sua approvazione, è opera della sua sapienza il fatto che i re regnino,
che i consiglieri ordinino, ecc. Perciò i principi e i magistrati non devono fare nulla d'indegno in quanto ministri e luogotenenti di Dio. Al contempo, però, i sudditi devono sottomettersi volentieri al loro dominio, ubbidire ai loro editti e alle costituzioni e non devono rifiutare i gravami che vengono loro imposti (es. tasse, ecc). Devono anche sopportare quelli che abusano tirannicamente del loro potere, finché Dio non li libera dal loro giogo. Ma se i superiori comandano qualcosa che va contro Dio, non si devono eseguire tali ordini perché è meglio obbedire a Dio che agli uomini. I decreti del Concilio di Trento (1547-63) [Sulla giustificazione; 1547] Bisogna scomunicare come eretico chi sostiene che l'empio viene giustificato attraverso la sola fede e chi dice che Gesù è stato dato da Dio agli uomini come redentore e non come legislatore a cui obbedire. [Sulla residenza dei vescovi e dei loro sottoposti] Chi si allontana dallaChiesa a lui affidata a qualsiasi titolo, abitando fuori dalla sua diocesi per sei mesi continui senza una valida ragione, deve essere privato della quarta parte dei frutti di un anno. Chi abita fuori dalla sua diocesi per più di un anno deve essere denunciato al papa, il quale può nominare a capo di quelle chiese dei pastori più diligenti.
[Sui sacramenti in generale] Bisogna scomunicare come eretico chi dice che i sacramenti non sono stati istituiti da Gesù o che sono più o meno di sette o che alcuni non sono sacramenti in senso stretto.
[Sull'eucaristia; 1551] Venga scomunicato come eretico chi nega che nel sacramento dell'eucaristia sono contenuti veramente il corpo, il sangue, l'anima e la divinità di Gesù e chi dice che vi è contenuto soltanto in modo simbolico.
[Sul matrimonio; 1563] Dal momento che i matrimoni clandestini (contratti col consenso dei coniugi ma non dei genitori) sono reali e validi, sono da scomunicare.
Chi nega che quei matrimoni siano validi e chi sostiene che i genitori possono farli invalidare. Si ordina che in futuro, prima che si contragga un matrimonio, il parroco lo annunci durante le messe tre volte per tre giorni; se non si oppone nessun legittimo impedimento, si proceda alla celebrazione del matrimonio. Quest'ultimo, se contratto in modo diverso da quello legittimo (es. senza un sacerdote in possesso della licenza, senza testimoni, ecc.), viene considerato nullo e invalido.
[Sulle immagini] Bisogna tenere nelle chiese le immagini di Cristo, di Maria e degli altri santi e tributare loro la dovuta venerazione, non perché in esse vi sia una qualche virtù divina, ma perché l'onore che ad esse viene tributato si riferisce agli esseri che esse rappresentano → attraverso le immagini si adora Cristo e si venerano i santi. Attraverso le immagini sacre si ricordano al popolo i doni di Cristo e si propongono gli esempi e i miracoli che Dio opera attraverso i santi.
affinché i fedeli lo ringrazino per queste cose eregolino la propria vita e i propri costumi a imitazione dei santi.Venga scomunicato come eretico chi pensa o insegna cose contrarie a questi decreti.
La crisi spagnola: gli aspetti economici
Se il declino del commercio ebbe oscillazioni molto significative, il calo delle importazioni di metalli preziosi fu invece univoco e irreversibile.
La crisi spagnola nel riflesso degli arbitristas (1610-19)
a) Memoriale anonimo (1610 ca.)
Questo primo documento proviene da un memoriale di un anonimo, noto come "Anonimo di Simancas", intitolato Esposizione di alcune cause dell'impaccio del Regno e del loro rimedio.
