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IL SOVRANO
I significati delle parole cambiano con il tempo. Il lemma monarchia indica la forma istituzionale di governo in cui il potere supremo è nelle mani di un singolo che lo esercita per diritto di sangue. Con monarchia nel medioevo si indicava una situazione ideale in base alla quale una potenza dominava l'intera cristianità e si serviva della sua forza per imporre la pace. A partire dal 500 la parola venne sempre più spesso associata a universale per sottolineare i tentativi esercitati dalla Spagna di imporre la sua egemonia in Europa. L'evoluzione delle organizzazioni politiche dell'Europa moderna è segnata dal progressivo passaggio da una concezione personale del potere ad un'altra che porta alla sua oggettivazione, è un processo che si compì nel secondo settecento, ma sin dai secoli precedenti tracce di questo passaggio sono ravvisabili nei termini che servivano a denotare in maniera impersonale l'insieme dei.
componenti della famiglia reale. Il più noto di questi è corona, entità che per i giuristi era distinta dalla persona fisica del re e a lui superiore. La corona tuttavia non è solo un concetto è anche un oggetto usato per la cerimonia della intronizzazione. La corona che i sovrani indossavano era anch'essa il simbolo di un potere che tendeva a spersonalizzarsi: passava da un re all'altro, ed era considerata un talismano dotato di specifiche virtù che rifluivano su colui che la cingeva. Il termine è solitamente attribuito ai sovrani si configura con incommensurabile dignità del sovrano e spersonalizzazione del potere; nel Medioevo tale termine era riservato a Dio, a Cristo e la Madonna. Nel 500 si generalizza nel significato attuale e tale termine fu assunto dai sovrani accompagnato da attributi come reale e sacro. Nelle monarchie ereditarie la sacralità del potere monarchico si ravvisava anche nell'immediata
successione dinastica di un sovrano al suo predecessore. In una società in cui la morte interrompeva bruscamente le generazioni e spazzava il filo biologico che teneva unite le famiglie, l'esistenza di un casato nel quale il trapasso da una generazione all'altra era continuo appariva qualcosa di prodigioso. Il dramma si verificava quando la morte del re comportava la fine della dinastia e il conseguente rischio della scomparsa della corona. Il re era il primo giudice del regno e l'esercizio della giustizia era il più importante atto di governo. Al re spettava di difendere l'articolazione territoriale del paese, mantenere le forme delle relazioni sociali, tutelare i privilegi, conservare le prerogative delle magistrature, tutelare i propri diritti. Egli esercitava, quindi, la più dura giustizia nei confronto di coloro che avevano attentato alle sue prerogative.
L'OMBRA DEL RE
Il più importante dei mediatori era il favorito questo era un
ministro che viveva accanto al re, godeva della sua illimitata fiducia, ne faceva le veci, lo rappresentava nei Consigli e nel disbrigo degli affari di Stato. Il favorito rappresentò l'istanza umana del potere, difendendo l'immagine sacra del re e ponendosi come scudo protettore nei confronti del sovrano dalla cui testa allontanava le critiche dei sudditi. Attorno ai favoriti si coagulavano parenti, amici e clienti, non stupisce quindi che attorno al ministro e alla sua fazione crescesse la corruzione. Montavano di conseguenza le critiche nei loro confronti e nel loro in ci esercitavano il governo, per questo motivo il destino di molti favoriti non fu felice. Dopo di loro i sovrani assunsero direttamente il controllo degli affari di stato, ma dovettero superare un periodo di rivolte nobiliari e popolari che segnarono la crisi dell'istituzione monarchica nelle forme che fino ad allora aveva conosciuto. LA NOBILTÀ In ogni paese la nobiltà tendeva a presentarsiCome corpo non unitario, la nobiltà non impediva che vi fossero ampie articolazioni al suo interno legate al diverso grado di ricchezze e alla difformità dei titoli dei quali si fregiavano i suoi membri, alla natura dei privilegi di cui godeva e ai poteri che esercitava.
In Spagna il piccolo hidalgo aveva ben poco a che fare con il grande; in Francia un abisso separava il gentiluomo di provincia dai duchi e dai pari del regno; in Inghilterra gli appartenenti alla gentry erano cosa molto diversa dai Lord.
Tra il 500 e il 600 la costruzione di più solidi apparati di governo, il rafforzamento del potere monarchico, le trasformazioni nell'arte della guerra avrebbero ridotto la funzione militare e politica della nobiltà. La crisi che la nobiltà attraversò fu reale, ma si trattò di una crisi che alla fine portò ad un rafforzamento dei ceti aristocratici. La crisi non portò alla fine dell'influenza nobiliare sulla società tutta.
