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L'ASSOLUTISMO CLASSICO DELL'ANTICO REGIME
Caratteri generali
Nel XVI secolo cominciò per l'Europa l'era dell'assolutismo classico. Sul piano interno l'assolutismo significava l'equiparazione della volontà del monarca alla legge: egli non poteva essere vincolato dalla legge, poiché in caso contrario sarebbe risultato vincolato da se stesso.
Il successo della monarchia assoluta era dovuto ai vasti mutamenti politici che temporaneamente eliminarono gli avversari. I parlamenti medievali persero molto del loro potere e in alcuni casi sparirono completamente. Sotto i Tudor il parlamento inglese ebbe un duplice sviluppo. Da un lato sfumò la sua natura di tribunale e si accentuò quella di forte istituzione legislativa. D'altra parte la sua posizione nei confronti del potere reale risultò indebolita rispetto al passato.
In Germania la gran parte dei parlamenti ebbero una sorte migliore e riuscirono nel XVI secolo.
adottenere un importante ruolo politico. Successivamente, però, i parlamenti tedeschi divennero organi amministrativi, competenti in materia fiscale o in altri campi, a seconda delle decisioni della monarchia.
Il costituzionalismo medievale fu la seconda vittima. Un atto come la concessione della Magna Charta sarebbe stato giudicato un privilegio e la nuova cultura politica non concepiva la possibilità che un regnante potesse essere intralciato da privilegi altrui: se il re poteva concedere carte, poteva pure revocarle.
Lo stesso può essere detto a proposito dell'autonomia municipale, a sua volta fondata, su concessioni del re. A tutti i sudditi non rimaneva che attenersi alle volontà del potere centrale.
L'aristocrazia, con la quale i monarchi avevano dovuto per molti secoli condividere il potere, fu domata. Nelle campagne continuava a godere di una posizione sociale ed economica, ma le era ormai preclusa la partecipazione alle scelte politiche a livello
nazionale. Anche le chiese nazionali dovettero accettare il ruolo del monarca, come accadde, in modo clamoroso, in Inghilterra, dove la Chiesa fu nazionalizzata con l'Atto di Supremazia del 1534. Anche nei paesi rimasti fedeli al cattolicesimo il papato ed il clero dovettero accettare un ridimensionamento del proprio ruolo insieme ad un più penetrante controllo statale, per esempio sulla nomina dei vescovi. Al pari degli ostacoli interni, anche i limiti esterni alla sovranità nazionale furono rimossi. Il ruolo dell'imperatore come arbitro sovranazionale apparteneva ad un passato lontano. Il pontefice aveva invece conservato la funzione di arbitro delle nazioni sino alla fine del medioevo: nel 1493 Papa Alessandro VI fu arbitro di un contenzioso fra Portogallo e Spagna e assegnò a quest'ultima tutti i territori americani situati a ovest del meridiano, lasciando le terre a est al Portogallo. Le finanze rappresentavano probabilmente il punto debole delposte da radicati regionalismi. Anche la Spagna e la Francia, già regni unitari dall'inizio dell'età moderna, avevano a loro interno regioni rimaste fiere di specifiche identità. La libertà d'azione della monarchia assoluta era ulteriormente intralciata dai giudici, i quali si sentivano in dovere di difendere le libertà e i privilegi tradizionali e agivano come difensori autonominati dalle leggi fondamentali del paese e del popolo. Deciso a stroncare le istanze delle corti, Filippo II di Spagna mandò a morte molti giudici ribelli. In Francia, nel 1771, il governo ricorse all'arresto dei consiglieri del parlamento di Parigi, oppostisi ai progetti modernizzatori del cancelliere Maupeou. PG16 Nel lungo periodo anche l'intolleranza religiosa si rivelò un fattore di debolezza. Questo è certo in campo economico in quanto numerosi imprenditori ed artigiani emigrarono dalla Francia verso paesi come l'Inghilterra,
L'Olanda e la Prussia, preferiti per la tolleranza ideologica. Ma l'intolleranza finì per ritorsi contro la monarchia anche dal punto di vista politico, poiché ne ridusse il livello di accettazione spontaneo. La radice liberale condanna l'assolutismo anche nella sua versione illuminata. La critica principale riguarda la natura tirannica e l'inaffidabilità del governo personale, unite all'evidente trascuratezza del principio del primato del diritto. Cosa ciò significasse in pratica può essere chiarito con un noto episodio della Francia cinquecentesca. Il 13 gennaio 1527 un agiato uomo d'affari di Sembléçay venne arrestato e rinchiuso nella Bastiglia. Lo scopo dell'operazione era semplicemente liberare il re, Francesco I, di un fastidioso creditore. Il processo contro il barone si celebrò lo stesso anno e l'imputazione era di alto tradimento. Il processo fu una messinscena: giudici imparziali
Furono sostituiti con fantocci del governo, nemici personali dell'accusato. Dopo la condanna a morte, il caso passò al giudizio del re, che confermò la sentenza e ordinò l'esecuzione. La vedova e il figlio si appellarono contro la sentenza, ottenendo solo di essere a loro volta condannati. I beni della vedova furono confiscati, mentre il figlio venne condannato a morte. È chiaro che in una situazione così precaria l'economia poteva difficilmente fiorire. Tutto ciò induce a interrogarsi sul perché questo tipo di regime fu così a lungo dominante in Europa. Probabilmente questi regimi forti avevano molto da offrire, in effetti solo un governo centrale forte avrebbe potuto assicurare la transizione costituzionale dal medioevo all'Europa moderna. L'assolutismo dei Tudor, per esempio, doveva la sua innegabile popolarità al sollievo di una popolazione finalmente liberata dall'anarchia aristocratica.
