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La crisi modernista e l'opera di Alfred Loisy

La crisi modernista stava intanto entrando nella sua fase più acuta. Nel 1902 l'abbé Alfred Loisy pubblicò "L'Évangile et l'Église", in cui affermava la necessità di accostarsi ai testi biblici indipendentemente da ogni preoccupazione d'ordine religioso e teologico. Sebbene Laberthonnière ritenesse che fosse impossibile studiare gli avvenimenti del Vangelo all'insegna della pura neutralità, senza interrogarsi sul loro significato, egli apprezzò la ricerca svolta da Loisy, e fu pertanto molto contrariato dal pronunciamento con cui nel 1903 il Sant'Uffizio mise diversi scritti dell'esegeta all'indice, compreso "L'Évangile et l'Église".

La vita dell'oratoriano era destinata a conoscere radicali cambiamenti: nel 1901 il parlamento francese introdusse una legge sulle associazioni: tutte le congregazioni religiose non riconosciute avrebbero dovuto chiedere un'autorizzazione.

In Oratorio ci si interrogò sul da farsi: alcuni sacerdoti, compreso il superiore generale cardinale Adolphe Perraud, ritenevano che non si dovesse fare richiesta di autorizzazione per evitare di sottoporsi ad una legge ritenuta ingiusta; altri, tra cui Laberthonnière, ritenevano si dovesse presentare la domanda, perché facendo parte di uno Stato vi era l'obbligo di obbedire alle sue leggi, anche qualora fossero ingiuste, e che, se fosse stata respinta, ci si dovesse adattare ad un'altra identità, poiché solo così sarebbe stato possibile salvare i collegi gestiti dall'Oratorio. La maggior parte dei membri dell'Oratorio si schierò per fare richiesta d'autorizzazione, provocando l'indignazione del cardinal Perraud, che si dimise in favore di padre Nouvelle. Nel 1903 la richiesta venne respinta: Laberthonnière ne fu amareggiato e sottolineò il pregiudizio ideologico sotteso alla decisione. Il cardinalPerraud si adoperò perché Roma non accettasse lo scioglimento ed ottenne il sostegno della Santa Sede per fondare una casa, con annesso noviziato, in Svizzera. Tuttavia vi si trasferirono solo pochi oratoriani; molti rimasero in Francia e chiesero l'incardinazione in una diocesi. Nonostante il trambusto, Laberthonnière proseguì i suoi lavori e nel 1903 pubblicò il volume Essais de philosophie religieuse, dove riunì i suoi più significativi contributi apparsi in precedenza, con l'aggiunta di un'introduzione e tre appendici inedite. Volle dedicare il libro a padre Nouvelle, il quale ricambiò l'affetto con una lettera che venne posta dall'autore ad apertura dell'opera. Lasciò il collegio di Juilly e si trasferì a Parigi nell'appartamento di una persona amica dell'Oratorio che ospitava un'associazione oratoriana di signore fondata da padre Nouvelle, della quale divenne.

guida spirituale. Cominciò a coltivare l'idea di un'associazione consacrata a una specie di apostolato intellettuale, sulla falsariga del disegno dei confratelli che avevano ridato slancio ed attualità all'Oratorio. L'idea non andò, però, molto lontano, perché all'interno della congregazione prevalsero le posizioni più conservatrici di mons. Baudrillart. Laberthonnière si impegnò allora nel tenere corsi di religione presso il collegio Stanislas. Tale esperienza fu però deludente: alcuni studenti, indispettiti dal rigore cui l'oratoriano li sollecitava, diffusero la voce che le sue lezioni contrastassero il pensiero cattolico in cui erano stati formati e taluni genitori giunsero a denunciarlo presso l'arcivescovato di Parigi, così che nel 1905 lasciò l'insegnamento per non creare problemi al collegio. Egli aveva intanto continuato a coltivare i suoi studi preferiti,

Pubblicando nel 1904 il volumetto Le réalisme chrétien et l'idéalisme grec, con cui pose in risalto l'incompatibilità radicale tra ellenismo e cristianesimo, dovuta ad una diversa concezione di Dio: per i cristiani un Dio di bontà, per la filosofia greca un motore immobile del tutto disinteressato rispetto alla vita e al destino degli uomini. Si intravede in questo saggio anche la convinzione che il cristianesimo possedesse una propria filosofia, più implicita ma non meno seria e valida della filosofia scolastica portata a valorizzare il pensiero di Aristotele, da lui fortemente criticato.

Con il 1905 gli impegni di Laberthonnière conobbero un'importante svolta. Anzitutto, insieme con l'abbé Fernand Portal, diede vita ad una Société d'études religieuses, comprendente una sezione filosofica, di cui prese la direzione, ed una sezione ecumenica, animata da Portal. Le riunioni della

