LA NASCITA DELL’EUROPA
Il paesaggio e l’ambiente
Mentre il mondo bizantino riusciva a salvaguardare i tratti fondamentali della
civiltà ellenistico-romano e quello arabi elaborava una brillante civiltà urbana,
Tra il VI e l’VIII secolo l’Occidente cristiano attraversò una fase di crisi di
decadenza dell’urbanesimo antico che colpì tutti gli aspetti della società.
Le campagne furono abbandonate, abbandono e degrado del paesaggio
Molte città scomparvero e quelle rimaste si ridussero, perché gli abitanti
preferivano vivere nelle zone più facili da difendere. È il caso di Gaeta e
Capua.
Scomparvero anche i villaggi costruiti dai Romani lungo le strade
principali, che si rovinarono per mancanza di manutenzione. Non
essendoci più scambi e commerci tra le città, non serviva più mantenerle.
Anche l’ambiente ne risentì: gli argini dei fiumi non furono curati, le
paludi si ampliarono e molti campi non furono più coltivati.
Il bosco tra realtà e immaginario
Con l’abbandono delle terre coltivate, le foreste si allargarono, soprattutto nelle
zone a nord del Reno. Per le popolazioni dell’Alto Medioevo il bosco aveva una
grande importanza:
Materiale ed economica: fonte di sostentamento dava cibo (caccia e
frutti spontanei), legna per riscaldarsi e costruire case, mobili e attrezzi;
in alcune zone si portavano gli animali al pascolo. La situazione cambierà
quando gli esponenti della nobiltà si riserveranno il diritto di cacciare la
selvaggina divenuta sempre più rara. 50
Immaginaria: era visto come un luogo misterioso e affascinante,
popolato da streghe, mostri, ma anche eremiti e santi. Per questo molti
racconti, sia magici che religiosi, furono ambientati nei boschi.
Il calo demografico
Tra il V e l’VIII secolo la società cambiò radicalmente: città e campagne si
spopolarono e tra gli insediamenti si crearono grandi spazi vuoti. Questo
II-III secolo.
declino non fu improvviso, ma iniziò già nel Si cercò di fermarlo
accogliendo i Germani nell’Impero, ma senza successo.
Le cause furono molte: guerre, pestilenze (come tubercolosi, peste e
malaria) e carestie, che impedirono la ripresa della popolazione.
Le guerre lasciavano le persone più deboli; la scarsa natalità e la
debolezza fisica favorivano la diffusione delle malattie.
La crisi demografica non fu uguale ovunque: in Italia fu molto grave (per
via della guerra greco-gotica, la peste e le invasioni dei Longobardi si
passa da 7 milioni nel I secolo a quasi 2 milioni e mezzo di abitanti),
mentre nelle regioni fredde dell’Europa orientale meno, perché il clima
rigido frenava le epidemie.
La centralità della campagna
Il calo demografico ebbe conseguenze immediate sull’economia e sul
paesaggio agrario. Si allentarono, senza interrompersi, i flussi di scambio che
durante l’età romana avevano formato yna fitta rete commerciale tra città e
campagna. Le città cercavano di vivere con le risorse prodotte al loro interno o
nelle aree vicine. I commerci diminuirono molto, anche se in Italia non si
interruppero mai del tutto.
- Livello basso di produttività: La produttività agricola calò a causa degli
attrezzi primitivi e della perdita di conoscenze tecniche. Con le città
spopolate, serviva anche meno cibo. Ogni famiglia produceva da sé tutto
ciò che le serviva, coltivando più terreni anche distanti.
- Gli storici hanno individuato un modello organizzativo ben preciso, Alcune
città erano circondate da tre zone concentriche caratterizzata da una
produttività che diminuiva man mano che ci si allontana dal centro:
1. orti e vigneti intensamente coltivati vicino alle mura;
2. campi di cereali, usati dopo il raccolto per il pascolo;
3. prati e boschi per caccia, pesca, pascolo e raccolta di legna e frutti
(aree incolte in generale).
Gli orti producevano abbastanza, ma i cereali erano scarsi (soprattutto per il
fatto che dopo il raccolto bisognava conservarne una parte per la semina
successiva e versano un’altra al proprietario, ciò che restava ai contadini era
poco). L’allevamento era difficile nel Mediterraneo, a causa del clima secco e
del terreno arido. 51
In quest’area si praticava la rotazione biennale: i campi erano divisi in
(maggese),
due parti, una coltivata e l’altra a riposo dove pascolavano gli
animali.Le famiglie contadine vivevano in povertà e in un’economia di
semplice sopravvivenza, senza possibilità di migliorare le proprie
condizioni.
L’organizzazione della curtis
La maggior parte dei contadini non possedeva né le terre né gli animali:
vivevano in condizione servile, non erano nemmeno padroni di se stessi.
Negli ultimi secoli dell’età romana, i proprietari terrieri iniziarono a ridurre la
superficie delle loro aziende sia perche c’era poca disponibilità di schiavi e
perche il declino della città non consentiva un redditizio commercio dei
prodotti. L’importante, a questo punto, non era l’abbondanza di beni, ma
l’abbondanza di uomini, una vera e propria merce resa preziosa dal calo
demografico. Si sviluppa la tendenza ad accasare parte degli schiavi, ciò dotarli
manso
di un pezzo di terra e di una casa ( , dal latino manere, risiedere) per far
si che potessero provvedere al loro mantenimento.