della guerra delle Due Rose e quando Enrico VIII spogliòdelle antiche posizioni di potere, oltre all’aristocrazia medievale, la Chiesa, la sua politica ricevette unampio favore.Il successo dell’assolutismo di Luigi XIV in Francia è facilmente comprensibile se si considerano idecenni tormentati dalle guerre di religione e dalle frodi aristocratiche che lo avevano preceduto. Il fattoche un forte governo nazionale offrisse vantaggi concreti era evidente. La questione era piuttosto se ilgoverno personale ed arbitrario rappresentasse un prezzo troppo alto da pagare e se non fosse possibileorganizzare un governo centrale, solito ed efficiente privo degli svantaggi dell’assolutismo.La monarchia parlamentare costituzionale che si sarebbe affermata in Inghilterra avrebbe fornito unasoluzione soddisfacente a questo dilemma, assicurando un solido governo centrale il quale avrebbe difesol’interesse nazionale.
IL DIRITTO PUBBLICO DI DUE NAZIONI
Francia
può essere considerata il modello per eccellenza dell'assolutismo moderno, che trovò la sua classica espressione nel lungo regno di Luigi XIV, fonte d'ispirazione per re, duchi e conti di tutta Europa. Il diritto pubblico francese era incentrato sul governo personale del re. Il principio fondamentale era la concentrazione di tutti i poteri dello Stato in una sola mano. Il re: - era il supremo legislatore; - emanava ordinanze, editti e dichiarazioni; - solo eccezionalmente era assistito dagli stati generali; - esercitava potere esecutivo; - decideva in merito a tutte le questioni di politica interna ed estera; - era assistito dal consiglio, da lui stesso presieduto e composto da membri da lui stesso nominati, nonché da segretari di Stato incaricati di eseguire le sue decisioni politiche; - era giudice supremo: benché normalmente i tribunali e i parlamenti esercitassero le loro funzioni senza alcuna interferenza diretta da parte della corona, leloro sentenze potevano essere sempre annullate dal Consiglio del Re;
poteva aggirare l'ordinario percorso giudiziario e imprigionare ricorrendo alle lettres de cachet ogni volta in cui riteneva il ricorso ad esse giustificato o politicamente vantaggioso. PG17
Nonostante tutto, la monarchia era ritenuta temperata, mentre il re era visto come il difensore della "costituzione". Tale "costituzione" era un non ben definito insieme di leggi non scritte e consuetudini ritenute inviolabili. Conteneva norme di diritto pubblico riguardanti l'ereditarietà e la cattolicità della monarchia, nonché l'inalienabilità dell'autorità del re in tutte le sue componenti. Conteneva anche elementi di diritto privato concernenti il rispetto delle persone e delle proprietà dei sudditi.
Le leggi ordinarie, espressione della volontà del re, erano distinte dalle leggi fondamentali, che erano vincolanti per il sovrano. Se
volta nel corso del suo regno, nel 1484, per affrontare la questione della successione al trono. Il parlamento di Parigi, invece, era un organo giudiziario che aveva il potere di registrare e approvare le leggi emanate dal re. Tuttavia, il re aveva il potere di annullare le decisioni del parlamento e di governare senza il suo consenso. Durante il regno di Luigi XVI, si verificarono tensioni tra il re e il parlamento di Parigi. Il re decise di annullare le severe misure prese da Luigi XV contro il parlamento, probabilmente basandosi sulle concezioni di potere monarchico descritte in precedenza. Questa decisione potrebbe essere stata influenzata anche dalla volontà di placare le tensioni e di ristabilire un certo equilibrio di potere. La cattolicità della monarchia francese contribuì all'affermarsi di un carattere monolitico nel paese e alla persecuzione dei protestanti. L'intolleranza religiosa si rifletteva anche nelle proibizioni dei partiti politici, poiché il re era l'unico responsabile degli affari di Stato. Gli unici organi che avrebbero potuto opporsi al re erano gli stati generali e il parlamento, in particolare quello di Parigi. Gli stati generali si riunivano solo in periodi di tensione o crisi e avevano il compito di affrontare questioni di grande importanza per il regno. Il parlamento di Parigi, invece, aveva il potere di registrare e approvare le leggi emanate dal re, ma il re poteva annullare le sue decisioni. Questo sistema di governo centralizzato e autoritario contribuì alla stabilità della monarchia francese, ma allo stesso tempo limitò la partecipazione politica dei cittadini.volta quando ebbe bisogno del loro sostegno contro la rivolta baronale. Dopo la sua morte gli stati generali vennero nuovamente lasciati a casa. Furono riesuma