Desta grande stupore che, in un periodo così pacifico e prospero (in cui tutte le annate sono state dovunque buone; in cui le flotte sono tornate cariche e in tranquillità, portando dalle Indie tanto oro e tanto argento; in cui la santa fede è stata salda; in cui si rispetta molto la giustizia; in cui in
Spagna sono stati presenti tanti dotti), lo Stato si sta impoverendo e si avvia rapidamente alla fine → bisogna, dunque, porvi rimedio.
b) Sancho de Moncada (1619)
Questo secondo documento è tratto dall'opera più celebre dell'arbitrista Sancho de Moncada, importante soprattutto per il suo contributo alle teorie economiche → il titolo Restaurazione politica della Spagna indicava la volontà di far tornare il paese al suo splendore perduto.
Secondo l'autore la Spagna si è impoverita perché non si è data alle attività manifatturiere e perché gli stati ricchi (ES Genova, Venezia, Francia, ecc), facendo circolare le proprie merci, hanno ridotto in miseria le attività commerciali spagnole → infatti, è possibile vedere la loro decadenza in città come Toledo, Siviglia, ecc; mentre nelle regioni in cui si commercia con gli stranieri, i mercati sono floridi (ES Bilbao, ecc).
Il commercio olandese nel
XVII secolo
Analizzando le tabelle sugli acquisti e sulle vendite olandesi, appare evidente che si tratta di un commercio di intermediazione, il che trasformò la Amsterdam seicentesca in un gigantesco "magazzino del mondo".
La pace di Westfalia (1648)
Entrambi i documenti che seguono sono estratti dal trattato di Osnabrück, che, assieme al trattato di Münster, costituì la "pace di Westfalia" (conclusa definitivamente il 24 ottobre 1648). A Osnabrück furono i principi e gli Stati protestanti a trattare con gli inviati dell'imperatore, mentre a Münster si riunirono principi e Stati cattolici → le due assemblee procedettero comunque in pieno accordo, grazie ai continui collegamenti interconfessionali. Gli aspetti "interni" della pace, qui analizzati, stabilirono l'assetto politico e religioso del Sacro romano impero dal 1648 fino alla fine della sua esistenza (1806), tanto che i giuristi parlarono addirittura di
"costituzione Westfaliana".
a) Le clausole religiose
È stato deciso che a tutti i seguaci della confessione d'Augusta" (luterani) che sono sudditi dicattolici, come pure ai cattolici che sono sudditi di Stati della confessione d'Augusta, o chedopo la pubblicazione della tregua professeranno in futuro una religione differente da quellaprofessata dal signore delle terre in cui vivono, sarà concesso pacificamente di frequentareprivatamente i luoghi del loro culto, senza essere soggette ad inchieste, e non sarà loro impeditodi partecipare alla pubblica professione della loro religione o di mandare i loro figli in scuoleappartenenti alla loro religione o da precettori privati in casa.
b) 1 rapporti politici tra gli Stati dell'Impero[1]
Al fine di evitare che in futuro sorgano dissidi nel reggimento politico, tutti gli Elettori, iPrincipi e gli Stati dell'Impero romano saranno reintegrati e conformati nei loro antichi diritti,nella libera
sto civili. La giurisdizione territoriale si riferisce alla competenza di un'autorità giudiziaria o amministrativa su un determinato territorio. Nel contesto degli affari ecclesiastici, la giurisdizione territoriale si riferisce alla competenza di una chiesa o di un'autorità ecclesiastica su un determinato territorio geografico. Questa competenza può riguardare questioni come la nomina dei vescovi, la gestione delle parrocchie e la disciplina del clero. Nel contesto dei affari civili, la giurisdizione territoriale si riferisce alla competenza di un tribunale o di un'autorità amministrativa su un determinato territorio. Questa competenza può riguardare questioni come i contratti, le controversie di proprietà e i reati commessi all'interno di un determinato territorio. La giurisdizione territoriale è importante perché stabilisce quale autorità ha il potere di prendere decisioni legali su un determinato territorio. Questo aiuta a garantire l'ordine e la stabilità all'interno di una comunità e a garantire che le questioni legali siano affrontate in modo adeguato e imparziale.