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Le azioni dei missionari e le influenze sulla cultura kunama
I missionari cercarono anche di opporsi alla pratica dell'escissione femminile, chiesero alle autorità coloniali di proibire i "convegni notturni" e le danze lascive. Il missionario svedese August Andersson nel 1915 ha stilato una lista di comportamenti che i giovani convertiti dovevano seguire, per esempio non partecipare alle visite notturne giovanili, alle danze e non indossare amuleti.
Varie forze agirono sul sistema parentale dei kunama e sulla loro organizzazione della famiglia: missionari, confraternite islamiche, funzionari governativi e imprese economiche.
Gli studiosi, l'etnologia giuridica e il dibattito sul "matriarcato" - l'opera del Post tradotta e pubblicata in Italia fu molto utile per gli studiosi di giurisprudenza comparata o etnologia giuridica e per i funzionari militari e civili destinati in colonia. Sosteneva che il sistema matriarcale fosse più antico, il sistema parentale cognatico il più recente. Tuttavia,
Il matriarcato puro è un fenomeno raro, gli elementi costitutivi sarebbero:
- i figli appartengono al gruppo sociale della madre
- lo stato di nobiltà o libertà si eredita dalla madre
- i figli hanno il nome della madre
- la linea regia si eredita in linea femminile
- diritti e potestà si ereditano in linea femminile.
Secondo Conti Rossini il sovrapporsi dell'islamismo non aveva cancellato residui del diritto materno antico e le prove del diritto matriarcale erano rintracciabili nella presenza di alcuni elementi; malgrado la presenza dell'idea di matriarcato, la donna non ha la stessa sfera di capacità giuridiche dell'uomo. Secondo Raffaele Corso, invece, i kunama erano un embrione di stadio matriarcale che si era bloccato durante lo sviluppo.
Ci sono state poi missioni, come la missione scientifica al Lago Tana nel 1937 per completare dati e verificare le ipotesi storiche sull'origine etnica dei kunama e dei nara.
2. Archivi coloniali:
Donne e possessione come memoria storica ed esperienza dell'alterità tra i Kunama d'Eritrea
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Dove si deposita la memoria storica. Il manoscritto Kunama - i missionari svedesi produssero nel tempo generi di testi diversi (come quello epistolare) e diedero un contributo alla collezione dei testi in lingua kunama. Un quaderno manoscritto ritrovato conteneva 45 testi in lingua sul folklore kunama, i testi dovrebbero risalire agli anni tra il 1902 ed il 1914 e sono stati raccolti in area marda. Il quaderno non è mai stato pubblicato. In 45 racconti, 4 hanno come oggetto la descrizione delle andinne, della loro figura e dei loro usi.
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Centralità e marginalità delle andinne - il territorio in cui i kunama vivono ha sempre risentito di venti e movimenti etno-storici. Le andinne sono figure importanti per comprendere l'esperienza storica della popolazione, sono ancora attive ed hanno diverse funzioni: mediano con gli spiriti, hanno competenze di cura e divinazione.
3- Testimonianze e spiegazioni coloniali - durante il suo viaggio nel 1880 Luigi Pennazzi si imbatte in una manifestazione: una giovane posseduta da uno spirito. La durata e l'intensità del dolore lo portano ad accantonare l'ipotesi della farsa. Dal punto di vista pseudoscientifico ci sono due ipotesi: il ricorso all'isteria o al fatto che le donne sono più emotive e quindi più sensibili al richiamo dello "zar".
4- Missionari e possessione - i missionari cristiani hanno avuto la possibilità di osservare questi fenomeni ma hanno lasciato una scarsa documentazione. La missionaria svedese Emma Anderson nel 1917 ha rivelato come la presenza delle andinne rappresentasse una fonte di preoccupazione concorrenziale per i missionari. Protestanti e cattolici se ne sono sempre tenuti lontani.giudicandole come superstizioni. I missionari istituiscono una dualità, non riconoscono la dimensione interiore perché per loro corpo e mente sono invasi dall'aggressione diabolica dall'esterno. Alcuni hanno connesso le andinne con il passo della Prima lettera ai Corinzi, in cui Dio conferisce agli anziani vigoria giovanile. Al tempo della festa del raccolto si celebravano anche le andinne, che avevano anche competenze su erbe e radici ed esercitavano attività di cura. Alcuni distinguono le andinne dalle donne che cadono in trance, definite asirmine tuttavia, nella pratica sociale non sono distinguibili e distinte. 5- Le andinne come discorso sull'alterità come archivio della memoria storica - le andinne sono quindi viste come figurazione del paganesimo e del primitivo o come curiosità folklorica. L'oralità delle andinne produce diversi tipi di testi, iconografie. Linguaggio ed enunciati incapsulano la complessità e la
vulnerabilità del territorio, popoli e culture ricordano gli eventi di cui sono stati protagonisti. Mimesi e possessione rimandano alla questione dell’altro e dell’alterità.
Performance, atti mimetici dell’alterità e rapporti di genere - sostanze come la birra di sorgo vengono sparse per la condivisione. Si cantano i canti di combattimento dei guerrieri kunama, i cui testi parlano di relazioni con l’esterno, fissano episodi e direzioni di conflitto.
