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Dopo Diocleziano, fu infine Costantino, figlio di Costanzo Cloro, a imporsi
come unico imperatore e lo rimase fino alla morte nel 337. Proseguì le
riforme di Diocleziano; rafforzò l’apparato ministeriale dividendo in
maniera netta carriere militari e civili, diminuì truppe al confine e aumentò
quelle mobili, legò il sistema monetario a una nuova moneta in oro, il
soldus e trasferì la capitale a Bisanzio, che divenne a tutti gli effetti una
nuova Roma e da lui prese il nome di Costantinopoli nel 330.
IV- V Secolo, nella Pars Occidentis decaddero le città, nella Pars Orientis
continuarono a mantenere un ruolo centrale nei commerci, con una
differenza meno accentuata fra ricchi e poveri e il mantenimento della
piccola proprietà fondiaria.
Teodosio (379-395), suddivise l’Impero fra i due figli (Arcadio a Oriente e
Onorio a Occidente, dove la capitale fu spostata a Ravenna nel 402), ma
la crisi nella Pars Occidentis non fece che aumentare ampliando disparità
sociali e disgregazione delle istituzioni.
2. Diffusione del cristianesimo
In questo contesto la visione salvifica data dal cristianesimo ebbe ampia
diffusione; i punti centrali erano redenzione dal male e salvezza
individuale. Se ancora nel IV secolo era minoritaria lentamente si diffuse
in tutto il bacino mediterraneo.
Se la religione romana si basava sulla celebrazione di valori politici e civili,
in un clima di sincretismo religioso, i cristiani si rifiutavano di celebrare il
culto dell’imperatore. Visti come cospiratori furono perseguitati in massa
da vari imperatori, ma questo non fece a che confermare quanto la
religione fosse ormai diffusa.
Nel 313 con l’Editto* di Milano Costantino concesse libertà di culto ai
cristiani; se da un lato gli imperatori avevano individuato nella struttura
della chiesa, radicata ormai presso le aristocrazie, uno strumento di
legittimazione del potere: dall’altro la progressiva adesione dei gruppi
dirigenti orientava le scelte politiche, i vescovi infatti provenivano sempre
di più dalle famiglie aristocratiche.
Costantino in quanto pontifex maximus, capo della religione di stato
romana, convocò il primo consiglio ecumenico a Nicea (325),
preoccupato che le divisioni teologiche interne al cristianesimo potessero
minare la nuova unità dell’Impero. Si affermò il cattolicesimo, retta fede,
e venne condannato l’arianesimo*.
Nel 380 con l’Editto di Tessalonica da parte di Teodosio, il
cristianesimo cattolico* formulato a Nicea, divenne religione di stato e i
pagani iniziarono a essere perseguitati. Nel VI secolo il cristianesimo si
dotò di una nuova gerarchia ecclesiastica,
un corpo di norme e formule di fede condivise. Rimase a lungo una
religione urbana, penetrando più lentamente nelle zone rurali (i cristiani
estesero il termine pagano, da paugus, villaggio rurale, a tutti coloro che
rifiutavano di convertirsi).
Fra molte popolazioni barbariche la conversione fu mediata
dall’arianesimo e ad opere di evangelizzazione come quella del goto Ulfila,
che tradusse la Bibbia nella sua lingua.
Con l’invasione, furono diverse le reazioni dei popoli germanici di fronte
alla nuova fede e alla convivenza coi romani; gli Ostrogoti con Teodorico
collaborarono rispettando la nuova fede, i Longobardi in una prima fase
perpetrarono a lungo violenze.
La conversione fu promossa dai vescovi cattolici, unica autorità rimasta a
poter trattare coi barbari, iniziando da re e capi di militari. Così il Re dei
Franchi Clodoveo I si convertì nel 496 (sotto il vescovo Remigio, i Franchi
furono gli unici a passare dal politeismo al cattolicesimo), il Re dei Bulgari
Sigismondo nel 511, Re dei Visigoti Recaredo nel 589, seguirono angli e
sassoni e infine longobardi.
