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Riassunto esame Storia medievale, Prof. Pucci Donati Francesca, libro consigliato L'Occidente post- imperiale. Manuale di Storia medievale - II Edizione , Andrea Zorzi Pag. 1 Riassunto esame Storia medievale, Prof. Pucci Donati Francesca, libro consigliato L'Occidente post- imperiale. Manuale di Storia medievale - II Edizione , Andrea Zorzi Pag. 2
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breve.

Stabilitosi nell’Africa del nord, i Vandali attuarono un duro governo

militare, sfruttamento economico e una rigida intolleranza religiosa che

negarono l’appoggio da parte di romani. Rifiutarono l’hospitalitas,

spogliarono i terreni dei grandi proprietari latini e favorirono le chiese

ariane, trasferendo i beni e le proprietà di quelle cattoliche.

Vennero conquistati da Belisario a seguito della guerra greco-gotica,

entrando nell’Impero Bizantino.

Ostrogoti (493-553)

Insediati in Italia mediante l’hospitalitas. Il loro re, Teodorico realizzò una

politica di convivenza, rispettando le istituzioni romane e i cristiani di fede

nicea.

Ognuno mantenne le proprie leggi, lingua e religione. A sottolineare

questa convivenza, Teodorico si circondò di grandi figure intellettuali come

Boezio, Cassiodoro e Simmaco. L’amministrazione civile fu affidata ai

romani, il comando militare ai goti. Si tutelarono le diverse confessioni e

strutture sia per i goti ariani che per i niceni romani.

La capitale continuò a essere Ravenna che crebbe sotto la spinta di

edilizia pubblica, mantenimento delle vie di comunicazione, bonifiche e

sviluppo dell’artigianato.

Questa tipo di convivenza si tradusse però nella coesistenza di due corpi

distinti che non resse ai successivi eventi. Bisanzio attuò una politica

repressiva contro gli ariani in Oriente e minacciò gli stessi goti, Teodorico

rispose con la stessa moneta nei confronti dei romani e dei niceni,

portando alla morte di Simmaco e Boezio.

Con la morte di Teodorico nel 526, la lotta per la successione destabilizzò

il regno che non riuscì a porre argine la guerra greco-gotica.

Visigoti ( 418-721)

La durata testimonia la solidità della convivenza con le popolazioni

romane. Anche qui si passò dall’hospitalitas e alla divisione dei ruoli

militari per i goti e civili per i romani. Dopo il V Secolo, il dominio si estese

per tutta la penisola iberica e il regno riuscì a resistere dall’avanzata

bizantina del 553-554. Re Leovigildo (568-586), creò strutture ispirate al

modello romano, rinnovò l’apparato legislativo e spense gli ultimi focolai

di ribellione. Re Recaredo (586-601) si convertì al cristianesimo,

vincendo le resistenze dell’aristocrazia gota e del clero ariano, sia per

ampliare il potere dell’autorità regia, sia per coinvolgere i vescovi niceni

attraverso concessioni di competenze giurisdizionali e civili. I successivi

concili di occuparono sia di questioni di fede, sia politiche e

amministrative. I sempre più frequenti matrimoni misti favorirono la

fusione etnica suggellata da Re Recesvindo (649-672) con la

pubblicazione del corpo di leggi Liber Iudiciorum. Da ricordare inoltre il

vescovo Isidoro di Siviglia, autore dell’enciclopedia (le Etimologie) che

avrebbe influenzato la successiva cultura medievale.

2. Franchi

Un insieme eterogeneo di tribù, fra i quali emergevano i salii nel basso

Reno e i ripuarii fra Trevi e Colonia. I Franchi si stanziarono precocemente,

scegliendo di fondersi con le popolazioni gallo-romane. Pur sottoposti e

influenzati dall’impero, obbedivano ai propri re. Nel 406 combatterono

come federati contro i Visigoti.

