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La globalizzazione e la legge del prezzo unico
La globalizzazione è un processo di integrazione dei mercati su scala mondiale e implica una crescente dipendenza dei mercati nazionali da quelli internazionali. I prezzi e le remunerazioni dei fattori riflettono le condizioni di domanda e offerta globali e non più quelle locali. È il risultato dell'intensificarsi del commercio internazionale, della mobilità dei capitali e dei flussi migratori. È un processo nel quale i prezzi, i tassi di interesse e i salari tendono a convergere e a reagire più rapidamente agli shock internazionali.
La prima ondata inizia verso la metà del 19° secolo con la riduzione delle barriere al commercio, all'immigrazione e alla mobilità dei capitali, con una maggiore rapidità di diffusione delle informazioni.
Il processo si arresta nel 20° secolo con le due guerre mondiali e la grande depressione.
Poi tornare ai livelli precedenti solo negli anni 70-80. Commercio internazionale e l'arbitraggio. L'integrazione dei mercati avviene attraverso il prezzo unico, manifestazione più importante di una piena integrazione dei mercati è la legge del prezzo unico (beni identici venuti allo stesso prezzo in tutti i paesi). Questo si vericherebbe solo se i costi di trasporto e transazione fossero nulli, ma non essendo così la legge viene riformulata: "la differenza di prezzo tra beni identici in due mercati distanti è pari o inferiore ai costi di trasporto e di transazione associati al trasferimento della merce". Storicamente i maggiori ostacoli alla legge del prezzo unico sono stati i dazi, gli elevati costi di trasporto e la trasmissione delle informazioni inaffidabile. La legge del prezzo unico ha due importanti implicazioni: - la differenza di prezzo per beni identici scambiati in mercati distanti si riduce al diminuire dei costi di transazione, trasporto e dei dazi.
(convergenza)- qualsiasi deviazione della legge del prezzo unico determina aggiustamenti più rapidi dei prezzi per ripristinarlo. commercio e l'arbitraggio.
I meccanismi che governano la legge del prezzo unico sono il
Se la differenza di prezzo di una merce tra mercato 1 e mercato 2 è superiore ai costi diviene conveniente importare da mercato 2 a mercato 1. Di conseguenza i prezzi diminuirebbero nel mercato 1 e aumenterebbero nel mercato 2.
Verso la metà del 19° secolo tutte le principali città europee erano collegate mediante il telegrafo e si potevano scambiare velocemente le informazioni, i prezzi potevano aggiustarsi in fretta.
Questo meccanismo vale anche per i mercati di capitali che avevano tassi convergenti, mentre non trovava applicazione nei mercati del lavoro per la limitata mobilità della forza lavoro.
La globalizzazione implica un'elevata interdipendenza tra le variazioni dei prezzi e dei tassi di interesse nazionali e globali.
inoltre riduce il potere delle imprese nazionali di determinare i prezzi e il potere delle organizzazioni sindacali di fissare salari e negoziare. Rispetto a un'economia chiusa, la correlazione negativa tra prezzo del lavoro e disoccupazione è più accentuata. Consideriamo un'industria caratterizzata da una curva di domanda di lavoro con pendenza negativa (DD) derivata dalla curva di domanda del prodotto, con la globalizzazione la curva di domanda diventa più elastica, spostandosi a D'D'. Quando la concorrenza aumenta, la domanda del prodotto diventa più sensibile alle variazioni dei salari e quindi la domanda di lavoro diventa più sensibile alle variazioni dei salari. Con un dato aumento di salario, quindi spostamento della curva dell'offerta di lavoro da SS a S'S', l'effetto negativo sull'occupazione sarà maggiore rispetto a un'economia chiusa. Questo ragionamento vale a parità.di altre condizioni. Questo avviene non perché la globalizzazione comporti una perdita di benessere, ma perché le imprese e i sindacati perdono potere di mercato e quindi non possono più stabilire i prezzi all'interno del paese, ma devono confrontarsi con una dinamica globale.12.2 QUAL È IL MOTORE DELLA GLOBALIZZAZIONE?
La globalizzazione accelerò dopo il 1850. Le forze che la stimolarono sono:
- Politica - Nella politica sono state importanti la politica doganale, la deregolamentazione dei mercati finanziari e le politiche sull'immigrazione. La globalizzazione arreca vantaggi e svantaggi a gruppi sociali diversi, il motivo principale è la convergenza dei prezzi che altera la posizione competitiva dei produttori nazionali. Nell'UE i dazi sono stati aboliti, ma la protezione del settore agricolo resta alta.
- Tecnologia - I fattori tecnologici che hanno
12.3 LE FASI DELLA GLOBALIZZAZIONE
L'integrazione dei mercati è associata a 3 importanti caratteristiche: convergenza dei prezzi, maggiore rapidità dell'aggiustamento dei prezzi interni in risposta a eventi del mercato mondiale e aumento del volume dei commerci, flussi di capitali e flussi migratori.
