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Riassunto esame Storia medievale, Prof. Pucci Donati Francesca, libro consigliato Manuale di Storia medievale, II edizione, Andrea Zorzi Pag. 1
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Estratto del documento

Dopo Diocleziano, fu infine Costantino, figlio di Costanzo Cloro, a imporsi

come unico imperatore e lo rimase fino alla morte nel 337. Proseguì le

riforme di Diocleziano; rafforzò l’apparato ministeriale dividendo in

maniera netta carriere militari e civili, diminuì truppe al confine e aumentò

quelle mobili, legò il sistema monetario a una nuova moneta in oro, il

soldus e trasferì la capitale a Bisanzio, che divenne a tutti gli effetti una

nuova Roma e da lui prese il nome di Costantinopoli nel 330.

IV- V Secolo, nella Pars Occidentis decaddero le città, nella Pars Orientis

continuarono a mantenere un ruolo centrale nei commerci, con una

differenza meno accentuata fra ricchi e poveri e il mantenimento della

piccola proprietà fondiaria.

Teodosio (379-395), suddivise l’Impero fra i due figli (Arcadio a Oriente e

Onorio a Occidente, dove la capitale fu spostata a Ravenna nel 402), ma

la crisi nella Pars Occidentis non fece che aumentare ampliando disparità

sociali e disgregazione delle istituzioni.

2. Diffusione del cristianesimo

In questo contesto la visione salvifica data dal cristianesimo ebbe ampia

diffusione; i punti centrali erano redenzione dal male e salvezza

individuale. Se ancora nel IV secolo era minoritaria lentamente si diffuse

in tutto il bacino mediterraneo.

Se la religione romana si basava sulla celebrazione di valori politici e civili,

in un clima di sincretismo religioso, i cristiani si rifiutavano di celebrare il

culto dell’imperatore. Visti come cospiratori furono perseguitati in massa

da vari imperatori, ma questo non fece a che confermare quanto la

religione fosse ormai diffusa.

Nel 313 con l’Editto* di Milano Costantino concesse libertà di culto ai

cristiani; se da un lato gli imperatori avevano individuato nella struttura

della chiesa, radicata ormai presso le aristocrazie, uno strumento di

legittimazione del potere: dall’altro la progressiva adesione dei gruppi

dirigenti orientava le scelte politiche, i vescovi infatti provenivano sempre

di più dalle famiglie aristocratiche.

Costantino in quanto pontifex maximus, capo della religione di stato

romana, convocò il primo consiglio ecumenico a Nicea (325),

preoccupato che le divisioni teologiche interne al cristianesimo potessero

minare la nuova unità dell’Impero. Si affermò il cattolicesimo, retta fede,

e venne condannato l’arianesimo*.

Nel 380 con l’Editto di Tessalonica da parte di Teodosio, il

cristianesimo cattolico* formulato a Nicea, divenne religione di stato e i

pagani iniziarono a essere perseguitati. Nel VI secolo il cristianesimo si

dotò di una nuova gerarchia ecclesiastica,

un corpo di norme e formule di fede condivise. Rimase a lungo una

religione urbana, penetrando più lentamente nelle zone rurali (i cristiani

estesero il termine pagano, da paugus, villaggio rurale, a tutti coloro che

rifiutavano di convertirsi).

Fra molte popolazioni barbariche la conversione fu mediata

dall’arianesimo e ad opere di evangelizzazione come quella del goto Ulfila,

che tradusse la Bibbia nella sua lingua.

Con l’invasione, furono diverse le reazioni dei popoli germanici di fronte

alla nuova fede e alla convivenza coi romani; gli Ostrogoti con Teodorico

collaborarono rispettando la nuova fede, i Longobardi in una prima fase

perpetrarono a lungo violenze.

La conversione fu promossa dai vescovi cattolici, unica autorità rimasta a

poter trattare coi barbari, iniziando da re e capi di militari. Così il Re dei

Franchi Clodoveo I si convertì nel 496 (sotto il vescovo Remigio, i Franchi

furono gli unici a passare dal politeismo al cattolicesimo), il Re dei Bulgari

Sigismondo nel 511, Re dei Visigoti Recaredo nel 589, seguirono angli e

sassoni e infine longobardi.