Fu Re Clodevo (481-511) a unire le tribù sotto la sua egida ponendo le

basi per la costruzione del regno ed estendendolo a nuovi territori. Da

ricordare la sconfitta dei Visigoti nel 507 dove occupò tutta l’Aquitania e li

costrinse a spostarsi in Spagna.

Clodoveo comprese l’importanza di legarsi al clero cattolico e nel 496 si

fece battezzare dal vescovo di Reims, Remigio, presentatosi alla

popolazione gallo-romana come protettore delle chiese, questa

conversione diretta al cristianesimo agevolò il rapporto con i fedeli niceni,

che ne legittimarono l'azione politica. Rapporto sancito ulteriormente dalla

convocazione a partire dal 511, di numerosi coincili, dove i vescovi vedevo

consolidata la propria posizione come capi delle diocesi e il re poteva

esercitare un controllo diretto su essi. Promosso inoltre il culto di San

Martino come nuovo patrono dei Franchi. Nel 508 ricevette dall’imperatore

di Bisanzio il titolo di patricius e nel 510 fece redigere il Pactus legis salice

valido per tutta la popolazione. Alla morte nel 511 il regno venne spartito

tra gli eredi, questa frammentazione non impedì ulteriori espansioni, e nel

tempo andarono così distinguendosi alcune regioni: Austrasia (fortemente

germanizzata), Neustria (legame fra civiltà latina e germanica più forte),

Burgundia (antico regno dei burgundi, che conservò la propria

individualità politica e culturale), Aquitania (scarsa presenza a franca e più

radicate le tradizioni gallo-romane). Nonostante l’unità ritrovata, i

successivi sovrani dovettero concedere ampie prerogative all’aristocrazia.

Se i nobili gallo-romani avviavano i figli alle carriere militari, i germanici si

concentrarono sulle carriere ecclesiastiche e il peso politico dei vescovi.

Dalle famiglie aristocratiche locali erano reclutati i conti, che risiedevano

in città con compiti giudiziari e militari, e i duchi* a capo di ampie

circoscrizioni territoriali.

La debolezza dei re nel corso del VII secolo permise ai maestri di palazzo,

massimi funzionari di corte, di acquistare sempre maggior potere. La

grande famiglia austrasiana dei Pipinidi riuscì a rendere ereditaria tale

carica e con Pipino II di Herstal essa si estese alla Austrasia, Neustria e

Burgundia. Il figlio Carlo Martello vinse contro gli arabi nel 732, Battaglia

di Poiters, frenandone l’avanzata. Il figlio Pipino il Breve si legò alla Chiesa

di Roma, facendosi ungere con il sacro crisma nel 754 dal papà Stefano II

che consacrò anche i figli Carlomanno e Carlo, il futuro Carlo Magno.

3. L'Italia fra Longobardi e Bizantini

Le lotte per la successione al Re ostrogoto Teodorico offrirono l’occasione

all’imperatore Giustiniano di inviare truppe in Italia nel 535. Dopo un

conflitto protrattosi fino al 553, Giustiniano ristabilì sull'Italia il domino

imperiale attraverso la Prammatica sanzione nel 554, riorganizzando le

circoscrizioni territoriali e mantenendo divisa l’amministrazione civile e

militare. Ma in paese ormai allo stremo nulla poté opporsi all’invasione

longobarda.

Stabilitosi dapprima in Pannonia nel V Secolo nel 569 attraversarono il

Friuli e si insediarono in tre aree: pianura padana, toscana e i territori di

Spoleto e Benevento, ai bizantini rimasero l’Istria, Ravenna e l’entroterra

Pentapoli, il territorio di Roma, Napoli e entroterra, Puglia, Calabria e Isole

Maggiori.

L’insediamento dei longobardi germanici, così estranei alla cultura rimane,

ebbe un violento impatto e comportò la disperazione dell’antica

aristocrazia senatoria. Le terre confiscate vennero divise fra gli

arimanni*, uomini liberi, distinti dai servi e dagli uomini semi liberi,

aldii*.