Société furono frequentate da personaggi di rilievo, tra cui Louis Canet che divenne poieditore delle opere di Laberthonnière e suo segretario. Nel giugno 1905 morì l'abbé Charles Denis, direttore delle "Annales de philosophie chrétienne": Laberthonnière ne rilevò la proprietà con Blondel e ne divenne di fatto il direttore. In poco tempo la rivista si accreditò, non solo in Francia, come una delle voci più vive del cattolicesimo progressista. Il nome di Laberthonnière era ormai conosciuto e apprezzato anche fuori dal mondo cattolico, tanto che venne eletto membro della prestigiosa Société française de philosophie. Iniziò a frequentarne gli incontri, rimanendo costantemente aggiornato sullo sviluppo della filosofia contemporanea e conoscendo pensatori di rilievo, e a collaborare con uno dei fondatori, André Lalande, per mettere a punto un linguaggio.filosofico comune (lavoro che sarebbe confluito nel Vocabulaire technique et critique de la philosophie). Di lì a non molto, però, Laberthonnière, che già altre volte si pensava fosse stato sotto i riflettori della Congregazione dell’indice, venne raggiunto dalla censura ecclesiastica: nel 1906 gli Essais de philosophie religieuse e Le réalisme chrétien et l’idéalisme grec furono messi all’indice. Questo provvedimento avrebbe dovuto indurlo ad una maggior prudenza, soprattutto dopo che, promulgata nel 1907 l’enciclica Pascendi a colpire le dottrine moderniste, nel mondo cattolico s’instaurò un clima di delazioni e sospetti. Ma, incurante dei rischi, egli proseguì per la sua strada e non esitò a criticare, tra gli altri, alcuni teologi che auspicavano un’alleanza della chiesa con l’Action française, il noto movimento di destra guidato da Charles Maurras. La sua indipendenzadigiudizio gli costò cara: i suoi avversari si accanirono contro di lui e presentarono un dossier di proposizioni desunte artatamente dai suoi scritti al Santo Uffizio, che nel 1913 lo colpì con nuovi e ben più pesanti provvedimenti, che inserivano nell'indice laserie delle "Annales de philosophie chrétienne" uscite sotto la sua direzione e due suoi opuscoli (Le témoignage des martyrs, 1912e Sur le chemin du catholicisme, 1913) e imponevano la proibizione assoluta di pubblicare sotto qualsiasi forma. Le autoritàromane avevano chiesto che quest'ultima decisione restasse segreta, ma venne presto propagata dal quotidiano "Le Matin". Per Laberthonnière fu ovviamente un duro colpo: per lui, la ragione di tale condanna erano le critiche che aveva rivolto, mediante la rivista, alle autorità ecclesiastiche romane, accusandole di essere unicamente preoccupate di affermare la loro supremazia. Il confratello

padre Lecanuet, preoccupato per le conseguenze che la condanna poteva avere sull'amico, cercò subito di attivare alcuni ecclesiastici perché intervenissero in suo favore, ma i suoi tentativi, e quelli del cardinale belga Mercier, che dopo l'incertezza iniziale si era adoprato perché la pena fosse per lo meno rivista e attenuata, sarebbero serviti a poco. Laberthonnière era destinato a restare un "murato vivo" per tutta la vita.

Aiutato dallo studio e confortato dall'affetto degli amici e delle numerose persone che non avevano smesso di ricorrere ai suoi consigli, l'oratoriano riuscì a superare lo sconforto e, liberatosi suo malgrado dall'impegno delle "Annales", a dedicarsi a riflessioni, studio ed approfondimenti. Impedito di pubblicare ma libero di parlare, incrementò anche la sua attività di conferenze e di animatore di piccoli gruppi. Inoltre, durante la guerra 1914-18, fu nominato

Cappellano dei soldati ciechi presso un ospedale parigino dal pastore Marc Boegner che ivi operava come cappellano protestante. A contatto con le sofferenze fisiche e morali dei soldati menomati, Laberthonnière doveva rilevare una volta di più l'aspetto tragico della vita. La pesante sanzione canonica che gravava su di lui non impedì, per altro, che confratelli ed ecclesiastici gli si rivolgessero per farsi aiutare nella composizione di testi e documenti. Si assicurò anzitutto che uscissero il volume La vie de l'Église sous Léon XIII, che aveva redatto nel 1913 (prima della condanna) per il confratello e amico padre Lecanuet, ed un secondo volume che quest'ultimo non aveva fatto a tempo a pubblicare prima di morire. Redasse poi, nel 1914, un testo per il vescovo di Nizza mons. Chapon che avrebbe dovuto costituire una risposta dell'episcopato francese al documento preparato dai vescovi tedeschi sulle responsabilità della guerra.

ma che venne pubblicato da Chapon su una rivista come una specie di memoria collettiva. Nel 1919 scrisse nuovamente sul tema della guerra e della pace per il medesimo vescovo un secondo saggio (La guerre et la Paix. La Société des Nations et l'idéal chrétien), anch'esso uscito sotto il nome di mons. Chapon → i due scritti sarebbero apparsi, con il nome del loro vero autore, nell'opera postuma di Laberthonnière Pangermanisme et christianisme. Nel 1919 tenne di fronte ad un pubblico di giovani donne una conferenza sul ruolo spirituale della donna nella società contemporanea, sulla base dei cui appunti redasse un testo che Marie-Madeleine d'Hendecourt, una studiosa dell'oratoriano, avrebbe pubblicato postumo con il titolo di Sicut ministrator. Queste pagine, però, avevano ben poco dell'argomento da cui erano state occasionate. Illustravano, piuttosto, l'itinerario con cui il soggetto, dal momento in.cui cominciava a prendere coscienza disé, non poteva fare a meno di pensarsi in rapporto ad una realtà infinita che lo travalicava. Il testo finiva così con il diventare un saggio sulla natura del Dio cristiano e dei rapporti che le creature avevano con lui, operando inoltre un confronto con la visione della tradizione aristotelico-tomista che lo portava a criticare la teoria aristotelica della sovranità della legge.
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Publisher
A.A. 2022-2023
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cchiarabb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Magno Francesco.