Se queste conversioni furono la base per legittimare il potere dei sovrani,

spesso incontrarono resistenza da parte delle aristocrazie barbariche che

vedevano diminuire la propria influenza. Per riaffermarsi, in opposizione

all’autorità regia, rimasero legate ai culti pagani. Fra i secoli V e VI si

assistette inoltre a una forte opera di evangelizzazione da parte di monaci

missionari.

3. Le Invasioni Barbariche

Iniziate fra il IV e il VI Secolo, si trattò più di migrazioni di intere

popolazioni, giunte in Europa a seguito di forti cambiamenti climatici e

spinte verso Occidente da parte degi Unni (V Secolo crearono un regno in

Pannonia).

Se il termine germanico indica una componente di questa galassia, esso

va inquadrato in un grandissimo insieme di popolazioni barbariche

composte da varie tribù, la cui identità era in continua ridefinizione a

causa delle lunghe migrazioni. In realtà già da prima romani e barbari

avevano intrecciato relazioni significative, lungo il limes* si assistette sia

a contatti fra i capi e le corti imperiali, fra guerrieri arrolati nell’esercito e

ad intensi scambi commerciali fra il II e III Secolo.

Nel III Secolo i Visigoti, pressati dagli Unni, vennero accolti in Tracia nel

375.

Le continue violenze perpetrate fecero intervenire l’Imperatore Valente,

che muore nella Battaglia di Adrianopoli (378), dove romani vengono

sconfitti. I Visigoti guidati da Alarico saccheggiarono Roma nel 410 e

ottennero infine un regno nell’intera Aquitania (416).

Con l’inizio delle “invasioni”, nell’Impero d’Oriente si assistette a forti

reazioni di ostilità nei confronti dei popoli germanici, si eviteranno ulteriori

contaminazioni e gli ufficiali di origine germanica vennero estromessi con

la forza. Nella parte occidentale si adottarono invece le soluzioni della

foederatio (truppe barbariche sotto compenso, alleate e sottoposte al

comando dei capi tribali come i Franchi) e dell’hospitalitas (concessione

di un terzo delle tasse sulle terre di una regione a gruppi etnici di rilevanti

dimensioni, essi davano appoggio militare pur rimanendo indipendenti).

La mancata concessione dell’hostitalitas portò i Visigoti a saccheggiare

Roma nel 410.

All’inizio del V Secolo le frontiere cedettero e per affrontare i Visigoti il

grosso dell’esercito fu spostato in Italia. Nel 406 la Britannia fu

abbandonata lasciando libero spazio a pitti e scoti provenienti da Irlanda e

Scozia. Altri popoli furono gli Angli, i Sassoni, i Franchi, gli Svevi, i

Burgundi, gli Alamanni, i Vandali, gli Ostrogoti e i Visigoti, pressati dagli

Unni.

Quando le migrazioni sembrarono cessare, i rinnovati contrasti ai vertici di

stato, con imperatori privi di potere, minarono le capacità di controllo

romano in Occidente, limitate ormai all’Italia e parte della Gallia.

Nel 476 Odoacre depose Romolo Augustolo, restituì le insegne imperiali

all’Imperatore d’Oriente Zenone e costruì un proprio dominio. Zenone, che

mai l’aveva riconosciuto, affidò l’amministrazione della regione a

Teodorico e nel 493, sconfitto Odoacre, gli Ostrogoti diedero vita a un

regno che sarebbe durato fino al 553.

*latifondo: vasta estensione di terreno di proprietà dell’aristocrazia

senatoria, produzione legata all’estensione del latifondo più che alle

tecniche e agli strumenti di coltivazione.

senex, senatus,

*senato: da anziano, assemblea degli anziani. Nella

Roma repubblicana, una delle maggiori magistrature con ruoli consultivi e

di retifica. In età imperiale, costituito progressivamente dei membri delle

famiglie patrizie, perse potere effettivo ma rimase comunque un luogo

distintivo dell’aristocrazia.

*catasto: nell’Impero Romano, lista di beni immobili (terreni, fabbricati

urbani) redatta per accertarne la proprietà e ripartire il carico fiscale in

base al reddito imponibile.

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Publisher
A.A. 2024-2025
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elgass92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Pucci Donati Francesca.