Alterità e conversioni religiose - nella glossalia e nelle pratiche mimetiche ricorrono espressioni che richiamano anche l’Islam, la religione ha infatti agito sulle genti tramite l’islamizzazione moderna e con la presenza in diversi villaggi. La flessibilità e la reversibilità delle appartenenze religiose sono comuni in questa parte del bassopiano dei kunama, sono attestabili sul piano storico e legate ai mutevoli rapporti di forza.
Maestre e discepole - le
Le andinne non hanno eredità, godono di uno status speciale per cui possono avere figli (solitamente come donne non sposate) ma non trasmettono il loro ufficio attraverso la linea parentale. Le maestre e le loro allieve costituiscono una sorta di confraternita durante la stagione secca, muovendosi tra villaggi e esercitando attività di cura e divinazione. Le ragazze sono sottoposte ad un lungo addestramento per controllare corpo e voce e sanno che, nel corso del percorso, avranno un grande cambiamento. Le allieve accompagnano e fanno servizi per le andinne, i compensi che ricevono entrano in una logica di spartizione. È la maestra a decidere quando l'allieva potrà diventare un'andinna professionale.
Performance: luoghi, corpi, sostanze ed oggetti - la posseduta impara a rappresentare la sua esperienza, la dimensione spaziale e gli spostamenti sono molto importanti. La performance pubblica ha un tempo legato alla regolazione rituale periodica della possessione.
L'estetica della performance, i suoi testi interpretano sia la vita quotidiana che eventi eccezionali. I gesti descritti come eccezionali sono in realtà ripetibili ed entrano a far parte di un repertorio di cui si conserva la memoria. Mario Cittadini nel 1966 assiste ad una performance la cui struttura non è diversa da quella descritta nei testi precedenti o successivi fino ad oggi. 10- Relazioni familiari e intermediazione tra i viventi e defunti - la posseduta può anche custodire spiriti familiari, attraverso cui sarebbe possibile instaurare una continuità familiare e generazionale. Un'andinna può ospitare più spiriti, ma è presa da uno solo alla volta. È importante indagare su quali siano gli spiriti di ogni andinna e sulle possibili spiegazioni della loro individualità. Le andinne spesso sono ricevute dai parenti e rispondono alle loro ansie attraverso i defunti. Le ragioni per cui i defunti potrebbero essereInquieti e quindi affliggere i viventi sono molteplici: la non risoluzione di pendenzelasciata agli eredi o altri atti non approvabili compiuti dai parenti. La commemorazione dei defunti è stata modificata a fatica dai cristiani, che per decenni si sono dovuti piegare a compromessi.
11- Stili sub-regionali tra le andinne - tra regioni, compaiono distinzioni interne di stili, saperi epratiche. La differenze principale è quella tra coloro che hanno solo uno stato di trance e coloro che diventano divinatrici e curatrici. Queste diversità interne possono essere sottolineate anche dalla glossolalia.
12- Il mito di Dungul e istituzione di confini nell'etnosistema. Rischio storico e relazione con le Andinne - Dungul è considerato dai kunama come un profeta. Nel suo mito il richiedere l'intervento di forze esterne per punire i suoi nemici allude forse ai conflitti tra villaggi e sub-regioni. Dungul è da alcuni rappresentato anche come un condottiero che
Prima di essere sconfitto riporta sui nemici deikunama varie vittorie. Il mito potrebbe far riferimento alle vicende della seconda metà dell'800. Dall'eroe nasce una pianta terapeutica, perciò il mito cerca di dare efficacia simbolica e credibilità curativa alle andinne.
3. Stregoneria, controllo sociale e giustizia coloniale
Negli ultimi anni gli studi africanisti hanno prodotto un gran numero di saggi e monografie sulle esperienze in età coloniale. La volontà di conoscere del governo produsse non lineari e contraddittorie tentativi di spiegazione e codificazione giuridica, atti giudiziari, sanzioni, azioni repressive e risposte e riflessioni da parte dei gruppi amministrati.
1- Storia dell'indovino - Alberto Pollera descrive il caso di un indovino che aveva comunicato pubblicamente il suo cambio di sesso e che cominciò a fare divinazioni, attività terapeutica e contro-stregoneria. L'accaduto divenne oggetto di attenzione.
per il Commissariato di Agrodat. Alcuni magistrati ebbero un ruolo importante nel tentativo di codificare il diritto coloniale e cercarono di entrarvi in contatto. Luciano Martone sottolinea come la giurisprudenza penale coloniale si concentra solo su alcune condotte criminose ma le attività illegali maturavano all'interno delle comunità indigene e non minacciavano i rapporti con i colonizzatori. In realtà, i funzionari non consideravano la stregoneria come un fatto interno ed intervenivano con sanzioni. Processo a Sul Fadab, che aveva competenze delle andinne e di altri operatori maschi. Esempio dei paesani che vogliono mandare a morte il signore della pioggia a causa della siccità.
2- Giudizi coloniali e "psiche indigena" - i funzionari avevano già avuto dei precedenti con la stregoneria e con le pratiche che i diritti locali attivavano su di essa. L'accusa locale poteva essere presa in considerazione solo se vi era un fatto materiale constatabile.
come delle lesioni o un avvelenamento, altrimenti la credenza/superstizione non poteva essere un oggetto di giudizio. La norma in questione sembra riconoscere l'esistenza di