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Il commercio internazionale e il libero scambio

Sì! Si consideri, ad esempio, il commercio tra la Cina e l'Europa: La Cina esporta beni che utilizzano intensivamente il fattore di cui è riccamente dotata (manodopera poco qualificata), mentre l'Europa esporta prodotti ad alta intensità di capitale e manodopera qualificata (Cina entra nel WTO, dotazione fattori rispetto a EU). N.B i paesi in via di sviluppo esportano sempre più manufatti. Percentuale delle diverse tipologie di prodotti esportati sul totale (grafico 17): share/peso prodotti manifatturieri è andato aumentando anche nei paesi in via di sviluppo (> specializzazione in alcuni settori della manifattura per i paesi in via di sviluppo) fino a che punto il libero scambio è vantaggioso e come politica economica opportuno? L'inizio del libero scambio: Nel 1860 venne siglato il trattato Cobden-Chevalier tra Francia e GB. Si apre una fase di liberalizzazione del commercio internazionale. Significativa riduzione dei dazi.

Su molti prodotti:

  • Le concessioni commerciali a terzi di Francia e GB si sarebbero estese automaticamente a entrambe.
  • Gli anni 1850-1875 rappresentarono il primo periodo di libero scambio in Europa;
  • Il potere politico si spostò verso i lavoratori e gli industriali;
  • L'aumento delle esportazioni di grano americano portò al calo dei prezzi in tutta Europa alla fine del XIX secolo;

I paesi europei reagirono in modo diverso:

  • La GB continuò a praticare il libero commercio e, come conseguenza, l'agricoltura si ridusse drasticamente;
  • Danimarca: continuò a praticare il libero commercio, ma applicò politiche diversificate per la produzione di carne e latte;
  • La maggior parte degli altri paesi (Francia, Germania, Svezia, etc.): dopo una iniziale riduzione dei dazi adottarono nuovamente politiche più protezionistiche.

USA e libero commercio? O protezionismo? (Grafico 18)

© csLinea scura sede storica lunga (ca 200 anni)

percentuale dazi su importazioni; fino alla II GM→ →i dazi rappresentavano una quota importante sul valore delle importazioni la politica incide sui→vantaggi comparati (si sono protetti dalla competizione straniera).I dazi negli USA:

Aumentarono dopo l’indipendenza;o Diminuirono fino alla guerra civile;o Aumentarono intorno al 1860 per finanziare la guerra civile;o Si mantennero abbastanza alti dopo il 1865 per proteggere l’industria.oAlla fine della guerra civile, con la vittoria degli stati del Nord, si adottano le politiche favorevoli aivincenti (protezione industria nascente).

Quando diventano più competitivi vogliono liberalizzare.Liberalizzare non è sempre opportuno.Come si concilia allora la storia degli USA con la teoria dei vantaggi comparati?

Commercio vs protezionismo

Il benessere migliora se i paesi commerciano seguendo i loro vantaggi comparati;o Ciò non significa che il commercio porta ad un maggiore tasso di crescita di lungo

periodoo (si prezzo lavoro capitale, disponibilità risorse per allen e istituzioni per ALL – se un paesesi specializza nella produzione di pochi prodotti ciò non porta alla crescita di lungo periodoafrica e india es.).

Che cosa determina la crescita?

  • Fattori di produzione (terra, lavoro, capitale, capitale umano;
  • Tecnologia, istituzioni.

Se il commercio porta alla diffusione della tecnologia, allora si avrà una maggiore crescita.

Ma la concorrenza internazionale potrebbe danneggiare gli investimenti in R&S, così come l’eccessiva specializzazione nel settore primario;

Gli economisti stanno ancora discutendo se l’apertura del commercio internazionale porta a una crescita più elevata.

La Grande Depressione degli anni ‘30 del ‘900 segnò l'allontanamento più radicale dal libero commercio e quasi un ritorno al pensiero mercantilista: il sistema consolidato degli scambi internazionali si

in grado di fornire prestiti a causa della crisi finanziaria. Di conseguenza, molti paesi furono costretti a ridurre le loro importazioni e ad adottare politiche protezionistiche per proteggere le loro economie. La grande depressione ebbe un impatto significativo sull'economia globale, portando a una contrazione del commercio internazionale e a una riduzione dei flussi di capitale. Questo evento storico ha dimostrato l'importanza di una solida liquidità internazionale e di una cooperazione tra i paesi per affrontare le crisi economiche. In conclusione, la grande depressione degli anni '30 ha causato una diminuzione delle importazioni e delle esportazioni, una riduzione dei prezzi e dei volumi degli scambi, e ha avuto conseguenze negative per molti paesi, in particolare per gli esportatori di prodotti alimentari e materie prime.

più disposte a concedere credito.© cs

Non potendo finanziare le importazioni, questi paesi tentarono di riportare in equilibrio la propria bilancia delle partite correnti aumentando i dazi e il risultato finale fu la suddivisione del mondo in blocchi commerciali: il commonwealth britannico offrì un trattamento preferenziale tra i paesi membri, con una conseguente espansione del commercio interno a scapito di quello esterno; La Germania introdusse un sistema di regolamentazione amministrativa del commercio internazionale su base bilaterale.