Se queste conversioni furono la base per legittimare il potere dei sovrani,
spesso incontrarono resistenza da parte delle aristocrazie barbariche che
vedevano diminuire la propria influenza. Per riaffermarsi, in opposizione
all’autorità regia, rimasero legate ai culti pagani. Fra i secoli V e VI si
assistette inoltre a una forte opera di evangelizzazione da parte di monaci
missionari.
3. Le Invasioni Barbariche
Iniziate fra il IV e il VI Secolo, si trattò più di migrazioni di intere
popolazioni, giunte in Europa a seguito di forti cambiamenti climatici e
spinte verso Occidente da parte degi Unni (V Secolo crearono un regno in
Pannonia).
Se il termine germanico indica una componente di questa galassia, esso
va inquadrato in un grandissimo insieme di popolazioni barbariche
composte da varie tribù, la cui identità era in continua ridefinizione a
causa delle lunghe migrazioni. In realtà già da prima romani e barbari
avevano intrecciato relazioni significative, lungo il limes* si assistette sia
a contatti fra i capi e le corti imperiali, fra guerrieri arrolati nell’esercito e
ad intensi scambi commerciali fra il II e III Secolo.
Nel III Secolo i Visigoti, pressati dagli Unni, vennero accolti in Tracia nel
375.
Le continue violenze perpetrate fecero intervenire l’Imperatore Valente,
che muore nella Battaglia di Adrianopoli (378), dove romani vengono
sconfitti. I Visigoti guidati da Alarico saccheggiarono Roma nel 410 e
ottennero infine un regno nell’intera Aquitania (416).
Con l’inizio delle “invasioni”, nell’Impero d’Oriente si assistette a forti
reazioni di ostilità nei confronti dei popoli germanici, si eviteranno ulteriori
contaminazioni e gli ufficiali di origine germanica vennero estromessi con
la forza. Nella parte occidentale si adottarono invece le soluzioni della
foederatio (truppe barbariche sotto compenso, alleate e sottoposte al
comando dei capi tribali come i Franchi) e dell’hospitalitas (concessione
di un terzo delle tasse sulle terre di una regione a gruppi etnici di rilevanti
dimensioni, essi davano appoggio militare pur rimanendo indipendenti).
La mancata concessione dell’hostitalitas portò i Visigoti a saccheggiare
Roma nel 410.
All’inizio del V Secolo le frontiere cedettero e per affrontare i Visigoti il
grosso dell’esercito fu spostato in Italia. Nel 406 la Britannia fu
abbandonata lasciando libero spazio a pitti e scoti provenienti da Irlanda e
Scozia. Altri popoli furono gli Angli, i Sassoni, i Franchi, gli Svevi, i
Burgundi, gli Alamanni, i Vandali, gli Ostrogoti e i Visigoti, pressati dagli
Unni.
Quando le migrazioni sembrarono cessare, i rinnovati contrasti ai vertici di
stato, con imperatori privi di potere, minarono le capacità di controllo
romano in Occidente, limitate ormai all’Italia e parte della Gallia.
Nel 476 Odoacre depose Romolo Augustolo, restituì le insegne imperiali
all’Imperatore d’Oriente Zenone e costruì un proprio dominio. Zenone, che
mai l’aveva riconosciuto, affidò l’amministrazione della regione a
Teodorico e nel 493, sconfitto Odoacre, gli Ostrogoti diedero vita a un
regno che sarebbe durato fino al 553.
*latifondo: vasta estensione di terreno di proprietà dell’aristocrazia
senatoria, produzione legata all’estensione del latifondo più che alle
tecniche e agli strumenti di coltivazione.
senex, senatus,
*senato: da anziano, assemblea degli anziani. Nella
Roma repubblicana, una delle maggiori magistrature con ruoli consultivi e
di retifica. In età imperiale, costituito progressivamente dei membri delle
famiglie patrizie, perse potere effettivo ma rimase comunque un luogo
distintivo dell’aristocrazia.
*catasto: nell’Impero Romano, lista di beni immobili (terreni, fabbricati
urbani) redatta per accertarne la proprietà e ripartire il carico fiscale in
base al reddito imponibile.