In cambio, i contadini dovevano dare al padrone una parte del raccolto, alcuni
(corvée)
giorni di lavoro obbligatorio e prodotti vari (polli, uova, utensili). Anche
i contadini liberi ricevevano terre in cambio di una quota del raccolto, ma
minore. Con il peggioramento della crisi, alcuni divennero piccoli proprietari.
Così la grande proprietà si divise in:
pars massaricia: terre affidate ai contadini (servi o liberi),
o pars dominicia: terre coltivate direttamente dal padrone.
o
Insieme a boschi, prati e terre incolte, queste parti formavano la curtis, cioè
l’insieme dei beni del signore.
Il ruolo delle prestazioni d’opera
Per capire bene le prestazioni d’opera si studiano i polittici, cioè inventari
dei grandi monasteri con l’elenco delle proprietà e delle attività.
In generale, i padroni cercavano un equilibrio tra le terre date in affitto e
quelle gestite direttamente, in base alla quantità di lavoro che i contadini
potevano offrire.
Ogni curtis organizzava questa gestione in modo diverso.
L’economia curtense si basava sull’integrazione tra la riserva (pars
dominicia) e le terre dei contadini (pars massaricia).
Non era un’economia solo di autoconsumo: le eccedenze venivano
vendute o scambiate, oppure trasferite ad altre curtis dello stesso
signore.
Le origini dei poteri signorili
Il padrone delle terre era chiamato signore e aveva pieni poteri sui servi. 52
All’inizio la condizione degli schiavi era molto diversa da quella dei coloni
liberi. Con il Cristianesimo (anche se la Chiesa non condannò mai la
schiavitù), la loro situazione migliorò: potevano sposarsi e possedere
alcuni beni.
I grandi proprietari terrieri diventarono anche protettori dei loro
contadini: difendevano il territorio, amministravano la giustizia,
prestavano sementi e grano in caso di carestie.
I piccoli proprietari finirono così per dipendere sempre di più dai signori,
riconoscendone l’autorità.
Economia naturale ed economia monetaria
Spesso si pensa che nell’Alto Medioevo l’economia fosse solo basata sul
baratto e senza scambi. In realtà, anche se l’Europa era povera, i commerci
non sparirono del tutto.
Le curtis non erano autosufficienti: mancavano stoffe e metalli, che
venivano acquistati nei mercati locali e nelle fiere. Qui si vendevano i
prodotti in eccedenza e le persone di villaggi diversi si incontravano.
Le città, anche se ridotte, avevano ancora botteghe artigiane e
fungevano da centri di contratti, tasse e funzioni religiose.
Il commercio con monete era limitato: si usavano soprattutto piccole
monete d’argento. Le monete d’oro, rarissime, servivano a comprare beni
di lusso dall’Oriente o venivano fuse per creare gioielli e oggetti sacri per
le chiese.
L’impero carolingio e le origini del feudalesimo
L’ascesa dei Pipinidi
Clodoveo
Dopo la morte di , il regno dei Franchi fu diviso in quattro parti:
- Neustria
- Austrasia
- Aquitania
- Borgogna.
Questa divisione indebolì il potere del re.
Le quattro regioni erano in conflitto tra loro e nel VII secolo scoppiò una guerra
Neustria
per il predominio, combattuta soprattutto tra (a cui si era unita la
e Austrasia
Borgogna) . A guidare lo scontro non erano i re, ma i maestri di
palazzo, cioè i veri detentori del potere. 53
dell’Austrasia.
Alla fine si imposero i Pipinidi , maestri di palazzo Il più
21
importante fu Pipino II di Heristal, che tra il 687 e il 714 governò Austrasia,
Neustria e Borgogna.
A lui succedette il figlio Carlo Martello, che riunì i territori sotto un unico
Frisia Germania),
potere e conquistò nuove zone come la (divisa tra Olanda e
l’Alemannia e la Turingia (entrambe Arabi
in Germania). Nel 732 sconfisse gli a
Poitiers, fermandone l’avanzata oltre i Pirenei. Questa vittoria gli diede fama di
difensore della cristianità.
Alla sua morte (741) il regno fu diviso tra i suoi figli:
Austrasia, Alemannia e Turingia.
- Carlomanno ricevette Neustria, Borgogna e Provenza.
- Pipino il Breve ricevette
I due fratelli, per mantenere l’ordine, ristabilirono la monarchia merovingia
( terminata con Teodorico IV, morto senza eredi) con un re debole, Childerico
“re fantasma”.
III, detto Appoggiarono anche la missione cristiana del monaco
Frisoni e
anglosassone Bonifacio che si era recato a predicare il vangelo a
22
Sassoni (legati a culti pagani): egli organizzò distretti ecclesiastici, sostituì i
vescovi corrotti e rafforzò la Chiesa franca .
- Nel 747 Carlomanno abdica: si ritirò a Montecassino, lasciando tutto il
papa Zaccaria 23
potere al fratello Pipino. La sua scelta fu approvata dal .
Childerico
- Nel 751 Pipino fece rinchiudere in un convento e si fece
Soissons,
proclamare re dall’assemblea di grandi a ricevendo anche
l’unzione sacra da Bonifacio, che diede un carattere religioso alla sua
elezione. Stefano II
- Nel 754 il papa lo consacrò di nuovo, insieme ai figli
Carlomanno e Carlo (futuro Carlo Magno), rafforzando l’idea di un
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