Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il manuale è pensato come strumento pratico, è organizzato in
sezioni: credenze e pratiche superstiziose, costumi tradizionali, testi
tradizionali, detti popolari, a loro volta suddivise in temi per sviscerare i
quali viene proposta una serie di questionari analitici, opportunamente
pensati per al raccolta delle informazioni.
Paolo Mantegazza, medico, grande viaggiatore, sostenitore della prima
ora e divulgatore delle teorie darwiniane; fondò nel 1870 al Società italiana
di antropologia ed etnologia, i cui membri costituivano un gruppo piuttosto
eterogeneo.
Mantegazza occupa nel 1869 la cattedra di Antropologia a Firenze;
nel 1871 esce il primo fascicolo dell'Archivio di antropologia ed etnologia;
nel 1875, a Roma viene istituito il Museo preistorico etnografico con al
direzione di Luigi Pigorini, nel 1893 De Gubernatis dà vita alla Rivista per
le tradizioni popolari italiane e Giuseppe Sergi alla Rivista di Sociologia.
In questo contesto, sostenuto dalla visione positivista del sapere, centrata
sul valore dei fatti, sull'osservazione, sulla ricerca di leggi che abbiano validità
generale, su modelli di classificazione quanto possibile esatti, acquista grande
importanza li meccanismo della comparazione, che prevede l'enumerazione dei
casi relativi a determinati fenomeni per ricavarne somiglianze e quindi regole di
funzionamento.
Angelo De Gubernatis Mitologia comparata,
nel 1880 pubblica un piccolo
manuale in cui raccolse quattro conferenze dedicate ai miti e alle credenze
relativi al cielo, all'acqua, al fuoco e agli astri, con una appendice
riguardante le somiglianze tra le storie e credenze dell'Africa australe e
La bella e la bestia.
racconti indoeuropei come, per esempio,
La comparazione è uno strumento molto duttile, perché debole, e quindi
può essere utilizzata sulla base di principi di somiglianza e di analogia molto
vaghi e superficiali, oppure partendo da motivazioni stringenti di carattere storico
e geografico che giustifichino la diffusione di un fenomeno e la disseminazione di
elementi a esso riconducibili.
La comparazione, nel XIX secolo, si combina con l'idea della
classificazione e con l'evoluzionismo, e ciò ha delle implicazioni forti, quali la
costruzione di gerarchie tra le popolazioni; si ragiona di tipi umani (tipo di
pescatore, di pastore, di criminale), di tipi nazionali e regionali (il francese, il
lucano), immobilizzati in caratteri fissi; e si ragiona di diverse razze umane,
ordinate sulla base di differenze morfologiche, evidenti e misurabili, che ne
spiegherebbero le attitudini e le qualità intellettive; si contempla il diritto delle
razze superiori, portatrici di civiltà, di occupare i territori di quelle inferiori, per
sfruttarne le risorse (loro non saprebbero che farsene), diffondere la giusta
religione (per consentire la salvezza delle loro anime), guerreggiare in casa
d'altri. Franz Boas (1858-1942) oppose una metodologia meno astratta, meno
indefinita, e privilegiò l'analisi delle situazioni particolari; dal suo punto di vista,
l'applicazione dell'evoluzionismo alle istituzioni sociali, alla cultura, ai fatti
linguistici forniva l'accesso a generalizzazioni, a tracciare linee e ritmi di
trasformazione campati in aria.
Altro era invece seguire i fenomeni nella loro dinamica storica, leggerne
cambiamenti e persistenze in seguito a contatti tra gruppi, migrazioni;
Boas smonta i criteri classificatori, perché, ammesso che i "tipi umani"
permangano per mezzo di un rigido controllo della consanguineità, ciò non
comporta una corrispondente stabilità del modello culturale o di quello linguistico.
Filologia
Sono numerosi i filologi che, nella seconda metà del XIX secolo, accanto
alla normale occupazione di analisi e ricostruzione di testi letterari, si impegnano
nello studio sull'origine dei testi popolari di trasmissione orale.
I letterati romantici avevano costruito e combinato il mito della poesia
popolare insieme all'altro del popolo poetante: a esso veniva attribuita la capacità
di una elaborazione anonima e collettiva di testi, per giunta spontanea, non
mediata dalla conoscenza della scrittura; le stesse figure che mostravano una
maggiore abilità nella produzione dei canti, come Beatrice Bugelli, erano
considerate come espressione naturale di un ambiente ancora non intaccato
dalle sovrastrutture della civiltà.
L’interesse per la tradizione musicale resta marginale, non paragonabile a quello
riservato alle
forme poetiche:
Strambotto: componimento di otto versi endecasillabi a rima alternata;
Rispetto: si differenzia perché i versi pari rimano tra loro, così anche i
dispari, tranne gli ultimi due che hanno una rima baciata;
Decina: ha dieci versi
Stornello Ritornello:
o un quinario e due/tre endecasillabi;
Mutu sardo: i versi della prima strofa diventano in successione il primo di
quelle seguenti;
Canti lirici, narrativi, di questua, augurali, lamenti funebri, ninne nanne,
canti religiosi, canti di lavoro, di protesta, di festa…
C'è una triade filologica a cui di solito gli studiosi fanno riferimento, per quanto
riguarda gli studi folklorici di fine Ottocento in Italia, costituita da:
Alessandro D'Ancona, Costantino Nigra e Ermolao Rubieri.
