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L’ISLAM: DAGLI ARABI AI TURCHI
Sin dal 1058 la dinastia turca dei Selgiuchidi guidò il califfato di Baghdad.
Nelle regioni occidentali dell’impero islamico, anche l’Egitto passò inizialmente sotto il controllo dei
Selgiuchidi. Dal 1250 vi si installarono i mamelucchi, in origine soldati schiavi di etnia turca che si erano
emancipati al servizio dei vari potentati musulmani, il cui sultano governò l’Egitto e la Siria fino al 1517.
Nelle regioni orientali l’invasione dei mongoli frantumò l’Anatolia in una serie di piccoli emirati: da uno di
questi prese avvio l’affermazione degli Ottomani, una piccola tribù turca che cominciò ad espandersi in
tutta l’Asia minore, sotto la guida del fondatore: l’emiro Osman I.
Nel 1354 si insediarono nella penisola europea di Gallipoli, da dove iniziò la conquista della Tracia,
ponendo la capitale ad Adrianopoli.
Nei Balcani si scontrarono con il regno di Serbia: la mancanza di coerenza interna al regno servo facilitò
l’avanzata dei turchi. L’esercito serbo venne sconfitto nel 1371 e nel 1389.
L’espansione ottomana proseguì verso la Macedonia, la Bulgaria e la valsacchia -> venne organizzata
una crociata da papa Bonifacio 9^, alla quale parteciparono francesi, veneziani e genovesi, con l’intento
di soccorrere Costantinopoli.
L’esercito dei cavalieri occidentali su sconfitto, ed il califfo di Baghdad riconobbe al capo ottomano
Bayazid I il titolo di sultano (= titolo attribuito per indicare la piena sovranità dei potentati locali).
L’IMPERO OTTOMANO
Gli Ottomani stavano per puntare alla conquista di Bisanzio quando furono investiti dall’espansione
mongola promossa da Timur-lenk (Tamerlano), che dalla regione di Samarcanda mosse campagne di
guerra che gli permisero di ricreare un grande impero asiatico.
Nel 1388 conquista la Persia e nel 1398 saccheggia Dehli in India; conquista poi la Mesopotamia, la
Georgia e l’Armenia; compie incursioni in Siria e saccheggia Baghdad.
Nel 1402 arresta l’ascesa dell’impero ottomano e conquista parte dell’Anatolia. Tamerlano morì nel 1405
e dopo la sua morte il vasto impero si disgregò in pochi decenni.
Dopo la morte di Tamerlano, gli Ottomani ripresero l’espansione in Asia, nel mar nero e nei Balcani; gli
imperatori bizantini chiesero aiuto ad un’Europa prostrata dalla guerra dei 100 anni e dalla crisi delle
sovranità imperiali e pontificia.
Un esercito crociato fu sconfitto a Varna in Bulgaria nel 1444. Maometto II assediò Costantinopoli che
cadde il 29 maggio 1453 e fu saccheggiata per giorni: l’ultimo imperatore bizantino, Costantino 9^, morì
combattendo. La caduta in mano musulmana di Costantinopoli e la fine dell’impero bizantino suscitarono
un’ondata di sgomento in occidente.
Nei decenni successivi i sultani sottomisero gran parte della Grecia e dei Balcani. Fu Maometto II ad
assicurare l’uniformità amministrativa e giuridica dell’impero, sul fondamento della legge coranica
musulmana (la sharia).
L’organizzazione politica e religiosa dell’impero ottomano fu accentrata nelle mani del sultano; i vizir
agivano in funzione di primo ministro, ed erano spesso uomini di umili origini; tra le province dell’impero
e gli stati soggetti venivano governati tramite pascià e governatori. In questo modo i sultani legarono a
sé una dirigenza ottomana etnicamente slava o greca ma culturalmente islamica. La potenza militare era
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costituita da l corpo dei “giannizzeri”, reclutati tra i giovani delle province balcaniche dell’impero,
convertiti all’islam e sottoposti ad addestramento.
Il governo turco fu meno oppressivo di quello bizantino e tollerante nei confronti della religione delle
popolazioni sottomesse, che rimasero in larga parte cristiane ortodosse.
SNODO 12
il fenomeno più importante dell’Europa (secc 14^-15^), sul rafforzamento statale dei regni: maggiore
stabilità politico-amministrativa e territoriale.
Nelle forti monarchie feudali ci fu il consolidamento delle istituzioni in maniera più evidente; a oriente il
reimpiego dell’area tedesca lascia spazio per la creazione di regni vasti, ma con maggiore fragilità
economica.
I sovrani dovettero elaborare strumenti per controllare il territorio e governare le componenti in modo più
consensuale. → nascono apparati amministrativi affidati a ufficiali stipendiati e assemblee
rappresentative.
CAPITOLO 24
Il rafforzamento dei regni europei tra 14^-15^ sec fu caratterizzato dall’evoluzione di processi già in atto
da secoli e dall’emergere di nuovi fenomeni. Tra gli elementi di continuità ricordiamo che gli stati
continuarono ad essere costituiti da una molteplicità di organismi di base (signorie territoriali, città,
comunità rurali), ciascuno titolare di poteri e prerogative.
La geografia politica dell’Europa occidentale, fatta di grandi monarchie e di principati territoriali, rimase
immutata.
Una trasformazione evidente avvenne in Europa orientale, dove si formarono stabili compagnie statali,
più fragili rispetto a quelle occidentali.
In Francia ed Inghilterra si costituirono delle monarchie di carattere nazionale.
