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Lo sviluppo delle scuole professionali in Italia
Nonostante ciò, questa proposta non fu attuata. Nel 1907 il ministro di Agricoltura, industria e commercio, Francesco CoccoOrtu, fece stanziare nuovi fondi per lo sviluppo delle scuole professionali e le riordinò distinguendole in:
- Scuole industriali
- Scuole artistiche industriali
- Scuole commerciali
- Scuole professionali femminili
La Legge Nitti del 1912 e il successivo regolamento del 1913, riordinarono tutte le scuole professionali dipendenti dal ministero di Agricoltura, industria e commercio, creando un vero e proprio sistema scolastico parallelo, se non proprio antagonista, a quello gestito dal ministero della Pubblica istruzione. Le scuole professionali furono suddivise in scuole di primo grado o scuole popolari operaie d'arti e mestieri e in scuole di secondo e di terzo grado. Le scuole di primo grado, triennali, impartivano "la cultura elementare e professionale che serve di razionale avviamento alle arti e mestieri" e si ponevano
a metà strada tra le scuole tecniche e il corso popolare istituito dalla Legge Orlando. Le scuole di secondo grado si articolavano in scuole industriali, quadriennali, che impartivano una preparazione teorico-pratica necessaria alle funzioni dei "futuri capi operai" e scuole commerciali, triennali, preparatorie degli agenti e degli impiegati di commercio. Infine, le scuole quadriennali di terzo grado erano suddivise in istituti industriali, per la formazione di capi tecnici e di periti industriali e in istituti commerciali, preparatori alle funzioni di perito commerciale e di dirigente di aziende di commercio. La legge infine previde la possibilità di creare "speciali consorzi tra Comuni, Province, Camere di Commercio ed enti morali per la fondazione, gestione e sorveglianza di più Istituti di istruzione professionale". I consorzi, che potevano beneficiare anche di contributi del ministero, furono il primo tentativo di avviare unala riforma del 1911 introdusse la figura del Consiglio nazionale dell'istruzione, composto da rappresentanti delle diverse categorie interessate all'istruzione, come docenti, genitori e studenti. Questo organo aveva il compito di formulare proposte e pareri sulle questioni riguardanti l'istruzione. Parallelamente, si assistette a una maggiore partecipazione delle comunità locali nella gestione delle scuole. Vennero istituiti i Consigli di circolo, composti da rappresentanti delle scuole e delle famiglie, che avevano il compito di collaborare con il dirigente scolastico nella gestione e nell'organizzazione delle attività scolastiche. Questa parziale democratizzazione dell'ordinamento politico-amministrativo dell'istruzione rappresentò un importante passo avanti verso una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei diversi attori del sistema educativo nella sua gestione e sviluppo.interveniva sui conflitti di competenza tra le diverse autorità scolastiche e sui provvedimenti disciplinari riguardanti i professori di scuole secondarie e sui ricorsi da loro presentati. Nel 1906 il ministro Paolo Boselli inserì nel nuovo stato giuridico degli insegnanti secondari la creazione di una Sezione della Giunta per l'istruzione media alla quale erano attribuite le competenze relative ai problemi e alle vertenze degli insegnanti delle scuole medie. La sezione era composta da quattro consiglieri nominati dal ministro e da quattro componenti eletti dai capi di istituto e dai docenti delle scuole secondarie statali e pareggiate. Nel 1911 la Legge Daneo-Credaro fece la stessa cosa per l'istruzione elementare e popolare, dove accanto a consiglieri ed esperti nominati dal ministro erano previsti consiglieri eletti direttamente dalle diverse componenti di appartenenza (ispettori, direttori, professori di scuola normale e maestri elementari). Per la prima volta nella storia,Rappresentanti degli insegnanti e in particolare dei maestri erano chiamati a far parte di organismi ministeriali che si occupavano delle sorti delle loro scuole.
Nel 1909 il ministro Luigi Rava riformò ancora la composizione del Consiglio superiore, prevedendo accanto ai componenti di nomina ministeriale e a quelli eletti dai professori universitari, un pari numero di consiglieri eletti dalla Camera e dal Senato.
La legge rese possibile una maggiore presenza dello Stato attraverso l'avocazione delle scuole elementari dei comuni minori, rivalutò la funzione del provveditore agli studi ponendolo a capo della pubblica istruzione della provincia sostituendolo così al prefetto e infine costituì un primo tentativo di democratizzare la gestione della scuola attraverso l'introduzione di rappresentanze elettive di insegnanti elementari e secondari e il rafforzamento di quelle degli enti locali.
Il nuovo Consiglio provinciale scolastico era composto da 15 membri: un
terzo di nominagovernativa, un terzo rappresentanti la provincia e i comuni, un terzo rappresentantieletti di ispettori, direttori e maestri.
Le competenze sull'istruzione secondaria sempre dalla Legge Daneo-Credarofurono trasferite alla Giunta provinciale per le scuole medie, anche questacomposta da rappresentanti del ministero, degli enti locali e infine del personaledirettivo e docente delle scuole secondarie.