Alessandro D’Ancona (1835-1914)
La poesia popolare italiana Alessandro
Nel 1878 esce (1878) di
D'Ancona che, attraverso l'applicazione del metodo storico-filologico, giunse a
sostenere l'origine siciliana, in pieno medioevo, dei canti mono- strofici (lo
strambotto).
La forma originaria sarebbe un tetrastico che poi nei suoi percorsi
plurisecolari nel continente avrebbe ricevuto delle aggiunte, e in Toscana
sarebbe diventato l'ottava del rispetto, raddoppiando il numero dei versi.
Aveva elaborato questa teoria analizzando una mole notevolissima di
documenti; rimproverava, però, ai ricercatori siciliani un eccesso di auto
referenzialità, un orizzonte troppo circoscritto ai confini dell'isola, e ciò non
poteva che costituire un limite metodologico e, inevitabilmente, sul piano dei
risultati della ricerca.
Queste osservazioni D'Ancona le esplicitò proprio recensendo su «Nuova
Canti popolari siciliani
Antologia» i due volumi dei (1870-71) di Pitrè.
Ermolao Rubieri (1818-1879) Storia della poesia popolare italiana
Nel 1877 venne pubblicata la di
Ermolao Rubieri, letterato militante forgiato con i valori del Risorgimento.
È un'opera utilissima ancora oggi, densa di riferimenti alle raccolte di testi
popolari pubblicate nel corso del secolo nelle varie regioni d'Italia e in Europa,
con ampi riferimenti ai documenti più antichi, a cominciare da quelli di matrice
etrusca e latina.
popolo
Per Rubieri intende la categoria, indifferenziata, delle persone non
istruite, che vivono prevalente in ambienti rurali, dotate, tuttavia, di un gusto che
potremmo definire naturale per il bello; siamo ancora in contesto romantico,
persiste il mito del popolo poetante, ma c'è anche l'idea che il popolo adotta quel
che gli piace, da qualunque parte provenga, ed è conforme al suo modo di
pensare, ai suoi sentimenti.
I poeti migliori sono in grado di penetrare nei pensieri e nei sentimenti
popolari ed esprimerli.
Costantino Nigra, noto anche per il suo ruolo politico e diplomatico,
raccolse nel 1888 i suoi studi condotti per circa tre decenni nel volume Canti
popolari del Piemonte.
Nigra si occupò in particolare, ma non esclusivamente, dei canti epico-lirici,
vale a dire testi narrativi aventi per oggetto vicende leggendarie, avventurose,
amorose, non prive di contestualizzazioni storiche, e caratterizzati da un
andamento ritmico e metrico particolare.
Egli era convinto che il centro di irradiazione di queste ballate fosse il
Piemonte e che l'area di diffusione coincidesse con le province europee che
vantavano una comune ascendenza linguistica preromanza, un sostrato
linguistico profondo di origine celtica che aveva resistito alla romanizzazione ed
emergeva nelle parlate dialettali e si manifestava, appunto, nelle ballate.
Il metodo dell'indagine consisteva in una comparazione a vasto raggio dei
testi ala ricerca del più alto numero possibile di varianti; è un lavoro che si fa
sulle trascrizioni dei canti raccolti dalla tradizione orale, e anche su quelli
reperibili nella tradizione scritta; ciò consentirebbe di giungere a possedere una
sorta di "verità"' del documento, capire di che cosa parla, conoscere soprattutto
quale ne sia l’origine.
La numerosità delle varianti, cioè delle versioni tra loro somiglianti, diventa
anche un criterio per stabilire al popolarità del canto, perché è indice della sua
diffusione.
Un caso di studio esemplare è quello relativo alla famosa ballata Donna
Lombarda:
L'amante consiglia alla donna di uccidere un serpente, di pestargli la testa e di
mescolarla nel vino che offrirà al marito assetato di ritorno dalla caccia; ma
l'uomo nota che li vino è torbido, costringe al moglie a berlo e lei muore
avvelenata.
Storia che cambia nei dettagli: in una versione l'uomo è avvertito dal figlio,
oppure da una ragazza, in un'altra muoiono marito e moglie, in un'altra l'uomo le
taglia la testa, in un'altra ancora l'amante è un principe, oppure un contadino, in
un'altra la donna viene invitata a un ballo ma non può andarci perché è sposata.
A parte il contenuto morboso, i più importanti specialisti europei della
materia hanno lungamente dibattuto per cercare chi si celasse dietro il
personaggio di Donna Lombarda e comprendere quale avvenimento storico
avesse dato vita al canto.
La scelta, dettata da Nigra e accolta dalla maggior parte degli studiosi,
cade sulla terribile Rosmunda, la regina longobarda sposa di Alboino. Dopo al
morte del re, sposò Emichi, ma il prefetto Longino la spinse a ucciderlo,
mescolando del veleno nel vino, per poi sposare lui.
Elmichi bevve, ma si accorse del tranello e, minacciando la moglie con la
spada, la costrinse a ingoiare quello che rimaneva nel bicchiere; morirono
entrambi. Questo episodio sarebbe accaduto nel 573.
Versioni del canto se ne trovano dalla Polonia alla Puglia, e la grande
diffusione è vista come prova della sua antichità.
Psicologia
Nell'età dell'evoluzionismo e del positivismo, dell'indagine comparativa, dei
solidi principi basati sull’osservazione e misurazione dei fatti emergevano dei
problemi nuovi per i quali era necessario cercare delle risposte: per esempio, il
rapporto tra aspetto fisico e capacità intellettiva, l'attitudine crimi