12.3.1 I mercati dei capitali
Il principale
vantaggio apportato dai ussi internazionali di capitali è che gli investimenti nazionali non sono necessariamente vincolati dalla disponibilità di risparmi nazionali, si può prendere in prestito all'estero i fondi da investire. La globalizzazione protegge le economie dagli effetti dannosi per la crescita derivanti da risparmi insufficienti. Una misura dell'integrazione dei mercati dei capitali è quindi il saldo della bilancia delle partite correnti. I mercati globali dei capitali consentono di registrare disavanzi o avanzi delle partite correnti elevati rispetto al PIL. Ci fu un aumento dei saldi delle partite correnti che raggiunsero il massimo storico prima del 1914. Gli squilibri si sono ridotti nel periodo tra le due guerre. Sono aumentati nuovamente a seguito della deregolamentazione dei mercati dei capitali negli anni 80. Il legame tra risparmi e investimenti nazionali è rimasto comunque forte, questo sorprende perché in un mercatoUn incremento del risparmio non dovrebbe avere necessariamente effetto sugli investimenti, il capitale dovrebbe fluire dove i rendimenti sono più alti. Si riscontra una tendenza a investire nel mercato nazionale (home bias). Forse ciò dipende da asimmetrie informative. Il mondo era più globalizzato prima del 1930, con investitori più proiettati verso l'estero. La grande depressione e il collasso dei mercati internazionali dei capitali ripristinarono un forte legame tra il risparmio e l'investimento nazionali. Solo negli ultimi decenni il legame si è indebolito. Una conseguenza di mercati dei capitali meno globalizzati è stata la minore entità e durata degli squilibri delle partite correnti. Prima del 1914 le economie potevano avere disavanzi per periodi di tempo prolungati. Dopo il 1980 gli squilibri delle partite correnti sono rimasti di norma più piccoli e
transitori. Durante la prima fase di globalizzazione i paesi si dividevano in creditori (UK, Francia, Germania) e debitori (Russia, paesi scandinavi, impero britannico, America Latina). Attualmente i paesi detengono sia passività che attività estere. La grande dimensione dei flussi di capitale, soprattutto a breve termine, ha creato seri problemi nelle economie in via di sviluppo. Negli anni '90 molti paesi in America Latina e Asia orientale sono stati colpiti da grandi fluttuazioni degli investimenti stranieri.
Esistono 2 periodi distinti di forte integrazione dei mercati dei capitali:
- il primo nei 50 anni precedenti il 1914 con il Gold Standard
- il secondo dopo gli anni '70 a seguito del crollo del sistema di Bretton Woods
Sull'arbitraggio, la scienza dei mercati dei capitali si basa che riduce le differenze di prezzo tra attività simili. Se vigono restrizioni alla mobilità dei capitali, l'arbitraggio è incompleto.
Nella figura è rappresentata la di
La differenza media tra i tassi di interesse nominali su attività simili negli USA e UK e la relativa deviazione standard (misura collegata alla varianza).
In un mercato dei capitali efficiente la differenza tra tassi di interesse dovrebbe essere pari a 0. Prima del 1914 il differenziale si stava avvicinando a 0 così come dopo il 1980. L'anno 1914 vide la sospensione del GS, mentre negli anni 80 i mercati dei capitali furono liberalizzati smantellando le barriere del sistema BW. Nella fase intermedia tra questi due momenti i differenziali dei tassi di interesse sono stati ampi, dati i vincoli alla mobilità di capitale.
Quali erano la direzione e le dimensioni dei flussi di capitale? Nel 19° secolo il UK era il banchiere del mondo, verso la fine del secolo fu superato da Francia e Germania. Nel 1914 circa la metà dello stock totale di capitale investito all'estero era di origine britannica, ma nel 20°
secolo emersero gli USA come principale investitore estero. Gli investimenti esteri sono aumentati non solo in termini assoluti, ma anche in rapporto al PIL mondiale. Nella prima fase della rivoluzione industriale erano molto ridotti, aumentarono solo dopo il 1850. Diminuirono negli anni 30 e nel periodo di applicazione di BW, raggiunse i massimi del periodo precedente la prima guerra mondiale solo negli anni 80, poi aumentò. Alla fine del 20° secolo il valore dello stock di capitale estero complessivo era pari al valore del PIL mondiale. Anche la distribuzione dei paesi riceventi è mutata. Nella prima globalizzazione i paesi in via di sviluppo ricevevano una questa ragionevole di tutti gli investimenti. La loro quota è diminuita alla fine del 20° secolo a causa del crescente peso delle multinazionali negli investimenti esteri, che tendono a investire in paesi a reddito medio alto. Tutti gli aspetti della globalizzazione dei mercati dei capitali mostrano lo stesso.andamento a U.- Dal 1870-1914 —> mercati e cienti ed elevata mobilità dei capitali,