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breve.
Stabilitosi nell’Africa del nord, i Vandali attuarono un duro governo
militare, sfruttamento economico e una rigida intolleranza religiosa che
negarono l’appoggio da parte di romani. Rifiutarono l’hospitalitas,
spogliarono i terreni dei grandi proprietari latini e favorirono le chiese
ariane, trasferendo i beni e le proprietà di quelle cattoliche.
Vennero conquistati da Belisario a seguito della guerra greco-gotica,
entrando nell’Impero Bizantino.
Ostrogoti (493-553)
Insediati in Italia mediante l’hospitalitas. Il loro re, Teodorico realizzò una
politica di convivenza, rispettando le istituzioni romane e i cristiani di fede
nicea.
Ognuno mantenne le proprie leggi, lingua e religione. A sottolineare
questa convivenza, Teodorico si circondò di grandi figure intellettuali come
Boezio, Cassiodoro e Simmaco. L’amministrazione civile fu affidata ai
romani, il comando militare ai goti. Si tutelarono le diverse confessioni e
strutture sia per i goti ariani che per i niceni romani.
La capitale continuò a essere Ravenna che crebbe sotto la spinta di
edilizia pubblica, mantenimento delle vie di comunicazione, bonifiche e
sviluppo dell’artigianato.
Questa tipo di convivenza si tradusse però nella coesistenza di due corpi
distinti che non resse ai successivi eventi. Bisanzio attuò una politica
repressiva contro gli ariani in Oriente e minacciò gli stessi goti, Teodorico
rispose con la stessa moneta nei confronti dei romani e dei niceni,
portando alla morte di Simmaco e Boezio.
Con la morte di Teodorico nel 526, la lotta per la successione destabilizzò
il regno che non riuscì a porre argine la guerra greco-gotica.
Visigoti ( 418-721)
La durata testimonia la solidità della convivenza con le popolazioni
romane. Anche qui si passò dall’hospitalitas e alla divisione dei ruoli
militari per i goti e civili per i romani. Dopo il V Secolo, il dominio si estese
per tutta la penisola iberica e il regno riuscì a resistere dall’avanzata
bizantina del 553-554. Re Leovigildo (568-586), creò strutture ispirate al
modello romano, rinnovò l’apparato legislativo e spense gli ultimi focolai
di ribellione. Re Recaredo (586-601) si convertì al cristianesimo,
vincendo le resistenze dell’aristocrazia gota e del clero ariano, sia per
ampliare il potere dell’autorità regia, sia per coinvolgere i vescovi niceni
attraverso concessioni di competenze giurisdizionali e civili. I successivi
concili di occuparono sia di questioni di fede, sia politiche e
amministrative. I sempre più frequenti matrimoni misti favorirono la
fusione etnica suggellata da Re Recesvindo (649-672) con la
pubblicazione del corpo di leggi Liber Iudiciorum. Da ricordare inoltre il
vescovo Isidoro di Siviglia, autore dell’enciclopedia (le Etimologie) che
avrebbe influenzato la successiva cultura medievale.
2. Franchi
Un insieme eterogeneo di tribù, fra i quali emergevano i salii nel basso
Reno e i ripuarii fra Trevi e Colonia. I Franchi si stanziarono precocemente,
scegliendo di fondersi con le popolazioni gallo-romane. Pur sottoposti e
influenzati dall’impero, obbedivano ai propri re. Nel 406 combatterono
come federati contro i Visigoti.
Fu Re Clodevo (481-511) a unire le tribù sotto la sua egida ponendo le
basi per la costruzione del regno ed estendendolo a nuovi territori. Da
ricordare la sconfitta dei Visigoti nel 507 dove occupò tutta l’Aquitania e li
costrinse a spostarsi in Spagna.
Clodoveo comprese l’importanza di legarsi al clero cattolico e nel 496 si
fece battezzare dal vescovo di Reims, Remigio, presentatosi alla
popolazione gallo-romana come protettore delle chiese, questa
conversione diretta al cristianesimo agevolò il rapporto con i fedeli niceni,
che ne legittimarono l'azione politica. Rapporto sancito ulteriormente dalla
convocazione a partire dal 511, di numerosi coincili, dove i vescovi vedevo
consolidata la propria posizione come capi delle diocesi e il re poteva
esercitare un controllo diretto su essi. Promosso inoltre il culto di San
Martino come nuovo patrono dei Franchi. Nel 508 ricevette dall’imperatore
di Bisanzio il titolo di patricius e nel 510 fece redigere il Pactus legis salice
valido per tutta la popolazione. Alla morte nel 511 il regno venne spartito
tra gli eredi, questa frammentazione non impedì ulteriori espansioni, e nel
tempo andarono così distinguendosi alcune regioni: Austrasia (fortemente
germanizzata), Neustria (legame fra civiltà latina e germanica più forte),
Burgundia (antico regno dei burgundi, che conservò la propria
individualità politica e culturale), Aquitania (scarsa presenza a franca e più
radicate le tradizioni gallo-romane). Nonostante l’unità ritrovata, i
successivi sovrani dovettero concedere ampie prerogative all’aristocrazia.
Se i nobili gallo-romani avviavano i figli alle carriere militari, i germanici si
concentrarono sulle carriere ecclesiastiche e il peso politico dei vescovi.
Dalle famiglie aristocratiche locali erano reclutati i conti, che risiedevano
in città con compiti giudiziari e militari, e i duchi* a capo di ampie
circoscrizioni territoriali.