Tra le continuità più evidenti c’era il costante potere della nobilità. La crisi economica ne diminuì in parte
le ricchezze, ma offrì anche occasioni per nuovi profitti. I grandi patrimoni fondiari rimasero nelle mani
delle famiglie aristocratiche.
Le terre appartenenti ai nobili erano esenti dalla tassazione regia. Le signorie rurali non cessarono di
costituire le strutture locali del potere; fu inoltre delimitata l’autonomia di esercizio dei poteri signorili.
I sovrani continuarono a concedere le investiture feudali, allargandole anche a nuove famiglie che
ampliarono i ranghi della nobiltà.
Ai membri dell’aristocrazia si aprirono anche cariche ecclesiastiche prestigiose e fonte di ricchezza.
Il plurisecolare processo di sviluppo economico e sociale delle città, seppur rallentato dalla
ristrutturazione a seguito della crisi, rese crescente anche l’influenza politica dei ricchi gruppi dirigenti
urbani nei confronti del potere regio.
Nella regione delle fiandre e della Germania, il rafforzamento dei poteri monarchici e signorili diede luogo
a conflitti. Nei regni più forti (Inghilterra, Francia e Spagna), la presenza degli ufficiali regi e la pressione
fiscale potè essere esercitata più agevolmente.
In ogni caso, gli organi di governo municipale mantennero ampi diritti nell’amministrazione locale e
seppero contrattare con il potere regio la ripartizione dei tributi. Nei consigli cittadini e nelle magistrature
crebbe anche la presenza dei membri delle corporazioni mercantili e artigiane.
Il clero continuò a godere di privilegi giurisdizionali e fiscali. Per lungo tempo le grandi proprietà fondiarie
degli enti ecclesiastici erano state quasi totalmente esenti dalla tassazione regia, ed i chierici colpevoli di
crimini di guerra, erano stati giudicati dai tribunali ecclesiastici.
Questi privilegi furono rivendicati dal papato nel momento di massimo potenziamento monarchico
durante il periodo avignonese, ma lo scisma ed il movimento conciliarismo ne ridussero le capacità di
intervento. 65
I poteri civili riuscirono a controllare il conferimento dei benefici, a ridurre la giurisdizione delle corti
ecclesiastiche, a imporre tasse sui beni della Chiesa. I re rivendicarono la tutela delle rispettive chiese
nazionali, stipulando accordi e concordati col il papato romano dalla metà del 15^ sec.
La forza dei poteri locali indusse i sovrani a ricercare con essi un dialogo politico, a stringere accordi, a
coordinare le istanze; i re si proposero come riferimenti delle varie componenti del regno offrendo
sicurezza e pacificazione, garantendo l’ordine interno e difendendo il paese dai nemici.
Tutto ciò legittimò il loro diritto di imporre le tasse, di amministrare la giustizia e di potenziare gli apparati
militari.
In questo clima i giuristi e gli intellettuali di corte elaborarono dottrine politiche che riconoscevano la
pienezza del potere regio; anche la propaganda monarchica rappresentò i re come tutori dell’ordine
interno, minato dalle rivolte e dagli scontri politici, e come difensori dello stato dagli attacchi delle
potenze confinanti.
L’apparato amministrativo mantenne l’articolazione in organismi centrali e uffici periferici; le cancellerie
ed i consigli si differenziarono in uffici specializzati con competenze in materie diverse: sorsero le alte
corti di giustizia (= amministrazione della giustizia relativa a crimini più gravi), le camere fiscali, i consigli
del re ecc..
Negli uffici di corte, il sovrano continuò a ricorrere a persone a lui legate da rapporti di fedeltà e di
parentela. Nella dilatazione degli apparati amministrativi l’elemento di novità su l’affermazione dell’idea
che l’ufficiale non fosse al servizio del re ma svolgesse funzioni in senso più generale per il regno.
Si formò un funzionario che copriva gli uffici dietro la corresponsione di uno stipendio -> nasce una
burocrazia non più reclutata in base allo status sociale, ma bensì alle competenze.
I nuovi funzionari furono impiegati negli uffici finanziari e nei tribunali, dove erano richieste conoscenze di
diritto e capacità di scrittura tecnica. Col tempo gli ufficiali si definirono un vero e proprio ceto.
La crescita degli apparati amministrativi, la necessità di pagare stipendi in moneta e la concessione di
prestiti, aumentarono le esigenze finanziare dei sovrani.
Sappiamo che il nucleo delle loro entrate era costituito dalle rendite dei territori su cui esercitavano un
dominio diretto, che era insufficiente e perciò i sovrani cercarono nuovi metodi di entrata: ad esempio
prestiti dei banchieri internazionali; i sovrani procedettero anche a svalutazioni e a rivalutazioni forzose
delle monete, che potevano assicurare ingenti introiti.
Le entrate più cospicue provenivano dalle tasse: furono le ingenti spese per il mantenimento degli
eserciti a stimolare la creazione di più efficienti apparati fiscali.
Ricordiamo le imposte indirette (= applicate ai consumi ed ai trasferimenti dei beni), la gabella (= imposta
indiretta che poteva essere prelevata su qualsiasi tipo di merce) e le imposte dirette (=applicate sul
reddito o al patrimonio).
L’autorevolezza del re si fondava sulla loro capacità di garantire la pace interna e di offrire giustizia ai
sudditi; l’ordine pubblico fu assicurato da milizie dislocate nei territori del regno. Nelle province i giudici di
nomina regia controllavano l’attività dei tribunali locali; furono istituiti tribunali periferici e centrali, affidati
a giudici e procuratori della corona.