4.5 Mediazioni e compromessi politici sull'insegnamento religioso
Con l'inizio del secolo XX, il problema dell'insegnamento della religionecattolica nella scuola pubblica italiana si accentuò per via dell'aumento deisocialisti nelle istituzioni parlamentari e nelle amministrazioni comunali. Sostenendoavocare allo Stato le scuole elementarila proposta di , le forze laiciste puntavanoanche ad arrivare a una completa laicizzazione delle scuole attraverso l'abolizionetotale dell'insegnamento religioso. L'intervento del
socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. 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La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religione che sarebbero risultati a carico economico dei genitori richiedenti. La soluzione di compromesso trovata dal socialista Filippo Turati, in questo frangente, fu significativo: egli spiegò che i socialisti non volessero affermare il principio della scuola laica, ma bensì che il loro obiettivo fosse difendere la scuola e con essa la civiltà. Specialmente in Italia dove esiste il Vaticano. Ritirarsi e dare la vittoria ai clericali avrebbe significato dare loro modo di ledere la libertà di coscienza. Di fronte alle rimostranze e ai ricorsi delle associazioni cattoliche contro l'oppressione dell'insegnamento della religione cattolica, il ministro Luigi Rava, predispose all'inizio del 1908 un nuovo regolamento, il quale disponeva che i comuni potevano non attivare direttamente l'insegnamento religioso, ma su espressa richiesta dei genitori erano obbligati a mettere a loro disposizione locali scolastici per l'organizzazione di corsi di religionegovernogiolittiano finì con lo scontentare sia i socialisti e i più accesi laicisti, sia il mondocattolico. I laici giudicavano che in questo modo il regolamento aveva automaticamente autorizzato i comuni a maggioranza cattolica o retti da alleanze tra liberali e clerico-moderati, a continuare a mantenere l'insegnamento religioso a carico dell'amministrazione comunale. I cattolici invece ritenevano che demandare alle maggioranze politiche dei comuni la decisione se attivare o meno l'insegnamento religioso costituiva un disconoscimento dei diritti e della volontà della stragrande maggioranza delle famiglie italiane, desiderose che ai loro figli fosse impartita un'istruzione religiosa. Inoltre denunciavano che nei comuni contrari all'insegnamento religioso, di quest'ultimo dovevano farsi carico anche economicamente le famiglie, comprese quelle più povere.
Sul finire del 1906, il deputato socialista Leonida Bissolati presentò
Una mozione parlamentare che invitava il governo, allora presieduto da Giolitti, ad assicurare il carattere laico dell'istruzione popolare, vietando che nelle scuole elementari fosse impartito, sotto qualsiasi forma, l'insegnamento religioso. La mozione fu però votata solo nel 1908 dalla Camera dei Deputati, alla fine della discussione, il capo del governo dimostrò che il compromesso raggiunto con il Regolamento Rava tutelava sia l'autonomia dei comuni, sia la libertà dei maestri e nello stesso tempo rispettava la volontà dei genitori ai quali o da parte del comune o da parte loro era assicurato nella scuola l'istruzione religiosa. Giolitti criticò duramente la mozione socialista in quanto, se approvata, avrebbe tolto la religione dalle scuole, ma nello stesso tempo avrebbe indotto molte famiglie del popolo, in particolare delle campagne, a non mandare i figli in una scuola dove era impartita un'educazione contraria alle loro.
tradizioni e ai loro sentimenti religiosi. Dal confronto parlamentare uscì vincitore Giolitti e fu sconfitto il partito socialista e con esso l'anticlericalismo ottocentesco. A determinare l'inizio di una svolta della classe politica liberale verso forme di maggiore apertura nei confronti del mondo cattolico a favore dell'insegnamento religioso intervenne prima delle elezioni politiche dell'ottobre 1913, le prime a suffragio universale maschile, l'iniziativa del conte Ottorino Gentiloni, presidente dell'Unione elettorale cattolica, il quale promosse l'appoggio degli elettori cattolici a favore di quei candidati moderati i quali si fossero impegnati a sostenere alcune qualificanti rivendicazioni politiche. Fra i sette punti del cosiddetto "Patto Gentiloni", il terzo prevedeva di "sottrarre a ogni incertezza ed arbitrio e munire di forme giuridiche e di garanzie pratiche ed efficaci il diritto dei padri di famiglia di avere per iPropri figli una seria istruzione religiosa nelle scuole pubbliche. Nel nuovo Codice di diritto canonico emanato nel 1917 dal pontefice Benedetto XV era espressamente stabilito che: "Tutti i fedeli devono fin dalla fanciullezza essere educati e che l'istruzione religiosa abbia il primo luogo nella loro educazione", inoltre, veniva affermato che:
- L'educazione religiosa della gioventù è soggetta in qualsiasi scuola all'autorità e al controllo della Chiesa;
- Il diritto e il dovere di vigilare che in qualsiasi scuola del loro territorio nulla si insegni o si faccia che sia contrario alla Fede o ai buoni costumi spetta agli Ordinari;
- La loro competenza è l'approvazione dei libri e degli insegnanti di religione, come pure di esigere che essi siano allontanati per eventuali motivi di religione o di costume.
Dopo la fine della guerra mondiale, la partecipazione dei cattolici del Partito popolare di Luigi Sturzo determinò
L'inizio di una svolta più fa