anziché condusse a un rafforzamento dei ceti aristocratici, pur entro una cornice di norme che li sottoponeva in maniera inequivocabile al controllo del sovrano. In una società che accettava il principio di disuguaglianza, la nobiltà tendeva a presentarsi come un corpo intermedio che collegava i sudditi al re. All'interno del corpo nobiliare si manifestava una forte competizione, spesso favorita dagli stessi sovrani, i quali avevano tutto da guadagnare dalla conflittualità internobiliare. Altri elementi di tensione nascevano fra nobili di origine e quelli resi tali da diplomi reali o fra nobili di sangue e quelli di roba o di toga. Il monarca difendeva quei valori culturali e quegli assetti familiari che erano i veri fondamenti del prestigio che le aristocrazie mantenevano nella società. L'ideologia nobiliare individuava nell'onore il fondamento della preminenza del ceto aristocratico. Le virtù delle quali si fregiava il nobile si trasmettevanoattraverso il sangue di generazione in generazione, ma affinché si mantenessero intatte era necessario che il nobile si sposasse con una donna di pari condizione. La ricchezza era un importante supporto della condizione nobiliare serviva a ostentare la magnificenza, a praticare la libertà, a esercitare il mecenatismo, ad assegnare alla figlie doti matrimoniali confacenti al proprio stato. La terra costituiva la parte preponderante dei patrimoni nobiliari. La più diffusa forma di comportamento economico dei nobili era il vivere di rendita. L'indebitamento era una condizione normale, non veniva considerato come un valore negativo. Era molto usata la pratica del fedecommesso, era uno strumento giuridico che vincolava una parte del patrimonio, la quale veniva trasmessa ad un solo erede, a sua volta obbligato a consegnarla così come l'aveva ricevuta al suo successore.UFFICI E UFFICIALI
Il rafforzamento che lo Stato conobbe nelle sue strutture e nei suoi uffici...
Apparatinel corso del 500 e del 600 ebbe come conseguenza l'aumento numerico dei burocrati e dei funzionari al servizio dello Stato. Generalizzata era stata nel passaggio dall'età medievale a quella moderna la laicizzazione degli uffici, alle tipiche funzioni che lo Stato rivendicava e che erano ormai entrate a far parte della sfera della sua attività si aggiunsero anche quelle che negli Stati cattolici erano rimaste appannaggio della Chiesa, come l'assistenza e l'istruzione. Nella prima età moderna il funzionario era al servizio di un sovrano o di una dinastia, era legato al re da un rapporto di fedeltà personale. La presenza di ecclesiastici era quasi completamente venuta meno anche nei paesi cattolici e di conseguenza i canali di reclutamento degli ufficiali facevano largo spazio agli strumenti di sudditi più eminenti e per conseguire l'integrazione delle élite nelle strutture governative. La crescita degli apparati e le
modalità di reclutamento degli ufficiali provocarono rimostranze negli strati più alti e in quelli più bassi della popolazione. Particolare forma di reclutamento, era la venalità degli uffici: tale pratica era diffusa in Francia, a Roma e in Castiglia, un aspirante ufficiale comprava una carica pubblica, traeva dal suo esercizio il rimborso dell' spesa iniziale e dei redditi che avrebbero consentito a se e alla sua famiglia di fare il salto di qualità nelle gerarchie. La venalità era alla portata di coloro che disponevano di capitale da investire, era in un certo senso correlata all' ereditarietà, era quindi un espediente per integrare i ceti borghesi nelle strutture dello Stato, era anche un modo per incrementare gli introiti. Benché vi fossero molti oppositori alla venalità, in quel momento era l' unico strumento per rappresentare il re su tutto il territorio statale, favorendò l' ascesa sociale di molte famiglie e la.Nobilitazione di coloro che esercitavano particolari uffici.
LA TRASMISSIONE E LA CONSERVAZIONE DELLE CARTE
Per prendere decisioni, per inviare ordini, per coordinare le varie parti dellamonarchia, per impostare le linee della politica estera e per dare a queste attuazioni i sovrani aveva bisogno di informazioni che li ponessero nelle condizioni di svolgere al meglio le loro delicate funzioni. Questa necessità era vitale se si pensa all'estensione e all'articolazione della monarchia spagnola. Per quel che concerne gli Asburgo spagnoli questi si affidarono ai Tassis, i quali avevano il monopolio nel trasporto e nel recapito della corrispondenza postale.
LA SFERA GIURIDICA
Fino al 700 erano ambitissime le lauree in giurisprudenza e in teologia. Questo era in riferimento al diritto canonico o civile o addirittura chiamato romano, erano parti inscindibili di un unico diritto, canonico come animo, civile come corpo di un unico organismo. Il diritto Canonico era esercitato sui libri.
sacri: i decreti dei concili e decisioni di popoli, quello civile era quelloromano giustinianeo reinterpretato dai glossatori. Allo ius comune siaffiancava lo ius proprium: cioè il diritto delle singole unità territoriali cheregolava anche la vita dei ceti dei gruppi e operava in deroga rispetto aldiritto comune.IL PENSIERO POLITICO
Macchiavelli nel Principe descrive cos’è un principato, come si acquista,come si conserva e come si perde. Il principe deve adeguare i suoicomportamenti alla situazione contingente e agire scindendo quelli chesono i fini terreni dello Stato dai precetti della religione se vuole conservareil suo potere e garantire il benessere della comunità. Guicciardini inveceadotta il concetto della ragion di stato, che conobbe una versione cattolicanel libro di Giovanni Botero egli riconosceva al principe il diritto di prendereprovvedimenti eccezionali per la conservazione dello stato, ma ribadival’importanza della religione nel