La debolezza dei re nel corso del VII secolo permise ai maestri di palazzo,
massimi funzionari di corte, di acquistare sempre maggior potere. La
grande famiglia austrasiana dei Pipinidi riuscì a rendere ereditaria tale
carica e con Pipino II di Herstal essa si estese alla Austrasia, Neustria e
Burgundia. Il figlio Carlo Martello vinse contro gli arabi nel 732, Battaglia
di Poiters, frenandone l’avanzata. Il figlio Pipino il Breve si legò alla Chiesa
di Roma, facendosi ungere con il sacro crisma nel 754 dal papà Stefano II
che consacrò anche i figli Carlomanno e Carlo, il futuro Carlo Magno.
3. L'Italia fra Longobardi e Bizantini
Le lotte per la successione al Re ostrogoto Teodorico offrirono l’occasione
all’imperatore Giustiniano di inviare truppe in Italia nel 535. Dopo un
conflitto protrattosi fino al 553, Giustiniano ristabilì sull'Italia il domino
imperiale attraverso la Prammatica sanzione nel 554, riorganizzando le
circoscrizioni territoriali e mantenendo divisa l’amministrazione civile e
militare. Ma in paese ormai allo stremo nulla poté opporsi all’invasione
longobarda.
Stabilitosi dapprima in Pannonia nel V Secolo nel 569 attraversarono il
Friuli e si insediarono in tre aree: pianura padana, toscana e i territori di
Spoleto e Benevento, ai bizantini rimasero l’Istria, Ravenna e l’entroterra
Pentapoli, il territorio di Roma, Napoli e entroterra, Puglia, Calabria e Isole
Maggiori.
L’insediamento dei longobardi germanici, così estranei alla cultura rimane,
ebbe un violento impatto e comportò la disperazione dell’antica
aristocrazia senatoria. Le terre confiscate vennero divise fra gli
arimanni*, uomini liberi, distinti dai servi e dagli uomini semi liberi,
aldii*.
I longobardi si distribuirono in gruppi familiari detti fare*, sottoposti ai
duchi, di fede ariana, là dove il popolo continuava a seguire le antiche
tradizioni.
I primi decenni videro una conflittualità fra re e duchi. Dopo Alboino (572)
e Clefi (574), un decennio di anarchica, furono Autari (584-590) e Agilulfo
(590-616) a rafforzare l'autorità regia emarginando i duchi più riottosi e
costituendo un vasto patrimonio fiscale. La conversione al cattolicesimo
avvenne grazie alla mediazione della Regina Teodolinda col Papa
Gregorio Magno (590-604) e i sovrani patrocinarono alla fondazione di
una serie di monasteri, fra cui Bobbio nel 612.
Nel 653 Re Ariperto abolì l’arianesimo.
La capitale si costituì stabilmente a Pavia nel 626, dove Rotari (636-652)
rafforzò il potere regio, sviluppò un apparato di governo e organizzò il
territorio in distretti più ordinati. I duchi divennero ufficiali regi, a capo di
città strategicamente importanti affiancati da funzionari minori sculdasci,
capo-villaggi. Le grandi aziende agricole regie vennero affidate ai
gastaldi*, a cui furono conferite funzioni anche nei territori soggetti ai
duchi. Inoltre, nel 643, un editto raccolse in forma scritta le norme relative
alla vita civile, ai rapporti militari e alla disciplina militare.
Nell’Italia bizantina, i territori vennero riorganizzati e affidati alla fine del V
Secolo all’esarca*, che risiedeva a Ravenna e riuniva funzioni politiche e
militari. Guerre e difficoltà di collegamento resero presto
indipendentemente i vari ducati (Roma, Napoli, Calabria e altri), mentre
Sicilia e Puglia rimasero sotto il controllo bizantino. Crebbero i patrimoni
ecclesiastici a cominciare da quelli dei vescovi di Roma e Ravenna. 666
autocefalia, indipendenza disciplinare del vescovo di Roma, così come
ampia autonomia del nucleo della futura Venezia.
La società Longobarda ormai multietnica trovò ulteriormente
consolidamento con Liutprando (712-744), che approfittando
dell'indebolimento di Bisanzio puntò alla conquista dell’esarcato fino al
Ducato di Roma. Per contro il papato avviò un’ampia mobilitazione contro i
Longobardi. Astolfo (749-756) e Desidero (754-744) occuparono più
volte Ravenna ma subirono spedizioni da parte dei Franchi mossi dal papa,
che culminarono con la conquista del Regno da parte di Carlo Magno nel
774. Egli unì il titolo di Re dei Franchi a Re dei Longobardi, e la
popolazione mantenne la propria identità. I duchi di Benevento e Spoleto,
si elevarono a principes e riuscirono a evitare la conquista franca
mentendo a lungo l’indipendenza.
La fine del Regno longobardo permise al papato di estendersi fino ai
territori compresi fra Ravenna e Pentapoli, da qui il nucleo che avrebbe
dato origine al dominio territoriale destinato a durare per oltre un
millennio.
*duchi: nei regni romano-barbarici i capi militari a cui il re
affidava responsabilità di comando, successivamente i capi dotati
di poteri civili e militari, delle circoscrizioni del regno.
*arimanni: nella società Longobarda, gli uomini liberi capaci di
portare armi e tenuti quindi a fare parte dell’esercito. Condizione
che per alcuni si mantenne anche successivamente
*aldii: nella società Longobarda individui semiliberi, non
possedendo armi o terra erano costretti a mettersi sotto un
padrone e lavorare per lui.
*fare: nella società Longobarda, raggruppamenti familiari ampi
costituiti per le spedizioni militari e guidati dai capi guerrieri.
*gastaldi: nel regno longobardo, amministratori delle Curtis regie,
aziende agricole di patrimonio del re. Col tempo assunsero
funzioni giudiziari e militari e di ordine pubblico all’interno dei
ducati.