Poiché le riserve di valuta estera scarseggiavano, furono razionate impiegate negli scambi commerciali con l'Europa occidentale e gli Stati Uniti, mentre nei paesi dell'Europa orientale e centrale i tedeschi riuscirono a imporre l'accettazione dei pagamenti in marchi 'aski' non convertibili (in tal modo la Germania impose l'equilibrio negli scambi bilaterali: gli esportatori verso la Germania ricevevano

i pagamenti per i loro prodotti esportati in marchi aski, che potevano usare esclusivamente per pagare i beni importati dalla Germania). Il ripristino di un regime di libero commercio dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo la Seconda guerra mondiale tutti i paesi ammisero che le guerre commerciali erano pericolose e che una riduzione coordinata delle barriere commerciali avrebbe ridotto le conseguenze della Grande Depressione (in tal modo la liberalizzazione dei commerci non avrebbe dovuto affidarsi esclusivamente a iniziative unilaterali molto rischiose da parte dei singoli paesi). In occasione del primo 'round' di negoziati del GATT, furono comunque concordate alcune riduzioni dei dazi doganali e con il passare degli anni, un numero crescente di paesi si unì ai negoziati. Parallelamente, la creazione di unioni doganali come la Comunità economica europea, favorì una liberalizzazione degli scambi tra i paesi membri, determinando un incremento del commercio interno.al prezzo però della creazione di barriere doganali rispetto ai paesi non membri. Durante le trattative avviate nel 1987 sono state concordate riduzioni dei dazi che agevolano l'espansione del commercio mondiale e si è aperto il dibattito sul commercio dei prodotti agricoli e sui diritti di proprietà intellettuale. I dazi sulle merci sono diminuiti sensibilmente. Da una media mondiale del 26% nel 1986 a solo l'8,8% nel 2007, con una diminuzione particolarmente significativa nei paesi in via di sviluppo, che partivano da un livello iniziale molto più elevato. Il commercio internazionale è cresciuto a un ritmo più che doppio del prodotto mondiale. Si può concludere con il fatto che sebbene il volume degli scambi commerciali sia diminuito più rapidamente dopo il 2007 che dopo il 1929, questo ha recuperato molto più in fretta dopo il 2007. Dazi, crescita, politiche... Domanda chiave: la liberalizzazione del commercio.

Favorisce la crescita economica? Fa, quindi, aumentare il reddito pro-capite?

  • Si, perché i paesi possono specializzarsi ed esportare il prodotto internazionalmente, mentre importare il prodotto che costerebbe molto di più produrre (visione di breve periodo);
  • No, perché la specializzazione in pochi prodotti primari non porta alla crescita di lungo periodo (es. paesi in via di sviluppo, ma anche l'Italia, che si specializza in settori labour-intensive perché incapace di imitare e importare tecnologia, soffre la competizione).

(L'approccio più comune per misurare il grado di protezione consiste nel dividere le entrate doganali per il valore delle importazioni soggette a dazio, anche se questo è un indicatore insoddisfacente, in quanto un paese che impone dazi proibitivi potrebbe apparire aperto alle importazioni - ad esempio, come successe anche in GB, in presenza di elevati dazi sulle importazioni del vino).

La popolazione prende l'abitudine di consumare birra; nell'ipotesi più estrema il paese cesserà completamente di importare vino e risulterà avere un grado zero di protezione)

Washington Consensus: liberalismo (oggi);o Il paradosso "tariff-growth" (Bairoch 1972, O'Rourke 2000, Williamson e Clemens 2004,o ecc.) I paesi che sono cresciuti di più (follower, che hanno avuto successo) sono→caratterizzati da più protezionismo (paesi follower) nel diciannovesimo secolo, la→Germania e gli USA che sono due delle economie con la maggiore performance di crescita durante questo secolo, adottavano politiche molto protezioniste, mentre la GB, che praticava il libero commercio, perdeva terreno; perché? I risultati di ricerche successive sembrano indicare che la struttura della politica protezionistica adottata potrebbe essere più importante della protezione in sé (per esempio, i dazi sui beni industriali potrebbero

essere positivamente correlati alla crescita nella misura in cui favoriscono l'industrializzazione, mentre i dazi sui prodotti agricoli potrebbero essere negativamente correlati se avessero lo scopo di proteggere produzioni agricole inefficienti, anche se più di recente si è sostenuto che una migliore comprensione di questi fenomeni può essere ottenuta con lo studio di casi singoli, in quanto la relazione tra dazi e crescita potrebbe essere positiva, negativa o inesistente a seconda del paese e del periodo considerato).

Modello standard di Allen (assenza dazi interni per espansione del mercato interno o nazionale e aumento domanda interna):

  • Rodrik (2006): "l'unica relazione sistemica è che i paesi che eliminano le restrizioni commerciali diventano più ricchi" (industrializzazione e cambiamenti strutturali → convenienza all'apertura verso il commercio internazionale);
  • Warcziarg e Welch (2008): i paesi che han
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A.A. 2021-2022
87 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher saracast02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Cappelli Gabriele.