I longobardi si distribuirono in gruppi familiari detti fare*, sottoposti ai

duchi, di fede ariana, là dove il popolo continuava a seguire le antiche

tradizioni.

I primi decenni videro una conflittualità fra re e duchi. Dopo Alboino (572)

e Clefi (574), un decennio di anarchica, furono Autari (584-590) e Agilulfo

(590-616) a rafforzare l'autorità regia emarginando i duchi più riottosi e

costituendo un vasto patrimonio fiscale. La conversione al cattolicesimo

avvenne grazie alla mediazione della Regina Teodolinda col Papa

Gregorio Magno (590-604) e i sovrani patrocinarono alla fondazione di

una serie di monasteri, fra cui Bobbio nel 612.

Nel 653 Re Ariperto abolì l’arianesimo.

La capitale si costituì stabilmente a Pavia nel 626, dove Rotari (636-652)

rafforzò il potere regio, sviluppò un apparato di governo e organizzò il

territorio in distretti più ordinati. I duchi divennero ufficiali regi, a capo di

città strategicamente importanti affiancati da funzionari minori sculdasci,

capo-villaggi. Le grandi aziende agricole regie vennero affidate ai

gastaldi*, a cui furono conferite funzioni anche nei territori soggetti ai

duchi. Inoltre, nel 643, un editto raccolse in forma scritta le norme relative

alla vita civile, ai rapporti militari e alla disciplina militare.

Nell’Italia bizantina, i territori vennero riorganizzati e affidati alla fine del V

Secolo all’esarca*, che risiedeva a Ravenna e riuniva funzioni politiche e

militari. Guerre e difficoltà di collegamento resero presto

indipendentemente i vari ducati (Roma, Napoli, Calabria e altri), mentre

Sicilia e Puglia rimasero sotto il controllo bizantino. Crebbero i patrimoni

ecclesiastici a cominciare da quelli dei vescovi di Roma e Ravenna. 666

autocefalia, indipendenza disciplinare del vescovo di Roma, così come

ampia autonomia del nucleo della futura Venezia.

La società Longobarda ormai multietnica trovò ulteriormente

consolidamento con Liutprando (712-744), che approfittando

dell'indebolimento di Bisanzio puntò alla conquista dell’esarcato fino al

Ducato di Roma. Per contro il papato avviò un’ampia mobilitazione contro i

Longobardi. Astolfo (749-756) e Desidero (754-744) occuparono più

volte Ravenna ma subirono spedizioni da parte dei Franchi mossi dal papa,

che culminarono con la conquista del Regno da parte di Carlo Magno nel

774. Egli unì il titolo di Re dei Franchi a Re dei Longobardi, e la

popolazione mantenne la propria identità. I duchi di Benevento e Spoleto,

si elevarono a principes e riuscirono a evitare la conquista franca

mentendo a lungo l’indipendenza.

La fine del Regno longobardo permise al papato di estendersi fino ai

territori compresi fra Ravenna e Pentapoli, da qui il nucleo che avrebbe

dato origine al dominio territoriale destinato a durare per oltre un

millennio.

*duchi: nei regni romano-barbarici i capi militari a cui il re

affidava responsabilità di comando, successivamente i capi dotati

di poteri civili e militari, delle circoscrizioni del regno.

*arimanni: nella società Longobarda, gli uomini liberi capaci di

portare armi e tenuti quindi a fare parte dell’esercito. Condizione

che per alcuni si mantenne anche successivamente

*aldii: nella società Longobarda individui semiliberi, non

possedendo armi o terra erano costretti a mettersi sotto un

padrone e lavorare per lui.

*fare: nella società Longobarda, raggruppamenti familiari ampi

costituiti per le spedizioni militari e guidati dai capi guerrieri.

*gastaldi: nel regno longobardo, amministratori delle Curtis regie,

aziende agricole di patrimonio del re. Col tempo assunsero

funzioni giudiziari e militari e di ordine pubblico all’interno dei

ducati.

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elgass92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Pucci Donati Francesca.